ROMA, Green Thumbs.
Noi coloriamo le strade in verde. Un progetto di Silvia Castaldo e Heidi Hirvonen.
Libro a cura di Silvia Castaldo e Matilde Spadaro.
Scelta editoriale e prefazione a Cura di Rosanna Fronzuto.
Libro a cura di Silvia Castaldo e Matilde Spadaro.
Scelta editoriale e prefazione a Cura di Rosanna Fronzuto.
Domenica 29 novembre 2015, presso la sede dell’associazione culturale romana “Lavori in corso”, Mirko Fiori, giovane ecclettico in arte Okrim, ha presentato per la prima volta i suoi lavori al pubblico portando alla ribalta il colore come protagonista assoluto della comunicazione visiva nonché il riciclo di oggetti di uso corrente come semplici bottoni oppure trovati per caso come pietre levigate. Azzurro, arancio, verde, nero, rosso, oro, attraversati da tratti in rilievo e puntualizzati da bottoni applicati su tela e spruzzi di polveri luccicanti, vengono osati dall’artista in purezza per una reinterpretazione in astrattismo materico di concetti classici per eccellenza: i quattro elementi naturali, i sette peccati capitali, l’infinito. Kenneth Branagh diceva: “Ama, ama follemente, ama più che puoi, e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente” e se “peccato” c’è nelle opere pittoriche di esordio di Mirko Fiori è l’uso deciso di tinte così esuberanti da miscelarsi in un’esplosione di emozione che si è pronti ad amare a colpo d’occhio. Consenso unanime, quindi, per il benvenuto ad Okrim nel mondo espositivo della Capitale che definiamo un vero successo senza esitazione per gli apprezzamenti univoci e tradotti in numero quasi totale di opere vendute. Con il piacere dell’invito ricevuto per questo felice esordio, esprimiamo a Mirko Fiori complimenti vivissimi e l’augurio di continuare a stupirci in futuri vernissage.
(recensione a cura di Rosanna Fronzuto per Liber Exit)
Leggende e surrealismi della vita di tutti i giorni. Raccolta di racconti di Cristian Bartaloni.
Iniziativa editoriale e prefazione a cura di Rosanna Fronzuto che per la copertina sceglie un particolare di un’opera dell’astrattista romana Silvia Castaldo.
L’autore Cristian Bartaloni, nato ad Empoli nel 1974, lettore accanito, appassionato di teatro nonché scrittore esordiente, in questa opera prima narra la vita di tutti i giorni in racconti surreali conditi da gustose espressioni tipiche dell’ironia toscana. Il quotidiano diventa occasione di fantasie rocambolesche: dall’incontro ravvicinato con “venerine” presenze nel computer allo shampoo al gatto di casa, dalla ricerca di “ali angelicate” tra gli “scaffali dell’ikkea” alle corse mattutine nel parco: nei suoi divertenti e surreali racconti i fatti semplici della vita sembrano dilatarsi tra gironi danteschi di fantasie bizzarre con tratti malinconici e sapienti citazioni evocate ad istruzioni per l’uso quotidiano della realtà. Nel vortice di ogni racconto tutto accade e tutto sembra già passato eppure tutto è presente, ma ancora imperfetto perché gli Slanci Eroici sono impulsi creativi improvvisi che ribaltano il modo di vedere l’attimo liberandolo dalla noia degli schemi convenzionali e proiettandolo nella dimensione visionaria dell’io.
Il Presidente di Liber Exit, Ammiraglio Erasmo Fronzuto, è l’autore della prefazione dell’ultimo libro di Anselmo Rondoni.
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“Zenit, donne in poesia” è una raccolta di versi inediti di Consuelo Casini, Roberta Petraglia e Simonetta Visconti. Si tratta del primo libro edito da Liber Exit ed ha l’onore di essere segnalato da L’Unità, Il Corriere della Sera e Il Manifesto nella data simbolica dell’8 marzo 2014.
La scelta editoriale di esordio è di Rosanna Fronzuto e Beatrice Casini che vedono nella poetica delle tre autrici un filo conduttore legato al femminile arrendersi all’inconoscibile della vita quale misterioso intreccio tra persone, situazioni, pensieri, eventi e sentimenti che sfuggono alla percezione completa. La consapevolezza di questa ‘verità mai possibile’ è vissuta in ogni contesto di definizione dell’io nel mondo: dalla scrivania dell’ufficio ai fornelli accesi, dal latte preso come figlie al latte per i figli, dall’ampiezza della prospettiva universale alla limitatezza quotidiana, la donna spazia e ritorna a sé guardando dritto e incessantemente verso l’insondabile interiore ed esteriore per motivarlo, accoglierlo, renderlo fecondo. Alcune donne avvertono questa spinta come pressione poetica che diventa ottica verticale esistenziale nell’identificazione del femminile con il trinomio poesia-amore-vita. Non a caso Zenit è l’unica posizione del sole che non fa ombre sulla terra. Ed è nello scorrere in versi sciolti di ogni forma d’amore per la vita e del tempo in cui accade, che il lettore subisce, ad opera ipnotica delle autrici di Zenit, una fascinazione: il ritrovarsi inconscio ad “oltrepassare le parole“, come suggerisce Lucrezia Palummo nel proemio.”
Consuelo Casini, intrisa d’urgenza lirica come dice a presentazione di sé: “parole e versi mi sopraggiungevano con una forza viscerale profonda, dando consistenza all’estro e diventando fonte di libertà anche dai legami della punteggiatura”, quasi a segnalare che soltanto la libertà creativa le concederà l’accesso alla conoscenza di tutte le cose con il lusso delle maiuscole: ‘Quanto stupore al visivo/ che a stento comprende il non vivo/ Ma è risultanza d’incontro e visione/ Parte da luce e si completa nel cuore.’ (cfr. Il gioco d’ombra – p. 29)
Roberta Petraglia, poetessa “della pietra” si sofferma a riflettere “come la mente riesca a riciclare pietre di crolli anteriori e parole sfuse è un processo quasi sconosciuto” rammaricandosi che “nell’abnorme sviluppo industriale scientifico-elettronico” sia stato “accantonato il senso dell’armonico e del necessario” fino ad ammettere, in ispirazione poetica, che ‘nessun passo spezza sigilli/sull’impiantito logoro./Invecchia pure il tempo/fermo a contar sassi/sotto l’intonaco che sbecca/coi suoi artigli vigliacchi.’ (cfr. Piaggine – p. 78)
Simonetta Visconti, scandita dal tempo, titola le sue poesie con date certe perché la realtà ha le sue precipitazioni, rapide, violente, e quello che non si compie per anni, avviene in un giorno e bisogna consacrarne il momento trascrivendolo: “negli anni ho compreso che quelle parole non erano mie, bensì dettate letteralmente sotto ispirazione da un piano superiore”. E il 25 aprile 2002 profetizza di sé ‘E’ inverno. C’è vento e arriva dal mare./Sono alla scrivania e sto scrivendo il mio libro./Sarà pubblicato./ Il mio sogno si avvera.’ (cfr. 25/4/2002 – pag. 91)