da Graziano Fronzuto | 3 Mar, 2023 | Musica
Charles Marie Widor
Sinfonia n.5 in Fa minore Op. 42 n.1
Mystique Op. 82 n.2
Marche Pontificale dalla Sinfonia n.1 Op.13 n.1
David Hill
All’organo Henry Willis III della Cattedrale Cattolica di Westminster – Londra
CD Hyperion CDA 66181
Nelle immediate adiacenze della Victoria Station, a Londra, sorge l’imponente Cattedrale Cattolica di Westminster, costruita in stile neobizantino alla fine del XIX sec. (da non confondere con l’Abbazia di Westminster, anglicana, sorta nel periodo gotico su un edificio più antico). La Cattedrale di Westminster possiede due organi costruiti da Henry Willis III: il principale, posto sopra la porta d’ingresso in una grande cantoria dotato di 4 manuali e pedaliera, e il corale posto in abside dotato di due manuali e pedaliera e con un comando che consente di controllare l’organo principale in due combinazioni predefinite di registri.
Entrambi gli organi non hanno mostra propria, sono nascosti dalle strutture della cattedrale, tuttavia hanno un suono eccezionale, frutto della perizia del costruttore. Per l’inaugurazione dell’organo principale venne chiamato Louis Vierne che, al termine del concerto, improvvisò sul tema del carillon del Big Ben, l’orologio del palazzo di Westminster, improvvisazione alla base della nota fantasia “Carillon de Westminster” op.54 n.6, uno dei capolavori di Vierne.
Il CD, in vendita nel bookshop della cattedrale, contiene l’intera Sinfonia n. 5 di Widor e altri due pezzi alquanto famosi dello stesso autore tra cui la trascinante e difficilissima Marche Pontificale. David Hill li affronta con piglio deciso e virtuosistico. Già dal primo movimento (Tema e Variazioni) della Sinfonia si odono i virtuosismi di Hill, i rubati, gli sprazzi estrosi, il giusto pathos romantico di Widor. Tutta la Sinfonia è eseguita così, tanto da poter dire che di più non si poteva fare. L’organo, pur essendo Inglese “doc” viene piegato da Hill al gusto Francese in una spirale sonora di grande suggestione.
La celeberrima Toccata finale della Sinfonia viene affrontata con un tempo “giusto” né troppo veloce né troppo lento, con qualche rubato che non guasta in questo pezzo; l’organo ha un FF e un FFF di tutto rispetto e brillano in questo brano come non mai. Altrettanto brillanti sono i timbri della Marche Pontificale dove gli accordi al limite dell’estensione delle mani e i doppi pedali mettono a dura prova l’organo, che se la cava egregiamente con la sua intonazione di tutto rispetto.
Il libretto, consistente in un’unica pagina ripiegata in tre, è tutto in Inglese e contiene una biografia di Widor e alcune note sui brani eseguiti, c’è poi la disposizione fonica dell’organo (IV/64) e una foto a tutta pagina di David Hill in primo piano. Non c’è il suo curriculum e la copertina consiste in una foto della navata centrale della Cattedrale vista dall’ingresso verso l’abside.
L’organista misura assai bene i registri per ogni pezzo, pur rispettando le puntuali prescrizioni di Widor, che aiutano fino a un certo punto (non dimentichiamoci che qui abbiamo un organo inglese a quattro manuali) ma sono indispensabili per suonare bene i suoi brani.
Così si odono i bellissimi Fondi 8’ dell’organo, le sue ance, le sue misture, i passaggi da PPP a FFF e viceversa.
In conclusione, il CD è veramente godibile e offre un’ampia panoramica sull’opera di Widor. Consigliato a chi ama Widor (e sono molti) e gli organi di Henry Willis III, veri capolavori di arte organaria, di tecnica e di intonazione.
Marzo 2023
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 3 Mar, 2023 | Musica
Johann Sebastian Bach
Recital di Anton Heiller
Organo Mascioni della Parrocchiale di Magadino
CD Ermitage ERM 135
Anton Heiller è stato un organista e compositore austriaco noto per essere stato uno dei massimi interpreti di Bach del XX sec.; preciso, sensibile, vigoroso, impassibile, trascinante, Heiller suonava una spanna sopra tutti gli altri interpreti a lui contemporanei perciò non si compiangerà mai abbastanza la sua prematura scomparsa (1923-1979). Nell’anno centenario della sua nascita recensisco questo disco comparso sul mercato nel 1993, settantesimo anniversario della nascita, che reca inciso il concerto che egli tenne all’organo della Parrocchiale di Magadino il 22 giugno 1967 e registrato dalla Radio Svizzera Italiana e da questa pubblicato in CD con l’etichetta Ermitage.
Come ogni concerto “tutto Bach” che si rispetti si comincia con la Toccata e Fuga in Re minore BWV 565, si prosegue con il corale Nun Komm’ der Heiden Heiland BWV 599, il corale In Dir ist Freude BWV 615, la Fantasia e Fuga in Sol minore BWV 542, il corale O Mensch, bewein swin Suende gross BWV 622, il Preludio e Fuga in Mi minore BWV 548 e si conclude con la monumentale Passacaglia BWV 582.
Trattandosi di recital, Heiller concesse anche un virtuosistico bis, debitamente registrato e inciso nel CD: una poderosa improvvisazione su due temi dati con cui dà pieno sfoggio della sua padronanza dell’organo e del suo personale stile compositivo, affine a quello di Paul Hindemith (suo amico, che gli dedicò il concerto per organo e orchestra), con aspre dissonanze e dolci cantabili che si alternano fino al FFF centrale e proseguono fino al FF finale.
Il libretto, in Inglese, Francese e Tedesco, è stato curato da Pietro Rattalino e non contiene riferimenti ai pezzi incisi ma una divagazione sulla vita e le opere di Bach e, in ultimo, sull’arte dell’improvvisazione con cenno alle improvvisazioni su due temi.
Dando un cenno alle interpretazioni Bachiane di Heiller, si nota subito come per ogni brano centri i giusti impasti sonori in relazione alle possibilità dell’organo; i registri sono sempre perfettamente calibrati man mano che il brano procede, con cambi di registro e di tastiera sempre dosati alla perfezione. Forse nelle fughe i tempi sono appena un po’ più veloci di altre incisioni anche dello stesso Heiller, ma comunque più lenti di certe “corse al galoppo” che si sentono altrove.
I tempi sono sempre corretti, anche quando di tanto in tanto Heiller si concede dei “rubati” che sembrano proprio perfetti per ogni singolo pezzo. Sembra quasi che Heiller nel suonare voglia dire “Io posso!” e difatti “Può” con esecuzioni da tanto di cappello, specie pensando che si tratta di un’incisione dal vivo (e si ode qualche colpo di tosse, soprattutto nell’improvvisazione finale).
Nella Passacaglia i superlativi si potrebbero sprecare: innanzitutto per i cambi di registro e di tastiera che rendono l’interpretazione viva e sempre interessante (a dispetto di talune interpretazioni in cui si sente un’unica combinazione di registri in FF dalla prima all’ultima nota), in secondo luogo per i tempi, sempre misurati e mai accelerati o rallentati senza ragione apparente e infine per il pathos romantico che viene espresso in tutto il pezzo.
Insomma siamo di fronte a un CD che fa da scrigno ad un patrimonio organistico Bachiano di prim’ordine sentito il quale passa quasi la voglia di sentire qualsiasi altra interpretazione Bachiana.
Discorso a parte merita l’improvvisazione finale, articolata su due temi dati dal pubblico che Heiller attacca col registro grave per poi sviluppare il resto con passaggi virtuosistici e impasti sonori del tutto sorprendenti, ben diversi da quelli usati per suonare Bach. A tratti sembra quasi un altro organo, per come Heiller usa i registri a sua disposizione per ogni singolo passaggio. Ancora una volta Heiller sembra voler dire all’ascoltatore “Io posso” ed in effetti “Può” con una padronanza assoluta dello strumento e delle tecniche di improvvisazione in cui i due temi si inseguono, si sovrappongono, si sviluppano in modo del tutto inaspettato, variano, si mescolano, si alterano. Insomma siamo di fronte ad una signora improvvisazione che merita tanto di cappello e che da sola vale il disco, nonostante il contenuto Bachiano di altissimo livello che altrettanto da solo vale il disco.
Il CD, fra i più interessanti della mia collezione, è consigliabile a tutti gli amanti delle grandi interpretazioni Bachiane e dell’Improvvisazione organistica, specie a quelli che non conoscono Heiller.
Marzo 2023
Graziano Fronzuto