da Graziano Fronzuto | 22 Apr, 2022 | Musica
Franz Joseph Haydn
Musica instrumentale sopra le 7 ultime parole del nostro Redentore in croce
Sette Sonate con un’introduzione e alla fine un Terremoto
Edoardo Bellotti e Maurizio Salerno ai due organi Mascioni di Santa Maria della Passione – Milano
CD “Amadeus” AM 161
Franz Joseph Haydn compose queste Sette Sonate nel 1786 per un organico strumentale orchestrale su commissione di un Canonico di Grotto di Santa Cueva, vicino Cadice, per le cerimonie del venerdì Santo che si tenevano in cattedrale. Lì il venerdì Santo il Vescovo saliva sul pulpito di una chiesa adornata di drappi neri ed illuminata da una sola fonte di luce artificiale (un grosso candelabro) e pronunciava la prima delle sette parole di Cristo e vi teneva un discorso, poi scendeva, si sedeva sul trono vescovile per qualche minuto e tornava sul pulpito dove pronunciava la seconda parola e un secondo discorso, poi discendeva e si sedeva e così via per tutte e sette le parole di Cristo sulla Croce. La musica doveva accompagnare gli spazi di silenzio: si trattava di scrivere sette adagi di circa dieci minuti di durata senza annoiare gli ascoltatori, cosa che fu difficile -per sua stessa ammissione- allo stesso Haydn.
Successivamente Haydn trascrisse le sue musiche per quartetto d’archi e infine lo trasformò in oratorio con testo appositamente scritto e rivide l’orchestrazione aumentando il numero e la varietà degli strumenti a fiato.
La versione per due organi si basa su una riduzione per clavicembalo o fortepiano edita da Artaria nel 1787 e approvata dallo stesso Haydn e fa riferimento alla presenza in quasi tutte le chiese più importanti della Spagna di due organi affrontati nel presbiterio cosa che fa ritenere che esecuzioni a due organi fossero già in uso ai tempi di Haydn subito dopo la consegna del lavoro nel 1786.
L’opera è così articolata: Introduzione; Sonata I “Pater dimitte illis, quia nesciunt quid faciunt”; Sonata II “Hodie mecum eris in Paradiso”; Sonata III “Mulier ecce filius tuus”; Sonata IV “Deus Meus, Deus Meus, utquid dereliquisti me?”; Sonata V “Sitio”; Sonata VI “Consummatum est”; Sonata VII “In manus tuas. Domine, commendo spiritum meum”; Terremoto.
Effettivamente, tranne l’introduzione di 4 minuti e il Terremoto di 2 minuti, si tratta di sette Adagi della durata di quasi dieci minuti ciascuno. Tutti bellissimi, per carità, ma effettivamente Haydn, nonostante sia un genio universalmente riconosciuto, non riesce a tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore per tutte e sette le Sonate ed è facile, nell’ascolto, distrarsi.
I due organisti Edoardo Bellotti e Maurizio Salerno, rispettivamente maestro e allievo, si impegnano al massimo e sfruttano tutte le gamme sonore degli organi a loro disposizione per evitare l’effetto assuefazione e devo dire che lo fanno piuttosto bene.
Gli organi sono quelli della chiesa di Santa Maria della Passione di Milano, la più vasta chiesa della città dopo il Duomo, collocati al di sotto dei pennacchi absidali della cupola. Quello di sinistra, ad un solo Manuale e pedaliera Italiana di limitata estensione è stato ricostruito nel 1985 da Mascioni con i resti di materiale antegnatesco; quello di destra, a due manuali e pedaliera, è stato costruito ex-novo nel 2001 e si amalgamano molto bene nonostante le differenti intonazioni; diciamo che non sono gemelli ma complementari l’uno all’altro (in Spagna invece è facile trovare organi pressocché gemelli) e ciò ravviva l’interpretazione dei sette lunghi Adagi di cui si parla. Gli organi sono contenuti in casse identiche di ricchissima fattura barocca, ligneodorate e riccamente intagliate, su cantorie altrettanto decorate e ante dipinte da maestri pittori del seicento. Guardandoli dalla chiesa, fanno un bellissimo effetto.
L’interpretazione del duo Bellotti/Salerno è senza dubbio interessante, ben calibrata e con i giusti cambi di registri e gli effetti di piano e forte che si odono durante l’esecuzione dei brani. I due organi, nella loro complementarietà, rispondono bene alle facoltà interpretative dei due organisti. Il duo è ben affiatato, nonostante si tratti di un maestro e di un suo allievo, e ciò fa pensare alle pratiche interpretative a due organi nelle chiese Spagnole dove appunto un organo era suonato dal Maestro e l’altro da un suo allievo.
Il libretto -tutto in Italiano- è stato redatto da Alessandro De Dei e descrive benissimo tutti i brani registrati, sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista più genericamente artistico. Mancano purtroppo le descrizioni degli organi e le disposizioni foniche, mentre i curricula dei due organisti sono riportati nella rivista cui il CD è allegato. Tuttavia le notizie si possono reperire QUI dove si scopre che l’organo di sinistra ha tastiera unica di 57 note (Do1-Do6 con prima ottava “corta”) e l’organo di destra ha due tastiere di 68 note (Fa-1-Do6), cosa piuttosto rara.
Un ultima “chicca” è che si tratta di una registrazione inedita: prima di questo disco nessuno aveva mai inciso quest’opera di Haydn usando due organi, mentre sono reperibili in commercio i CD della versione oratoriale (anche quella solo strumentale è piuttosto negletta) né risulta che nessun altro abbia fatto altrettanto in seguito. Si tratta dunque di un “unicum” che mi permetto di consigliare a tutti gli amanti della musica organistica e anche agli appassionati di Haydn o della musica del periodo classico, non ne rimarranno delusi.
Aprile 2022
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 22 Apr, 2022 | Musica
Francesco e Piergino Maurelli (organo a 4 mani)
Organo della Cattedrale Santa Maria Assunta a Pontremoli
Organo Balbiani (1961) ampliato da Chichi (1972(
CD VIDEORADIO VR CD 000380
Nella cattedrale di Pontremoli esiste attualmente un grande organo costruito dalla ditta Balbiani (1961) sulla cantoria sopra l’ingresso principale, inizialmente a due manuali (G.O.-Exp) poi ampliato con un corpo corale collocato nei matronei con un’ulteriore tastiera dalla ditta Chichi (1972). Gli organisti titolari, cosa più unica che rara, sono due gemelli omozigoti (gemelli identici): Francesco e Piergino Maurelli che hanno studiato con Claudia Termini ed hanno inciso un CD di musiche eseguite a quattro mani e quattro piedi, cosa anche questa più unica che rara.
Nell’ordine: Wolfgang Amadeus Mozart, Fantasia in Fa minore K608 e Fantasia in Fa minore K594; Johann Christian Bach, Duetto; Ludwig van Beethoven, Adagio per orologio meccanico; Johann Christoph Kellner, Quartetto; Gioacchino Rossini, Sinfonia da “Il Barbiere di Siviglia” per due organisti.
Come si vede, il repertorio è sufficientemente vasto nella sua rarità. Dalle sonorità variegate della Fantasia K608 di Mozart (che è stata scritta per orologio meccanico, cioè per un carillon il cui rullo fonotattico dura circa 12 minuti) alle idilliache atmosfere di J.C.Bach e di Beethoven (anche questo scritto per orologio meccanico, cioè per un carillon il cui rullo fonotattico dura almeno 6 minuti) fino alle spumeggianti atmosfere della celebra Sinfonia di Rossini.
L’affiatamento tra i due organisti è da manuale e forse si deve proprio all’essere gemelli identici, fattore che non va trascurato per l’analisi delle interpretazioni. Vi è sufficiente pathos romantico e vi è la padronanza assoluta del grosso strumento pontremolese.
La presa del suono è buona e gli impasti sonori dell’organo risultano in tutta la loro bellezza “balbianesca”. La foto dell’organo che campeggia in copertina e sul dorso del CD fa vedere la mostra dell’organo composta da canne molto strette dell’ordine di 16’ probabilmente del Violone del Pedale.
Il libretto, tutto in Italiano, descrive l’organo e la sua disposizione fonica e il curriculum dei due organisti, di tutto rispetto, e si completa con le foto, purtroppo in bianco e nero, dello strumento e dell’abside della Cattedrale, oltre che dei due organisti.
Nessun cenno sui brani né sul loro adattamento all’organo a quattro mani e quattro piedi e ciò è un vero peccato perché si suppone che tale adattamento sia stato fatto dagli organisti stessi, ma appunto resta una supposizione in quanto il libretto non fornisce notizie in merito.
Tutto sommato il CD merita di far parte delle collezioni degli appassionati, soprattutto per l’unicità degli interpreti e per l’encomiabile affiatamento dimostrato nelle esecuzioni, oltre che per ascoltare un organo piuttosto bello quanto raro e di cui si hanno poche notizie.
Aprile 2022
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 9 Apr, 2022 | Litterae, Musica, News
A tutti gli organisti e a tutti gli appassionati d’organo. Se vi trovate a Roma, evitate come la peste la chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi, piccolissima chiesa alle spalle della grandiosa basilica di Sant’Agostino.
In questa chiesa -nonostante come abbiamo detto sia piccolissima- è stato installato un organo Mascioni a ben 5 manuali su progetto di Jean Guillou che, come è facile capire, è sopradimensionato ed ottunde gli ascoltatori con la sua mole e la sua ipertrofia di registri. Tutto per la megalomania del rettore.
Ma il motivo per cui bisogna evitare questa chiesa come la peste è appunto il suo rettore, don Borges, che è del tutto insensibile agli organisti e alle loro istanze e non esita a sfoggiare villania e maleducazione per allontanarli anche se stanno semplicemente guardando la consolle dell’organo che troneggia in bella mostra nella navata (è più grande dell’altare maggiore quindi è anche impossibile evitarla). Io stesso sono stato apostrofato con volgarità (mi è sembrato di udire distintamente “Hinho de puta”) per aver solo osato provare a copiare i registri per l’appendice al mio trattato “organi di Roma”. Ha letteralmente dato in escandescenze inveendo ed imprecando contro di me!
Non portategli in regalo vostri CD o vostri libri, io l’ho fatto e me li sono visti respingere con un secco “no me interessa” invece che far finta almeno di ringraziare come buona educazione vuole. Libro e CD sono stati poi da me regalati al Cardinale Vicario Angelo De Donatis, che ha ringraziato e benedetto.
Per non parlare del sacrista, la maleducazione fatta persona. Insomma, se siete a Roma e volete visitare questa chiesa, non lo fate per la vostra buona salute e per evitare di essere maltrattati, insultati e apostrofati oltre che per evitare dolorosi mal di fegati. Evitatela come la peste. Fino a che ovviamente ci sarà don Borges. Bisogna attendere il suo trasferimento (o il suo requiem) cosa che gli auguriamo di cuore che avvenga al più presto. Del resto l’età ce l’ha e ha occupato la rettoria fin da troppo tempo. Nell’attesa, speriamo non lunga, evitate la chiesa come la peste credetemi.
Aprile 2022
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 7 Apr, 2022 | Musica
Die Klais-Orgel
im Dom zu Aachen
Norbert Richtsteig
Organo Klais (1990) della Cattedrale di Aquisgrana
CD Domkapitel Aachen
Nella carolingia cattedrale di Aquisgrana (Aachen in tedesco, Aix-la-Chapelle in francese), fondata da Carlo Magno ispirandosi alla chiesa ravennate di San Vitale ma successivamente rimaneggiata con l’aggiunta di un grande coro gotico, c’è un RiesenOrgel (organo gigante) costruito da Klais con materiale dell’organo del 1865 che possedeva 65 trgistri.
Il Cd su di esso inciso dall’allora (1994) organista titolare è una miscellanea di opere tedesche e francesi dal XVIII al XX sec. Si comincia con Johann Sebastian Bach, Fantasia su “Komm Heiliger Geist, Herre Gott” Bwv 651, si prosegue con il suo allievo Johann Ludwig Krebs, Corale “Herzlich lieb hab ich dich, o Herr”, Claude Bénigne Balbastre Noel “On S’en vont Ces gais bergers”; Camille Saint-Saens. Fantasia in Re bemolle maggiore Op.101; Louis Lefébure-Wély, Sortie in Si bemolle maggiore; Losef Gabriel von Rheinberger Sonata n.4 in La minore “Tonus Peregrinus”; Olivier Messiaen, Apparition de l’Eglise Eternelle; si chiude con Jean Langlais, Acclamations.
Nonostante la grande varietà di autori e di opere, l’organo sembra rispondere assai bene al cambiamento di epoche e di stili; Richsteig ci mette del suo, scegliendo appropriatamente i registri e i cambi di tastiera ma non sfugge ad una certa monotonia di fondo presente in tutte le opere probabilmente dovuta ad un nucleo base di registri sempre presenti che -sia pure ragionevole per l’incisione di tanti brani così diversi in un unico CD- si fa sentire e talvolta risulta pesante.
L’intonazione del RiesenOrgel non è particolarmente brillante, anzi è (come spesso accade nei RiesenOrgeln) piuttosto scura così i brani settecenteschi perdono in brio, quelli ottocenteschi sono più appropriati. Se in Bach, Krebs. In qualche misura Balbastre, il rigido rispetto del metronomo può essere giustificato, non lo è altrettanto con tutti gli altri pezzi. Per un Rheinbergeriano credente e praticante come me la Sonata n.4 appare ben eseguita ma l’avrei preferita più varia nei registri e nei cambi di tastiera e soprattutto ci sarebbe voluto un po’ di rubato per evitare l’effetto accademico di questa Sonata eseguita troppo rigidamente. Messiaen e Langlais riescono abbastanza bene e sembrano essere i brai più vicini alla sensibilità dell’interprete.
Il libretto, tutto in Tedesco, si sofferma sulla storia dell’organo, sulla sua ricca disposizione fonica in più corpi, sul curriculum dell’interprete e su brevi note sui brani eseguiti. La presa del suono -in un ambiente difficile come la Cattedrale di Aquisgrana- è molto buona e rende giustizia all’organo e alle sue caratteristiche. Va sottolineato che il CD è stato prodotto dal Capitolo della Cattedrale, evidentemente conscio del valore del proprio organo e del proprio organista, cosa che in Germania è possibile mentre in Italia è assai più difficile che accada.
Aprile 2022
Graziano Fronzuto