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TRONDHEIM – L’organo della Cattedrale di Nidaros

TRONDHEIM – L’organo della Cattedrale di Nidaros

NIELSEN LUDVIG (1906-2001)

Soprano: Mona JULSRUD

Biørn Kare MOE al grande organo Steinmeyer (1930, 1962) della cattedrale di Nidaros a Trondheim, Norvegia

L’imponente cattedrale di Nidaros a Trondheim è il più vasto edificio religioso della Norvegia; costruito in stile romanico-gotico per volontà del re Sant’Olaf nel XIII sec., ha passato travagliate vicende fino al restauro statico-conservativo della fine del XIX sec. e di quello per il 900° anniversario della morte del re Santo nel 1930.

Al suo interno, nel lato sinistro del transetto, si trova un organo costruito da Johann Joachim Wagner del 1740, ordinato appositamente a Berlino all’organaro regio della Prussia quale Wagner era; negli anni ’30 del XX sec. si costruì un organo gigante (riesenorgel) da parte di Steinmeyer (126/IV), che venne collocato nel lato destro del transetto e collegato all’organo antico. In sede di successivi restauri l’organo Steinmeyer venne separato dall’organo Wagner che tornò al suo antico splendore con un certosino lavoro di restauro di  Jürgen Ahrend del 1993-94, mentre l’organo Steinmeyer ebbe un decennio di declino fino al suo successivo restauro.

A quest’organo è legata la figura di Ludvig Nielsen (Født 3. febbraio 1906 – Borge i Østfold, 22. aprile 2001 Trondheim) che fu un compositore, direttore di coro nonché organista della cattedrale di Nidaros per 41 anni dal 1935 al 1976 e poi sporadicamente fino al suo ritiro nel 1991. Nella sua lunghissima vita scrisse una grande quantità di opere, molte delle quali dedicate all’organo e al corale Luterano, un’antologia delle quali è registrata su questo CD.

Il CD si apre con le campane della cattedrale di Nidaros che suonano a distesa.

Prosegue poi con le opere di Nielsen: innanzitutto la Fantasia sopra la GAMLE OLSOKMELODIER: SEKVENSEN “LJOSET YVER LANDET DAGNA” OG ANTIFONEN “DETTE ER DAGEN SOM HERREN HAR GJORT” per organo solo, Op.4 (1941) suddivisa in Toccata, Antifona, Corale. Si prosegue con tre Salmi per voce ed organo: lyr, krukka brast. Op. 50b (1980) su testo di Karl Gerok; Nathan SlJderblom. johannes Smemo Kun dagligdags er ali din dont. Op. 11 (1963) su testo di Henrik Wergeland; Herre. jorda er din klednad. Op, 33b (1973) su testo di Alfred Hauge.

Da 150 ENKLE OG LETTE ORGELKORALER TIL NORSK KORALBOK. Op. 67 (1988): ‘ychoi m Eg ser deg. Gud. i kvar den bio m som tirer, melodia di Trond Kvemo; Brid for verden lot du vokse, melodia di Anfinn 0ien (dal terzo libro).

Dai SALME per voce e organo: Du er Gud over ar og tider, Op, 40b NO.1 (1977) testo di Alfred Hauge; Guds kirke star sa Op, 36 NO.1 (1976) su testo di Christopher Knudsen.

Seguono Capriccio Corale su “H0YR, KRUKKA BRAST, OG OlJEN SER DU RENNE” per organo solo, Op. 50a (1980); dai Salmi per voce e organo “filpet er fullendt”, Op. 40b NO.2 (1977) su testo del vescovo Ame Fjelbu; dai salmi Op. 47a (1979) “Før dagsens siste ijos døyr ut” testo latino del VI sec., trascritto in norvegese da Arve Brunvoll.

Poi viene la monumentale fantasia su VENI REDEMPTOR GENTIUM ET DIES IRAE per organo solo Op. 52 (1981) articolata in Variazioni, Toccata, Intermezzo, Fuga con la melodia popolare “Vreidedagen verdi tyner”.

Si sentono quindi nuovamente  le campane della cattedrale di  Nidaros e le Variazioni sul canto popolare norvegese “NGEN VINNER FREM Tll DEN EVIGE RO” per organo Op.2 (1941)

Tutta questa musica fa ben comprendere lo stile e le preferenze di Nielsen: assolutamente tonale con qualche sprazzo di lieve cromatismo qua e là. Nonostante l’epoca di composizione (seconda metà del XX sec.) non si avverte nessuna innovazione novecentesca né l’influenza dei maggiori compositori per organo del periodo. Insomma lo stile di Nielsen è più vicino a Mendelssohn che non a Reger o a Hindemith e tutti i brani cantati non sono altro che dei lied per voce e organo assolutamente tonali con qualche modulazione anche complessa ma mai troppo. Per Nielsen il novecento non esiste: i suoi brani sembrano ottocenteschi e nemmeno  più arditi (come quelli di Rheinberger o Widor) ma tant’è. Evidentemente era ciò che il pubblico apprezzava di lui e che il pubblico si aspettava da lui.

L’organo sostiene vigorosamente il canto nei brani cantati e mostra tutta la sua potenza e la varietà della sua ricca tavolozza sonora nei brani solistici, cosa questa che dimostra che Nielsen, pur non componendo come altri suoi compositori coevi, era a suo modo un virtuoso dell’organo ed in particolare di questo organo che rende bene i suoi contrappunti e le sue melodie accompagnate dimostrando una sinergia organo/autore che ha pochi altri esempi così pregnanti.

Biørn Kare Moe interpreta con la giusta intensità i brani di Nielsen, lo fa con rigore e aderenza allo spartito molto corretti, anche se qualche rubato non avrebbe nuociuto all’ascolto, anzi lo avrebbe ravvivato. La presa del suono effettuata da Kristine Kaasa Moe (evidentemente sua moglie) è convincente e particolarmente adeguata alle difficoltà di registrazione di un RiesenOrgel suddiviso in più corpi in una chiesa grande e risonante. Mona Julsrud è il soprano che canta le numerose melodie accompagnate del disco e lo fa con grande trasporto emotivo e con la giusta intonazione. Rende bene anche le nouances piano e forte e i crescendi ed i diminuendi. Certo anche lei avrebbe fatto bene a inserire qualche rubato ma il CD si basa sul rigoroso attenersi alla partitura senza prendersi libertà interpretative che evidentemente sono sembrate agli interpreti fuori luogo.

Il libretto, integralmente in Inglese, riporta la storia della cattedrale e dell’organo, costruito in corrispondenza dei restauri del 1930 -900° anniversario della morte del re Sant’Olaf, patrono della Norvegia- nel transetto destro con 127 registri su 4 tastiere e pedaliera. Successivamente fu ridimensionato e collocato sulla porta d’ingresso, mentre i registri esclusi dalla ristrutturazione andarono a formare un organo corale nei pressi dell’altare maggiore. Nel 1993 Edgard Krapp, professore all’Accademia Musicale di Monaco di Baviera e Gotthard Arnér, organista della cattedrale di Stoccolma, espressero il parere di riportare l’organo alle originarie dimensioni, cosa che entusiasmò lo stesso Nielsen, e che venne attuata pochi anni dopo da Kuhn con l’apporto della ditta inglese di Henry Willis per le canne del Solo.

Il libretto prosegue con i curricula dei due artisti e con i testi dei brani cantati, in Norvegese con a fronte la traduzione in Inglese. In copertina c’è una foto dell’interno della cattedrale e in quarta di copertina la foto di Nielsen. Non c’è purtroppo la disposizione fonica dell’organo reperibile in internet e visibile QUI.

Consiglio il CD agli appassionati di musica tonale del XX sec. e agli appassionati di RiesenOrgeln, non rimarranno delusi e scopriranno un prolifico compositore Norvegese che li soddisferà.

Maggio 2024

Graziano Fronzuto

ROMA, Green Thumbs – noi coloriamo le strade in verde. Un progetto di Silvia Castaldo e Heidi Hirvonen.

ROMA, Green Thumbs – noi coloriamo le strade in verde. Un progetto di Silvia Castaldo e Heidi Hirvonen.

Libro a cura di Silvia Castaldo e Matilde Spadaro.
Recensione di Graziano Fronzuto.

Questa volta, invece di un CD musicale, ho per le mani un libro quanto mai interessante da recensire. Si tratta di un
volumetto di 80 pagine, estremamente curato sia dal punto di vista grafico che soprattutto del contenuto, che mi è stato donato, con squisita gentilezza, dalla coautrice Silvia Castaldo. Il titolo è tutto un programma Green Thumbs – noi coloriamo le strade in verde ed in esso sono racchiusi e anticipati sia il contenuto del libro che i messaggi dei progetti artistici realizzati nella città di Roma da Silvia Castaldo e Heidi Hirvonen.

Il libro si apre con una Prefazione di Salvatore Leandro Gangemi in cui vengono descritte le opere di Silvia Castaldo e Heidi Hirvonen dal punto di vista paesaggistico e urbanistico nonché i target delle opere stesse: i bambini, gli anziani, la città di Roma. Segue l’Introduzione di Matilde Spadaro che descrive il progetto “Green Thumbs” (cioè “Pollici Verdi”) come valorizzazione e riutilizzo di oggetti all’apparenza non più utili, ma che possono diventare, insieme all’immancabile verde floreale, oggetti d’Arte collocati per le strade di Roma e lasciati alla buona cura e volontà dei cittadini che ne comprendono il significato: Street Art, sì, ma con implicazioni verdi che la rendono unica ed interessante per tutti i fruitori di essa. Si entra così nel primo capitolo “Green Thumbs: fatti e non parole, articolato in sottocapitoli. Il primo “Progetto e Filosofiatraccia la storia del progetto risalente al 2016, anno dei primi schizzi e delle prime installazioni in luoghi frequentati ma privi di quell’interesse artistico che viene instillato con l’istallazione di
un progetto Green Thumbs. Il secondo “Dalla Teoria alla Pratica” racconta le installazioni Green Thumbs che sono
andate ad arricchire ed abbellire luoghi non particolarmente attrattivi per le loro condizioni. Seguono le descrizioni, con abbondante materiale fotografico, delle installazioni finora eseguite e tuttora visibili, tranne sporadici casi di vandalismo che hanno visto ricreare la medesima installazione in un luogo più sicuro, come “il Carretto” spostato nel 2019 da Viale Beethoven al Parco Collina della Pace nel centro anziani “Pierino Emili”.
Il volumetto procede con la riproduzione di schizzi di Heidi Hirvonen introduttivi del secondo capitolo “Lo stato dell’ambiente: passato, presente e futuro” che si articola con “Natura Madre“, in cui vengono evidenziate le fonti d’ispirazione delle artiste e con un lungo sottocapitolo sul “Cambiamento Climatico” che descrive i possibili scenari futuri cui andiamo incontro e per contrasto le installazioni di Green Thumbs che, avendo il verde urbano come progetto ideale, contribuiscono per loro conto a limitare gli effetti del cambiamento climatico. Segue “Futuro ed Economia Circolare” in cui i progetti di Green Thumbs, che partono da oggetti apparentemente giunti al loro fine vita, possono essere ricondotti ad una nuova vita, sempre più verde, con l’impegno delle Street Artists stesse.

Il terzo capitolo “In natura tutto si trasforma e nulla si distrugge” si sviluppa in un unico subcapitolo “Il riciclo e il riuso dei materiali prodotti” in cui si enfatizza il ruolo dell’Arte nel riciclo e nel riuso dei materiali più diversi. Il quarto capitolo “Green Thumbs: parlano di noi ci offre una rassegna degli articoli comparsi sulla stampa e in siti internet nei quali è raccontata l’esperienza artistica del progetto Green Thumbs. Movimentano il libro le foto in bianco e nero delle artiste nonché una ricca bibliografia. Il libro si chiude con la postfazione redatta da Rosanna Fronzuto quale socia fondatrice dell’Associazione Liber Exit che ne ha curato l’edizione e con i curricula artistici e professionali delle coautrici Matilde Spadaro e Silvia Castaldo.

Di pratica maneggevolezza e di pratico uso, il libro si lascia leggere facilmente, anche nei passaggi più ostici per complessità di argomenti quali quelli del sottocapitolo “Cambiamenti Climatici”, e alla fine si resta entusiasti di come tramite le azioni/installazioni di Green Thumbs il verde venga valorizzato e reso una forma d’Arte tramite il riuso di oggetti più disparati, tutti rigorosamente ricircolati e riutilizzati. Senza dubbio le iniziative di Green Thumbs sono degne di nota e gli accordi con il Municipio Roma XI fanno ben sperare per un loro ulteriore sviluppo su scala urbana che senz’altro troveranno il meritato successo di critica e di pubblico.
Marzo 2024

Sonntagberg – l’organo della Basilica

Sonntagberg – l’organo della Basilica

Sonntagberg – l’organo della Basilica

Kurt Neuhauser all’organo Franz Xaver Christoph (1776)

CD ORF 305

La Basilica di Sonntagberg è di antiche origini, ma fu radicalmente trasformata nel XVIII sec. adattandola al gusto barocco imperante. Nel corso dei lavori, Franz Xaver Christoph fu incaricato di costruire l’organo sulla cantoria sopra l’ingresso principale, dotato di 25 registri distribuiti su due manuali e pedale tutti con prima ottava ‘corta’; l’organo possiede tre registri ad ancia al pedale, ma nessuno ai manuali, i quali sono di 8, 5’1/3’, 4’ per ottenere l’effetto di ancia 16’.

Il CD contiene un repertorio particolarmente ricco: si comincia con Georg Muffat (1653-1705), Toccata decima; si prosegue con Johann Pachelbel, quattro versetti sul Magnificat; Johann Caspar Ferdinand Fischer, Ciaccoha in Sol maggiore; Franz Anton Maichelbek, Sonata Terza; P. Theodor Grûnberger, Rondo per l’Offertorio e Un pezzo in Eco con Trasformazione; Carl Philipp Emanuel Bach, Sonata in Fa maggiore in tre movimenti Wq 70/3; P. Gregor Schreyer, Pastorale; Leopold Mozart e Johann Ernst Eberlin, “La mattina e il crepuscolo”; Alessandro Scarlatti, Toccata XI in La maggiore.

Il brano “La mattina e il crepuscolo” si articola in 12 brevi versetti scritti dall’uno e dall’altro autore: Aria [E], Il Carnevale [M], Adagio-Cantabile-Grazioso [E], Minuetto [E], Minuetto Pastorello [M], Scherzo [M], Minuetto [M], Aria [E], La caccia [M], Minuetto [M], Minuetto [E], Ninnananna [E]; ciascun brano costituisce una traccia a sé stante.

All’ascolto, il CD risulta piacevole innanzitutto per la bellezza dei timbri dell’organo, che possiede fondi ben intonati e poderose Misture, sapientemente utilizzati da Neuhauser nel corso dei vari brani. Purtroppo però si attiene troppo al metronomo: ruba un pochetto qua e là ma per il resto non va mai al di là del ritmo metronomico. E ciò comporta una certa noia nei brani più lunghi (la Sonata di C.Ph.Em.Bach e le variazioni di cui è costituita la Sonata Terza di F.A.Maichelbek) che avrebbero meritato qualche frizzo in più.

I brani de “La mattina e il crepuscolo” vengono interpretati con il giusto pathos classico protoromantico, e la loro brevità li rende piacevoli perché si cambiano in continuazione tastiere e registri e in più ci sono accelerati e rallentati che anche se non costituiscono un vero e proprio rubato ci sono piuttosto vicini.

Discorso a parte merita la Toccata XI in La maggiore di Alessandro Scarlatti, vero “corpo estraneo” tra tanta teutonica ricchezza di brani. Neuhauser la affronta con i registri giusti per l’organo utilizzato, ma non si concede il lusso di rubare quel tanto che il pezzo consente (cfr. la mia interpretazione sull’organo Giuseppe de Martino della SS. Annunziata di Gaeta, detto non a caso “organo di Alessandro Scarlatti”); certo, aggiunge abbellimenti e passa da una tastiera all’altra con disinvoltura (Alessandro Scarlatti aveva a disposizione organi ad una sola tastiera, ma con un buon registrante poteva cambiare timbriche a volontà), ma nel complesso l’interpretazione non convince, come non convince la fuga finale dove il tema viene suonato tutto staccato e non staccato-legato-staccato come richiederebbe lo spartito. Inoltre non utilizza mai la Pedaliera, che invece sarebbe stato più opportuno usarla per sottolineare le cadenze del brano e soprattutto il finale di esso.

Il libretto, tutto in tedesco, ha in copertina un dettaglio della facciata dell’organo, l’elenco dei brani traccia per traccia (sono in tutto 26), cenni sui brani eseguiti, segue una foto dell’esterno della basilica e della facciata dell’organo entrambe in bianco e nero, la storia dell’organo e la disposizione fonica, il curriculum dell’organista e una sua foto alla consolle dell’organo, in bianco e nero, in quarta di copertina c’è la foto a colori della consolle da cui si evince la prima ottava ‘corta’ di manuali e pedali, l’amplissimo leggio e i registri a tirante a pomello ai lati dei manuali.

Mancano cenni sulla presa del suono, che risulta ottima, e che esalta i timbri dell’organo. Consiglio il CD agli amanti della musica barocca tedesca del XVIII sec. e -data la presenza di un brano di Alessandro Scarlatti- anche agli amanti della musica barocca italiana dello stesso periodo.

Febbraio 2024

Graziano Fronzuto

PROCIDA – gli organi a canne dell’Isola

PROCIDA – gli organi a canne dell’Isola

PROCIDA – Organi a canne dell’Isola

“Antichi gioielli sonori”

Gli organi a canne di Procida

Francesco Nocerino

Napoli, 2023

Questa volta invece che un CD ho per le mani un libro quanto mai interessante da recensire. Si tratta di un volumetto (circa 120 pagine) estremamente curato sia dal punto di vista grafico che soprattutto del contenuto che mi è stato donato, con squisita gentilezza, dall’Autore. Il titolo è tutto un programma “Antichi gioielli sonori – Gli organi a canne di Procida” e fa capire l’intento dell’autore: parlare degli organi a canne di Procida come autentici gioielli sonori, preziose testimonianze di tempi antichi quando tutte le chiese possedevano un organo a canne e non se ne sarebbe fatto mai a meno.

Il libro è impostato come la descrizione di una passeggiata nell’isola accompagnati da alcuni amici -che l’autore menziona nei primi capitoli- ferrati in storia e in storia dell’arte. I primi capitoli sono il sunto di questa passeggiata, con tanto di enumerazione delle chiese incontrate e visitate di volta in volta, palazzi storici e gentilizi, evidenze architettoniche (portali, balconate, finestre incorniciate, facciate decorate ecc.).

Non mancano indicazioni su architetti e artisti rinviando la descrizione degli organi ai capitoli successivi, dove sono descritti uno per capitolo per ogni chiesa. Già di per sé la passeggiata narrata nei primi capitoli fa sentire il “genius loci” dell’isola di Procida, così caratteristico con le facciate policrome delle case dei pescatori, le cupole delle chiese più importanti, le vie principali e gli stretti vicoli secondari.

L’intento dell’Autore è quello di accompagnare a sua volta amici di storia, di storia dell’arte, di storia dell’arte organaria a spasso per Procida, soffermandosi sui suoi monumenti e -una volta presa cognizione di essi- introdurli nel mondo degli “Antichi gioielli sonori”: gli organi delle chiese incontrate nella passeggiata.

Dopo i primi capitoli introduttivi -quelli della passeggiata nell’isola- si passa alla disamina degli organi conservati nelle chiese visitate, un capitolo per ogni organo e varie fotografie tutte a colori particolarmente nitide. Si viene così a scoprire che di organi ce ne sono ben dodici, sia pure non tutti in buone condizioni, e che altri tre erano presenti in chiese dove ora non resta che la  cantoria vuota da dove l’organo è stato rimosso in tempi non lontani e non si sa che fine abbia fatto.

Tuttavia i dodici organi superstiti sono tutti interessantissimi e tutti costruiti da illustri organari napoletani, tranne uno, il più recente costruito dal cremonese Giuseppe Rotelli. Tra gli illustri organari napoletani si incontrano Domenico Mancini, Fabrizio Cimino, Domenico Antonio Rossi, Luigi Galasso e si incontra una pletora di organari “minori” che sono intervenuti su strumenti preesistenti per interventi manutentivi o alterativi non tutti di grande qualità.

Ci sono poi organi di cui si ignora la paternità e l’anno di costruzione, tra cui due strumenti di sicuro costruiti nel XIX sec. ma non si sa da chi, tra cui spicca l’organo di San Leonardo dall’inusuale, sorprendente, incredibile estensione della tastiera di ben 62 note (Si0-Do1 – Do6), a fronte di una pedaliera estesa una sola ottava (Si0-Do1 – Do2): peccato che non sia funzionante.

L’Autore si sofferma su un organo di cui si conosce l’organaro, Giovanni Galasso, e l’anno di costruzione, 1823, non più esistente.

Degno di nota è il complesso monumentale dell’Abbazia di San Michele Arcangelo che conserva al suo interno ben quattro organi di cui un grandioso strumento di origine seicentesca, con facciata scompartita in sette campi con ben undici organetti morti che li sovrastano, più volte rimaneggiato e oggi non più funzionante. Gli altri tre sono organi settecenteschi, tra cui un grosso positivo restaurato nel 2018 dai fratelli Pinchi di Foligno e riportato all’antico splendore.

Completa la carrellata l’organo della chiesa della SS. Annunziata, costruito dal cremonese Giuseppe Rotelli e verosimilmente progettato dal professore d’organo al conservatorio di S. Pietro a Majella Franco Michele Napolitano (Gaeta, 1887 – Napoli, 1960) come molti altri organi Rotelli dell’area Napoletana. Si tratta di uno strumento costruito attorno agli anni ’20 del XX sec., con due manuali (caso unico nell’isola) di quasi cinque ottave (Do1 – La5) e pedaliera moderna di due ottave e mezzo (Do1 – Fa3) con una decina di registri in tutto e trasmissione pneumatico-tubolare (caso unico nell’isola, dove tutti gli altri strumenti sono a trasmissione meccanica sospesa tipica dell’organaria napoletana).

Conclude il libro una considerazione sulla costruzione degli organi: essi venivano commissionati e costruiti a Napoli e poi portati smontati in barca sull’isola dove apprendisti ed allievi dell’organaro provvedevano al rimontaggio e all’intonazione in sito (l’Autore cita anche un caso di una cospicua mancia pagata dai committenti ai montatori per il lavoro particolarmente accurato svolto). Il libro finisce con l’elenco degli organari attivi sull’isola, di cui si sono preservati gli organi o il ricordo, e vi sono anche gli organari “minori” che sono intervenuti sugli strumenti di cui l’Autore ha rintracciato l’opera.

Consiglio il libro a tutti gli appassionati d’arte organaria: è facilmente reperibile QUI e fa il paio con “Suoni da riscoprire. Antichi organi a canne di Ischia”, del 2018, dove lo stesso Autore descrive con pari accuratezza gli organi del Comune di Ischia sull’isola d’Ischia (perciò non vi si trovano gli organi degli altri comuni quali Lacco Ameno, Forìo d’Ischia, Casamicciola ecc.).

Gennaio 2024

Graziano Fronzuto

BRATISLAVA – l’organo della Filarmonica Slovacca

BRATISLAVA – l’organo della Filarmonica Slovacca

BRATISLAVA – L’organo della Sala da Concerti della Filarmonica

César Franck – Opere per Organo

Jan Vladimir Michalko all’organo della Sala da Concerti della Filarmonica di Bratislava

CD Point Classics 2671762

Questo CD, di una serie economica, ci permette di ascoltare un organista Slovacco bravo e degno di nota: Jan Vladimir Michalko, professore e poi preside dell’Accademia di Belle Arti di Bratislava (biografia QUI). Ottima la scelta di incidere tutto Franck (Michalco ha inciso l’opera omnia di Franck in tre CD della casa Opus) e di usare un organo di 56 registri articolati su tre manuali e pedaliera (disposizione QUI), costruito da Rieger nel 1956 e completamente restaurato da Rieger stesso nel 2003.

Il CD si apre con il monumentale Corale n.2 in Si minore; segue la Pastorale in Mi maggiore Op.19, il Pezzo Eroico in si minore, il Preludio, Fuga e Variazione in Si minore e si conclude con il Cantabile in Si maggiore. Tutti i pezzi si articolano sul Si (in 4 è la tonica di cui tre in minore, in uno è la dominante) e ciò rende il CD particolarmente omogeneo e unitario nella scelta dei brani.

Tutti i brani sono interpretati da Michalko con profonda espressione e calandosi integralmente “nel pezzo” riuscendo ad interpretare con maestria le intenzioni dell’autore, che del resto le palesa puntualmente in tutti i brani imponendo le scelte dei registri e i cambi di tastiera con puntuale precisione. All’interprete spetta lo sforzo di adeguare un organo moderno di scuola germanica quale quello utilizzato (un Rieger) alle sonorità prescritte dall’Autore per un organo di scuola francese ottocentesca.

Sforzo pienamente riuscito, sin dalle prime battute del Corale n.2 in Si minore che, come è noto, ha l’andamento e lo sviluppo di una Passacaglia. Ciononostante, Michalko trova il modo e le battute su cui eseguire in rubato le note di Franck dando al pezzo un colore inconfondibile. La Pastorale in Mi maggiore è articolata in tre parti: esposizione in maggiore, sviluppo più mosso in minore, ritorno in maggiore. In questo pezzo l’interprete corre un po’ troppo, soprattutto nello sviluppo minore, e fa sentire troppo poco il Pedale che, anche se utilizzato poco, dovrebbe essere ascoltabile durante l’esecuzione. Il Pezzo Eroico è eseguito con rigore e con i giusti rubati che ne esaltano l’eroicità ma anche qui, nello sviluppo, i “colpi di timpano” Si-Fa#-Si al Pedale che contrappuntano l’andamento dei Manuali sono eseguiti con registri troppo esigui e si perde gran parte del pathos del pezzo.

Il Preludio, Fuga e Variazione in Si minore è eseguito molto correttamente anche se i passaggi da piano a forte e viceversa sono eseguiti di scatto e non gradualmente come Franck prescrive; la Fuga è forse un tantino troppo veloce ma si sente il pathos romantico dei suoi passaggi. Il Cantabile in Si maggiore è forse il pezzo più riuscito, con i suoi continui cambi di tastiera e di registri prescritti da Franck e impeccabilmente resi dall’interprete.

Il libretto è inesistente: la prima pagina (copertina) reca il disegno di due angeli e il titolo del disco e, in piccolo e quasi illeggibile, il nome dell’interprete; la seconda e la terza pagina riportano un estratto del catalogo della casa discografica, la quarta (quarta di copertina) reca l’elenco dei brani incisi e il minutaggio: tutto qui.

Facendo la tara del libretto, il CD è godibile per le buone interpretazioni di Michalko e dunque lo consiglio a chiunque voglia ascoltare il livello esecutivo dei musicisti Slovacchi di oggi.

Dicembre 2023

Graziano Fronzuto