da Graziano Fronzuto | 28 Feb, 2022 | Musica
Orgelportrait St. Anna – Augusburg
Karl Maureen
Organo della chiesa di Sant’Anna in Augusta (Baviera)
(AR) CD 001 GEMA
Ho già parlato dell’organo di Sant’Anna ad Augusta in quest’articolo monografico in cui ho messo in evidenza la sua importanza storica di testimone dell’incontro del cardinale Tomaso de Vio (“il cardinal Cajetano”) con Martin Lutero e con Jakpb Fugger (“il ricco”).
Stavolta descrivo un CD registrato sull’attuale strumento che occupa la monumentale magnifica cassa che ha contenuto l’organo del 1512 di Johann Behaim von Dobrau e che dimostra le possibilità foniche dello strumento. Il CD contiene una miscellanea di brani dal barocco al moderno: si comincia con Johann Sebastian Bach, Preludio in Do maggiore BWV 547, Trio in La minore BWV 529, Fuga in Do maggiore BWV 547; Jean Francaix, Suite Carmelite che occupa le 6 tracce successive; Felix Mendelssohn, Sonata V in Re minore che occupa le ulteriori tre tracce; Richard Heller, Organology (1978); Guy Bovet, Salamanca (1986); Max Reger, Salmo di Grazie dall’op. 145.
Come si vede c’è un po’ di tutto e l’organo risponde bene alle esigenze timbriche di ciascun brano. Diverso è il discorso per le interpretazioni di Maureen, tecnicamente impeccabili ma troppo “ingessate” nel rigore ritmico e nelle nouances musicali dei brani. Sicuramente Bach esce di gran lunga vincitore nel confronto con gli altri compositori, non solo per le caratteristiche dei brani ma anche e soprattutto per come viene eseguito da Maureen.
Il libretto -in solo Tedesco- contiene la storia dell’organo, uno schizzo prospettico dello strumento, una nota sui brani eseguiti e il curriculum dell’organista con una sua foto che occupa un’intera pagina; si conclude con la disposizione fonica attuale dello strumento.
Per quanto riguarda il reperimento del CD, non so cosa dire: a me è stato regalato dalla sacrista dopo che avevo suonato l’organo; le era piaciuto così tanto da rendermi degno di un tale omaggio. Presumo che sia reperibile in internet nel sito della chiesa o in quello della casa editrice.
In conclusione, fatta la tara delle interpretazioni di Maureen, l’organo è così bello all’ascolto che ne consiglio l’acquisto. Il CD non deluderà gli appassionati dell’arte organaria tedesca di fine XX sec.
Febbraio 2022
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 22 Feb, 2022 | Musica
Dupré-Franck-Widor
Michael Murray
Organo Aristide Cavaillé-Coll della Chiesa di Saint Sulpice a Parigi
CD “TELARC” 050
Ascoltare sia pure in CD un organo di Aristide Cavaillé-Coll è sempre un piacere, specie quando si tratta del più grande strumento da lui costruito tuttora in condizioni originali: l’organo di Saint-Sulpice a Parigi, che contiene canne dell’organo Clicquot per il quale fu costruita la cassa neoclassica monumentale.
A cimentarsi con questo gigante troviamo l’esperto Michael Murray, che ha inciso su molti strumenti di dimensioni simili in tutto il mondo. Il repertorio scelto è integralmente francese, e ciò è assolutamente condivisibile, a cominciare da Marcel Dupré (che fu organista qui subito dopo Widor) di cui Murray esegue: Magnificat VI: Gloria (Finale) Op.18 n.15, Carillon Op.27n.4, Choral et Fugue Op.57, Antiphon III Op.18 n.3, Cortège et Litanie Op.19 n.2, Final Op.27 n.7, cui segue la Grande pièce symphonique Op.17 di César Franck e per finire il finale della Sesta Sinfonia in Sol maggiore Op.42.n.1 di Charles Marie Widor che fu per tutta la sua lunga vita organista titolare di quest’organo.
Si sarebbe preferito che di Dupré Murray avesse inciso l’intera opera 27 invece che spiluccare pezzi da un’opera e l’altre, ma tant’è. Murray dà prova di una certa padronanza stilistica e di un’assoluta padronanza del grande strumento; si sarebbe preferita una maggiore libertà ritmica e un po’ di rubato qua e là. Diverso è il discorso per la monumentale op.17 di César Franck dove Murray è in stato di grazia e “azzecca” una interpretazione ragguardevole sotto ogni profilo.
Il Fonale della Sesta Sinfonia di Widor è deludente poiché Murray lo esegue Allegretto molto moderato invece che Allegro con brio come il pezzo richiederebbe. Le note ci sono tutte ma il ritmo è un po’ troppo lento e per di più senza troppe libertà il che rende questa esecuzione non all’altezza del resto del CD. Forse Murray ha dovuto limitarsi ritmicamente poiché un FF con cinque tastiere unite meccanicamente è senza dubbio pesante al tocco e non si riesce a correre quanto si vuole.
Il CD è esauriente ma è solo in Inglese e non riporta la disposizione fonica ricchissima di questo strumento e ciò è un vero peccato. Per fortuna è reperibile in internet e in vari trattati. Dal punto di vista del repertorio, ho affermato che Franck è il pezzo meglio riuscito, tuttavia se si voleva fare qualcosa di più strettamente legato all’organo si sarebbe preferita l’esecuzione dell’intera Sesta Sinfonia di Widor, che qui fu organista come abbiamo detto, e di Dupré che fu il suo successore nonché maestro di Murray.
Dal punto di vista tecnico, il CD è molto ben registrato dai tecnici della Telarc che riescono a cogliere tutte le sfumature timbriche di questo grande strumento grazie anche ad una tecnica di registrazione particolarmente innovativa cui si fa cenno nel libretto. Nel complesso il CD è di alto livello e lo consiglio a tutti gli amanti della musica d’organo francese del XIX e del XX sec.
Febbraio 2022
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 14 Feb, 2022 | Musica
West European Organ Works
Ignace MIchiels
Organo Klais della Cattedrale del SS. Salvatore di Brugge (Bruges)
DCCD “Digi Classics” 10037
Il CD che descrivo oggi è una vera e propria miscellanea di autori tedeschi, belgi e francesi (nessun italiano, si badi) per mostrare le capacità dell’organo Klais della cattedrale di Brugge.
Si parte con J.S.Bach, Sinfonia della Cantata n. 28; si prosegue con Josef Gabriel Rheinberger, Intermezzo della Sonata n.4; Joseph Jongen, Toccata in Re b maggiore; Nigel Ogden Scherzo per il coniglio bianco; Nigel Ogden, Penguine Playtime; Louis Vierne, Carillon de Westminster; Eduard Batiste, Andante in la minore; Theodore Dubois, Toccata in Sol Maggiore; Alexandre Guilmant, Marcia su tema di Haendel; Henri Mulet, Tu es Petra dagli Schizzi Bizantini; Louis Léfébure-Wély, Marcia in Do maggiore; Charles Marie Widor finale dalla Sinfonia n.8 in Si maggiore.
Come si vede, tranne Bach, si tratta di tutti autori vissuti tra il XIX e il XX sec. fino ad arrivare al contemporaneo Ogden, nato nel 1954, periodo congeniale alla disposizione fonica dell’organo, debitamente riportata nel libretto.
Michiels si destreggia bene nel repertorio anche se vi sono autori decisamente distantissimi l’uno dall’altro cosa che l’interprete risolve con una certa rigidità nei tempi (fin troppo metronomici, soprattutto in Widor e Rheinberger) e nei cambi di tastiere e registri.
I brani meglio riusciti sono le due Marce, quella di Guilmant su tema di Haendel, e quella di Léfébure-Wély che ben si adattano al modo di suonare di Michiels.
Tuttavia il materiale registrato è tanto e qui e lì si sentono sprazzi di altissima levatura che rendono il CD interessante, nonostante la miscellanea proposta. Forse più per non conoscenza che per altro non vi sono brani Italiani né di altre nazioni, per esempio Inglesi, che nel periodo considerato hanno un repertorio di tutto rispetto (penso a Capocci, Bossi o a Elgar). Discorso a parte per l’Inglese Nigel Ogden, organista da teatro, il cui repertorio si rifà agli spettacoli teatrali che di volta in volta accompagna.
Il CD si completa con un libretto con una bella foto dell’organo nella sua monumentale cassa settecentesca e contiene il solo curriculum dell’organista tradotto in ben sei lingue tra cui anche l’Italiano e la disposizione fonica dell’organo di cui non viene dato alcun cenno storico.
Il CD è in vendita nel book shop della cattedrale di Brugge e mi è stato regalato da mio fratello Espedito che l’ha visitata ma dovrebbe essere reperibile anche in internet, per chi è interessato alla musica d’organo di Francia, Belgio, Germania del XIX e XX sec.
Febbraio 2022
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 11 Feb, 2022 | Musica
Carl Philipp Emanuel Bach
The Organ Works
Jacques Van Oortmerssen
Organo Batz (1826) Onze Lieve Vrouwe Kerk – Harderwijk, Paesi Bassi
BIS CD 569
Il CD che descrivo oggi testimonia la grandezza di Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788) nella musica d’organo, cosa che in genere è abbastanza ignorata, dato che si preferisce la sua bravura come compositore di musica strumentale, orchestrale e, per quanto riguarda il nostro ambito, al più del clavicembalo.
Eppure fu un grande compositore anche per organo, come appunto questo CD dimostra. Il primo brano è il Preludio in Re Maggiore Wq 70 n.7 (1756), seguito da 4 Sonate tripartite (in tre movimenti) per “il organo solo” (sic) rispettivamente Fa maggiore Wq 70 n.3 (1755), La minore Wq 70 n,4 (1755), Re maggiore Wq 70 n. 5 (1755), Sol minore Wq 70 n.6 (1755), e termina con la Fantasia e Fuga in Do minore Wq 119 n.7 (1756).
Come si vede, i brani per organo sono stati composti da Carl Philipp Emanuel Bach in soli due anni: nulla prima e nulla dopo per lo strumento preferito dal grande padre Johann Sebastia. Tuttavia proprio questa concentrazione in due soli anni fa di queste opere per organo un “corpus” estremamente compatto sia dal punto di vista stilistico sia dal punto di vista strettamente cronologico.
Nelle Sonate si cercherebbe invano qualche eco dello stile paterno; al contrario si trovano più differenze che somiglianze. Lo stile è decisamente protoromantico e già si sentono i prodromi della forma-sonata, che troverà la più ampia caratterizzazione con le Sonate di W.A.Mozart, F.J.Haydn. M.Clementi e L.van Beethoven.
Più vicini allo stile del padre, se proprio vogliamo cercare queste somiglianze, il Preludio e la Fantasia e Fuga che aprono e chiudono il CD, sebbene prevalga anche qui l’afflato protoromantico tipico del compositore, con passaggi fortemente drammatici alternati ad altri più decisamente tranquilli per non dire languidamente romantici.
L’interprete pur valentissimo non concede troppo spazio al “rubato” e alle nouances che i brani richiederebbero per essere filologicamente eseguiti, nondimeno lo stile viene rispettato anche con una oculata scelta dei registri (nel libretto vengono forniti anche i registri utilizzati per ogni brano) e con un rigore esecutivo pari in tutti i brani.
Il giudizio è complessivamente positivo, anche se la musica andava presa un po’ più “a briglia sciolta” pensando più a Beethoven che non a Bach padre (la cui ombra sembra incombere sull’interprete molto più del dovuto), ascoltando attentamente i brani e fatta la tara delle influenze paterne introdotte dall’interprete, si ha una buona idea sul rapporto tra Carl Philipp Emanuel e l’organo e sulla sua concezione della musica organistica anche se limitata a soli due anni della sua vita artistica.
Il libretto, sufficientemente esauriente, è in Inglese, Francese e Tedesco; c’è la disposizione fonica dell’organo ma non una sua fotografia e si conclude con una fotografia dell’interprete in atteggiamento pensoso con una matita in mano.
Data la rarità della musica incisa, il CD è consigliabile a tutti gli appassionati della musica di Carl Philipp Emanuel Bach e più largamente agli appassionati del periodo preromantico.
Febbraio 2022
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 3 Feb, 2022 | Musica
I Suoni di Villa d’Este – TIVOLI
La Fontana dell’Organo – La Fontana della Civetta
Coro da Camera del CIMA
CD “Accademia Musicale in Civita di Bagnoregio”
Il CD è in vendita presso il BookShop di Villa d’Este a Tivoli e testimonia il suono dei due principali meccanismi fonoidraulici presenti nella villa stessa: il famoso Organo Idraulico e la Fontana della Civetta.
L’organo idraulico, costruito nel 1567 dai francesi Luc Leclerc e Claude Venard, fu danneggiato nel 1600 e distrutto nel 1700 e di esso non rimaneva che la cassa vuota ma è stato ricostruito da Rodney Briscoe su commissione della competente Soprintendenza nel 1998. Il suo principio di funzionamento si basa sulla caduta dell’acqua dall’alto che trascina con sé anche l’aria; la miscela aria acqua aziona un rullo fonotattico (tipo carillon per intenderci) al di sotto dell’organo mentre in una vasca sottostante l’aria si separa dall’acqua ed alimenta le canne. Questo marchingegno per il suo funzionamento impiega tanta acqua quanta quella consumata nel medesimo tempo di funzionamento da una città come Firenze, per cui nel restauro si è ricorso ad un meccanismo idraulico di ricircolo. Stessa cosa è stata fatta nel restauro della fontana dell’organo dei giardini del Quirinale a Roma, più grande e ricostruito da Barthélémy Formentelli su commissione del Palazzo del Quirinale nel 2000 completo anche di una tastiera e di una registriera per suonarlo come un organo “normale”, cosa non possibile con l’organo di Tivoli che ha solo due rulli fonotattici intercambiabili per poterne azionare le canne.
Nel CD è inciso il contenuto di uno dei rulli: Tillmann Susato “Saltarello”, Antonio Valente “La Romanesca”, Anonimo “La Shy Mizz”, Anonimo “La Doune Celle”. Tutto questo riempie la prima traccia del CD.
Le tracce dalla 2 alla 17 sono la “Historia Jephte” di Giacomo Carissimi eseguita dal Coro del CIMA; le tracce dalla 18 alla 22 contengono di Gerolamo Frescobaldi “Canzona I”, “Partita sopra l’aria di Fiorenza”, “Canzona VIII” “Passagalli”, “Corrente” dal Fondo Chigi Q VIII 205 eseguiti al clavicembalo da Carmen Leoni; la traccia 23 è “Vanitas Vanitatum” di Giacomo Carissimi eseguita dai soprani Ethel Onnis e Lucia Palma.
L’ultima traccia è il suono della fontana della civetta, una uccelliera -dispositivo noto a tutti gli organisti- alimentata con un sistema simile a quello dell’organo, contenuta in una fontana con la statua di una civetta.
Come si vede, di organo c’è ben poco: si sarebbe almeno dovuto incidere anche il secondo rullo fonotattico che contiene altri quattro brani cinquecenteschi tra cui un “Ricercare” di Alessandro Striggio che pare sia stato composto espressamente per quest’organo. Ciò ovviamente senza nulla togliere alle bellissime musiche vocali registrate e magistralmente eseguite, soprattutto dal Coro da Camera del CIMA la cui esecuzione della “Historia Jephte” di Carissimi è memorabile. Si potrebbe arguire che queste erano le musiche dei tempi del cardinale Ippolito d’Este e dei suoi immediati discendenti, ma al di là di questo il CD non è coerente con il suo titolo. Tuttavia documenta assai bene i suoni delle fontane (grazie anche al fatto che per l’incisione sono state chiuse le altre fontane per evitare che gli scrosci disturbassero la registrazione).
Vale la pena ricordare che visitando la Villa, la Fontana dell’Organo suona allo scoccare di ogni ora mentre quella della civetta, dalla parte opposta del giardino, suona alla mezza. Poiché gli scrosci delle fontane vicine disturbano per non dire nascondono i suoni bisogna stare in tempo vicini alle fontane per ascoltarle.
Tornando al CD, il libretto è abbastanza esauriente ed è in Italiano e in Inglese e descrive il funzionamento della fontana dell’organo in ogni particolare; sono anche commentati gli altri brani registrati. Complessivamente non è un capolavoro ma un bel souvenir da portare via da Villa d’Este, la cui visita vale sempre la pena di un viaggio più o meno lungo a Tivoli.
Febbraio 2022
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 1 Feb, 2022 | Musica
Giovanni Battista Pescetti (1704-1766)
Complete Keyboard Music
Paolo Bottini
Organo costruito da Pietro Nacchini (1750) della Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia
Clavicembalo costruito da Daniele Giani
Organo costruito da Pietro Nacchini (1743) della Chiesa di San Cassiano Martire a Venezia
CD doppio Brilliant Classic
Un nuovo prezioso cofanetto si viene ad aggiungere alla mia collezione. Questo è particolarmente interessante, visto che contiene distribuita su due CD l’opera omnia per tastiera di Giovanni Battista Pescetti (Venezia, 1704-1766) magistralmente eseguita da Paolo Bottini.
Il primo CD contiene 9 delle dieci sonate per Gravicembalo stampate a Londra nel 1739 eseguite all’organo Nacchini (1750) di San Giorgio Maggiore a Venezia; il secondo CD contiene la decima sonata della raccolta eseguita sul clavicembalo dell’auditorium della Casa Organaria Giani di Corte de’ Frari poi contiene la raccolta delle 6 sonate per clavicembalo e le quattro sonate rinvenute e pubblicate nel XX sec da Sandro dalla Libera eseguite all’organo Nacchini (1743) di San Cassiano sempre a Venezia.
La destinazione cembalistica delle sonate è autografa così come l’indicazione “gravicembalo” sta ad indicare un cembalo la cui tastiera è estesa oltre le normali quattro ottave Do1-Do5 spingendosi fino al Fa-1 e al Fa5. All’epoca del Pescetti quasi tutti gli organi avevano estensione di quattro ottave Do1-Do5 con prima ottava “corta” che quindi rendono impossibile l’esecuzione delle Sonate dell’Autore volendo interpretare la dizione clavicembalo nella più ampia eccezione di tastiera (come fanno i Tedeschi col termine klavier). Tuttavia esistono rari organi, tuttora restaurati e ben conservati, con estensione paragonabile a quella del Gravicembalo. E’ questo il caso dei due organi Nacchini scelti dall’interprete, che hanno tastiere estese dal Fa-1 al Fa5 rendendo possibile l’esecuzione del repertorio gravicembalistico.
L’effetto è stupefacente soprattutto nelle sonate in tonalità minore e nei passaggi imitativi, resi con grande gusto e con un’efficace scelta dei registri che non fa rimpiangere la destinazione autografa del clavicembalo, anzi spesso fa pensare alle maggiori capacità timbriche dell’organo rispetto allo strumento di destinazione.
Le sonate sono tutte tripartite (in tre movimenti) ad eccezione delle quattro della raccolta di Sandro dalla Libera, in un movimento solo ciascuna. Ciò precorre indubbiamente la Sonata del periodo Classico e i massimi esponenti di questo tipo di composizione (Clementi, Mozart, Haydn, Beethoven ecc.) e rende ancor più interessante l’ascolto. Peccato che solo una Sonata sia stata eseguita sul clavicembalo, forse sarebbe stato meglio destinare a tale strumento altre 3-4 Sonate nel cofanetto.
Il cofanetto si completa con un esauriente libretto con testo solo in Inglese completo delle foto e della descrizione degli organi (in Italiano). La qualità dell’incisione si giova della perizia tecnica di Federico Savio, mago delle registrazioni anche in ambienti acusticamente difficili come la palladiana Basilica di San Giorgio con le sue ampie cupole la cui acustica è particolarmente ardua.
In conclusione si tratta di un cofanetto particolarmente riuscito che soddisferà l’udito degli appassionati come sempre avviene con le esecuzioni di Paolo Bottini, qui in particolare stato di grazia quasi che il repertorio gli sia più congeniale di tutto il vastissimo repertorio che può vantare. Una freccia che ha centrato particolarmente il bersaglio si aggiunge alle già numerose frecce del suo ammirabile arco.
Maggio 2017
Graziano Fronzuto