da Graziano Fronzuto | 5 Dic, 2012 | Musica
L’organo della Basilica di
San Pietro ad Aram – NAPOLI
TAMBURINI (1950)
di Graziano Fronzuto
Registri
[Azionati da placchette collocate in fila unica orizzontale al di sopra del II Manuale]
I Manuale – Grand’Organo
1 Ripieno [grave] 6 file 2 Ripieno [acuto] 3 file 3 Decimaquinta 2’4 Ottava 4’
5 Flauto a Camino 4’
6 Flauto Traverso 8’ |
7 Dulciana 8’ 8 Principale 8’ 9 Principale 16’10 Voce Umana 8’
11 Tromba 8’ |
Unioni ed Accoppiamenti
12 Unione I – Ped 13 Unione Tastiere 14 Ottava Acuta I – Ped15 Ottava Acuta I – I
16 Ottava Acuta II – I
17 Ottava Grave II – I |
18 Unione II – Ped 19 Ottava Acuta II – Ped 19 Ottava Acuta II – II21 Ottava Grave II – II |
II Manuale – Espressivo
22 Oboe 8’ 23 Concerto Viole 8’ 24 Gamba 8’25 Eufonio 8’
26 Salicionale 8’
27 Bordone 8’ |
28 Fugara 4’ 29 Flauto 4’ 30 Flauto in XII 2’2/3’31 Silvestre 2’
32 Pieno 3 file
33 Tremolo |
Pedale
34 Subbasso 16’ 35 Contrabbasso 16’ 36 Bordone 8’37 Basso 8’ |
38 Principale 8’ 39 Ottava 4’ 40 Violoncello 8’ |
Accessori
5 Combinazioni Aggiustabili generali; Combinazioni Fisse
Pistoncini per Annulli
Pistoncini e Pedaletti di richiamo Unioni8’e Combinazioni Aggiustabili
Staffa Crescendo Generale
Staffa Espressione al II Manuale
Pedaletti Ripieno I, Forte II, Tutti
Estensione: Manuali di 61 note (Do1–Do6); pedaliera di 32 note (Do1–Sol3).
Collocazione in corpo unico sulla cantoria fondale absidale.
Cassa non presente.
Mostra di canne dell’ordine di 8’ disposte ‘a palizzata’ con disegno a 5 cuspidi.
Note
Non ho trovato notizie su organi precedenti (forse esisteva un organo settecentesco collocato sulla parete fondale, su una cantoria i cui pannelli sono stati ripresi dall’attuale basamento della mostra); questo attuale è stato realizzato per il Giubileo 1950 su progetto di Ferruccio Vignanelli.
Grazie alla collocazione fondale risuona molto bene in chiesa, anche più di quanto le sue effettive dimensioni sembrerebbero consentire. Nonostante un abbandono quasi decennale, si è conservato in condizioni accettabili tanto da permettere un rapido ripristino funzionale nell’autunno 2011 ad opera di Gian Marco Vitagliano e Alessandro Giacobazzi su iniziativa dell’organista Giovanni Picciafoco per tenervi un concerto già nel gennaio 2012.
Ho potuto suonare questo strumento il 2 gennaio 2012 grazie a Giovanni Picciafoco, con Gian Marco Vitagliano.
Nel corso del sopralluogo ho notato i numerosi stemmi Basilicali (chiavi di San Pietro intrecciate al manico dell’ombrello –o “baldacchino”– papale che le sovrasta; tali stemmi indicano anche la Sede Vacante tra un pontefice e l’altro e sono propri delle basiliche romane) disseminati nella chiesa ed il sacrista mi ha detto che tali stemmi ricordano che questa è la prima basilica dedicata a San Pietro (per storia e per importanza) dopo quella Vaticana.
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da Graziano Fronzuto | 4 Dic, 2012 | Musica
L’organo della SS. Annunziata di Airòla (BN)
Andrea Bassi da Ravenna (1679–85)
di Graziano Fronzuto
Registri:
(azionati da manette in ottone, poste in due file verticali a destra della Tastiera; nomi dei Registri scritti a penna su carta incollata)
– Principale 8’ [Mostra da Do 8’]
– Ottava – Principale II 8’
– XV – Flauto [in XII]
– XIX – Voce Umana
– XXII
– XXVI
– XXIX
– Tiratutto
[ – Contrabbassi 16’]
[ – Doppia Uccelliera]
Estensione
Tastiera di 48 tasti (Do – Do) cromatica con prima ottava “stesa” senza primo Do #; Pedaliera “a leggio” di 12 tasti (Do – Do) cromatica stesa senza primo Do #.
Collocazione
Sulla Cantoria monumentale sopra l’ingresso principale della chiesa.
Cassa e Mostra
Splendida Mostra composta da canne del Principale 8’, disposte a tre cuspidi [ 13 / 11 / 13 ] con canne centrali di ciascuna cuspide “a tortiglione”; il campo centrale è leggermente convesso; la Cassa è di splendida fattura, probabilmente disegnata da Dionisio Làzzari o da suoi allievi (Pietro Ghetti e Bartolomeo Ghetti hanno lavorato all’Altar Maggiore della Chiesa) con decorazioni dorate e con lo stemma cittadino sopra il campo centrale recante il motto “A.G.P.” (Ave Gratia Plena).
Note
L’Organo della SS.ma Annunziata di Airola, di immenso valore, è forse il massimo capolavoro superstite dell’organaro Andrea Bassi da Ravenna che lo realizzò nel 1679–80.
Vale la pena di sottolineare che vi sono notevoli analogie fra l’organo della SS. Annunziata di Airola e quello dell’omonima chiesa di Gaeta (costruito da Giuseppe De Martino nel 1685–89): i due strumenti hanno caratteristiche troppo simili fra loro e troppo rare per l’epoca in cui sono stati costruiti (a pochissimi anni di distanza) per poter parlare di mera coincidenza. Entrambi hanno tastiere di 4 ottave, di cui la prima ottava è –cosa rarissima per l’epoca– cromatica “stesa” priva di Do #. L’organo di Gaeta ha meno registri: non ha né flauti né Voce Umana né il Principale II, e ciò lo rende più schiettamente “Napoletano” per l’epoca in cui fu costruito (mentre lo strumento di Airola –che invece ha quei registri– è stato costruito da un organaro Ravennate trapiantato a Napoli: basti pensare che la Voce Umana divenne in effetti onnipresente negli Organi Napoletani dopo il 1700 circa).
Fra i carteggi del XIX sec. a proposito dell’organo conservati nell’Archivio Storico dell’Istituto della SS.ma Annunziata di Gaeta, si nota che alcuni organari del tempo (Sarracini, Colameo, Ruggieri ecc.), chiamati a studiare il restauro di quell’organo, avevano l’intenzione (poi attuata solo in parte) di aggiungervi: Contrabbassi, Flauto, Voce Umana e soprattutto il “Principale II 8’ ” (successivamente per• tali aggiunte si sono limitate ai pedali e ai relativi Contrabbassi 16’, elementi appunto risalenti a metà del XIX sec.: originariamente non c’erano). Mi sono chiesto più volte come mai volessero fare tali aggiunte e la risposta l’ho trovata solo ad Airola: tali organari conoscevano evidentemente l’organo di Airola e, aggiungendo all’organo di Gaeta tali registri, i due strumenti sarebbero stati (almeno dal punto di vista della disposizione fonica) pressocché uguali !
Vi sono poi elementi stilistici che fanno decisamente ritenere che la cassa d’organo e la cantoria di Airola siano stati disegnati dallo stesso grande architetto che ha disegnato quelli di Gaeta: Dionisio Làzzari. La cassa dorata dell’organo di Airola è dimensionalmente poco più grande di quella di Gaeta (difatti essa ospita una mostra di 8’, mentre a Gaeta è di 6’, ed è sistemata su una cantori d’ingresso alquanto più grande di quella di Gaeta, posta invece su una parete laterale del presbiterio), ma le lesene, le cornici, i capitelli e ogni minimo dettaglio decorativo delle cassa del primo e del secondo sono assolutamente identici (anche se poi la cassa di Gaeta è stata realizzata in maniera più raffinata e con maggior accuratezza d’intaglio). Inoltre, i due organari (Andrea Bassi ad Airola e Giuseppe De Martino a Gaeta) avranno certo avuto modo di scambiarsi opinioni e modalità costruttive, infatti in entrambi gli strumenti le canne di piombo sono lavorate da una lastra sottilissima ed in modo estremamente raffinato.
Tuttavia l’effetto scenografico dell’insieme organo/cantoria, accentuato sia dalla collocazione (sopra la porta d’ingresso, insolita all’epoca nella zona) sia dalle grandi proporzioni rispetto alle dimensioni della chiesa, ricorda in modo palese soluzioni adottate nel medesimo periodo in Roma (basti pensare alla sistemazione dell’Organo di Giuseppe Testa in San Giovanni dè Fiorentini, 1680), cosa che comunque non stupisce perché il Beneventano era all’epoca sotto il diretto dominio Papale e quindi manteneva un certo contatto culturale sia con l’intorno sia con lo stato d’appartenenza.
Nei secoli, l’organo si è mantenuto alquanto inalterato (ad eccezione di alcuni interventi di accordatura e di ripulitura nel corso del XVIII e XIX sec.), ed era tenuto in grande considerazione dagli Airolani. Solo a partire dagli anni ‘ 50 del XX sec. l’organo ha conosciuto un lento degrado, accentuato dai danni del terremoto del novembre 1980 (in tale stato, una fotografia dell’organo venne pubblicata, insieme a quella dell’Organo della Congrega del Purgatorio sempre in Airola, attribuibile allo stesso Andrea Bassi, nel secondo volume de “L’Arte Organaria a Napoli” di Stefano Romano, Arte Tipografica – Napoli, 1990).
Si giunse al restauro grazie all’impegno del Dott. Michele Del Viscovo, sindaco in quegli anni, che, conscio del valore dello strumento e conscio dei precisi doveri della Pubblica Amministrazione (che è proprietaria del complesso dell’Annunziata), riuscì ad ottenere il finanziamento necessario dalla Regione Campania e a salvare l’organo. Il restauro fu condotto con grande serietà dalla Famiglia Zanin di Codroipo, e seguito da Oscar Mischiati; l’organo fu inaugurato da Andrea Marcon nel 1992.
Nel frattempo lo stesso Dott. Del Viscovo effettuò ricerche presso l’Archivio di Stato in Benevento rintracciando il Contratto e stabilendo con assoluta certezza la paternità dello strumento e la sua integrità (tutti i registri sono originali). Poi, il Dott. Del Viscovo pubblicò le notizie raccolte, le sue considerazioni e quelle di Francesco Zanin nel libretto “Storia di un Organo Restaurato” fuori commercio, edito nel 1992. In effetti l’organo di Airola è forse l’unico strumento in territorio Napoletano di grandi dimensioni ad aver ottenuto il meritato serio restauro.
Al momento del mio sopralluogo (dicembre 1995), compiuto insieme ad Antonella su invito del Dott. Del Viscovo, purtroppo l’organo appariva danneggiato inopportunamente: vi erano stati lavori di restauro al soffitto (oggetto di lavori di restauro ordinati dalla Soprintendenza: anche le tele del Finoglia erano state temporaneamente rimosse e portate al laboratorio di restauro) e non erano state prese sufficienti precauzioni, e dunque l’organo risultava letteralmente invaso da polveri di cemento e minuti calcinacci. Oltretutto, un fulmine aveva bruciato gran parte dell’impianto elettrico che era stato sostituito da cablaggi di fortuna (in vista della mia visita, il Dott. Del Viscovo aveva fatto eseguire una riparazione di fortuna dell’impianto elettrico stesso), ma nessuno si era avveduto dell’insuonabilità dell’organo in quanto, dopo il concerto inaugurale e dopo una successiva visita di Francesco Zanin, nessuno pare fosse più salito in Cantoria.
Riportato nuovamente in condizioni adeguate nel 1997, è stato nuovamente riutilizzato.
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da Graziano Fronzuto | 6 Nov, 2012 | Musica
Sinfonia n.3 “con Organo” di Camille Saint-Saens.
Camille Saint-Saëns: Sinfonia n.3 in Do Minore (1886) dedicata a Franz Liszt
I. [I.1] Adagio – Allegro moderato — [I.2] Poco adagio
II. [II.1] Allegro moderato – Presto — [II.2] Maestoso – Allegro
Questa Sinfonia gode di uno straordinario successo sin dalla sua prima esecuzione, avvenuta a Londra presso la St. James Concert Hall il 19 maggio 1886, con la direzione dell’Autore in un concerto organizzato dalla Royal Philharmonic Society, committente della Sinfonia stessa. Il monumentale lavoro, all’inizio privo di dedica, fu offerto dall’Autore alla memoria Franz Listz, scomparso il 31 luglio 1886. L’organo, costruito nel 1869 da Gray & Davidson dotato di una sola tastiera, pedaliera e 22 registri, era stato ampliato nel 1882 da Bryceson. La sala della prima esecuzione fu demolita nel 1905 e al suo posto è sorto l’hotel Piccadilly.
Nel lontano 1988, tornando a casa con il CD appena acquistato [Chicago Symphony Orchestra diretta da Daniel Barenboim, Gaston Litaize al grande organo Gonzales della Cattedrale di Chartres con “mix” realizzato in fase di montaggio] lessi sulla fiancata della metropolitana questa frase:
<non c’è giorno così luminoso da impedire alla notte di calare; non c’è notte così buia da impedire al sole di sorgere>
in cui l’anonimo autore aveva sintetizzato una poetica ovvietà. La frase tornava a risuonare nella mia mente mentre ascoltavo la Sinfonia e, inaspettatamente, me ne forniva una utile chiave di lettura che tuttora mi sembra alquanto valida.
Nel contempo, suggerisco di osservare attentamente il dipinto “Il Sole” di Giuseppe Pellizza da Volpedo, che aiuta a visualizzare bene i singoli passaggi da un movimento all’altro della Sinfonia. Com’è noto, il dipinto può essere letto sia come il mesto inizio del tramonto (osservandolo dall’alto verso il basso) sia come una trionfante alba radiosa (osservandolo dal basso verso l’alto).
La Sinfonia si apre con l’orchestra che, lentamente ma inesorabilmente, comincia a brillare di luce propria. I temi si susseguono dapprima sommessi, poi più insistenti finché diventano forti e severi come una dura giornata di fatica sebbene vissuta in un mattino luminoso e splendente. I ribattuti degli archi e dei legni, contrapposti alle note lunghe degli ottoni materializzano entrambi gli aspetti del giorno: vita quotidiana e luce.
Ma il giorno lentamente si avvia a conclusione. Il sole scende sull’orizzonte: è il crepuscolo. L’orchestra ha detto tutto quello che poteva dire con i propri strumenti (per quanto numerosi e vari) dunque non può che zittirsi pian piano per chiamare, o meglio invocare, il suono dell’organo.
Con l’organo –che entra in scena con fondi dolci e Voce Celeste– scende morbida e quieta la notte, il sonno ristoratore. E qui la vena melodica dell’Autore davvero tocca vette angeliche. Organo e orchestra si fondono e cantano insieme e descrivono una notte stellata ed idilliaca. Ma non tutta la notte è così, le tenebre si addensano, la luna e le stelle vanno via. Il pizzicato dei violoncelli evoca ombre cupe e il battito del cuore che aumenta di intensità. Gli archi e l’organo tornano a cantare. Ma sono destinati pian piano a rinunciare. Anche l’organo –alla fine– tace e, nell’andar via, lascia il campo all’oscurità.
Incubi mostruosi turbano la quiete della notte: il ribattuto degli archi, i timpani, i fiati. La notte è violentemente percossa. Ma non è ancora tutto: ecco il pianoforte, strumento che produce i suoni grazie alla percussione di corde di freddo acciaio, suonato a quattro mani, sembra evocare la tachicardia che assale il sognatore turbato da visioni orribili; il ribattuto ossessivo degli archi e dei fiati martella la mente. Folletti impazziti, al suono del triangolo e dei piatti, ridono sarcasticamente. Segue la ripetizione dell’incubo. E’ la catastrofe, è il pozzo senza fondo, il buio tremendo che tutto sommerge. Ancora una volta l’orchestra, arricchita dal suono di pianoforte, dice tutto quello che può dire e dopo aver sconvolto l’atmosfera sfuma lentamente i suoi suoni. L’incubo finisce e finisce la tenebra che si congeda in un diminuendo fino al limite dell’udibile. Basta. Le voci dell’orchestra sono finite nuovamente, la notte stenta ad andare via. Deve pur finire. Deve succedere qualcosa.
E finalmente il sole sorge, evocato da un FF dell’organo che spazza via tutto e ricrea il respiro. Qui l’organo deve essere davvero molto sonoro e molto potente, altrimenti non fa alcun effetto! Subito dopo, ancora il pianoforte con le sue note percussive tenta di evocare gli incubi appena scacciati, ma è questione di secondi e cessa definitivamente.
Il sole è sorto e il giorno alla fine trionfa. Sempre più solennemente, sempre più grandiosamente…
commento alla Sinfonia di Graziano – già pubblicato in un Forum sotto nickname
da Rosanna Fronzuto | 30 Ott, 2012 | Musica
Primo Concorso Internazionale di Composizione di Musica Sacra, in occasione della celebrazione del millesettecentesimo anniversario dell’Editto di Costantino nel 2013. (altro…)
da Graziano Fronzuto | 12 Giu, 2012 | Musica
L’organo di San Francesco al Terminillo
Libero Rino Pinchi (op. 283 anno 1969)
di Graziano Fronzuto
Storia
Il monte Terminillo è divenuto località sciistica e vacanziera a partire dagli anni ’30 del XX sec., quando fu trasformato adeguatamente e significativamente come “montagna di Roma”. Risale a quell’epoca l’ampia strada di collegamento della valle di Rieti con la spianata naturale di Pian de’ Valli (1600 m s.l.m.) e la costruzione dei primi insediamenti turistici.
In quegli stessi anni, precisamente il 18 giugno 1939, Papa Pio XII proclamava Santa Caterina da Siena e San Francesco d’Assisi Patroni d’Italia. L’evento fece nascere l’idea nei PP Francescani Conventuali di dedicare un tempio a San Francesco proprio a Pian de’ Valli, ma la seconda guerra mondiale –scoppiata nel frattempo– la fece accantonare fino al 1948, anno in cui fu designato a tale scopo il giovanissimo Padre Riziero Lanfaloni.
Il religioso riuscì prodigiosamente a raccogliere le offerte in un tempo relativamente breve, tanto che in pochi mesi fu pronto il progetto dell’architetto Paolo Fidenzoni e il 18 settembre 1949 l’arcivescovo dell’Aquila (futuro cardinale) Carlo Confalonieri posava la prima pietra. La chiesa, di grandi dimensioni, a navata unica coperta da volta parabolica in cemento armato, vide la celebrazione delle prime messe già negli anni ’50. L’arcivescovo dell’Aquila Costantino Stella la consacrò il 22 agosto 1964 e lo stesso card. Confalonieri la inaugurò il successivo 13 settembre.
Negli anni successivi, sempre grazie all’infaticabile impegno di padre Lanfaloni, la chiesa veniva arricchita da numerose opere d’arte, tra cui spicca innanzitutto il grandioso presbiterio –sistemato su disegno di Pietro Vitali– con l’immenso mosaico absidale (1975) e le pregevoli decorazioni degli elementi liturgici, la via Crucis di Aldo Laurenzi, le vetrate ispirate al cantico delle creature, tutte opere realizzate tra il 1965 e il 1980.
L’esterno della chiesa –originariamente di forme assai semplici ‘a capanna’– è stato ulteriormente modificato tra il 1980 e il 1982, con una ulteriore copertura globale resasi necessaria per proteggere il tempio dai danni del ghiaccio durante i lunghi inverni.
Nel frattempo, padre Lanfaloni fu trasferito a Spoleto dove visse fino al ritorno al Padre (10 giugno 1995) e fu sostituito per alcuni anni da altri confratelli Francescani. Poco tempo dopo, la chiesa fu affidata al clero secolare della diocesi di Rieti fino al subentro della Fraternità Monastica della Trasfigurazione, famiglia dell’ordine Benedettino cui tuttora la chiesa è affidata.
Registri
I Manuale – Positivo Espressivo
|
III Manuale – Recitativo Espressivo
|
1 Principalino 8’ [ Reale ] 2 Bordone 8’ [ Reale ] 3 Viola Gamba 8’ [ Reale ]
4 Flauto 4’ [ P. dal N. 2]
5 Ottava 4’ [ Reale ]
6 Nazardo 2’2/3’ [ Reale ]
7 Flautino 2’ [ P. dal N. 4]
8 Decimino 1’3/5’ [ Reale ]
9 Piccolo 1’ [ P. dal N. 7]
10 Ripienino 3 file [ Reale ]
11 Cromorno 8’ [ Reale ]
12 Tremolo [ I e III Man.] |
44 Principale Dolce 8’ [ D. dal N. 1] 45 Corno di Notte 8’ [ D. dal N. 2] 46 Salicionale 8’ [ Reale ]
47 Flauto 4’ [ D. dal N. 4]
48 Ottava 4’ [ D. dal N. 5]
49 Flauto XII 2’2/3’ [ D. dal N. 6]
50 Flautino 2’ [ D. dal N. 7]
51 Decimino 1’3/5’ [ D. dal N. 8]
52 Ripienino 3 file [ D. dal N.10]
53 Oboe 8’ [ Reale ]
54 Tremolo [ I e III Man.] |
II Manuale – Grand’Organo
|
Pedale
|
13 Principale 16’ [ D.N.56 e 14] 14 Principale 8’ [ Reale ] 15 Flauto Traverso 8’ [ Reale ]
16 Dulciana 8’ [ D. dal N.46]
17 Viola 8’ [ D. dal N. 3]
18 Ottava 4’ [ Reale ]
19 XII 2’2/3’ [ Reale ]
20 XV 2’ [ Reale ]
21 Ripieno 6 file [ Reale ]
22 Tromba Orizz. 8’ [ Reale ] |
55 Contrabbasso 16’ [ Reale ] 56 Subbasso 16’ [ Reale ] 57 Basso 8’ [ P. dal N.55]
58 Bordone 8’ [ P. dal N.56]
59 Violoncello 8’ [ D. dal N. 3]
60 Dolce 8’ [ D. dal N.46]
61 Flauto 4’ [ P. dal N.58]
62 Fagotto 8’ [ D. dal N.53]
63 Corno 8’ [ D. dal N.11]
64 Tromba 8’ [ D. dal N.22]
65 Tromba 4’ [ D. dal N.22] |
Unioni e Accoppiamenti
|
Annulli
|
23 Unione I – Ped. 24 Unione II – Ped. 25 Unione III – Ped
26 Acuta I – Ped.
27 Acuta II – Ped.
28 Acuta III – Ped
29 Grave III – I
30 Unione III – I
31 Acuta III – I
32 Grave I
33 Acuta I
34 Grave I – II
35 Unione I – II
36 Acuta I – II
37 Grave II
38 Acuta II
39 Grave III – II
40 Unione III – II
41 Acuta III – II
42 Grave III
43 Acuta III |
A Ancia I A Ancia II A Ancia III
A Ancia Ped.
A 16’ Man.
A Gravi
A Acute |
Accessori
6 Combinazioni Fisse Generali a Pistoncino
4 Combinazioni Libere Generali a Pistoncino richiamabili con Pedaletti
4 Combinazioni Libere Particolari a Pistoncino per ogni Tastiera e Pedaliera
Pistoncini e Pedaletti di richiamo Unioni8’
Staffa Crescendo Generale
Staffa Espressione al I e III Manuale
Pedaletti Ripieno I, II, III; Ancia, Tutti
Estensione
Tastiere di 61 note (Do – Do); Pedaliera di 32 note (Do – Sol).
Collocazione
Corpo unico in nicchia alla sinistra dell’Altare Maggiore.
Cassa
Essendo sistemato integralmente nell’ultima cappella laterale sinistra, non ha una cassa vera e propria, ma delle cornici in legno entro cui sono disposte le canne di mostra.
Mostra
Mostra8’in 5 campate con disegno piuttosto mosso di cuspidi ed ali. Alla base della mostra vi sono le Trombe Orizzontali in rame disposte con disegno concavo-radiale di grande effetto scenografico.
Trasmissione
Elettrica Pinchi fine anni ‘60; Consolle Pinchi indipendente, mobile su basamento a ruote, in genere posta al di sotto del Corpo d’Organo (per alcuni anni attorno al 1999 venne resa fissa e posta lungo il fianco destro della navata prima del presbiterio).
Note
La costruzione dell’Organo risale al 1969, su progetto di Ottorino Baldassarri derivato da un’idea largamente diffusa (Somiere a doppio Scompartimento in Cassa Espressiva per il Positivo ed il Recitativo) praticata da lungo tempo (primi esempi di Pacifico Inzoli, poi Tamburini, Mascioni ecc.) in numerosissimi strumenti italiani.
Proprio il carattere maggiormente distintivo dell’Organo, e cioè la coincidenza dei Registri del I Manuale con quelli del III Manuale, ne costituisce il limite principale; a fronte degli indubbi vantaggi in termini economici e di spazio, ha gli svantaggi della limitazione della libertà d’uso dei registri sui manuali che lo controllano e della potenza sonora complessiva. Si tratta in pratica di un organo a due manuali, utilizzabile su tre entro i suddetti limiti. Si fa inoltre sentire l’assenza di almeno un’ancia reale di 16’ alla Pedaliera (specie ricordando che le prime 12 canne del Contrabbasso sono in comune con le prime 12 del Principale 16’ del II Manuale).
In conclusione, si tratta di un organo apprezzabile, tanto da essere spesso utilizzato per concerti tenuti nei periodi di maggior afflusso turistico.
In particolare, per me ha un grande valore affettivo dato che è stato il mio primo organo e dato che attorno alla sua consolle ho potuto conoscere tanti buoni amici della musica e miei.
Ringraziamenti
Ringrazio per le preziose notizie l’organaro Guido Pinchi, che ha curato l’intonazione e l’installazione dello strumento, l’organologo Sergio Colasanti, i maestri Roberto Russi, Ruggero Russi, Stefano Conti, Filippo Tigli e Luca Di Donato; esprimo infine particolare riconoscenza, a perpetua memoria, all’indimenticabile Padre Riziero Lanfaloni.
Links della Parrocchia di San Francesco al Terminillo
http://www.parrocchiaterminillo.org/FraternitaMonastica.html
http://www.parrocchiaterminillo.org/storiaearte.html
Biografia di Padre Lanfaloni
http://www.monteterminillo.net/index.php?option=com_content&view=article&id=282:padre-riziero-lanfaloni&catid=50:orizzonti-ieri-oggi-e-domani&Itemid=75
da Graziano Fronzuto | 12 Giu, 2012 | Musica
Organi della Cattedrale di Santa Maria a Rieti
Giuseppe Zanin (1975)
di Graziano Fronzuto
Storia
Storia del monumento
La presenza di un episcopato a Rieti è documentata in una lettera del 598 d.C. da parte del papa S. Gregorio Magno indirizzata a Crisante, vescovo di Spoleto. A quell’epoca risulterebbe esistente una chiesa dedicata a Maria, che forse occupava un’area parziale dell’attuale basilica. La Cattedrale attuale è stata edificata in epoca medievale e consacrata da papa Onorio III il 9 settembre1225. Aquest’epoca risale il portico, il bel campanile, e l’adiacente palazzo episcopale con un notevole portico con possenti volte gotiche. Nella cappella a sinistra dell’altare maggiore è custodita l’antica immagine della “Madonna del Popolo”, veneratissima, che i Reatini festeggiano il lunedì di Pasqua. Progressivamente ampliata con l’aggiunta di cappelle laterali arricchita da affreschi e opere d’arte (tra cui una notevole Madonna con Bambino di Antoniazzo Romano), la cattedrale è stata rimaneggiata in stile barocco a partire da metà del XVII sec. per ordine del cardinale Francesco da Bagno. Ulteriori lavori sono stati effettuati nell’ultimo quarto del XVIII sec., con la costruzione del pregevole baldacchino sull’altare maggiore, delle due cantorie sulle pareti fondali del transetto e degli organi su di esse e soprattutto dell’elegantissima Cappella di Santa Barbara. Un completo restauro è stato attuato negli anni ’30 del XX sec. e nel 1975.
Storia degli organi
Si rinvia agli articoli molto dettagliati di Vincenzo Di Flavio:
– Organo del lato sinistro del transetto: http://www.frontierarieti.com/wordpress/?p=10315
– Organo del lato destro del transetto: http://www.frontierarieti.com/wordpress/?p=10322
La presenza di organi nella cattedrale di Rieti è documentata sin dal Rinascimento. Gli strumenti attualmente visibili sono però relativamente più recenti. L’organo monumentale sulla cantoria del transetto destro è stato costruito da Raffaele Fedeli nel 1788; si tratta di un organo di12’, con un nutrito ripieno ed un altrettanto ricco concerto (pare che avesse anche alcune Trome Orizzontali). Quello simmetrico probabilmente avevava doppia mostra e doppia meccanica per poter essere utilizzato anche dalla retrostante Cappella del Coro (Sala Capitolare) dove tuttora esiste la piccola cantoria in corrispondenza del fondocassa dell’organo.
Nel1925, inoccasione dell’anno giubilare e del settimo centenario della consacrazione della Cattedrale, l’organo di sinistra è stato rimosso per essere rimpiazzato da un nuovo organo costruito dei Fratelli Aletti di Monza (discendenti e prosecutori dell’attività di Giuseppe Aletti) dotato di possente Ripieno con base16’ma di un Espressivo piuttosto esiguo; le canne in mostra erano disposte “a canneto” privo di cassa. Questo strumento è durato meno di 50 anni dato che è stato smontato già nel1970 invista di una completa ricostruzione, in realtà avvenuta solo nel 1975, con il sostanzioso finanziamento della Cassa di Risparmio di Rieti. Infatti nel 1975 è stato ricostruito l’organo di sinistra ad opera di Giuseppe Zanin e del figlio Franz, con il collegamento elettrico anche dell’organo di destra (pur restando possibile l’azionamento indipendente di esso). Nel frattempo l’organo Aletti è stato ceduto alla parrocchia di Santa Maria delle Grazie di Piani di Poggio Fidoni dov’è stato rimontato dall’ “Organaro della Bravetta” (1990) e successivamente restaurato da Giuseppe Ponzani (2006).
Registri
[azionati da placchette disposte in più file orizzontali ai lati dei Manuali, con nomi incisi]
I Manuale – Organo Raffaele Fedeli (1788)
Corpo I – lato destro del transetto.
«Ripieno»
1 Principale 8’ Mostra
2 Ottava 4’
3 XV 2’
4 XIX 1’1/3’
5 XXII 1’
6 XXVI 2/3’
7 XXIX 1/2’
8 Voce Umana 8’ Soprani |
«Concerto»
9 Flauto in VIII 4’
10 Flauto in XII 2’2/3’
11 Flauto in XVII 1’3/5’
12 Cornetto 3 File Soprani
13 Tromba 8’ Bassi
14 Violino 8’ Soprani
15 Clarino 8’ Soprani
16 Contrabbassi 16’ nei Pedali |
II Manuale – Grand’Organo
Corpo II – lato sinistro del transetto.
17 Bordone 16’
18 Principale 8’ Mostra
19 Ottava 4’
20 XV 2’
21 XIX . XXII 2 file (sic)
22 Ripieno 4 file
23 Flauto 8’
24 Sesquialtera 2 File
25 Tromba 8’ |
Unioni ed Accoppiamenti
26 Unione I8’ Ped
27 Unione II8’ Ped
28 Unione III8’ Ped
29 Unione III8’ I
30 Unione I8’ II
31 Unione III8’ II
|
32 Unione I4’ Ped
33 Unione II4’ Ped
34 Unione III4’ Ped
35 Unione I4’ I
36 Unione I4’ II
37 Unione I16’ II
38 Unione II4’ II
39 Unione III4’ II
40 Unione III16’ II
41 Unione III4’ III |
III Manuale – Espressivo
Corpo II – lato sinistro del transetto.
42 Bordone 8’
43 Principalino 4’
44 Cimbalo 3 File
45 Flauto 4’
46 Nazardo 2’2/3’ |
47 Silvestre 2’
48 Decimino 1’3/5’
49 Viola 8’
50 Voce Celeste 8’
51 Oboe 8’
52 Tremolo |
Pedale
Corpo II – lato sinistro del transetto.
53 Contrabbasso 16’
54 Ottava 8’
55 XV 4’
56 XXII 2’
|
57 Subbasso 16’
58 Bordone 8’
59 Flauto 4’
60 Fagotto 16’
61 Tromba 8’
62 Violone (sic) 4’ |
Annulli
63 A Ancia I
64 A Ancia II
65 A Ancia III
66 A Ancia Ped
67 A Ripieni |
68 A Mutazioni
69 A [Unioni] Man.[uali] – Ped.
70 A16’ Manuali
71 A Ottave Gravi [Unioni 16’]
72 A Ottave Acute [Unioni 4’] |
Accessori
6 Combinazioni Fisse Generali a Pistoncino
6 Combinazioni Libere Generali a Pistoncino richiamabili con Pedaletti
Pistoncini e Pedaletti di richiamo Unioni 8′
Staffa Crescendo Generale
Staffa Espressione al III Manuale
Pedaletti Ripieno I, II, III; Ancia, Tutti
Estensione
Manuali di 61 note (Do1–Do6); Pedaliera di 32 note (Do1–Sol3).
Trasmissioni
Trasmissioni integralmente elettriche ad eccezione di quelle interne del corpo destro (che è tuttora suonabile separatamente essendo state conservate le trasmissioni meccaniche). Consolle mobile indipendente in genere posta nel coro a destra dell’altare maggiore.
Collocazione
In due corpi collocati sulle cantorie delle pareti fondali del transetto. Il Corpo I è sistemato nel lato destro del transetto, il Corpo II in posizione simmetrica nel lato sinistro, contro la parete che divide il transetto con la Cappella del Coro dei Canonici (Sala Capitolare).
Cassa
Ciascun corpo ha cassa rettangolare, monumentale, inquadrata da lesene e sormontata da cornice orizzontale. La Cassa del Corpo I risale al XVIII sec. mentre quella del Corpo II ne imita in modo semplificato struttura e decorazioni ed è di imitazione (risale al 1975) ed è affiancata sul lato destro dalla Cassa Espressiva.
Mostra
Ciascun corpo ha mostra composta da Canne del Principale8’disposte in tre campi ciascuno con disegno a cuspide; nel corpo destro le canne di mostra hanno davanti ai piedi Trombe Basse e il Clarino Soprani.
Note
L’organo risente della fusione su un’unica consolle di due strumenti del tutto differenti. L’organo costruito da Raffaele Fedeli nel 1788 mantiene la sua notevole sonorità, nonostante le condizioni non proprio ottimali di conservazione, che non riesce ad essere “sottomessa” (né poteva esserlo) alla sonorità dell’organo Zanin. Quest’ultimo, nato per essere uno strumento indipendente (solo in corso d’opera unito all’altro) è pur un pregevole strumento (per le sue caratteristiche e per i suoi timbri anche se alcuni Registri sono in derivazione per risparmiare spazio e materiali) ma ben diverso dall’altro.
L’Organo del 1975, “Fedeli + Zanin”, è stato inaugurato da Fernando Germani nel 1976 ed ha conosciuto molte stagioni concertistiche fra il 1976 e il 1982, con esibizioni di Arturo Sacchetti, James Goettsche e Luigi Celeghin (quest’ultimo poi avrebbe inciso una musicassetta suonando il solo Organo Fedeli, con musiche del XVII e XVIII Sec., nel 1988).
Ringraziamenti
Ringrazio per le notizie fornite don Lino Marcelli, i maestri Roberto Russi, Ruggero Russi, Stefano Conti e gli organologi Sergio Colasanti e Franco Giuli.