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Tempo fa abbiamo parlato di Calvino e la sua ombra attraverso il ricordo di un compagno di liceo riferito dal Corriere della Sera, in un articolo ritrovato per caso. Adesso torniamo su Calvino ragazzo, che durante le interrogazioni si voltava di spalle, come per ascoltare bene un suo interlocutore invisibile e proseguire, grazie a lui, il parlare. Si rapportava alla sua ombra, un’ombra protettiva e accompagnante cui si affezionò, trattenendola con sé fino alla vita adulta ed arricchendola di mille voci, ognuna pronta a recitare, dall’alto di un empireo di molteplicità, una diversa visione di realtà.
Calvino si voltava, dunque, verso l’altra angolazione, quella di un suo diverso possibile io, che non è mai soltanto e semplicemente un altro, ma è l’universo di altri possibili. E’ l’intera umanità. Sono I nostri antenati, sono Gli amori difficili, Le città invisibili. Questo e anche oltre, nello sconfinare libero dell’immaginazione in un mondo, tanto fantastico quanto reale, da non sembrare più la terra nota sotto i piedi, ma il teatro colorato, emozionale ed inventato, del Castello dei destini incrociati e delle Cosmicomiche vecchie e nuove.  Tacciato da alcuni di frammentarietà, come se la vastità della sua opera mostrasse un caos interiore,  Calvino è e resta tra le più grandi personalità del Novecento. Soltanto i grandi avvertono, non reprimono, ma anzi sviluppano, questa tensione interiore ad abbracciare il mondo come infinito anche nel più piccolo dettaglio. Soltanto i grandi osano sperimentare le innumerevoli possibilità di combinazioni dell’imbattersi nell’io, nell’altro, nelle cose e nel caso senza chiudersi in un pensiero assiomatico. Soltanto i grandi sostengono lo stato di sospensione visionaria, superando il plumbeo limite dell’incomunicabilità in un sorvolare orfico tra terra e cielo, dove la dimensione innocente e giovane non svanisce e l’immaginario diviene tessuto, impalpabile e pregiato, di mille personaggi lasciati fluire, fino a noi. Incantati.

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Per saperne di più si consiglia la raccolta di interviste dal 1951 al 1985, completata nel 2012 e recensita in Calvino e il gioco dei destini incrociati.

In foto: San Giorgio e il drago. Paolo Uccello (1397-1475).