Franz Joseph Haydn
Musica instrumentale sopra le 7 ultime parole del nostro Redentore in croce
Sette Sonate con un’introduzione e alla fine un Terremoto
Edoardo Bellotti e Maurizio Salerno ai due organi Mascioni di Santa Maria della Passione – Milano
CD “Amadeus” AM 161
Franz Joseph Haydn compose queste Sette Sonate nel 1786 per un organico strumentale orchestrale su commissione di un Canonico di Grotto di Santa Cueva, vicino Cadice, per le cerimonie del venerdì Santo che si tenevano in cattedrale. Lì il venerdì Santo il Vescovo saliva sul pulpito di una chiesa adornata di drappi neri ed illuminata da una sola fonte di luce artificiale (un grosso candelabro) e pronunciava la prima delle sette parole di Cristo e vi teneva un discorso, poi scendeva, si sedeva sul trono vescovile per qualche minuto e tornava sul pulpito dove pronunciava la seconda parola e un secondo discorso, poi discendeva e si sedeva e così via per tutte e sette le parole di Cristo sulla Croce. La musica doveva accompagnare gli spazi di silenzio: si trattava di scrivere sette adagi di circa dieci minuti di durata senza annoiare gli ascoltatori, cosa che fu difficile -per sua stessa ammissione- allo stesso Haydn.
Successivamente Haydn trascrisse le sue musiche per quartetto d’archi e infine lo trasformò in oratorio con testo appositamente scritto e rivide l’orchestrazione aumentando il numero e la varietà degli strumenti a fiato.
La versione per due organi si basa su una riduzione per clavicembalo o fortepiano edita da Artaria nel 1787 e approvata dallo stesso Haydn e fa riferimento alla presenza in quasi tutte le chiese più importanti della Spagna di due organi affrontati nel presbiterio cosa che fa ritenere che esecuzioni a due organi fossero già in uso ai tempi di Haydn subito dopo la consegna del lavoro nel 1786.
L’opera è così articolata: Introduzione; Sonata I “Pater dimitte illis, quia nesciunt quid faciunt”; Sonata II “Hodie mecum eris in Paradiso”; Sonata III “Mulier ecce filius tuus”; Sonata IV “Deus Meus, Deus Meus, utquid dereliquisti me?”; Sonata V “Sitio”; Sonata VI “Consummatum est”; Sonata VII “In manus tuas. Domine, commendo spiritum meum”; Terremoto.
Effettivamente, tranne l’introduzione di 4 minuti e il Terremoto di 2 minuti, si tratta di sette Adagi della durata di quasi dieci minuti ciascuno. Tutti bellissimi, per carità, ma effettivamente Haydn, nonostante sia un genio universalmente riconosciuto, non riesce a tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore per tutte e sette le Sonate ed è facile, nell’ascolto, distrarsi.
I due organisti Edoardo Bellotti e Maurizio Salerno, rispettivamente maestro e allievo, si impegnano al massimo e sfruttano tutte le gamme sonore degli organi a loro disposizione per evitare l’effetto assuefazione e devo dire che lo fanno piuttosto bene.
Gli organi sono quelli della chiesa di Santa Maria della Passione di Milano, la più vasta chiesa della città dopo il Duomo, collocati al di sotto dei pennacchi absidali della cupola. Quello di sinistra, ad un solo Manuale e pedaliera Italiana di limitata estensione è stato ricostruito nel 1985 da Mascioni con i resti di materiale antegnatesco; quello di destra, a due manuali e pedaliera, è stato costruito ex-novo nel 2001 e si amalgamano molto bene nonostante le differenti intonazioni; diciamo che non sono gemelli ma complementari l’uno all’altro (in Spagna invece è facile trovare organi pressocché gemelli) e ciò ravviva l’interpretazione dei sette lunghi Adagi di cui si parla. Gli organi sono contenuti in casse identiche di ricchissima fattura barocca, ligneodorate e riccamente intagliate, su cantorie altrettanto decorate e ante dipinte da maestri pittori del seicento. Guardandoli dalla chiesa, fanno un bellissimo effetto.
L’interpretazione del duo Bellotti/Salerno è senza dubbio interessante, ben calibrata e con i giusti cambi di registri e gli effetti di piano e forte che si odono durante l’esecuzione dei brani. I due organi, nella loro complementarietà, rispondono bene alle facoltà interpretative dei due organisti. Il duo è ben affiatato, nonostante si tratti di un maestro e di un suo allievo, e ciò fa pensare alle pratiche interpretative a due organi nelle chiese Spagnole dove appunto un organo era suonato dal Maestro e l’altro da un suo allievo.
Il libretto -tutto in Italiano- è stato redatto da Alessandro De Dei e descrive benissimo tutti i brani registrati, sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista più genericamente artistico. Mancano purtroppo le descrizioni degli organi e le disposizioni foniche, mentre i curricula dei due organisti sono riportati nella rivista cui il CD è allegato. Tuttavia le notizie si possono reperire QUI dove si scopre che l’organo di sinistra ha tastiera unica di 57 note (Do1-Do6 con prima ottava “corta”) e l’organo di destra ha due tastiere di 68 note (Fa-1-Do6), cosa piuttosto rara.
Un ultima “chicca” è che si tratta di una registrazione inedita: prima di questo disco nessuno aveva mai inciso quest’opera di Haydn usando due organi, mentre sono reperibili in commercio i CD della versione oratoriale (anche quella solo strumentale è piuttosto negletta) né risulta che nessun altro abbia fatto altrettanto in seguito. Si tratta dunque di un “unicum” che mi permetto di consigliare a tutti gli amanti della musica organistica e anche agli appassionati di Haydn o della musica del periodo classico, non ne rimarranno delusi.
Aprile 2022
Graziano Fronzuto