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Carl Philipp Emanuel Bach

The Organ Works

Jacques Van Oortmerssen

Organo Batz (1826) Onze Lieve Vrouwe Kerk – Harderwijk, Paesi Bassi

BIS CD 569

Il CD che descrivo oggi testimonia la grandezza di Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788) nella musica d’organo, cosa che in genere è abbastanza ignorata, dato che si preferisce la sua bravura come compositore di musica strumentale, orchestrale e, per quanto riguarda il nostro ambito, al più del clavicembalo.

Eppure fu un grande compositore anche per organo, come appunto questo CD dimostra. Il primo brano è il Preludio in Re Maggiore Wq 70 n.7 (1756), seguito da 4 Sonate tripartite (in tre movimenti) per “il organo solo” (sic) rispettivamente Fa maggiore Wq 70 n.3 (1755), La minore Wq 70 n,4 (1755), Re maggiore Wq 70 n. 5 (1755), Sol minore Wq 70 n.6 (1755), e termina con la Fantasia e Fuga in Do minore Wq 119 n.7 (1756).

Come si vede, i brani per organo sono stati composti da Carl Philipp Emanuel Bach in soli due anni: nulla prima e nulla dopo per lo strumento preferito dal grande padre Johann Sebastia. Tuttavia proprio questa concentrazione in due soli anni fa di queste  opere per organo un “corpus” estremamente compatto sia dal punto di vista stilistico sia dal punto di vista strettamente cronologico.

Nelle Sonate si cercherebbe invano qualche eco dello stile paterno; al contrario si trovano più differenze che somiglianze. Lo stile è decisamente protoromantico e già si sentono i prodromi della forma-sonata, che troverà la più ampia caratterizzazione con le Sonate di W.A.Mozart, F.J.Haydn. M.Clementi e L.van Beethoven.

Più vicini allo stile del padre, se proprio vogliamo cercare queste somiglianze, il Preludio e la Fantasia e Fuga che aprono e chiudono il CD, sebbene prevalga anche qui l’afflato protoromantico tipico del compositore, con passaggi fortemente drammatici alternati ad altri più decisamente tranquilli per non dire languidamente romantici.

L’interprete pur valentissimo non concede troppo spazio al “rubato” e alle nouances che i brani richiederebbero per essere filologicamente eseguiti, nondimeno lo stile viene rispettato anche con una oculata scelta dei registri (nel libretto vengono forniti anche i registri utilizzati per ogni brano) e con un rigore esecutivo pari in tutti i brani.

Il giudizio è complessivamente positivo, anche se la musica andava presa un po’ più “a briglia sciolta” pensando più a Beethoven che non a Bach padre (la cui ombra sembra incombere sull’interprete molto più del dovuto), ascoltando attentamente i brani e fatta la tara delle influenze paterne introdotte dall’interprete, si ha una buona idea sul rapporto tra Carl Philipp Emanuel e l’organo e sulla sua concezione della musica organistica anche se limitata a soli due anni della sua vita artistica.

Il libretto, sufficientemente esauriente, è in Inglese, Francese e Tedesco; c’è la disposizione fonica dell’organo ma non una sua fotografia e si conclude con una fotografia dell’interprete in atteggiamento pensoso con una matita in mano.

Data la rarità della musica incisa, il CD è consigliabile a tutti gli appassionati della musica di Carl Philipp Emanuel Bach e più largamente agli appassionati del periodo preromantico.

Febbraio 2022

Graziano Fronzuto