From Stanley to Wesley Vol.2
Jennifer Bate
Vari organi inglesi
CD Unicorn Kanchana DkP 9099
Ancora una Antologia suonata magistralmente da Jennifer Bate: stavolta alle prese con un repertorio squisitamente Inglese.
St. Michael’s Mount (organo Avery, 1786), Maurice Greene Voluntary in C minor; The Dolmetsch Collection (organo Snetzler 1764), John Stanley Voluntary Op.6 n.7 in G major; Adlington Hall (organo Bernard “Father” Smith, 1693), John Stanley, Voluntary Op.7 n.2 in C Major, Voluntary Op.5 n.9 in G Major; Kenwood House (organo England, 1790), Georg Fridrich Handel, Fuga in La minore; The Dolmetsch Collection, Samuel Long, Voluntary in D minor; St. Michael’s Mount, William Walond, Voluntary in B minor; Kenwood House, James Nares, Introduction and Fugue in F Major; Everingham Chapel (organo Allen, 1839), William Russell, Voluntary in A minor; Killerton House (organo Gray, 1807), Samuel Wesley, Short Piece n.9 in F Major; Kenwood House, Voluntary Op.6 n,3 in C minor.
Come si vede, per ogni brano Jennifer Bate ha scelto l’organo più adatto. Si va da quello di Father Smith di Adlington Hall, costruito nel 1693, il più antico organo funzionante in Inghilterra (non dobbiamo dimenticare che durante il periodo Cromwelliano ci fu una vera e propria strage di organi cinque e seicenteschi, tanto che alcuni organari dovettero andare in esilio ed oggi i loro organi sono nella Francia settentrionale) all’organo Allen del 1839 della Everingham Chapel.
La carne al fuoco è tanta, per un CD di 58 minuti. Eppure i brevi brani incisi sono molto caratterizzati e ben scritti da non sfigurare con i brani più lunghi dello stesso periodo (si pensi alle Suites di Handel).
Sotto le mani (e i piedi) di Jennifer Bate questi organi relativamente piccoli (specie a confronto con i successivi organi vittoriani), composti da una sola tastiera (tranne qualche eccezione) e anche senza pedaliera, spiegano le loro ali e volano alti mostrando la loro tavolozza sonora più o meno ricca al meglio.
Ci si potrebbe chiedere come e quali siano i brani contenuti nel Vol.1 (nelle mie ricerche non l’ho mai trovato) ma penso che non siano qualitativamente né quantitativamente diversi da questi del Vol.2.
Il libretto, corposo ed integralmente in Inglese, descrive uno per uno gli organi utilizzati con tanto di collocazione geografica della Contea di appartenenza di ciascun sito; vi sono poi corpose note sui brani registrati e un accenno al curriculum di Jennifer Bate, che del resto non ha bisogno di presentazioni.
Qualche curiosità: St. Michael’s Mount è il dirimpettaio inglese di Mount-Saint-Michel in Francia. E’ anch’esso situato su uno scoglio collegato da una striscia di sabbia alla terraferma che si sommerge con l’alta marea. Qui c’è un organo storico; nel dirimpettaio francese c’è un organo degli anni ’60 del XX sec.
L’organo di Adlington Hall fu costruito per un matrimonio: sulla sua cimasa ci sono gli stemmi di entrambe le famiglie nobili dello sposo e della sposa; rimasto in sito per la passione musicale della famiglia proprietaria, è arrivato ai giorni nostri praticamente intatto. Anche il restauro è stato puramente conservativo limitato ad una pulizia delle parti e all’aggiunta di un elettroventilatore.
Il suono risultante è un po’ belante, ma bisogna tener conto che non esistono altri organi dell’epoca cui paragonarlo per poterne correggere l’intonazione, e si è preferito mantenerlo così com’era.
Insomma, il CD vale la pena di cercarlo ed acquistarlo poiché la grande arte di Jennifer Bate (1944-2020) risalta in pieno e il repertorio è fantastico.
Giugno 2022
Graziano Fronzuto