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Un viaggio che parte dalla storia e prosegue nel silenzio e nel rispetto.

Ci sono viaggi che si fanno anche e soprattutto con la mente. Viaggi silenziosi che nascono dal reale ma si sviluppano nel pensiero. “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”, diceva Marcel Proust. E questo è forse quello che accade ad un visitatore attento e riflessivo in visita al Tunnel Borbonico, alla scoperta di una Napoli che fu e che mantiene nel tempo il fascino estremo di una città reale.
Era il 19 febbraio 1853 quando Ferdinando II di Borbone firmò il decreto per affidare all’architetto Errico Alvino la progettazione di un viadotto sotterraneo che congiungesse Palazzo reale con piazza Vittoria, prossima al mare e alle caserme. Non uno scopo sociale e filantropico, ma una rapida via di fuga per i monarchi. In poco più di tre anni venne completata un’opera che incarnò nel tempo varie espressioni e funzioni. Durante il periodo bellico (1939 – 1945) il tunnel fu utilizzato come rifugio per i numerosi bombardamenti di cui fu vittima Napoli. Si stima che durante la seconda guerra mondiale il Tunnel Borbonico ospitò tra i 5.000 e i 10.000 napoletani molti dei quali persero la casa sotto i bombardamenti. Il tunnel diventò, infine, un vero e proprio deposito di vecchie auto. Ma la storia è forse cosa nota. Oggi il Tunnel è un percorso turistico e rientra tra gli itinerari che fanno di Napoli una delle più belle città al mondo. Due ingressi, Vico del Grottone (Piazza Plebiscito) e Via Morelli.
Il gruppo è condotto da una giovane guida con occhi grandi e parole semplici. I bambini vengono radunati tutti davanti. Dopo pochi minuti già mi colpisce la loro disattenzione. Cuori lievi che ascoltano, dicono “andiamo” e non sanno perché. La loro curiosità ha la forma di una nuvola che cambia spesso colore. Non sanno. Non conoscono, forse non comprendono o non ascoltano. Sono bambini di oggi. Bambini che schiacciano un bottone e giocano con l’iPad, iPhone, PlayStation e Wifi. Bambini che sanno poco più di quello che leggono sui banchi di scuola, ma che forse hanno nonni che dal quel Tunnel sono passati e che di storia da raccontare ne hanno tanta.
Bambini ai quali auguriamo di non sapere mai ma che la storia dovrebbe aiutare a crescere come uomini sinceri. Il Tunnel Borbonico è un viaggio che parte dalla storia e prosegue nel silenzio e nel rispetto. Un’angolazione differente per dare un valore alle nostre radici, per andare avanti nella consapevolezza del nostro passato, nel rispetto per anziani che non vogliono fare questo percorso, nella considerazione assoluta che la storia è quel passaggio obbligato che ci rende uomini e donne migliori.

di Alexandra Tempesta

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