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TREVISO – Gli organi della Cattedrale

TREVISO – Gli organi della Cattedrale

GLI ORGANI DELLA CATTEDRALE DI TREVISO

di GRAZIANO FRONZUTO

Treviso è una delle città più belle d’Italia (e dunque del mondo) e per noi appassionati d’organo è una meta praticamente obbligata in virtù dei numerosi strumenti antichi ivi conservati, praticamente tutti in ottimo stato e meticolosamente restaurati, sia in città che negli immediati dintorni. Su questi strumenti si svolgono senza soluzione di continuità manifestazioni concertistiche di altissimo livello e anche incisioni discografiche, il che, nel panorama italiano, costituisce un fatto più unico che raro.

Per gli organi storici, si rimanda all’interessantissimo sito:

http://www.sevenonline.it/tvapt/appuntamenti/organistica/latradizione.htm

Non sfuggirà, ai più, che in tale sito si parla di organi storici di molte chiese tranne che della Cattedrale. La ragione è che –per le vicende storiche verificatesi negli ultimi 100 anni (dal 1910 in poi)– nella Cattedrale di Treviso vi è un eccellente organo  ma nuovissimo e dunque un vero neonato fra “fratelli” che hanno oltre 200 anni più di lui…

Tracciamone dunque un ritratto storico e organologico.

Dalle origini all’organo Callido – Locatelli

La Cattedrale di Treviso, dedicata a San Pietro, è stata fondata in epoca altomedievale ma è stata ricostruita più volte. La parte più antica tuttora superstite è la pregevolissima cripta a 9 navatelle divise da una selva di colonne, in cui è conservata l’urna di San Liberale (patrono della città); mentre la vasta chiesa ha assunto forma di poderosa “croce greca” con presbiterio assai sporgente, nello stile rinascimentale impostole a partire dal XVI sec. su disegno dell’architetto Pietro Lombardo.

Il vasto spazio interno è suddiviso in tre navate con cappelle laterali; in lunghi secoli di arricchimenti successivi vi sono state collocate numerosissime opere d’arte di prim’ordine come i dipinti degli illustri maestri trevisani Paris Bordone, Gerolamo da Treviso, Domenico Capriolo e quelli del Pordenone (Adorazione dei Magi e affreschi della Cappella Malchiostro, 1520). Nell’abside della navata destra è conservata la magnifica “Annunciazione” dipinta da Tiziano nel 1520. Ma tutta la chiesa ha splendide sculture, bassorilievi, altari riccamente ornati e una serie di opere che testimoniano la lunga storia di fede e di arte che ha contraddistinto questa chiesa.

La tradizione musicale è stata particolarmente fiorente sin dai tempi più antichi, anzi è stata comprovata la pratica del “doppio coro” sin dagli inizi del XV sec., quindi questa è probabilmente la prima chiesa del Veneto (se non d’Italia e dell’Europa intera) in cui tale pratica è fiorita. Perciò sin da tale epoca ai lati dell’Altare Maggiore erano presenti due cantorie contrapposte e, con ogni probabilità, due organi.

Durante l’episcopato di mons. Paolo Francesco Giustiniani (vescovo dal 1750 al 1787) si conclusero importanti lavori: la navata centrale fu coperta con eleganti cupole che –con le loro coperture in piombo– si stagliano sul colore cotto delle tegole degli altri tetti del panorama cittadino; fino a quell’epoca infatti la navata centrale aveva anch’essa tetto a spiovente su un soffitto piano, come mostra il pregevole dipinto di Teodoro Coghetto (1707–1783) realizzato attorno al 1750 [vedi fig. 1] e conservato oggi nella Pinacoteca Civica.

A quest’epoca risale la costruzione di due vaste cantorie tardobarocche con due grandi casse d’organo ai lati dell’altare maggiore; nel 1770 fu realizzato un solo organo (quello sulla cantoria destra): si trattava di un grosso strumento di 12’ a una tastiera, ovviamente costruito da Gaetano Callido. Tale situazione contraddistingue altre importanti chiese venete (per es. il Duomo di San Lorenzo a Mestre, dove si hanno parimenti due cantorie contrapposte con due grandi casse di 12’, ma con l’organo solo in quella di destra: notevole opera  di Gaetano Callido risalente al 1801).

L’ultima aggiunta architettonica alla cattedrale è stata il portico esastilo con frontone, in stile neoclassico (1836), che le diede l’assetto attualmente visibile [vedi fig. 2].

Nel 1870 circa l’organo fu ampliato da Locatelli, che lo dotò di registri “da concerto” e di un manuale “di risposta”. Il concerto inaugurale fu tenuto da Giovanni Antonio Petrali.

La riforma di papa Pio X e il Grande Organo Tamburini (1915–1999)

Nel 1910, durante l’episcopato di mons. Andrea Giacinto Longhin (vescovo tra il 1904 al 1936, periodo durante il quale si iniziarono i processi canonici per la beatificazione e canonizzazione di Pio X), si diede immediata messa in pratica dei dettami del famoso “Motu Propriu” del Papa S. Pio X (nativo di Riese –oggi Riese S. Pio X– paese nei pressi di Treviso e successivamente anche canonico in questa cattedrale), ciò diede l’occasione (o l’alibi?) per demolire le due cantorie e l’organo. Rimasero quindi le due pareti nude su cui furono dipinti due affreschi di fattura neoclassica celebrativi dell’opera di Papa Pio X.

Il nuovo organo fu collocato dietro l’altare, in fondo all’abside della chiesa [vedi fig. 3]. Fu costruito da Giovanni Tamburini che lo ultimò nel 1915. Aveva tre tastiere di 58 note ciascuna e pedaliera di 30 note, ma le due tastiere espressive azionavano le stesse canne poste sul somiere a “doppio scompartimento”, secondo gli standard tecnici mutuati dal suo maestro organaro Pacifico Inzoli, assumendo in pratica caratteristiche simili ad altri strumenti Tamburini (per es. S. Giovanni Evangelista a Parma; S. Stefano de’ Cavalieri a Pisa; S. Maria in Aracoeli ecc.). Ecco la disposizione fonica (citata anche nel trattato “L’Organo Italiano” di Corrado Moretti, ed. Eco) cortesemente segnalatami da Giuseppe Distaso nell’aprile 2003:

Grande Organo Tamburini (1915)

registri

I Manuale – Grand’Organo (primo corpo, aperto)   – Principale                          16’ – Principale Forte                  8’ – Principale Dolce                  8’ – Ottava                                 4’ – Duodecima                    2’2/3’ – Decimaquinta                      2’ – Ripieno [grave] 5 file               – Ripieno [acuta] 4 file              – Principale Violino               8’ – Voce Umana                        8’ – Flauto a Camino                  8’ – Flauto Dolce                       8’ – Flauto                                  4’ – Cornetto 3 file                           – Dulciana                              8’ – Tromba                               8’ – Tuba Mirabilis                    8’ – Tuba Mirabilis                    4’II e III Manuale – Espressivo (secondo corpo, somiere “a doppio scompartimento” in cassa espressiva) – Eufonio                               8’ – Principalino                         8’ – Ottava                                 4’  – Ripieno 5 file                             – Bordoncino                         8’ – Flauto                                  4’ – Flauto                                  2’ – Controgamba                     16’ – Gamba                                 8’ – Salicionale                           8’ – Concerto Viole 3 file           8’ – Concerto Viole 5 file           8’ – Voce Celeste                       8’ – Oboe                                   8’ – Tremolo                                    Pedale     – Contrabasso                      16’ – Gran Quinta                10’2/3’ – Basso                                  8’ – Ottava                                 4’ – Bordone                            16’ – Bordone                              8’ – Violone                              16’ – Violoncello                          8’ – Bombarda                          16’ – Trombone                           8’  

Nel 1971-72 fu commissionato un lavoro di ampliamento alla stessa ditta Tamburini, con elettrificazione delle trasmissioni, ampliamento della pedaliera a 32 note (con aggiunta di un Clarone 4’ ai registri di pedale) e –fermo restando il doppio scompartimento tra II e III Manuale– fu aggiunto un corpo di canne aperto azionato dal solo II Manuale, con questi registri:

Corpo Positivo (aperto, azionato dal solo II Manuale)

– Principale  4’

– Ottava  2’

– Duodecima 1’1/3’

– Decimaquinta 1’

– Ripieno 4 file

– Flauto a Camino 8’

– Sesquialtera 2’2/3 – 1’3/5’

– Cromorno 8’

– Tremolo

Il Grande Organo Khun del Giubileo del 2000

In vista del Giubileo del 2000, per impulso del Vescovo mons. Paolo Magnani, si decise di costruire un organo nuovo, affidandone la costruzione alla ditta svizzera Khun. Sulle prime esso doveva essere collocato nella navata laterale sinistra, nella campata immediatamente successiva al transetto (e l’altare ivi presente doveva essere spostato nel transetto sinistro), poi la Soprintendenza impose la collocazione nell’abside del transetto sinistro, come tuttora si vede [vedi fig. 4].

Nel frattempo, fu rimosso l’organo Tamburini per opera dell’organaro Diego Bonato di Verona, lasciando l’abside desolatamente vuota, in vista delle decisioni del Vescovo (per esempio, collocandovi qualche ornamento anche scultoreo, che però, ancora nell’aprile 2003 non era stato realizzato).

L’organo Tamburini è stato destinato alla parrocchia di S. Maria a Trebaseleghe [ma fino ad oggi –aprile 2003– tale strumento è ancora presso l’organaro Diego Bonato], paese non lontano, appartenente alla provincia di Padova ma facente parte della Diocesi di Treviso: si tratta di una grandiosa chiesa, dedicata a S. Maria, realizzata agli inizi del XX sec. in stile neogotico su disegno dell’architetto Ruolo ma contenente notevoli opere d’arte dei secoli precedenti (tra cui pregevoli dipinti di Palma il Giovane). Sempre a Trebaseleghe è curioso notare che in frazione Fossalta, la parrocchiale di S. Giacomo a Fossalta (eretta a parrocchia nel 1818, era precedentemente la cappella di Trebaseleghe; l’attuale chiesa, che ingloba quella del 1505, è di recente costruzione) è dotata di un pregevole organo costruito da Gaetano Callido nel 1774, proveniente dal monastero benedettino di S. Maria della Misericordia di Noale.

Ecco la disposizione fonica del Grande Organo Khun, rilevata in sito nell’aprile 2003:

Registri

I Manuale – Grand’Organo

[azionati da pomelli ad estrazione, posti in tripla fila in alto a sinistra delle tastiere]

    1      Principale di legno         16’     2      Principale                         8’     3      Ottava                             4’     4      Superottava                     2’     5      Ripieno Grave [4 file]               6      Ripieno Acuto [3 file]              7      Flauto Maggiore              8’     8      Corno di Camoscio          8’     9      Flauto                              4’   10      Duodecima                2’2/3’   11      Cornetto [5 file]               8’  12      Tromba                         16’   13      Tromba                           8’   14      Unione II–I                           15      Unione III–I                          16      Unione III–I Sub                

Pedale

[azionati da pomelli ad estrazione, posti in tripla fila in basso a sinistra delle tastiere]

  17      Subbasso                      32’   18      Contro Principale           16’   19      Basso                              8’   20      Bordone                          8’   21      Flauto                              4’  22      Subbasso                       16’   23      Basso d’Eco [dal III]     16’   24      Violoncello [dal III]          8’   25      Unione III–Ped                      26      Unione III–Ped Super           27      Bombarda                     16’   28      Tromba                           8’   29      Clarone                           4’   30      Unione I–Ped                        31      Unione II–Ped                    

III Manuale – Espressivo

[azionati da pomelli ad estrazione, posti in tripla fila in alto a destra delle tastiere]

  32      Fagotto                          16’   33      Tromba Armonica            8’   34      Clarone                           4’   35      Oboe                               4’   36      Voix Humaine                  8’  37      Flauto Armonico              8’   38      Voce Celeste                   8’   39      Flauto Traverso               4’   40      Cornetto d’Eco [3 file]           41      Flautino                           2’  42      Quintaton                       16’   43      Viola da Gamba               8’   44      Cor de Nuit                     8’   45      Principale                         4’   46      Pieno [3 file]                       

II Manuale – Positivo [Espressivo]

[azionati da pomelli ad estrazione, posti in tripla fila in basso a destra delle tastiere]

  47      Salicionale                       8’   48      Cromorno                        8’   49      Unione III – II                         50      Bordone                          8’   51      Flauto                              4’   52      Terza                         1’3/5’   53      Quinta Flautata (sic)  1’1/3’     54      Piccolo                            1’  55      Principale                         8’   56      Ottava                             4’   57      Flauto in XII              2’2/3’   58      Superottava                     2’   59      Ripieno [5 file]                    

Accessori

Pistoncini per le 256 combinazioni libere e per il sequencer elettronico.

Pedaletti di richiamo delle unioni 8’ e del sequencer

Pedaletto del Tremulante al III Man. – Pedaletto del Tremulante al II Man.

Staffa del crescendo, staffa espressiva III Man. e staffa espressiva II Man. (in tale ordine: difatti la staffa espressiva del III Man. è tra la staffa del crescendo e la staffa espressiva del II Man.!).

Pedaletti di richiamo dei ripieni alle singole tastiere, ance e Tutti.

Estensione

Tastiere di 58 note (Do – La); pedaliera di 30 note (Do–Fa) dritta alla tedesca [ved. fig. 5].

Collocazione

In corpo unico nel transetto sinistra della vasta cattedrale, collocato a pavimento.

Trasmissione

Meccanica “bilanciata” alla tedesca per tastiere e pedaliere; elettronica per i registri.

Mostra

Complessa mostra ad imitazione di quella “a cinque campi” del Rinascimento Italiano [ved. fig. 6].

Cassa

L’organo è interamente contenuto in una cassa rettangolare molto chiara, con alta trabeazione con arcata centrale, con indubbio effetto spettacolare, esaltato dall’abside del transetto e dai finestroni.

Note

L’organo Khun presenta una eccellente qualità tecnica, secondo la nota perizia dei costruttori, e con un effetto d’insieme impressionante, e –per chi suona– il tocco estremamente preciso e ben uguagliato su tutti i tasti è una caratteristica praticamente impossibile da trovare in altri organi attuali anche a trasmissione meccanica…

Esso appare adeguatissimo alle esecuzioni di un vasto repertorio, ma soprattutto di quello a cavallo tra la fine del XIX sec. e gli inizi del XX sec., per esempio le Sonate di Alexandre Guilmant (e non a caso nel concerto inaugurale è stata eseguita la Sonata in Re minore “Symphonie” dedicata a re Leopoldo I del Belgio, nella versione curata dallo stesso Guilmant per Organo e Orchestra), ma anche i brani di Marco Enrico Bossi, le Sinfonie di Ch. M. Widor e di L. Vierne, le composizioni di S. Karg–Elert ecc.

Per chi conosce il Tedesco, è utile una vista del sito della casa organaria Khun.

Organo Positivo della Cripta di S. Liberale

Nella cripta della Cattedrale –bel monumento altomedievale strutturato su 9 navatelle divise da colonne antiche– è conservato un interessante organo positivo, di scuola napoletana, che ritengo attribuibile all’organaro Michelangelo Colameo, databile attorno al 1850 [vedi fig. 6]. Esso è qui pervenuto presumibilmente in tempi recenti a seguito di donazione; per alcuni anni è stato nel Battistero (chiesa medievale, all’immediata sinistra della Cattedrale), poi, in attesa del montaggio dell’organo Khun è stato collocato nella Cattedrale e infine collocato nella cripta, dove oggi diffonde il suo suono particolarmente cristallino

Organo Positivo di Scuola Napoletana [Michelangelo Colameo?] (1850 circa)
Cripta di S. Liberale della Cattedrale – TREVISO

Registri

[azionati da pomelli ad estrazione in doppia fila alla destra della tastiera senza nomi]

“Concerto”           [Voce Umana]                [8’]      [Soprani]           [Flauto in XII]                            [Soprani]  “Ripieno”           [Principale                        8’]           [Ottava                             4’]           [XV                                    2’]           [XIX                           1’1/3’]           [XXII                                 1’]           [Tiratutto]                                

Estensione

Tastiera di 45 note (Do – Do) con prima ottava “corta”; tasti diatonici ricoperti in bosso con frontalini “a chiocciola” e tasti cromatici ricoperti in ebano.

Trasmissione

Meccanica “sospesa” Italiana, ripristinata e integrata nel restauro; consolle “a finestra”.

Mostra

Mostra a tre cuspidi, composta da 19 canne in stagno del Principale 8’ [ 7 / 5 / 7 ] con bocche “a mitria” ad andamento orizzontale nel campo centrale, ad andamento contrario nei campi laterali; canna centrale Do 4’.

Cassa

L’organo è interamente contenuto in una cassa ottocentesca con decorazioni dorate su laccatura verde con ornamenti piuttosto lineari anch’essi dorati. A protezione della tastiera, è stata aggiunta una lastra di vetro dopo la collocazione nella cripta della Cattedrale.

Note

Si tratta di un interessante strumento di chiara scuola ottocentesca napoletana, attribuibile con ogni probabilità a Michelangelo Colameo (ha palesi affinità tecnico–stilistiche, nonché cromatico–decorative, con il positivo costruito appunto da Michelangelo Colameo nel 1869, restaurato nel 1980 da Barthélémy Formentelli e per lunghi anni conservato nell’abside di San Giovanni de’ Fiorentini a Roma). Risale al 1850 ca. ed è stato sottoposto a più interventi, ultimo dei quali dovuto a Francesco Zanin e risalente al 2001 (anno in cui è stato collocato in Cattedrale e successivamente in cripta). L’impressione è complessivamente positiva e suonarlo è un vero piacere.

N.B. Prima dell’organo “Colameo”, nella cripta era presente un altro organo di scuola napoletana [vedi fig. 7], recante sulla tastiera il cartiglio dell’organaro Antonio Petillo e la data 1860. Anch’esso era qui giunto a seguito di donazione ed è stato nella cripta fintantoché non è portato nel Seminario Vescovile della città dov’è tuttora conservato. Eccone la disposizione fonica:

Registri

[azionati da pomelli ad estrazione in fila unica orizzontale sopra la tastiera, con nomi riportati sui tondini, “tipo armonium”]

Principale

Ottava

Quintadecima

Decimanona

Vigesimaseconda

Nasardo

Note

Lo strumento ha caratteristiche del tutto simili a quelle dell’organo “Colameo”, tipiche della scuola napoletana della metà del XIX sec., ma la conformazione della cimasa della cassa (a cuspide, come quella dell’organo “Colameo”) e l’inarcatura “gotica” sopra i campi laterali della mostra e soprattutto la colorazione rossa non sono ravvisabili in alcuna altra opera del Petillo. Ritengo assai verosimile che tali adattamenti della cassa siano stati apportati lontano da Napoli in tempi recenti. Probabilmente la cassa originaria Petillo era di colore laccato bianco e oro o di colore affine a quello del basamento, e l’andamento della cimasa era “a serliana” mentre gli archi sopra i campi laterali erano ad arco a pieno centro e non gotico.

Mi permetto di aggiungere che è verosimile che l’organo non sia una costruzione originale di Petillo: per esempio le canne di mostra hanno labbri di forma alquanto semplice, mentre Petillo usava forme complesse e decorazioni a sbalzo, ed esistono molti organi di autori precedenti su cui Petillo è intervenuto, cui ha dato intonazione decisamente brillante e la curiosa sistemazione dei pomelli “tipo armonium” che egli aveva imparato dal parigino Debain, noto costruttore di armonium, con cui aveva stretto rapporti commerciali (per esempio, gli organi Petillo in cui vi sono registri ad ancia, le canne di questi erano costruite invariabilmente da Debain).

Tuttavia si tratta di un organo con una bella intonazione ed un indubbio fascino tanto che avrebbe potuto “fare il paio” con l’organo “Colameo” se fosse rimasto nella cripta. Tuttavia esso oggi svolge egregiamente un insostituibile compito liturgico e soprattutto didattico nel Seminario.

Per chi voglia fare un utile confronto, rimando ad una visita sull’organo costruito da Antonio Petillo nel 1862, conservato dal 1975 nell’Oratorio del SS. Sacramento a Largo Poli a Roma. Esso non ha mai subito alterazioni ed è stato restaurato da Barthélémy Formentelli per ordine del compianto mio concittadino mons. Luigi Di Liegro, all’epoca direttore della Charitas di Roma e da sempre appassionato d’organo.

Ringraziamenti

Ho potuto suonare l’organo Khun e l’organo “Colameo” nel marzo 2003, in compagnia degli appassionati Dr. Angelo Sorice e Sig. Ettore Toniolo, grazie all’interessamento del M.o Giovanni Feltrin –organista della cattedrale– e alla cortese accoglienza del sacrestano, sig. Roberto Patron. Sempre al M.o Giovanni Feltrin esprimo la mia gratitudine per le preziose informazioni fornitemi. Per le fotografie sono inoltre debitore ad un amico trevigiano ed alla sua collezione musical/fotografica, che non vuole essere citato espressamente per sua personale modestia (ma è citato in vari siti fotografici veneti e non solo).

Aprile 2003

Graziano Fronzuto

SANTA LUCIA DI PIAVE – L’organo del Duomo

SANTA LUCIA DI PIAVE – L’organo del Duomo

Maestri del Romanticismo Tedesco
Roberto Antonello all’organo Gaetano Zanfretta (1892) del Duomo di Santa Lucia di Piave
CD Compiano CDX 20103

Il CD di cui parlerò oggi è stato registrato all’indomani del restauro dell’organo Gaetano Zanfretta (1892) del Duomo di Santa Lucia di Piave, paese non distante da Conegliano Veneto. Lo strumento, di medie dimensioni (21/II), appare ben intonato e dal suono commisurato alle dimensioni della chiesa. Molto bella la sua cassa in stile gotico, con guglie e pinnacoli di legno intagliato. La sua intonazione è una vera sorpresa poiché appare particolarmente adatta all’esecuzione di brani romantici tedeschi, come Roberto Antonello ha voluto dimostrare con la scelta dei pezzi incisi.
Si comincia con Max Reger, Introduzione e Passacaglia in re minore; si prosegue con Felix Mendelssohn, Sonata in Do minore Op. 64 n.2; Johannes Brahms, dagli 11 Corali op 122 -Herzlich tut mich erfreuen -Es ist ein Ros’ entsprungen -Scmucke dich, o liebe Seele, Preludio e Fuga n.1 in La minore WoO 9, dagli 11 Corali op 122 -Herzliebster Jesu -O wie seig eld ihr doch dir Frommen -O Welt, ich muss dich lassen; Josef Gabriel von Rheinberger, Skandinavisch dalla Sonata n. 16 Op. 175 in Sol # minore; Franz Liszt -Papsthymnus (per Papa Pio IX) -Ave Maria; il CD si conclude con Felix Mendelssohn, Sonata in Si b magg Op. 63 n.4.
Come si vede di carne al fuoco ce n’è molta e tutta di prima scelta; l’equilibrata disposizione fonica dell’organo fa sì che lo strumento sembri molto più grande di quel che è sin dalle prime note dell’Introduzione e Passacaglia di Reger. Le esecuzioni sono degne di nota: Antonello si prende garbatamente delle libertà di ritmo e di fraseggio, alcuni respiri al momento giusto impreziosicono l’ascolto che scorre senza difficoltà con il giusto pathos romantico. Se proprio si deve trovare un neo lo Skandinavisch della Sonata n.16 op.175 di Rheinberger è eseguito un po’ troppo veloce rispetto al ritmo impostato dall’Autore.
Le due Sonate di Mendelssohn riescono particolarmente bene, con i loro cantabili che esaltano l’Oboe 8’ del secondo manuale e i loro finali in F e FF; le libertà che si prende Antonello sono “giuste” e le due Sonate appaiono risplendere in tutto il loro pathos romantico.
Discorso a parte merita Brahms, di cui sono incisi 6 degli 11 Corali inframmezzati dal primo Preludio e Fuga, quello in La Minore; qui la lettura dei Corali appare un po’ monotona forse anche perché Antonello non usa o usa pochissimo la Cassa Espressiva, mentre il Preludio e Fuga fa risplendere i timbri dell’organo che, come già detto, appare più grande di quanto non sia effettivamente.
Il libretto, tutto in Italiano, descrive i pezzi e gli autori abbastanza esaurientemente, l’organo, la sua storia e la disposizione dei registri e si conclude con il ricco curriculum dell’esecutore. In copertina c’è la foto a colori dell’organo visto frontalmente, all’interno del libretto c’è una foto in b/n dell’organo visto di scorcio e in quarta di copertina c’è la foto di Antonello alla consolle dell’organo.
Consiglio il CD a tutti gli amatori del repertorio tedesco del XIX sec., non rimarranno delusi. Buon ascolto.
Marzo 2025
Graziano Fronzuto

L’organo del Duomo di Spilimbergo

La musique d’orgue Italienne (Vol.1) “La Renaissance”

Massimo Nosetti

À l’orgue historique (16eme s.) de la Cathedrale Santa Maria Maggiore de Spilimbergo (reconstruction Zanin 1981)

CD Syrius SYR 141304

Il CD di cui parlerò oggi è una delle incisioni del compianto maestro Massimo Nosetti, scomparso a soli 53 anni nel 2013 per un male incurabile, che ho avuto il piacere di conoscere di persona e di restare in contatto con lui per vari anni.

Si tratta dell’incisione di vari pezzi del XV e XVI secc.: Andrea Antico, Frottola “occhi miei lassi”; Marcantonio Cavazzoni, Ricercare III; Jacobo Fogliano, Ricercare; Girolamo Cavazzoni, Hymnus “Ave Maris Stella”, Magnificat primi toni, Quia respexit, Deposuit, Suspecit, Gloria Patri; Andrea Gabrieli, Toccata del 5° Tono, Fantasia allegra; Claudio Merulo, Toccata prima del 5° tono; Giovanni Gabrieli, Canzon prima detta “La spiritata”, Canzon seconda; Girolamo Diruta, Ricercare dell’8° tono; Adriano Banchieri, Fantasia seconda, La Battaglia; Giovanni Maria Trabaci, Durezze et Ligature; Tarquinio Merula, Capriccio cromatico; Girolamo Frescobaldi, Toccata nona, Partite sopra l’aria de la Monica, dai Fiori Musicali, Messa della Madonna: Recercar dopo il Credo, Toccata per l’Elevazione, Capriccio sopra la Girolmeta.

Come si vede, il contenuto del CD consiste in una vera e propria miscellanea davvero ricca che comprende autori veneti ma anche dell’Italia centrale e meridionale (Trabaci). Sono tutti brevi brani che permettono all’interprete di mostrare tutte le possibilità timbriche dell’organo utilizzato.

Lo strumento non è l’originale di Bernardino Vicentino del 1524 poiché fu demolito nel corso dei “restauri” del Duomo di Spilimbergo nella prima metà del XX sec.; di esso si è conservata la cassa di Venturino da Venezia (sia pure molto integrata) che è stata rimontata com’era e dov’era in occasione della ricostruzione dell’organo da parte di Gustavo Zanin (Ditta Cav. Francesco Zanin di Gustavo Zanin) nel 1981. Si tratta di un organo di 12’ (tastiera e pedaliera iniziano dal Fa) di grandi dimensioni particolarmente sonoro e ben riuscito nel suo intento di far rivivere l’organo rinascimentale perduto. D’altronde basta ascoltare Nosetti su questo strumento per rendersi conto che la tradizione veneta non è morta ma rivive nell’opera di Zanin che riesce nel difficile compito di far rinascere un organo cinquecentesco in maniera autentica e convincente.

Il libretto, in Francese e in Italiano, è esauriente e documentato e arricchisce il CD in modo impeccabile. Naturalmente è riportata la disposizione fonica dell’organo e le sue caratteristiche e c’è una foto dell’interprete alla consolle di un organo callidiano (non è la consolle di quest’organo). La copertina ritrae l’organo con i suoi portelli e la sua cantoria con i riquadri dipinti da Giovanni Antonio de’ Sacchis detto “il Pordenone”, ricomposti dopo la demolizione com’erano e dov’erano. Le figure ritraggono: Assunzione di Maria (portelli chiusi); Caduta di Simon Mago (portello aperto di sinistra); Conversione di Saulo (portello aperto di destra). La cantoria è formata da cinque tavole con le Storie della Vergine, mentre negli spazi laterali sono raffigurati dei Paggi.

Lo strumento, che ho suonato grazie all’amico avv. Lorenzo Marzona e di cui ho un bel ricordo, ha dei timbri particolarmente belli e ben caratterizzati, ben ripresi dal tecnico della Syrius Bernard Seveu.

Le interpretazioni di Nosetti sono tutte di alto livello, all’altezza della fama di questo artista scomparso troppo presto; riesce a non far apparire monotona la lunga serie di pezzi incisi anzi li caratterizza uno per uno con l’interpretazione “giusta” per timbrica, ritmica, tecnica e anche un po’ di “rubato” che non guasta.

In definitiva un CD che tutti gli appassionati dell’organaria veneta dovrebbero avere nella propria collezione così come anche coloro che hanno apprezzato Massimo Nosetti in vita, rimpiangendo di non averlo ascoltato abbastanza.

Febbraio 2022

Graziano Fronzuto

Comete. Vernissage di Rosella Pandolfi a Roma.

Comunicato Stampa
Giovedì 23 giugno 2016 dalle ore 18.00, in via Valsugana 54/56, Roma, Vito Sereni Architecture Lab in collaborazione con RF eventsdesigner presenta esposizione artistica di Rosella Pandolfi, accompagnata dai versi, ispirati alle opere, di Bianca Maria Simeoni.  Al vernissage, firmato RF eventsdesigner, si esibirà dal vivo la cantante Italia Vogna, interverranno i Food Brothers con uno show cooking e l’azienda agricola Casale del Giglio con una degustazione di vini con sommelier. L’esposizione si propone come obiettivo un coinvolgimento sensoriale dei visitatori, attraverso un percorso da scoprire dove arte, musica, design e food si fondono e si contaminano.

Rosella Pandolfi,frequenta a Roma l’Accademia d’Arte e Costume, trova una nuova forma di espressione e sperimenta tecniche di panneggio con l’uso di tonalità monocromatiche, traendo ispirazione dai colori della natura e dai viaggi, portando ad una dimensione personale cieli, tramonti ed emozioni di terre lontane. Collabora con architetti ed interior designer, i suoi lavori sono esposti in abitazioni private, locali e sedi di rappresentanza in varie parti del mondo.

Bianca Maria Simeoni, giornalista, poeta e promotrice culturale, collabora a riviste e dirige collane letterarie. La sua raccolta poetica “Mots d’amour” (2009, Edizioni Artescrittura), con prefazione di  Giorgio Albertazzi, postfazione di Corrado Calabrò ed un intervento di Maria Luisa Spaziani, ha vinto nel 2008 il “Premio di Poesia Giuseppe Jovine”.  Bianca Maria Simeoni ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale.

Italia Vogna, eclettica cantante italo brasiliana, duetta in concerto a Bari e a Capri con Mario Biondi e a Napoli con Paulinho Nogueira in occasione del Festival internazionale di chitarra. Nel 2012 presenta il progetto musicale “As cores da minha alma” (I colori della mia anima) dove  l’artista traduce e canta in lingua portoghese le più nobili canzoni della tradizione classica partenopea.
Vito Sereni Architecture Lab, studio di Architettura con sede a Roma, laboratorio di idee e  pensieri finalizzati alla reinterpretazione del concetto del vivere contemporaneo, coniugando il design con i nuovi stili di vita. I progetti dello studio trasformano lo spazio con particolare attenzione alla qualità dei materiali utilizzati e alla loro sostenibilità.

Vito Sereni Architecture Lab Info:
Via Valsugana 54/56, Roma www.vitosereni.com
Comete info@vitosereni.com
Dal 23 giugno 2016 ph. 06 89874988

AIM. Realtà solidale attiva.

Un anno da poco, ma è già in piena attività per aiutare chi arriva in Italia ad integrarsi nel contesto sociale e nel mondo del lavoro, organizzando corsi gratuiti per orientarsi nel nostro paese ed ogni altra assistenza.

AIMAssociazione Italia Multicolore, nasce il 17 settembre 2012, a Roma, grazie all’impegno di un gruppo di cittadini SriLankesi. Non ha scopo di lucro, è apartitica, apolitica, interreligiosa. Le parole chiave dell’AIM sono: Solidarietà, Libertà, Uguaglianza, Fiducia, Unione, Collaborazione.

Ringraziando Fabrizio Pucci che si dedica ad AIM anche durante le ferie e di domenica perché la felicità altrui è la sua felicità, auguriamo ad AIM di crescere nel tempo sulle solidi radici solidali di questo primo anno di realtà attiva.

Aiutiamo AIM ad aiutare gli altri condividendo e diffondendo il progetto Italia Multicolore.

Riferimenti di AIM:

Tel 328 273 1178
E-mail it.multicolore@gmail.com
Sito Web http://www.italiamulticolore.altervista.org

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Berlino. Metamorfosi di un bunker.

Il Sammlung Boros non è un museo qualsiasi, ma un bunker antiaereo che, per diventare spazio espositivo, ha dovuto attraversare, nel corso del tempo, molte metamorfosi.
Da magazzino tessile a “banana bunker”, ossia punto di raccolta della frutta tropicale importata da Cuba, da edificio del Governo Federale a club hard, tra musica techno e party fetish, fino a essere riadattato a spazio per piéces teatrali e poi, finalmente, in museo d’arte contemporanea.
E’ il collezionista Christian Boros che, nel 2003, ne diviene proprietario e lo trasforma in spazio espositivo per la sua collezione d’arte contemporanea che, tra dal 2008 ad oggi, ha attirato 120.000 visitatori. Un numero elevatissimo tenuto conto che, per motivi di sicurezza, si può accedere alle ottanta stanze del bunker soltanto prenotando un tour guidato e per gruppi limitati a un massimo di 10 persone.

Per saperne di più…
http://www.sammlung-boros.de/besuch/info.html?L=1

(di Martha Renzi)

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