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Marcella Wietrzyk del “Gruppo Volontari per il Verde Valtorbella” e Sabrina Masnata del Comitato “QuellicheaTrasta cistannobene”
Intervista a cura di Roberta Petraglia.

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Passeggio per le vie che posso raggiungere a piedi. Sono vicine a casa mia le colline impervie le cui gole diventano margine di strade ed abitato. Auto parcheggiate non appena il nastro d’asfalto permette uno slargo… non credo sia possibile l’incrocio tra due vetture senza che una retroceda cedendo il passo all’altra. Polcevera è divenuta sinonimo di “strada”. Ci hanno fatto diventare microbi accampati ai bordi polverosi degli accessi al porto e dal porto verso l’oltregiogo. Degrado ed incuria, gli occhi inciampano e la bellezza si ritira mesta. Lo spazio recuperato dalle coperture del letto del torrente omonimo è stato adibito ai capannoni industriali, le case prospicienti gli stretti marciapiedi sembrano in bilico sul cornicione del tempo, il progresso ha abbandonato alla chetichella questi quartieri ed ora la gente osserva il grande nulla di una civiltà scomparsa, dileguata: quella degli operai che a frotte coprivano i turni di lavoro di una Italia in crescita produttiva. Il cemento oltre i cancelli serrati è silenzioso, come un foglio da cui sono scomparse le parole. Le persone, incastrate nel traffico delle vie strette, osservano il verde delle colline e sognano d’avere le gambe buone per scappare. Nel mio girovagare, vorrei trovare un punto in cui la storia abbia dimenticato una schiena nuda … è stato semplice ricoprire spalle, far calzare scarpe e riempire pance? Per un breve periodo sì, ma nell’arco di una stessa vita il lampo è passato e ha lasciato tutti sgomenti. Com’è possibile che siamo di nuovo gli italiani con le pezze al culo? Provo a cercare quelli che si sono ripresi dallo shock del grande bluff : ci eravamo illusi d’essere i padroni di un destino diverso dalla miseria, ma oggi la disoccupazione fa capolino e i soldi per servizi e manutenzioni assottigliano la soletta del decoro, crolla tutta un’epoca. Cerco chi reagisce e non si arrende. Cerco quelli che a caldo battono il ferro del duro zoccolo su cui ogni giorno scontrano occhi, fatica e cuore:

Di recente ho conosciuto Marcella Wietrzyk, membro attivissimo del “Gruppo Volontari per il Verde Valtorbella”, zona sulle alture della Valle Polcevera, in cui la signora con altre persone opera per il decoro e l’abbellimento dei luoghi e degli arredi urbani, anche attraverso una serie di eventi promossi dalla Circoscrizione, a carattere artistico di strada, lo yarn bombing, cui partecipano molte associazioni che si occupano di sociale. Lei mi scrive così e mi invita a visitare i loro lavori:
Siamo un gruppo costituito da una decina di persone che abitano sulle alture di Genova Rivarolo, il quartiere Valtorbella. Il nostro è un quartiere “nuovo” sorto negli anni “80 in risposta alla richiesta abitativa di quegli anni, grandi volumi ma anche estese aree verdi e spazi urbani a misura di bambini e di relazioni fra le persone, parcheggi, panchine, giochi,aree pedonali. Nel corso di questi 30 anni molte cose sono cambiate, l’iniziale bisogno di fare comunità fra le persone provenienti da zone diverse della città ha fatto spazio ad una progressiva privatizzazione delle relazioni, favorendo lentamente un abbandono dei luoghi comuni occupati nel tempo dal degrado e discariche. Oggi, forse in concomitanza della crisi economica, c’è una tendenza a rivivere in maniera più attiva il proprio quartiere e le opportunità che esso offre, in maniera maggiore rispetto ad altre zone della città penalizzate dal traffico e dalla mancanza di “piazze” di incontro. Ci siamo costituiti come “Gruppo Volontari per il Verde Valtorbella” circa due anni fa, aderendo al progetto di affido di aree verdi promosso dal nostro Municipio. Abbiamo investito le nostre energie e le nostre maggiori attenzioni alla cura e alla gestione di piccole aree verdi a bordo strada, lungo i percorsi quotidiani degli abitanti del quartiere, quindi luoghi pubblici e non delimitati da alcuna protezione. E’ stato un successo: aiuole, piantine e arredi urbani sono rispettati e tutelati dagli abitanti del quartiere e viene palesemente espresso riconoscimento nei confronti dell’impegno dei volontari . Gli interventi sul territorio attraverso queste modalità di condivisione hanno rappresentato un’occasione importante nell’orientare l’iniziale e diffuso senso di paura, di diffidenza e di difesa verso un approccio di fiducia poiché si è visto che un cambiamento di tendenza è possibile dove non solo lo spazio privato (magari protetto da cancelli e telecamere) ma anche e soprattutto lo spazio di tutti può essere vissuto come luogo sicuro in cui la bellezza sia percepita e curata come bene comune. Ne è un esempio il progetto di arredo urbano “NataleDiLana 2014” che, realizzato in sinergia con altre associazioni di zona, è un’espressione viva di come la riqualificazione del territorio promuova la coesione sociale e viceversa. I manufatti in lana, sulla tipologia dello yarn bombing, frutto di un lavoro collettivo di inclusione sociale, hanno arredato i nostri giardini per tutto il periodo natalizio. Ora l’obiettivo più ambizioso è quello di coinvolgere gli abitanti e le associazioni in una sinergia continuativa e in una convergenza di risorse e di iniziative.”

Un altro incontro importante è la professoressa Sabrina Masnata, un’ideatrice del Comitato “QuellicheaTrasta cistannobene” che si adopera nel creare momenti di condivisione e solidarietà con lo scopo di restituire valore alle tracce rimaste ad identificare una comunità. La Proff, mi scrive in un messaggio:
L’obiettivo per cui stiamo lavorando come comitato culturale è quello di promuovere ciò che di bello esiste nel quartiere di Trasta e dintorni, puntando soprattutto sulle passeggiate nel verde. Caposaldo storico era il ponte crollato durante l’ultima alluvione, con la creuza e la villa seicentesca che si erge accanto.
Purtroppo combattiamo con un mostro chiamato Terzo Valico che si sta divorando parte dei nostri boschi e la bella zona dove c’erano i mulini. Priorità è far ricostruire il ponte. Cercheremo finanziatori privati e apriremo una sottoscrizione. Altri progetti sono legati alla Resistenza Partigiana: Trasta è stata protagonista della liberazione con molti suoi luoghi e uomini. Siamo riusciti ad  ottenere la sostituzione della targa distrutta ai Giardini Ugo Bottaro, che abbiamo tentato di tenere puliti per i bambini, abbellendoli con i fiori….fallimento totale… ma confidiamo nel principio che dare l’esempio sarà promotore di una cultura del rispetto ambientale e apprezzamento del decoro. Adesso ci muoviamo per la sostituzione di una madonnina posizionata alla fine della guerra dai Trastesi in segno di ringraziamento per avere avuto protezione. Piccole cose, simboliche, ma importanti perché riteniamo che tenendo vivo il passato del nostro quartiere forse potremo attirare l’attenzione della gente e ridare a Trasta un futuro migliore.

Trasta, piccola gola alle pedici della collina di Murta, sponda destra del torrente Polcevera, sito di rimpetto a Teglia che le porge le mani attraverso due ponti di metallo.
La mia passeggiata tra i quartieri limitrofi al mio, mi ha spinto a cercare questa gente e davanti al presepe di lana, lavorato all’uncinetto, in Valtorbella e quello di Trasta, che riproduce il quartiere in miniatura, sorrido con il cuore ricolmo di gioia, la bellezza  in periferia non è ancora morta…