Sinfonie e Sonate per Organo del Settecento Organistico Trevigiano
Amedeo Aroma
All’organo Gaetano Callido (1787) della Chiesa di San Leonardo
CD Rivo Alto CRR 9811
Oltre al CD dedicato integralmente a Johann Sebastian Bach inciso sull’organo Kuhn (2000) di cui ho parlato QUI, Amedeo Aroma ha inciso questo CD con musiche di Maestri Trevigiani del Settecento. Nomi per lo più poco noti anche nel mondo degli appassionati, ma che hanno scritto musica decisamente accattivante che meritava ampiamente l’incisione.
Il CD si apre con Andrea Luchesi, Sonata in Due Tempi in Fa maggiore (Espressivo-Allegro con brio), prosegue con Giambattista Tagliasassi, Sonata a due tastadure in Sol maggiore (Allegro Moderato), Adagio in Re minore; Ignazio Spergher, Sinfonia in Do maggiore (Allegro-Andantino -Allegro con brio), Pastorale in Re maggiore (Andantino Sostenuto-Allegro espressivo); Girolamo Schiavon, Allegro Maestoso in Do maggiore; Niccolò Moretti, Sonata ad uso Sinfonia in Re maggiore (Allegro), Sonata ad uso Elevazione in Fa maggiore (Larghetto); Giambattista Botti, Toccata in Re minore (Andantino); si chiude con Gaetano Nave, Sinfonia in Do maggiore (Allegro), Sonata ad uso Orchestra in Do maggiore (Allegro moderato).
Se alcuni autori non sono del tutto sconosciuti (Luchesi, Spergher, Moretti), gli altri sono letteralmente tirati fuori dal dimenticatoio tanto che di loro si ignorano gli anni di nascita e/o di morte. Gli spartiti dei brani incisi, insieme ad altri, sono stati pubblicati in un volume apposito, curato dallo stesso Aroma e da Giuliano Simionato, e pubblicato dall’Ateneo di Treviso Edizioni Ensemble ’900/Diastema.
I brani sono tutti di pari levatura, non vi sono particolari capolavori ma sono tutti caratterizzati da buon mestiere compositivo (come molti brani coevi anche di autori blasonati), nelle ampie melodie, nella freschezza dell’invenzione, nel ritmo, nel fraseggio, nelle modulazioni, negli abbellimenti. Unica pecca, ma fino a un certo punto dato che nel periodo considerato nessun compositore, anche dei più famosi, ne era immune, l’uso del basso con note e/o accordi ribattuti e/o trattato come basso albertino.
Si tratta insomma di melodie accompagnate nel modo più semplice, senza ricorrere a contrappunti o a scale e/o arpeggi ma non per questo poco piacevoli, anzi! L’ascolto è divertente e scorre bene senza cadute di stile o di ritmo che rendono bene l’abbinamento organo/brani scelti.
Il libretto riporta una nota di Giuliano Simionato sul complesso dei brani incisi, tradotta anche in Inglese, la foto e il curriculum (ridotto all’osso) di Aroma, la descrizione dell’organo. In copertina c’è un dipinto che ritrae Treviso nel XVIII sec. In quarta di copertina c’è la foto dell’organo con la sua caratteristica mostra callidiana a cuspide con ali laterali.
Consigliato a tutti gli amatori della musica per strumenti a tastiera del XVIII sec., specie se poco nota, e agli estimatori dell’organo callidiano.
TREVISO – L’Organo Maggiore della Cattedrale Johann Sebastian Bach – Opere per Organo Amedeo Aroma CD Velut Luna CFCD 40
Degli organi della Cattedrale di Treviso ho già parlato QUI, questa volta parlerò di un CD registrato con il monumentale organo Kuhn (2000) che domina il lato sinistro del transetto della vasta chiesa trevigiana. Il CD è dedicato integralmente a Bach e contiene tre brani molto difficili e di raro ascolto e di rara incisione: la Sonata in Trio in Mi b maggiore BWV 525, il Preludio e Fuga in Mi minore BWV 548 e le Partite diverse sopra “Sei gegrűsset, Jesu gűtig” BWV 768. Bach ha composto varie sonate in trio per organo delle quali ce ne sono pervenute sei. Qui ascoltiamo la prima, in Mi b maggiore, che come tutte le altre prevede l’uso di un manuale per la mano destra, un altro manuale per la sinistra e la pedaliera per il basso continuo. Arona l’affronta molto correttamente, coi tempi giusti e con i giusti fraseggi, con qualche piccolo rubato che non guasta. Purtroppo però affronta i ritornelli, presenti in tutti e tre i tempi che compongono la sonata, senza alcuna differenza rispetto all’esposizione così che si ascolta due volte consecutivamente ciascuna delle sei parti (due per ogni tempo) senza variazioni, senza abbellimenti e senza nemmeno invertire le mani sui manuali che almeno avrebbe dato un senso ai ritornelli. Il Preludio e Fuga in Mi minore è una delle opere monumentali di Bach, con passaggi grandiosi e con l’uso particolarmente articolato del pedale. Il Preludio, con le sue parti accordali alternate ad altre contrappuntistiche, scorre bene e in modo particolarmente “pulito” nei fraseggi e nei piccoli rubati che si ascoltano qua e là, anche i cambi di tastiera appaiono appropriati e nei momenti giusti. La fuga, con un tema cromatico fatto di note alternate che passano dalla terza minore all’ottava, è affrontata in modo particolarmente irruento, soprattutto negli episodi liberi dove rapide scalette si alternano a piccoli arpeggi in semicrome, correttamente eseguiti su un altro manuale, che rendono questa fuga eseguita al cardiopalma per quanto eseguita in modo estremamente corretto e senza errori. Le Partite diverse sopra “Sei gegrűsset, Jesu gűtig” sono costituite dall’esposizione del tema sotto forma di Corale armonizzato a quattro voci e undici variazioni che esplorano molteplici modi di trattare il Corale. Le variazioni consentono ad Aroma di dispiegare la tavolozza sonora particolarmente ricca dello strumento, dalle variazioni che comportano l’uso di due manuali (come la prima, subito dopo il tema) e addirittura di tre (come la decima, dove la mano destra alterna il corale ornato al corale in canto fermo suonato con un’ancia solista). Il giudizio complessivo è sostanzialmente positivo, salvo un’eccezione che riguarda il Preludio e Fuga in Mi minore e le Partite diverse sopra “Sei gegrűsset, Jesu gűtig” e cioè il ritmo particolarmente rapido con cui Aroma suona i due brani. Pare appena il caso di osservare che “quanto più sono veloce, tanto più sono bravo” può valere per le gare di atletica e non per eseguire questi pezzi di Bach. Per carità, la presa del suono è fatta talmente bene da non far percepire echi e riverberi che -suonando veloce- avrebbero contribuito all’accavallamento delle note con perdita di chiarezza e di distinzione delle note stesse, però la fuga e alcune variazioni della Partita sono eseguite troppo veloce per i miei gusti e -anche se l’organo si presta grazie alla sua perfetta costruzione delle meccaniche dei manuali e del pedale- non mi sono particolarmente piaciute. Ovviamente c’è chi apprezza questo modo di suonare ma io non sono particolarmente convinto che Bach avrebbe gradito. Il libretto, in Italiano e Inglese, con copertina in Inglese raffigurante Aroma con in mano un volume della Bach-Edition della Peters con sullo sfondo l’Annunciazione di Tiziano che orna l’altare dell’abside della navata destra della chiesa, esplica bene i brani incisi e riporta il ricco curriculum di Aroma e la disposizione fonica dell’organo. La foto dell’organo è riportata sul CD dove il buco centrale del CD stesso capita fra le canne del comparto centrale dei cinque campi di cui è costituita la Mostra. Fatta la tara dei ritornelli della Sonata e del ritmo veloce degli altri pezzi, il CD è particolarmente interessante e testimonia della presenza sul suono Italiano di un organo di fabbricazione tedesca particolarmente versatile (io, quando ho avuto occasione di suonarlo, ho eseguito alcune Sonate di Alexandre Guilmant, senza dubbio distanti per epoca e per stile dai brani di Bach). Aprile 2025 Graziano Fronzuto
Treviso è una delle città più belle d’Italia (e dunque del mondo) e per noi appassionati d’organo è una meta praticamente obbligata in virtù dei numerosi strumenti antichi ivi conservati, praticamente tutti in ottimo stato e meticolosamente restaurati, sia in città che negli immediati dintorni. Su questi strumenti si svolgono senza soluzione di continuità manifestazioni concertistiche di altissimo livello e anche incisioni discografiche, il che, nel panorama italiano, costituisce un fatto più unico che raro.
Per gli organi storici, si rimanda all’interessantissimo sito:
Non sfuggirà, ai più, che in tale sito si parla di organi storici di molte chiese tranne che della Cattedrale. La ragione è che –per le vicende storiche verificatesi negli ultimi 100 anni (dal 1910 in poi)– nella Cattedrale di Treviso vi è un eccellente organo sì ma nuovissimo e dunque un vero neonato fra “fratelli” che hanno oltre 200 anni più di lui…
Tracciamone dunque un ritratto storico e organologico.
Dalle origini all’organo Callido – Locatelli
La Cattedrale di Treviso, dedicata a San Pietro, è stata fondata in epoca altomedievale ma è stata ricostruita più volte. La parte più antica tuttora superstite è la pregevolissima cripta a 9 navatelle divise da una selva di colonne, in cui è conservata l’urna di San Liberale (patrono della città); mentre la vasta chiesa ha assunto forma di poderosa “croce greca” con presbiterio assai sporgente, nello stile rinascimentale impostole a partire dal XVI sec. su disegno dell’architetto Pietro Lombardo.
Il vasto spazio interno è suddiviso in tre navate con cappelle laterali; in lunghi secoli di arricchimenti successivi vi sono state collocate numerosissime opere d’arte di prim’ordine come i dipinti degli illustri maestri trevisani Paris Bordone, Gerolamo da Treviso, Domenico Capriolo e quelli del Pordenone (Adorazione dei Magi e affreschi della Cappella Malchiostro, 1520). Nell’abside della navata destra è conservata la magnifica “Annunciazione” dipinta da Tiziano nel 1520. Ma tutta la chiesa ha splendide sculture, bassorilievi, altari riccamente ornati e una serie di opere che testimoniano la lunga storia di fede e di arte che ha contraddistinto questa chiesa.
La tradizione musicale è stata particolarmente fiorente sin dai tempi più antichi, anzi è stata comprovata la pratica del “doppio coro” sin dagli inizi del XV sec., quindi questa è probabilmente la prima chiesa del Veneto (se non d’Italia e dell’Europa intera) in cui tale pratica è fiorita. Perciò sin da tale epoca ai lati dell’Altare Maggiore erano presenti due cantorie contrapposte e, con ogni probabilità, due organi.
Durante l’episcopato di mons. Paolo Francesco Giustiniani (vescovo dal 1750 al 1787) si conclusero importanti lavori: la navata centrale fu coperta con eleganti cupole che –con le loro coperture in piombo– si stagliano sul colore cotto delle tegole degli altri tetti del panorama cittadino; fino a quell’epoca infatti la navata centrale aveva anch’essa tetto a spiovente su un soffitto piano, come mostra il pregevole dipinto di Teodoro Coghetto (1707–1783) realizzato attorno al 1750 [vedi fig. 1] e conservato oggi nella Pinacoteca Civica.
A quest’epoca risale la costruzione di due vaste cantorie tardobarocche con due grandi casse d’organo ai lati dell’altare maggiore; nel 1770 fu realizzato un solo organo (quello sulla cantoria destra): si trattava di un grosso strumento di 12’ a una tastiera, ovviamente costruito da Gaetano Callido. Tale situazione contraddistingue altre importanti chiese venete (per es. il Duomo di San Lorenzo a Mestre, dove si hanno parimenti due cantorie contrapposte con due grandi casse di 12’, ma con l’organo solo in quella di destra: notevole opera di Gaetano Callido risalente al 1801).
L’ultima aggiunta architettonica alla cattedrale è stata il portico esastilo con frontone, in stile neoclassico (1836), che le diede l’assetto attualmente visibile [vedi fig. 2].
Nel 1870 circa l’organo fu ampliato da Locatelli, che lo dotò di registri “da concerto” e di un manuale “di risposta”. Il concerto inaugurale fu tenuto da Giovanni Antonio Petrali.
La riforma di papa Pio X e il Grande Organo Tamburini (1915–1999)
Nel 1910, durante l’episcopato di mons. Andrea Giacinto Longhin (vescovo tra il 1904 al 1936, periodo durante il quale si iniziarono i processi canonici per la beatificazione e canonizzazione di Pio X), si diede immediata messa in pratica dei dettami del famoso “Motu Propriu” del Papa S. Pio X (nativo di Riese –oggi Riese S. Pio X– paese nei pressi di Treviso e successivamente anche canonico in questa cattedrale), ciò diede l’occasione (o l’alibi?) per demolire le due cantorie e l’organo. Rimasero quindi le due pareti nude su cui furono dipinti due affreschi di fattura neoclassica celebrativi dell’opera di Papa Pio X.
Il nuovo organo fu collocato dietro l’altare, in fondo all’abside della chiesa [vedi fig. 3]. Fu costruito da Giovanni Tamburini che lo ultimò nel 1915. Aveva tre tastiere di 58 note ciascuna e pedaliera di 30 note, ma le due tastiere espressive azionavano le stesse canne poste sul somiere a “doppio scompartimento”, secondo gli standard tecnici mutuati dal suo maestro organaro Pacifico Inzoli, assumendo in pratica caratteristiche simili ad altri strumenti Tamburini (per es. S. Giovanni Evangelista a Parma; S. Stefano de’ Cavalieri a Pisa; S. Maria in Aracoeli ecc.). Ecco la disposizione fonica (citata anche nel trattato “L’Organo Italiano” di Corrado Moretti, ed. Eco) cortesemente segnalatami da Giuseppe Distaso nell’aprile 2003:
Nel 1971-72 fu commissionato un lavoro di ampliamento alla stessa ditta Tamburini, con elettrificazione delle trasmissioni, ampliamento della pedaliera a 32 note (con aggiunta di un Clarone 4’ ai registri di pedale) e –fermo restando il doppio scompartimento tra II e III Manuale– fu aggiunto un corpo di canne aperto azionato dal solo II Manuale, con questi registri:
Corpo Positivo (aperto, azionato dal solo II Manuale)
– Principale 4’
– Ottava 2’
– Duodecima 1’1/3’
– Decimaquinta 1’
– Ripieno 4 file
– Flauto a Camino 8’
– Sesquialtera 2’2/3 – 1’3/5’
– Cromorno 8’
– Tremolo
Il Grande Organo Khun del Giubileo del 2000
In vista del Giubileo del 2000, per impulso del Vescovo mons. Paolo Magnani, si decise di costruire un organo nuovo, affidandone la costruzione alla ditta svizzera Khun. Sulle prime esso doveva essere collocato nella navata laterale sinistra, nella campata immediatamente successiva al transetto (e l’altare ivi presente doveva essere spostato nel transetto sinistro), poi la Soprintendenza impose la collocazione nell’abside del transetto sinistro, come tuttora si vede [vedi fig. 4].
Nel frattempo, fu rimosso l’organo Tamburini per opera dell’organaro Diego Bonato di Verona, lasciando l’abside desolatamente vuota, in vista delle decisioni del Vescovo (per esempio, collocandovi qualche ornamento anche scultoreo, che però, ancora nell’aprile 2003 non era stato realizzato).
L’organo Tamburini è stato destinato alla parrocchia di S. Maria a Trebaseleghe [ma fino ad oggi –aprile 2003– tale strumento è ancora presso l’organaro Diego Bonato], paese non lontano, appartenente alla provincia di Padova ma facente parte della Diocesi di Treviso: si tratta di una grandiosa chiesa, dedicata a S. Maria, realizzata agli inizi del XX sec. in stile neogotico su disegno dell’architetto Ruolo ma contenente notevoli opere d’arte dei secoli precedenti (tra cui pregevoli dipinti di Palma il Giovane). Sempre a Trebaseleghe è curioso notare che in frazione Fossalta, la parrocchiale di S. Giacomo a Fossalta (eretta a parrocchia nel 1818, era precedentemente la cappella di Trebaseleghe; l’attuale chiesa, che ingloba quella del 1505, è di recente costruzione) è dotata di un pregevole organo costruito da Gaetano Callido nel 1774, proveniente dal monastero benedettino di S. Maria della Misericordia di Noale.
Ecco la disposizione fonica del Grande Organo Khun, rilevata in sito nell’aprile 2003:
Registri
I Manuale – Grand’Organo
[azionati da pomelli ad estrazione, posti in tripla fila in alto a sinistra delle tastiere]
1 Principale di legno 16’ 2 Principale 8’ 3 Ottava 4’ 4 Superottava 2’ 5 Ripieno Grave [4 file] 6 Ripieno Acuto [3 file]
7 Flauto Maggiore 8’ 8 Corno di Camoscio 8’ 9 Flauto 4’ 10 Duodecima 2’2/3’ 11 Cornetto [5 file] 8’
12 Tromba 16’ 13 Tromba 8’ 14 Unione II–I 15 Unione III–I 16 Unione III–I Sub
Pedale
[azionati da pomelli ad estrazione, posti in tripla fila in basso a sinistra delle tastiere]
17 Subbasso 32’ 18 Contro Principale 16’ 19 Basso 8’ 20 Bordone 8’ 21 Flauto 4’
22 Subbasso 16’ 23 Basso d’Eco [dal III] 16’ 24 Violoncello [dal III] 8’ 25 Unione III–Ped 26 Unione III–Ped Super
27 Bombarda 16’ 28 Tromba 8’ 29 Clarone 4’ 30 Unione I–Ped 31 Unione II–Ped
III Manuale – Espressivo
[azionati da pomelli ad estrazione, posti in tripla fila in alto a destra delle tastiere]
55 Principale 8’ 56 Ottava 4’ 57 Flauto in XII 2’2/3’ 58 Superottava 2’ 59 Ripieno [5 file]
Accessori
Pistoncini per le 256 combinazioni libere e per il sequencer elettronico.
Pedaletti di richiamo delle unioni 8’ e del sequencer
Pedaletto del Tremulante al III Man. – Pedaletto del Tremulante al II Man.
Staffa del crescendo, staffa espressiva III Man. e staffa espressiva II Man. (in tale ordine: difatti la staffa espressiva del III Man. è tra la staffa del crescendo e la staffa espressiva del II Man.!).
Pedaletti di richiamo dei ripieni alle singole tastiere, ance e Tutti.
Estensione
Tastiere di 58 note (Do – La); pedaliera di 30 note (Do–Fa) dritta alla tedesca [ved. fig. 5].
Collocazione
In corpo unico nel transetto sinistra della vasta cattedrale, collocato a pavimento.
Trasmissione
Meccanica “bilanciata” alla tedesca per tastiere e pedaliere; elettronica per i registri.
Mostra
Complessa mostra ad imitazione di quella “a cinque campi” del Rinascimento Italiano [ved. fig. 6].
Cassa
L’organo è interamente contenuto in una cassa rettangolare molto chiara, con alta trabeazione con arcata centrale, con indubbio effetto spettacolare, esaltato dall’abside del transetto e dai finestroni.
Note
L’organo Khun presenta una eccellente qualità tecnica, secondo la nota perizia dei costruttori, e con un effetto d’insieme impressionante, e –per chi suona– il tocco estremamente preciso e ben uguagliato su tutti i tasti è una caratteristica praticamente impossibile da trovare in altri organi attuali anche a trasmissione meccanica…
Esso appare adeguatissimo alle esecuzioni di un vasto repertorio, ma soprattutto di quello a cavallo tra la fine del XIX sec. e gli inizi del XX sec., per esempio le Sonate di Alexandre Guilmant (e non a caso nel concerto inaugurale è stata eseguita la Sonata in Re minore “Symphonie” dedicata a re Leopoldo I del Belgio, nella versione curata dallo stesso Guilmant per Organo e Orchestra), ma anche i brani di Marco Enrico Bossi, le Sinfonie di Ch. M. Widor e di L. Vierne, le composizioni di S. Karg–Elert ecc.
Per chi conosce il Tedesco, è utile una vista del sito della casa organaria Khun.
Organo Positivo della Cripta di S. Liberale
Nella cripta della Cattedrale –bel monumento altomedievale strutturato su 9 navatelle divise da colonne antiche– è conservato un interessante organo positivo, di scuola napoletana, che ritengo attribuibile all’organaro Michelangelo Colameo, databile attorno al 1850 [vedi fig. 6]. Esso è qui pervenuto presumibilmente in tempi recenti a seguito di donazione; per alcuni anni è stato nel Battistero (chiesa medievale, all’immediata sinistra della Cattedrale), poi, in attesa del montaggio dell’organo Khun è stato collocato nella Cattedrale e infine collocato nella cripta, dove oggi diffonde il suo suono particolarmente cristallino
Organo Positivo di Scuola Napoletana [Michelangelo Colameo?] (1850 circa) Cripta di S. Liberale della Cattedrale – TREVISO
Registri
[azionati da pomelli ad estrazione in doppia fila alla destra della tastiera senza nomi]
“Concerto”– [Voce Umana] [8’] [Soprani] – [Flauto in XII] [Soprani]
Tastiera di 45 note (Do – Do) con prima ottava “corta”; tasti diatonici ricoperti in bosso con frontalini “a chiocciola” e tasti cromatici ricoperti in ebano.
Trasmissione
Meccanica “sospesa” Italiana, ripristinata e integrata nel restauro; consolle “a finestra”.
Mostra
Mostra a tre cuspidi, composta da 19 canne in stagno del Principale 8’ [ 7 / 5 / 7 ] con bocche “a mitria” ad andamento orizzontale nel campo centrale, ad andamento contrario nei campi laterali; canna centrale Do 4’.
Cassa
L’organo è interamente contenuto in una cassa ottocentesca con decorazioni dorate su laccatura verde con ornamenti piuttosto lineari anch’essi dorati. A protezione della tastiera, è stata aggiunta una lastra di vetro dopo la collocazione nella cripta della Cattedrale.
Note
Si tratta di un interessante strumento di chiara scuola ottocentesca napoletana, attribuibile con ogni probabilità a Michelangelo Colameo (ha palesi affinità tecnico–stilistiche, nonché cromatico–decorative, con il positivo costruito appunto da Michelangelo Colameo nel 1869, restaurato nel 1980 da Barthélémy Formentelli e per lunghi anni conservato nell’abside di San Giovanni de’ Fiorentini a Roma). Risale al 1850 ca. ed è stato sottoposto a più interventi, ultimo dei quali dovuto a Francesco Zanin e risalente al 2001 (anno in cui è stato collocato in Cattedrale e successivamente in cripta). L’impressione è complessivamente positiva e suonarlo è un vero piacere.
N.B. Prima dell’organo “Colameo”, nella cripta era presente un altro organo di scuola napoletana [vedi fig. 7], recante sulla tastiera il cartiglio dell’organaro Antonio Petillo e la data 1860. Anch’esso era qui giunto a seguito di donazione ed è stato nella cripta fintantoché non è portato nel Seminario Vescovile della città dov’è tuttora conservato. Eccone la disposizione fonica:
Registri
[azionati da pomelli ad estrazione in fila unica orizzontale sopra la tastiera, con nomi riportati sui tondini, “tipo armonium”]
Principale
Ottava
Quintadecima
Decimanona
Vigesimaseconda
Nasardo
Note
Lo strumento ha caratteristiche del tutto simili a quelle dell’organo “Colameo”, tipiche della scuola napoletana della metà del XIX sec., ma la conformazione della cimasa della cassa (a cuspide, come quella dell’organo “Colameo”) e l’inarcatura “gotica” sopra i campi laterali della mostra e soprattutto la colorazione rossa non sono ravvisabili in alcuna altra opera del Petillo. Ritengo assai verosimile che tali adattamenti della cassa siano stati apportati lontano da Napoli in tempi recenti. Probabilmente la cassa originaria Petillo era di colore laccato bianco e oro o di colore affine a quello del basamento, e l’andamento della cimasa era “a serliana” mentre gli archi sopra i campi laterali erano ad arco a pieno centro e non gotico.
Mi permetto di aggiungere che è verosimile che l’organo non sia una costruzione originale di Petillo: per esempio le canne di mostra hanno labbri di forma alquanto semplice, mentre Petillo usava forme complesse e decorazioni a sbalzo, ed esistono molti organi di autori precedenti su cui Petillo è intervenuto, cui ha dato intonazione decisamente brillante e la curiosa sistemazione dei pomelli “tipo armonium” che egli aveva imparato dal parigino Debain, noto costruttore di armonium, con cui aveva stretto rapporti commerciali (per esempio, gli organi Petillo in cui vi sono registri ad ancia, le canne di questi erano costruite invariabilmente da Debain).
Tuttavia si tratta di un organo con una bella intonazione ed un indubbio fascino tanto che avrebbe potuto “fare il paio” con l’organo “Colameo” se fosse rimasto nella cripta. Tuttavia esso oggi svolge egregiamente un insostituibile compito liturgico e soprattutto didattico nel Seminario.
Per chi voglia fare un utile confronto, rimando ad una visita sull’organo costruito da Antonio Petillo nel 1862, conservato dal 1975 nell’Oratorio del SS. Sacramento a Largo Poli a Roma. Esso non ha mai subito alterazioni ed è stato restaurato da Barthélémy Formentelli per ordine del compianto mio concittadino mons. Luigi Di Liegro, all’epoca direttore della Charitas di Roma e da sempre appassionato d’organo.
Ringraziamenti
Ho potuto suonare l’organo Khun e l’organo “Colameo” nel marzo 2003, in compagnia degli appassionati Dr. Angelo Sorice e Sig. Ettore Toniolo, grazie all’interessamento del M.o Giovanni Feltrin –organista della cattedrale– e alla cortese accoglienza del sacrestano, sig. Roberto Patron. Sempre al M.o Giovanni Feltrin esprimo la mia gratitudine per le preziose informazioni fornitemi. Per le fotografie sono inoltre debitore ad un amico trevigiano ed alla sua collezione musical/fotografica, che non vuole essere citato espressamente per sua personale modestia (ma è citato in vari siti fotografici veneti e non solo).
Maestri del Romanticismo Tedesco Roberto Antonello all’organo Gaetano Zanfretta (1892) del Duomo di Santa Lucia di Piave CD Compiano CDX 20103
Il CD di cui parlerò oggi è stato registrato all’indomani del restauro dell’organo Gaetano Zanfretta (1892) del Duomo di Santa Lucia di Piave, paese non distante da Conegliano Veneto. Lo strumento, di medie dimensioni (21/II), appare ben intonato e dal suono commisurato alle dimensioni della chiesa. Molto bella la sua cassa in stile gotico, con guglie e pinnacoli di legno intagliato. La sua intonazione è una vera sorpresa poiché appare particolarmente adatta all’esecuzione di brani romantici tedeschi, come Roberto Antonello ha voluto dimostrare con la scelta dei pezzi incisi. Si comincia con Max Reger, Introduzione e Passacaglia in re minore; si prosegue con Felix Mendelssohn, Sonata in Do minore Op. 64 n.2; Johannes Brahms, dagli 11 Corali op 122 -Herzlich tut mich erfreuen -Es ist ein Ros’ entsprungen -Scmucke dich, o liebe Seele, Preludio e Fuga n.1 in La minore WoO 9, dagli 11 Corali op 122 -Herzliebster Jesu -O wie seig eld ihr doch dir Frommen -O Welt, ich muss dich lassen; Josef Gabriel von Rheinberger, Skandinavisch dalla Sonata n. 16 Op. 175 in Sol # minore; Franz Liszt -Papsthymnus (per Papa Pio IX) -Ave Maria; il CD si conclude con Felix Mendelssohn, Sonata in Si b magg Op. 63 n.4. Come si vede di carne al fuoco ce n’è molta e tutta di prima scelta; l’equilibrata disposizione fonica dell’organo fa sì che lo strumento sembri molto più grande di quel che è sin dalle prime note dell’Introduzione e Passacaglia di Reger. Le esecuzioni sono degne di nota: Antonello si prende garbatamente delle libertà di ritmo e di fraseggio, alcuni respiri al momento giusto impreziosicono l’ascolto che scorre senza difficoltà con il giusto pathos romantico. Se proprio si deve trovare un neo lo Skandinavisch della Sonata n.16 op.175 di Rheinberger è eseguito un po’ troppo veloce rispetto al ritmo impostato dall’Autore. Le due Sonate di Mendelssohn riescono particolarmente bene, con i loro cantabili che esaltano l’Oboe 8’ del secondo manuale e i loro finali in F e FF; le libertà che si prende Antonello sono “giuste” e le due Sonate appaiono risplendere in tutto il loro pathos romantico. Discorso a parte merita Brahms, di cui sono incisi 6 degli 11 Corali inframmezzati dal primo Preludio e Fuga, quello in La Minore; qui la lettura dei Corali appare un po’ monotona forse anche perché Antonello non usa o usa pochissimo la Cassa Espressiva, mentre il Preludio e Fuga fa risplendere i timbri dell’organo che, come già detto, appare più grande di quanto non sia effettivamente. Il libretto, tutto in Italiano, descrive i pezzi e gli autori abbastanza esaurientemente, l’organo, la sua storia e la disposizione dei registri e si conclude con il ricco curriculum dell’esecutore. In copertina c’è la foto a colori dell’organo visto frontalmente, all’interno del libretto c’è una foto in b/n dell’organo visto di scorcio e in quarta di copertina c’è la foto di Antonello alla consolle dell’organo. Consiglio il CD a tutti gli amatori del repertorio tedesco del XIX sec., non rimarranno delusi. Buon ascolto. Marzo 2025 Graziano Fronzuto
Josef Gabriel von RHEINBERGER Cantata per la notte di Natale “Der Stern von Bethlehem” Coro del Wallfahrtskirche Biberbach e Coro e Orchestra della Basilica di SS. Ulrico ed Afra ad Augusta (Augsburg) Soprano Elisabeth Haumann Baritono Gerhard Spἅth Direttore Josef Hauber
CD ISSA 080702
La Basilica dei SS. Ulrico ed Afra ad Augusta è la più vasta chiesa della città. Eretta in epoca gotica fu successivamente decorata e arricchita da numerose opere d’arte del rinascimento e del barocco, tra cui l’imponente organo sulla cantoria sulla porta d’ingresso pagato dal ramo cattolico della famiglia principesca dei Fugger e sulle cui ante vi sono dipinti santi e sante con le fattezze dei membri della famiglia stessa. In questa chiesa non è mai mancata l’attività musicale di alto livello con tanto di Coro e Orchestra come questo CD dimostra. Il brano inciso è un vero capolavoro del periodo tardoromantico, musicato da Josef Gabriel von Rheinberger su testo tedesco di sua moglie Fanny [Franziska] von Kuknass, sua musa ispiratrice. La Cantata si articola in nove parti: Erwartung (Attesa – Coro); Die Hirten (i Pastori – Soprano e Coro); Erscheinung des Engels (apparizione dell’Angelo – Soprano e Coro); Bethlehem (Betlemme – Baritono solo); Die Hirten an der Krippe (i pastori alla culla – Coro); Anbetung der Weisen (adorazione dei Magi (piccolo Coro); Maria an der Krippe (Maria alla culla – Soprano solo); Erfüllung (compimento – Coro). Ciascuna di esse è un capolavoro di melodie, contrappunto, orchestrazione e pathos tardoromantico tanto che in più parti sembra di vedere il Paradiso. La struttura musicale è ciclica, con temi che ritornano in più parti e che vengono ripresi con strumentazione di volta in volta differente. Il leitmotiv iniziale torna spessissimo e rende omogenea la partitura, fino alla conclusione. L’esecuzione è eccellente, specie se si considera il fatto che si tratta di una registrazione dal vivo di un’esecuzione tenuta nella Basilica il 16 dicembre 2001, la direzione è puntuale e asseconda bene anche con qualche rubato qua e là (che non guasta) lo spartito originale. I solisti sono ben preparati, per quanto la partitura dia loro poco spazio (un “a solo” per ciascuno e due brani per Soprano e Coro) e ben amalgamati con l’insieme. Considerando che l’esecuzione è affidata a Cori e Orchestra di non professionisti, si dà tanto di cappello alla Basilica dei SS. Ulrico ed Afra e ci si rammarica che questo CD non sia destinato alla grande distribuzione (è disponibile nella Sacrestia della Basilica; a me fu regalato dal Sacrestano dopo che avevo suonato il grande organo nella cassa dei Fugger, attualmente un organo Sandtner del 1992 a quattro manuali e pedale con circa novanta registri). In conclusione, ci si rammarica che “Der Stern von Bethlehem” sia praticamente sconosciuto in Italia e che anche gli esecutori lo siano: il brano è un capolavoro (se proprio si vuol fare un appunto è la mancanza dell’organo nell’orchestrazione) e gli esecutori ne sono all’altezza. Il libretto è semplicissimo, la copertina è limitata al titolo del pezzo e all’autore, con una stella gialla stilizzata all’angolo, l’interno è vuoto e la quarta di copertina contiene in Tedesco i curricula dei solisti, del direttore di coro e del direttore d’orchestra e nulla più. Nonostante questo, consiglio a tutti l’ascolto del brano (è disponibile una esecuzione integrale su YouTube) perché non si resta delusi e se possibile procurarsi questo CD magari scrivendo alla Basilica: Kath. Kirchenstiftung St. Ulrich & Afra Augsburg. Febbraio 2025 Graziano Fronzuto