“Zenit, donne in poesia” è una raccolta di versi inediti di Consuelo Casini, Roberta Petraglia e Simonetta Visconti. Si tratta del primo libro edito da Liber Exit ed ha l’onore di essere segnalato da L’Unità, Il Corriere della Sera e Il Manifesto nella data simbolica dell’8 marzo 2014.
La scelta editoriale di esordio è di Rosanna Fronzuto e Beatrice Casini che vedono nella poetica delle tre autrici un filo conduttore legato al femminile arrendersi all’inconoscibile della vita quale misterioso intreccio tra persone, situazioni, pensieri, eventi e sentimenti che sfuggono alla percezione completa. La consapevolezza di questa ‘verità mai possibile’ è vissuta in ogni contesto di definizione dell’io nel mondo: dalla scrivania dell’ufficio ai fornelli accesi, dal latte preso come figlie al latte per i figli, dall’ampiezza della prospettiva universale alla limitatezza quotidiana, la donna spazia e ritorna a sé guardando dritto e incessantemente verso l’insondabile interiore ed esteriore per motivarlo, accoglierlo, renderlo fecondo. Alcune donne avvertono questa spinta come pressione poetica che diventa ottica verticale esistenziale nell’identificazione del femminile con il trinomio poesia-amore-vita. Non a caso Zenit è l’unica posizione del sole che non fa ombre sulla terra. Ed è nello scorrere in versi sciolti di ogni forma d’amore per la vita e del tempo in cui accade, che il lettore subisce, ad opera ipnotica delle autrici di Zenit, una fascinazione: il ritrovarsi inconscio ad “oltrepassare le parole“, come suggerisce Lucrezia Palummo nel proemio.”
Consuelo Casini, intrisa d’urgenza lirica come dice a presentazione di sé: “parole e versi mi sopraggiungevano con una forza viscerale profonda, dando consistenza all’estro e diventando fonte di libertà anche dai legami della punteggiatura”, quasi a segnalare che soltanto la libertà creativa le concederà l’accesso alla conoscenza di tutte le cose con il lusso delle maiuscole: ‘Quanto stupore al visivo/ che a stento comprende il non vivo/ Ma è risultanza d’incontro e visione/ Parte da luce e si completa nel cuore.’ (cfr. Il gioco d’ombra – p. 29)
Roberta Petraglia, poetessa “della pietra” si sofferma a riflettere “come la mente riesca a riciclare pietre di crolli anteriori e parole sfuse è un processo quasi sconosciuto” rammaricandosi che “nell’abnorme sviluppo industriale scientifico-elettronico” sia stato “accantonato il senso dell’armonico e del necessario” fino ad ammettere, in ispirazione poetica, che ‘nessun passo spezza sigilli/sull’impiantito logoro./Invecchia pure il tempo/fermo a contar sassi/sotto l’intonaco che sbecca/coi suoi artigli vigliacchi.’ (cfr. Piaggine – p. 78)
Simonetta Visconti, scandita dal tempo, titola le sue poesie con date certe perché la realtà ha le sue precipitazioni, rapide, violente, e quello che non si compie per anni, avviene in un giorno e bisogna consacrarne il momento trascrivendolo: “negli anni ho compreso che quelle parole non erano mie, bensì dettate letteralmente sotto ispirazione da un piano superiore”. E il 25 aprile 2002 profetizza di sé ‘E’ inverno. C’è vento e arriva dal mare./Sono alla scrivania e sto scrivendo il mio libro./Sarà pubblicato./ Il mio sogno si avvera.’ (cfr. 25/4/2002 – pag. 91)