Seleziona una pagina
NANCY – L’organo della chiesa di San Sebastiano

NANCY – L’organo della chiesa di San Sebastiano

NANCY – L’organo della chiesa di San Sebastiano

Louis Vierne – Sinfonie 3 e 6

Bruno Mathieu

All’organo Dalstein-Haerpfer della chiesa di San Sebastiano a Nancy

CD Naxos “The Organ Encyclopedia” 8.553524

Nancy è una città piuttosto importante della Francia dell’Est, è nota per il suo impianto planimetrico improntato dall’edilizia barocca, che rimodernò la città al tempo in cui vi era duca Stanislao Leczinsky, spodestato re della Polonia e che venne ristorato dalla perdita del trono col ducato di Nancy. Fra le piazze importanti della città c’è la piazza del Mercato, tuttora con questa funzione, su cui si affaccia la chiesa di San Sebastiano.

L’organo di questa chiesa è stato scelto da Bruno Mathieu per l’incisione delle Sinfonie 3 e 6 di Louis Vierne. Si tratta di due opere monumentali, articolate in cinque movimenti ciascuna e ci mostrano Vierne nel suo periodo di massimo splendore (la 3^) e dell’alta maturità (la 6^, che è anche l’ultima Sinfonia per Organo scritta dall’Autore).

La Sinfonia n.3 op. 28 in Fa # minore è stata scritta nel 1911 e dedicata “all’allievo e caro amico Marcel Dupré” che certamente si sarà sentito onorato della dedica di un pezzo tanto difficile quanto bello; si articola in Allegro maestoso, Cantilena, Intermezzo, Adagio, Finale con continui crescendo e diminuendo, forte e piano ed ogni altro possibile contrasto che Mathieu rende molto bene anche se un po’ di rubato in più oltre a quello che c’è non avrebbe guastato.

La Sinfonia n.6 op. 59 in Si minore è stata scritta nell’estate 1930 in un soggiorno sul Mediterraneo (a Mentone) del Maestro e fu suonata per la prima volta a Nôtre-Dame a Parigi dall’allievo di Vierne Maurice Duruflé e dedicata all’organista Nuovayorkese Lynwood Farnam, noto virtuoso ed amico dell’Autore. Si articola in Introduzione e Allegro, Aria, Scherzo, Adagio, Finale e come si vede l’articolazione dei movimenti è affine a quella della 3^ Sinfonia. Qui i contrasti sono portati alle estreme conseguenze ma sono nel complesso all’ascolto più dolci di quelli della 3^ Sinfonia; qui Mathieu utilizza di più e meglio il rubato e non si potrebbe chiedere di meglio.

Il libretto è in Inglese, Tedesco e Francese e riporta una biografia di Vierne, note critiche su ciascuna delle Sinfonie, la disposizione fonica dell’organo e un breve curriculum dell’organista (in Inglese e Francese, in Tedesco non c’è). Purtroppo non c’è la foto dell’organo che pure ha una notevole cassa monumentale degna di figurare in copertina, dove invece troviamo un dipinto della facciata della chiesa sul prospiciente mercato.

L’organista misura assai bene i registri per ogni pezzo (avendo a disposizione un organo 46/III), pur rispettando le puntuali prescrizioni di Vierne, che aiutano fino a un certo punto (non dimentichiamoci che Vierne aveva a disposizione l’organo Cavaillé-Coll di Nỗtre-Dame di Parigi con oltre 110 registri distribuiti su 5 manuali e pedaliera) ma sono indispensabili per suonare bene i suoi brani.

Così si odono i bellissimi Fondi 8’ dell’organo, le sue ance, le sue misture, i passaggi da PPP a FFF e viceversa che caratterizzano alcuni brani, si percepisce anche l’atmosfera idillica e sognante della Cantilena e dell’Aria i progressivi crescendo fino agli FFF dei Finali.

In conclusione, il CD è veramente godibile e -anche se un po’ di “rubato” in più non avrebbe guastato- e offre un’ampia panoramica sul Vierne “maggiore” delle Sinfonie. Consigliato a chi ama Vierne (e sono molti) e la musica francese a cavallo tra il XIX e il XX sec.

Ottobre 2023

Graziano Fronzuto

AUGUSTA (Baviera) – gli organi della chiesa di Sant’Anna

Gli organi della chiesa di Sant’Anna ad Augusta (Baviera)

di Graziano Fronzuto (http://www.organcompendium.info/organi/deut15.html)

Roma, 1518 – Palazzo Papale.

Il religioso Tomaso de Vio, Cardinale di San Sisto (noto come “Cardinal Gaetano” in quanto nato a Gaeta nel 1469), teologo domenicano e insigne diplomatico, viene convocato da papa Leone X che gli consegna un lasciapassare per recarsi in Germania a nome del Papa stesso per un incarico molto semplice: portare le insegne di cardinale di San Crisogono (e il relativo decreto) all’arcivescovo di Magdeburgo, Albert von Brandenburg, e una spada benedetta all’imperatore Massimiliano d’Absburgo. Nell’occasione, ha facoltà di trattare con l’imperatore e con il re della Danimarca un’alleanza contro l’Impero Turco.
Ma per fare la consegna di due doni e trattare una facile alleanza contro un nemico comune, che bisogno ha il papa di “sprecare” un cardinale, anzi proprio il Cardinal Gaetano, uno dei massimi teologi della Chiesa, un diplomatico senza pari, un predicatore in grado di trascinare folle intere con la sua eloquenza e con la sua profonda fede?
Come spesso accade, la vera missione non è quella ufficiale ma quella segreta, che non deve lasciare tracce scritte ed i cui esiti sono destinati a pesare a lungo nella storia. E di missioni segrete il Cardinal Gaetano ne ha già fatte molte e quelle che gli vengono affidate ora sono due, difficilissime, anzi… impossibili.
La prima missione è quella di garantire che alla morte dell’Imperatore -già gravemente malato- sia eletto al suo posto il principe Carlo (figlio diciottenne del re di Spagna, Filippo il Bello, e nipote di Massimiliano): infatti il titolo imperiale non è ereditario ma elettivo! Sin dal X sec. l’elezione è riservata a sette Principi tedeschi, quattro regnanti con diritto ereditario e tre con rango di arcivescovi (quindi nominati dal papa) di cui uno è proprio quello di Magdeburgo. Per far questo, come in qualsiasi altra elezione, occorre avere più voti degli altri candidati: in questo caso, il concorrente è Francesco I, re di Francia, che vanta di essere presunto discendente di Carlo Magno e che ha parentele dirette con due degli elettori. Perciò occorre convincere gli altri elettori a votare per Carlo. Con l’arcivescovo dubbioso il cardinale sa come essere persuasivo (meglio ancora se porta con sé una bella promozione da parte del Papa!). Ma per convincere gli altri occorrono soldi, tantissimi soldi e il Cardinal Gaetano ha il compito di trovarli. Come? Veda lui, il talento e l’inventiva non gli mancano.
La seconda missione è ancor più segreta e pericolosa, al limite della temerarietà: bisogna riportare sulla retta via un dottissimo monaco agostiniano che già da tempo sta predicando per tutta la Germania. Egli fa lunghi discorsi teologici ferrei e convincenti, trovando larghissimo consenso soprattutto quando critica apertamente la chiesa di Roma: si chiama Martin Lutero.

L’asso nella manica del Cardinale

Il Cardinal Gaetano parte, ma non va alla cieca: ha predisposto un piano minuzioso che sa di poter condurre avanti grazie alla ramificata rete di conventi ed abbazie che incontra lungo la propria strada e che sono in grado di preparargli il terreno con le conoscenze, le confidenze, le confessioni e le pressioni opportune. Come tutti i personaggi del tempo, viaggia scortato (sia da uomini armati che da religiosi) e si fa preannunciare da staffette (cioè servitori che precedono il corteo, verificano lo stato delle strade e contattano preventivamente i luoghi di ristoro e di sosta).
Così ha deciso di giocare la propria partita ad Augusta -in tedesco Augsburg- una città antica, fondata da Druso nel 15 d.C. e dedicata al primo imperatore (Augusto, appunto) col nome di Augusta Vindicorum. Essa è il fulcro di tutti i traffici mercantili dell’Europa centrale e lì si commercia di tutto a partire dalle cose più preziose: il sale e l’argento del Tirolo, le spezie d’oriente, i tessuti Italiani e di Fiandra. Soprattutto ad Augusta c’è un enorme flusso di denaro sonante.
Al timone di tutti questi traffici c’è in quel momento una nobile famiglia di banchieri: i Fugger, di antiche origini e che hanno già prestato i propri servigi al papato nei secoli precedenti. Basti pensare che nel 1110 il prelato Giovanni de Foucris (cioè Johannes Fugger) in Italia per motivi religiosi ma anche per affari commerciali, incaricò la sua staffetta di verificare le osterie e soprattutto di assaggiarne il vino, segnando sulla porta di quelle ove trovava vino di qualità EST (c’è – c’è vino buono). Giunto a Montefiascone, scrisse sulla porta di ogni osteria EST EST EST. E il Fugger, si racconta, di EST EST EST ne bevve tanto fino a morirne (nel 1113, in realtà non prima di avviare un fiorente commercio del vino). Nella chiesa di San Flaviano a Montefiascone c’è la sua tomba col noto epitaffio: EST, EST, EST / PR(opter) Nim(ium) EST / HIC JO(annes) DE FOUCRIS / DO(minus) MEUS / MORTUUS EST (Est, Est, Est / a causa di questo (vino) / qui Giovanni Fugger / mio padrone / è morto).
In Augusta, la famiglia Fugger dimostra tutta la propria devozione e munificenza verso una chiesa che sorge a pochi passi dal suo principesco palazzo, chiesa che è divenuta il proprio pantheon (sono tutti sepolti lì in sontuosi monumenti funebri): Sant’Anna, con l’annesso convento di monaci carmelitani. Pochi anni dopo costruiranno addirittura il primo quartiere di decorose case popolari per i meno abbienti, il cosiddetto Fuggerei, tuttora esistente e oggetto di studi da parte degli Urbanisti.
In questo momento il capofamiglia è il banchiere Jakob Fugger, detto non a caso “Jakob il ricco”, ed è lui l’asso nella manica risolutivo della partita che il Cardinal Gaetano deve giocare: facendosi preannunciare dalla propria fama (sapientemente anticipata lungo la strada dal passaparola orchestrato dal cardinale e condotto da priori, abati e vescovi) fa in modo che il banchiere, con largo anticipo, si metta a sua completa disposizione.
Il gioco è fatto: Jakob Fugger può prestare alla famiglia degli Absburgo gli 850.000 Ducati necessari per convincere i principi indecisi ad eleggere Carlo e -con un oculato do ut des favorito dal cardinale- ricevere in cambio (ad elezione avvenuta) i diritti di sfruttamento di miniere e di fabbriche di tessuti nel futuro Impero su cui non tramonta il sole e -perché no- anche il titolo ambitissimo di conte imperiale con privilegio di esenzione da tasse e tributi e diritto di battere moneta. Inoltre Jakob Fugger convince l’abate Frosch, superiore carmelitano di Sant’Anna, a convocare in quel convento -per un periodo di ritiro spirituale- il suo antico amico di studi teologici Martin Lutero.
Così, grazie all’abilità del Cardinal Gaetano e ai soldi di Fugger, il principe Carlo sta per diventare Carlo V il Grande, mentre Martin Lutero, insieme ad altri monaci suoi seguaci -dovendo fronteggiare il più celebre teologo del tempo (sui cui testi egli aveva a lungo studiato e meditato)- sta per predisporre le sue “Confessioni di Augusta” che egli esporrà al cardinale e che contengono i fondamenti della Riforma Protestante.

Il messaggio del banchiere.

Prima di arrivare ad Augusta, il Cardinal Gaetano è già sicuro dell’appoggio del Fugger perché questi -augurandosi che il suo deferentissimo obolo sia ben accetto- si premura di fargli sapere di essere onorato di servire come umile chierico (Fugger aveva fatto con profitto lunghi studi teologici prima di dedicarsi con ancor più profitto nelle arti mercantili) le Messe che il Cardinale vorrà celebrare nella chiesa di Sant’Anna, alla presenza dei frati del convento e di altri religiosi venuti appositamente, e che l’imperatore Massimiliano manderà il suo organista di palazzo, che umilmente e discretamente accompagnerà con l’organo nuovo le preghiere del Cardinale.
Questo messaggio fortemente allusivo contiene due dati di nostro assoluto interesse: l’organista di palazzo e l’organo nuovo. Il primo è uno dei più grandi -se non il più grande- organista rinascimentale della Germania Centrale: Paulus von Hofhaimer; il secondo è il meraviglioso organo che Jakob Fugger ha donato alla chiesa di Sant’Anna nel 1512, costruito da Jan (Johann) Behaim von Dobrau, organaro proveniente dalla città boema di Dobrau, attuale Dobrany (rep. Ceca, da non confondere con la città bulgara di Dobrich che dal 1944 ha cambiato il nome in Tolbuchin in onore del generale sovietico che la liberò).

Missione compiuta? Sì, ma…

Appare doveroso citare l’esito delle due missioni segrete del nostro cardinale (essendo pacifico che sia la berretta che la spada sono giunte intatte ai loro destinatari).
La prima è riuscita perfettamente, come sappiamo. Carlo V fu eletto nel 1519 e regnò su un territorio immenso esteso su tutto il mondo, comprendente anche molte regioni italiane: tra cui tutto il Regno di Napoli e la Sicilia. La cosa non fu molto gradita, soprattutto dove c’erano fortissime spinte autonomistiche (Paesi Bassi, Belgio, Ungheria, Sicilia ecc.), e il cardinale ne aveva già fatto le spese: nel 1517 era stato nominato arcivescovo di Palermo ma aveva dovuto rinunciare all’incarico perché il Senato Siciliano (antichissima istituzione angioina, con ampi privilegi tra cui il “gradimento” per la nomina dei vescovi) espresse un duro parere contrario. Così il Cardinal Gaetano dovette attendere fino al 1519 e ripiegare su una sede non meno antica ma più modesta, quella di Gaeta, sua città natale (il titolo di Gaeta fu elevato a dignità arcivescovile molti anni dopo, da Pio IX, nel 1850), che però essendo molto più vicina a Roma gli consentiva di offrire i suoi preziosi servigi diplomatici al Papa!
La seconda, apparentemente, fallì: Martin Lutero non tornò indietro anzi confermò tutte le proprie posizioni teologiche (e politiche). Il fallimento fu solo apparente perché in realtà -durante il suo viaggio- il Cardinal Gaetano si era dovuto arrendere all’evidenza: in ogni convento in cui si era fermato gli avevano via via fatto presente che il movimento scatenato da Lutero aveva ormai fatto presa su interi popoli, compresi i loro principi, nobili e religiosi. Per scardinarlo ci sarebbe voluta una crociata talmente sanguinosa ed incerta che avrebbe lasciato l’Europa centrale e l’Italia alla mercé della tenaglia turca e francese (infatti Francesco I non si fece mai scrupolo di allearsi col sultano di Costantinopoli per tenere sotto continua minaccia Carlo V). Quindi il Cardinal Gaetano non aveva alcuna velleità di convertire Lutero, ma gli prese letteralmente le misure, per comprendere quanto forti e numerosi fossero i suoi sostenitori. Non appena ne ebbe la piena percezione tornò a Roma e convinse il papa a non scatenare guerre sante ma casomai rispondere esclusivamente sul piano dottrinale (cosa che fu fatta anni dopo col Concilio di Trento).
Il Cardinal Gaetano morì nel 1534 a Roma e riposa nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva, la principale chiesa domenicana di Roma. Il celebre dipinto “Cristo in Pietà” del pittore fiammingo Quentin Metsys, donatogli da Jakob Fugger, è oggi conservato nel Museo Arcidiocesano di Gaeta, nella piazza che porta il suo nome.

L’episodio sopra descritto ci induce a parlare di uno strumento di caratteristiche moderne collocato in una cassa rinascimentale tra le più belle che siano mai state costruite, in una chiesa non meno bella. Ringrazio il prof. Michel Nonnenmacher, Maestro di Cappella e direttore del prestigioso Coro della Chiesa, per avermi cortesemente inviato le informazioni mancanti al completamento dell’articolo; segnalo altresì il sito www.madrigalchor-augsburg.de dove sono descritte le attività musicali dirette dal professore. E’ vero che in Italia e in tutta l’Europa esistono molti strumenti moderni in belle casse antiche (e molti di questi sono stati descritti in queste pagine), riteniamo però che l’episodio storico, avvenuto proprio in questa chiesa ed al suono di quest’organo, renda questo organo meritevole di una particolare attenzione.

Augsburg.

Agli inizi del XVI sec. la città di Augusta (Augsburg) assunse una importanza commerciale senza pari e vide fiorire numerose famiglie di banchieri e commercianti -tra cui la più famosa è quella dei Fugger- con i loro palazzi e le loro ricchezze. Ciò si riflette in tutti i monumenti cittadini, ed in particolare edifici pubblici e soprattutto chiese.
La chiesa di Sant’Anna, fondata nel 1321, ampliata in periodo tardogotico e successivamente decorata in epoca rinascimentale, è caratterizzata -come molte altre chiese tedesche- dal doppio coro (uno all’estremità est (abside) e l’altro all’estremità ovest (facciata principale)). Opere dei pittori Albrecht Dürer, Lukas Cranach e Jörg Breu sono conservate nella chiesa che, all’esterno è caratterizzata dall’alta torre realizzata nel 1607 da Elias Holl (per approfondimenti vi sono molti Siti, in lingua tedesca, mentre il più completo in Italiano è http://www.st-anna-augsburg.de/italienisch/frameital.htm)
Il coro dell’estremità ovest divenne in pratica il pantheon della famiglia Fugger (tanto che viene tuttora chiamata “Cappella Fugger” o “FuggerChor”) dove gli esponenti della famiglia vennero seppelliti, tra splendide sculture di Adolf Daucher e dipinti di Albrecth Dürer e Jörg Breu “il vecchio”.
Sulla cappella fu collocato il maestoso organo donato da Jakob Fugger “il ricco”, costruito nel 1512 da Jan (Johann) Behaim von Dobrau e decorato con magnifiche portelle dipinte dallo stesso Jörg Breu “il vecchio” e raffiguranti l’Assunzione di Maria al Cielo e l’Ascensione di Gesù (portelle principali) e allegorie della musica (portelle del positivo tergale). La cassa, eseguita probabilmente su disegno dello scultore Adolf Daucher, contorna il rosone decorato ovviamente con lo stemma nobiliare dei Fugger.
Questo strumento è stato suonato dal grande musicista Paulus von Hofhaimer (1459-1537) organista dell’imperatore Massimiliano alla presenza del cardinale Tomaso de Vio (teologo domenicano noto come “Cardinal Gaetano” in quanto nato a Gaeta) e del riformatore Martin Lutero, che si incontrarono qui nel 1518 (rispettivamente ospiti del Fugger e dell’abate Frosch) e che, mai dimenticandosi di essere religiosi, si ritiravano in preghiera cantando insieme le litanie accompagnati da questo strumento. Dovranno passare altri 5 secoli prima che un religioso cattolico ed uno protestante facciano lo stesso! Ormai era troppo tardi per tentare composizioni tra la chiesa cattolica e la nascente riforma protestante che già contava un enorme numero di seguaci (sconsigliando l’impresa di una “guerra di religione”). Tanto che questa chiesa fu una delle prime ad essere destinata al culto protestante (lo fece nel 1525 lo stesso abate Frosch che divenne uno dei più fervidi discepoli di Lutero), e lo è tuttora (in uno stato a prevalenza cattolica quale la Baviera)! A memoria della visita di Lutero è tuttora visibile in chiesa un dipinto di Lukas Cranach il Vecchio (1529).

Cronologia dell’Organo

L’organo, tra i massimi strumenti monumentali della Germania centrale, è giunto -molto danneggiato dal tempo ma pressoché integro- fino al 1902 quando fu profondamente ampliato da Georg Friedrich Steinmeyer; tuttavia i danni maggiori li ebbe durante la Seconda Guerra Mondiale (quando Augusta fu segnata da spietati bombardamenti) ma fu fortunatamente ripristinato nel 1978 da Ekkehard Simon di Landshut (con progetto fonico e supervisione di Otto Meyer, organista di Ansbach) ed è stato poi ampliato nel 1992 da Gerhard Schmid, di Kaufbeuren (con progetto fonico e supervisione di Walther Haffner, organista di Rummelsberg).

1512: l’organo viene costruito dall’organaro Jan Behaim, proveniente da Dobrau (Boemia, odierna Dobrany – Rep. Ceca (noto anche come Johann von Dobrau) su commissione di Jakob Fugger che ne fa formale dono all’abate Frosch;
1594: ampliamenti da parte dell’organaro Eusebius Ammerbach, di Augusta (aggiunta di 10 nuovi tasti, del Zimbel e di due Flauti Coperti in legno);
1617: riparazioni effettuate da Marx Güntzer, di Augusta;
dal 1618 fino oltre il 1648: riparazioni eseguite dall’organaro St.Moritz, di Augusta;
1733: perizie sull’organo del direttore di musica Kräuter e dell’organaro Christoph Leo, di Augusta;
1737: progetto di ricostruzione (non attuato) di Georg Friedrich Schmahl, di Ulma;
1746: riparazioni Johann Baptist Cornthaler, di Kaufbeuren;
1756: riparazioni di Johann Andreas Stein, di Augusta (ricostruzione dei somieri e delle trasmissioni);
1767: riparazioni di Johann Andreas Stein (ricostruzione delle tastiere);
1833: riparazioni e ricostruzioni Joseph Bohl, di Augusta;
1902: ricostruzione da parte della ditta Steinmeyer di Oettingen, come “Opera 740” (ricordiamo che nel 1928 Steinmeyer costruirà l’immenso organo della Cattedrale di Passau, tuttora esistente e perfettamente tenuto);
prima del 1944: vendita delle portelle della cassa dell’organo;
1944: gravissimi danni all’organo a seguito del bombardamento della città;
1948: la ditta Steinmeyer costruisce un organo elettropneumatico a tre tastiere (opera n. 1770 con progetto fonico del prof. Kempf di Erlangen e di Karl Wünsch di Augusta) non riutilizzando le parti superstiti dell’organo del 1902, collocandolo in cantoria senza cassa; a tale organo è collegato un FernWerk (corpo lontano) nel matroneo del “Coro Est”, l’abside vera e propria;
1957: ripristino della cassa storica con canne di mostra costruite dalla ditta Mooser di Monaco, riacquisto delle portelle e loro ricollocazione sulla cassa (in tal modo la cassa antica fa da “quinta monumentale” all’organo del 1948);
1974: l’organo del 1948 viene smontato dall’organaro locale Rudolf Kubak che ne rimonta buona parte nella chiesa protestante di Gersthofen;
1978: ricostruzione della ditta Ekkehard Simon di Landshut, progetto fonico e supervisione di Otto Meyer, Ansbach;
1992: ampliamento e ricostruzione della ditta Gerhard Schmid, di Kaufbeuren, progetto fonico e supervisione di Walther Haffner, di Rummelsberg.

Caratteristiche (Tastiere/Registri):
fino al 1580: 2 manuali, 14 registri, trasmissioni meccaniche, somieri a tiro;
fino al 1902: 2 manuali, 22 registri, trasmissioni meccaniche, somieri a tiro;
1902: 3 manuali, 41 registri, trasmissioni pneumatiche, somieri a canali per tasto;
1978: 3 manuali, 37 registri, trasmissioni elettriche, somieri a tiro;
1992: 3 manuali, 45 registri, trasmissioni meccaniche per le tastiere, elettriche per i registri; somieri a tiro.

L’organo è oggi in perfette condizioni e viene utilizzato per concerti e per il servizio liturgico. Le vestigia dell’antico patrocinio della famiglia Fugger sono individuabili -oltre che nel sovrastante rosone- nelle decorazioni a carattere araldico sulla cassa, sui dipinti delle portelle e sulle canne di Mostra.

L’organo antico Disposizione Originaria del 1512
2 Tastiere di 39 note – F,G,A-a
Pedaliera di 15 note – F,G,A-a

Hauptwerk

Principal 8
Octav 4
Mixtur 7-8 fach
Zimbel 2 fach (*)

Rückpositiv

Coppel 8
Octav 4
Superoctav 2
Quint 1-1/3
Zimbel 2 fach
Posaune 8 (**)

Pedal

Großprincipalbaß 16
Octave 8
Quintbaß 5-1/3 (***)
Posaunenbaß 8

(*) Registro aggiunto nel 1594, rimosso nel 1831.
(**) Registro sostituito da un Salicional nel 1831.
(***) Registro sostituito da un Flötbaß.

Disposizione rilevata da Steinmeyer nel 1902
2 Tastiere di 54 note – C-f”’
Pedaliera di 25 note – C-a

Hauptwerk

Principal 8
Gamba 8
Bordun 8
Octav 4
Waldflöte 4
Quint 2-2/3
Cornet 4 fach
Mixtur 7-8 fach
Gedeckt 8 (*)

Innerpositiv

Quintatön 8
Salicional 8
Coppel 8
Principal 4
Traversflöte 4
Octav 2
Quint 1-1/3
Zimbel 2 fach

Pedal

Principalbaß 16
Flötbaß 8
Octave 8
Flötbaß 4
Bombarde 16
Posaunenbaß 8

(*) Registro aggiunto nel 1831.
Nota sull’ Innerpositiv: in data imprecisata (forse 1831) il somiere del positivo tergale era stato spostato all’interno del corpo principale dell’organo.

L’organo Steinmeyer del 1902
3 Tastiere di 54 note – C-f”’
Pedaliera di 30 note – C-f’

Hauptwerk

Prinzipal 16
Prinzipal 8
Viola da Gamba 8
Tibia 8
Gedackt 8
Gemshorn 8
Wiener Flöte 8
Quintflöte 5-1/3
Oktav 4
Rohrflöte 4
Rauschquint 2-2/3+2
Cornett 3-5 fach
Mixtur 4 fach
Trompete 8

Schwellwerk

Bordun 16
Prinzipal 8
Fugara 8
Flöte 8
Bordun 8
Salicional 8
Prinzipal 4
Gemshorn 4
Waldflöte 2
Cornettino 4 fach
Clarinette 8

Echowerk

Geigen Prinzipal 8
Hohlflöte 8
Lieblich Gedackt 8
Aeoline 8
Vox Coelestis 8
Dolce 8
Fugara 4
Traversflöte 4

Pedal

Principalbaß 16
Violon 16
Subbaß 16
Bordunbaß 16
Quintbaß 10-2/3
Oktavbaß 8
Violoncello 8
Posaune 16

Organo Simon-Schmid (1978-1992)
Disposizione fonica attuale

Rückpositiv

Copel 8
Prästant 4
Rohrflöte 4
Waldflöte 2
Quinte 1-1/3
Octävlein 1
Cymbel 3 fach
Krummhorn 8
Tremulant

Hauptwerk

Pommer 16
Principal 8
Spitzflöte 8
Octave 4
Gemshorn 4
Octave 2
Cornet 4 fach (*)
Mixtur 5 fach
Scharff 3 fach
Trompete 8

Schwellwerk

Bourdon 16 (*)
Principal 8 (*)
Salicional 8
Voc Celeste 8 (*)
Tibia 8
Octave 4
Flûte Octaviante 4
Nazard 2-2/3
Doublette 2
Tierce 1-3/5
Septime 8/7
Plein Jeu 5 rangs
Basson 16 (*)
Trompette Harm. 8
Hautbois 8 (*)
Clairon 4
Tremulant

Pedal

Principalbaß 16
Subbaß 16
Quintbaß 10-2/3 (*)
Octavbaß 8
Gedecktbaß 8
Großterz 6-2/5 (*)
Octave 4
Nachthorn 2
Mixtur 4 fach
Posaune 16
Trompete 8 (**)

(*) Registri aggiunti nel 1992.
(**) In sostituzione di un Clarion 4.

Gli altri organi della chiesa di Sant’Anna

Organi nel Coro Est

Come abbiamo detto, la chiesa ha due cori; in quello ovest c’è la Cappella Fugger e il grandioso organo appena descritto, in quello est c’è l’abside vera e propria. Qui nel 1619 fu costruito un Positivo con funzioni di “guidavoce” dal citato organaro locale Marx Günzer. Riparato nel 1700 da Christoph Leo, esso era ancora in sito nel 1730 (come comprova un’incisione dell’epoca) ma nel 1756 fu spostato sul Matroneo (Lettner) e nel 1841 nella quattrocentesca cappella laterale detta “Cappella degli Orefici” (Goldschmiedekapelle) dopodiché fu ceduto al vicino Cimitero Protestante e lì collocato dall’organaro locale Bohl. Nel 1948, come abbiamo accennato, viene collocato nel Matroneo un corpo di canne come FernWerk (corpo lontano) dell’organo elettropneumatico; tale strumento è stato smantellato nel 1974 ma il FernWerk è rimasto al suo posto sul matroneo e dotato di propria consolle. Ecco la disposizione fonica, le cui canne sono di costruzione Steinmeyer (1948) e la consolle ad unico manuale costruito da Rudolf Kubak (1974):

Organo elettropneumatico del Matroneo (Lettner)
Estensione: C – a’’’cioè Do 1-La 4, 58 tasti cromatici

MetallGedackt 8’
NachtHorn 4’
SifFlöte 1’
RauschPfeife II fach
Rankett 16’

Nel Coro Est c’è anche un positivo a trasmissione meccanica, costruito nel 1995 da Rudolf Kubak:

Organo Positivo del Coro Est (abside)
Estensione: C – f’’’cioè Do 1-Fa 4, 54 tasti cromatici

Gedackt 8’
RohrFlöte 4’
Prinzipal 2’
Quinte 1’1/3’ Baß (Bassi)
Quinte 1’1/3’ Diskant (Soprani)

Organo della “Cappella degli Orefici” (Goldschmiedekapelle)
La cappella fu costruita tra il 1420 e il 1496 per la confraternita degli orefici (cioè in pratica l’associazione di commercianti, artigiani e industriali della città) e decorata con splendide opere d’arte paragonabili a quelle della Cappella Fugger. In questa cappella è probabile che nei tempi antichi si utilizzassero organi portativi, comunque solo nel 1892 si acquistò un armonium venduto nel 1963. Un organo positivo fu costruito nel 1956 (ditta Offner, di Kissing) venduto a sua volta nel 1974. Attualmente c’è un positivo a trasmissione meccanica costruito da Rudolf Kubak (1979):

Organo Positivo della Cappella degli Orefici
Estensione: C – f’’’cioè Do 1-Fa 4, 54 tasti cromatici

Gedackt 8’
RohrFlöte 4’
Prinzipal 2’
Mixtur II 1’

Graziano Fronzuto

[fblike style=”standard” showfaces=”false” width=”450″ verb=”like” font=”arial”]

[fbshare type=”button”]

Stefano Romano – La chiesa di S. Stefano al Vomero

Stefano Romano
La chiesa di S. Stefano al Vomero
Dall’Archivio di una Chiesa di Campagna
Ed. Ecclesiae Domus, Napoli, 2009.

366 pagine
Euro 20,00 – in vendita presso le principali Librerie Religiose

Presentazione di Mons. Armando Dini, Arcivescovo Emerito di Campobasso-Boiano
Introduzione di Antonio La Gala, studioso e scrittore di storia, urbanistica ed architettura.
A corredo del testo:
82 riproduzioni fotografiche di documenti, carte geografiche, illustrazioni e stampe antiche.
109 fotografie attuali (a colori) e storiche (in bianco e nero stampate con tecnica a colori)
41 riproduzioni fotografiche di spartiti del Puzone
2 riproduzioni fotografiche di spartiti del Sanfiorenzo

Stefano Romano

La chiesa di S. Stefano al Vomero. Dall’Archivio di una Chiesa di Campagna
Ed. Ecclesiae Domus, Napoli, 2009.

La Storia dispone delle opere umane a proprio piacimento. Ne conserva alcune, ne sacrifica altre, apparentemente senza alcun comprensibile criterio di scelta. Questo è ciò che molti pensano in merito alle vicende dei beni storici, specie in una città come Napoli che non è mai stata risparmiata dalle immani distruzioni avvenute nel corso dei secoli e, negli ultimi decenni, causate dalla II Guerra Mondiale (i bombardamenti che hanno devastato il Centro Storico e incendiato persino la Basilica di Santa Chiara), dalle catastrofi naturali e soprattutto dall’incuria.

L’amore per la propria città e per il patrimonio artistico che possiede ha da sempre animato la penna di don Stefano Romano, sacerdote, professore di conservatorio, organista, compositore, storico e soprattutto Napoletano come pochi. Egli –lottando contro l’insensibilità generale che spesso circonda ed opprime le anime più sensibili– ha raccolto, scritto e testimoniato con prove reali e concrete quanto è grande Napoli, dal punto di vista musicale, da quello organistico ed organologico, e soprattutto da quello artistico (nonostante le perdite, le distruzioni, le spoliazioni, le alterazioni, gli orrori di ogni periodo storico). I suoi volumi “L’Arte organaria a Napoli” rappresentano una pietra miliare non solo per chi si occupa strettamente di organologia ma anche per appassionati di musica ed arte sacra. Oggi egli presenta ai suoi lettori un’ulteriore perla a completamento della preziosa collana costituita dalle sue opere: una monografia sulla chiesa di Santo Stefano al Vomero.

Come suggerisce il sottotitolo era una chiesa di campagna, edificata nelle dimensioni attuali nel XVIII secolo (compare ed è chiaramente identificata in una mappa del 1775), per devozione di un privato benestante, Marco di Lorenzo, su un terreno di sua proprietà ai limiti della collina del Vomero (che a quell’epoca faceva parte di un’area ancora integralmente rurale). Rimase chiesa di campagna, dunque, fino agli inizi del XX secolo quando iniziò –dapprima lentamente poi sempre più impetuosamente e freneticamente– l’urbanizzazione di tutta la collina vomerese e del circondario.

In questo volume c’è innanzitutto la grande passione dell’Autore, presente in tutte le precedenti opere, che qui s’intreccia fortemente con innumerevoli ricordi personali e familiari oltre a rare testimonianze raccolte in lunghi anni. Tutto ciò però non distoglie mai l’Autore dalla consueta imparzialità e tantomeno lo lascia indugiare su facili romanticismi o stucchevoli oleografie. Al contrario: il rigore dello storico e l’impegno del ricercatore emergono in ogni pagina e si manifestano chiaramente nella ricca documentazione d’archivio e nella raccolta d’immagini fotografiche che l’Autore ha cercato, trovato, esaminato e riportato nel volume con profonda sensibilità.

L’edificio sacro vide scorrere intorno a sé la vita di persone umili, quali contadini e pellegrini, ma anche di nobili e potenti signori che, in quegli stessi anni, si facevano costruire le loro imponenti dimore di campagna nei dintorni. Tra questi il Duca di Salve, Antonio Winspeare (Napoli, 1822-1918; sindaco della città dal novembre 1875 all’aprile 1878) e sua moglie Emma (Emmanuella) Gallone di Tricase che sono stati (insieme a molti altri) fra i grandi benefattori di questa chiesa e la cui grande Villa è nelle adiacenze ed è oggetto di recenti restauri.

Forse per questo motivo fu sempre affidata a rettori di particolare sensibilità che ne fecero il centro di un’intensa attività culturale, oltre che religiosa. Spicca in particolare la figura di Padre Vincenzo Cerrito che resse la chiesa nei decenni tra la fine del XIX secolo e l’inizio del successivo.

In quegli stessi anni si avvalse della collaborazione di un valido musicista che scrisse inni religiosi i cui spartiti sono stati esaminati e trascritti da don Stefano (la cui madre e le cui zie avevano imparato a memoria tali melodie facendo parte del coro femminile di questa chiesa).

Il musicista era Raffaele Puzone, insegnante di pianoforte al Reale Conservatorio “San Pietro a Majella” (maestro –con Nicolò d’Atri e Florestano Rossomandi – di musicisti quali Enrico de Leva e Francesco de Leone), noto anche come direttore d’orchestra, compositore di brani inusuali (sua è una fantasia per due pianoforti a 8 mani: ciascun pianoforte va suonato da due pianisti), e promotore della rinascita della musica di Domenico Cimarosa nel centenario della sua morte (1901).

Come accennato, l’Autore narra con dovizia di documentazione anche ricordi familiari e personali, tra cui il matrimonio dei propri genitori, qui celebrato il 29 giugno 1912, la sua frequentazione della chiesa e l’incontro conla Famiglia Patrizi–cui resterà sempre legato da profonda amicizia– e con padre Carlo Massa, sua guida e padre spirituale, e l’impegno personale –coronato fortunatamente da insperato successo– per evitare che un’altra famiglia di privati cittadini, subentrata nella proprietà dell’edificio, ottenesse dall’Arcivescovo di Napoli la “riduzione allo stato profano” (sconsacrazione) della cappella per ampliare un adiacente esercizio commerciale a carattere finanziario.

A conclusione c’èla “Preghieradel Musicista”, che l’Autore ha rinvenuto sulla cantoria della chiesa di San Gioacchino a Via Orazio, il cui testo in Latino, di nobile ispirazione, è tale che l’Autore stesso ne attribuisce la paternità a San Tommaso d’Aquino.

Se la Storia ha consentito a questa chiesa di arrivare fino ai nostri giorni (è stata anche restaurata, ed è tuttora officiata anche se saltuariamente dato che l’ultimo rettore stabile ne è stato il compianto Don Salvatore Naddeo), la lettura di questo volume ce ne fa comprendere ampiamente le ragioni: la Storia non opera secondo criteri di scelta incomprensibili, dunque, ma in base a fatti certi e identificabili. Bisogna saperli cercare, trovare e documentare. E sempre troppo pochi sono coloro che sanno farlo…

novembre 2009

Graziano Fronzuto

Per la biografia di Don Stefano Romano: https://liberexitcultura.it/stefano-romano/

L’organo di San Michele a Rocca Massima

L’organo di San Michele a Rocca Massima

Chiesa di San Michele Arcangelo – ROCCA MASSIMA

Organo “Inzoli Cav. Pacifico di Bonizzi F.lli” (1999)

di Graziano Fronzuto

 Registri

[azionati da pomelli ad estrazione laterale in doppia fila alla sinistra della consolle]

II Manuale – Positivo Tergale

           Bordone                          8’          Ottava (sic)                      4’          Decimaquinta (sic)         2’ Uccelliera          Cornetto 3 file          Violoncello                    8’      [ancia]          Tremolo

 

Pedaliera

Pomellone del Tremolo
          Subbasso                   16’          Basso                           8’          Principale                    4’           Trombone            16’ Pomellone dei Campanelli [III Man.]

Registri

[azionati da pomelli ad estrazione laterale in doppia fila alla destra della consolle]

I Manuale – Grand’Organo

“Concerto”    –      Flauto in Ottava         [4’]      Bassi    –      Flauto in Ottava         [4’]      Soprani    –      Flauto in XII        [2’2/3’]      Bassi    –      Flauto in XII        [2’2/3’]      Soprani

    –      Voce Umana               [8’]      Soprani

    –      Tromba                        [8’]      Bassi

    –      Tromba                        [8’]      Soprani

 

“Ripieno”    –      Principale                    [8’]      [Bassi]    –      Principale                    [8’]      [Soprani]    –      Ottava                          [4’]    –      XV                                [2’]

    –      XIX                       [1’1/3’]

    –      XXII                             [1’]

    –      XXVI – XXIX

 

Accessori a pedaletto

Lato sinistro: Unione I – Ped; Unione II – Ped; Unione manuali

Lato destro: Ripieno A – Ripieno S; Rullante

Estensione

Tastiere di 58 note (Do1 – La5); tasti diatonici ricoperti in bosso, tasti cromatici ricoperti in ebano; Pedaliera di 30 note (Do1 – Fa3).

Trasmissione

Meccanica “sospesa” per il Grand’Organo; meccanica “bilanciata” per il Tergale e Pedale; consolle “a finestra”.

Collocazione

L’organo è collocato sulla Cantoria sopra l’ingresso della chiesa, preesistente (in legno, integralmente conservata) ed ampliata con una sovrastruttura in cemento armato autoportante.

Mostra e articolazione dei corpi d’organo

Immagine Postata
L’organo ha una cassa elegante (successivamente ornata come nella foto qui sopra), complessivamente ben disegnata. Essa denuncia in modo chiaro il suo “werkprinzip” con la seguente collocazione delle canne:

Tergale                Mostra a tre campi [campi laterali con ali digradanti verso il centro; campo centrale a cuspide con ali laterali] composta da canne dell’Ottava 4’, con bocche “a mitria” ad andamento contrario; canna maggiore, estrema sinistra, Do 4’; nelle fiancate laterali vi sono 6 canne di Bordone per lato.

Gran Buffet         Mostra a tre campi [campi laterali con ali digradanti verso il centro; campo centrale a cuspide con ali laterali] composta da canne del Principale 8’, con bocche “a mitria” ad andamento contrario; canna maggiore, estrema sinistra, Do 8’.

Note

Rocca Massima è un paese posto sulla cima di una collina al confine tra le province di Latina (di cui fa parte), Roma e Frosinone, nonché tra le diocesi di Velletri (di cui ha fatto parte fino al 1980 circa) e quella di Latina (di cui è stata l’ultima acquisizione). Il posto è particolarmente ameno ed in posizione dominante sulla pianura Pontina, ed è tuttora meta di villeggianti. Vi sono ampi panorami sulla zona circostante (molto suggestivi quelli su Cisterna e Velletri, dove la vista spazia fino alla costa anziate e nettunense).

La parrocchiale, dedicata a San Michele, appare attualmente nelle tipiche forme neoclassiche della fine del XIX sec., quando fu radicalmente ristrutturata per merito di un parroco alquanto lungimirante e illuminato (uomo colto e fine musicista, recita la lapide di intitolazione della piazza antistante la chiesa).

Con l’affidamento della parrocchia, nel 1996, a don Giuseppe [Zbigniew] Cieslàk, polacco, è iniziata una vasta opera di restauri della struttura muraria e delle decorazioni, a cominciare dalla pala d’altare (copia ottocentesca dell’Arcangelo di Guido Reni) e dei begli altari laterali, di fine ‘700. Grazie anche all’agguerrita politica di valorizzazione intrapresa dal sindaco dell’epoca, Marcello del Ferraro, e del presidente della “Pro–loco”, Umberto Tomei, si è proceduto all’acquisto di questo organo, preventivamente ampliando la cantoria d’ingresso, lignea (conservata e perfettamente leggibile nelle sue dimensioni) e sostenendola con pilastri in cemento armato resi invisibili nella boiserie della bussola della porta. La costruzione fu affidata a Ettore Claudio Bonizzi, attuale titolare, con i fratelli, della storica ditta fondata da Pacifico Inzoli a Crema.

Ne è risultato un organo tecnicamente interessante e suggestivo, con alcune particolarità alquanto singolari: basti citare il fatto che il positivo tergale  sia azionato dalla tastiera superiore. L’intonazione è molto sonora e possente, anche in relazione alle dimensioni della chiesa.

Su questo strumento si tengono interessanti manifestazioni organistiche, cui partecipano artisti di fama internazionale.

Ringraziamenti

Ringrazio il parroco don Giuseppe ed il maestro Mauro Bassi presenti al mio sopralluogo dell’ottobre 2002, nonché l’organaro Ettore Claudio Bonizzi per le notizie fornitemi.

[fblike style=”standard” showfaces=”false” width=”450″ verb=”like” font=”arial”]

[fbshare type=”button”]