L’organo della chiesa dei Francescani – Schwaz
Chiesa dei Francescani – Schwaz (Tirolo)
Josef Aigner, 1843
di Graziano
A metà strada tra Innsbruck e Kufstein, sorge la bella città storica di Schwaz. Un tempo crocevia dei traffici dell’argento e del sale, fu una delle più ricche città del Tirolo, con tanto di sede propria della banca dei Fugger. Tra i numerosi edifici monumentali che conserva, si deve citare la più grande chiesa gotica austriaca (la collegiata di Santa Maria Assunta), il palazzo Fugger e altre belle chiese di grande interesse storico ed artistico, tra cui la Chiesa dei PP. Francescani.
Cenni storici ed artistici
I. – L’epoca gotica
L’imperatore Massimiliano I d’Asburgo diede il consenso ai PP. Francescani di fondare un loro convento a Schwaz nel 1507. L’edificio religioso si sviluppò in forme grandiose attorno al vasto chiostro quadrato (con la cappella gentilizia dedicata a San Bonaventura) e all’ampia HallenKirche (cioè chiesa “a sala”, con le tre navate di uguale altezza) dedicata alla Santa Croce, su progetto di Christoph Reichartinger. Risalgono a quest’epoca il grande gruppo scultoreo della SS. Addolorata sull’altare laterale sinistro e il prezioso crocifisso della navata destra scolpito da Loy Hering nel 1520. All’epoca, le navate erano divise dal presbiterio da un’ardita iconostasi a ponte (detta “jubé” nel gergo dell’architettura tardogotica). L’austero stile originario venne più volte rinnovato nel corso di rifacimenti e restauri. Se ne fa un breve cenno per poter comprendere l’evoluzione del monumento, compresi gli organi che si sono succeduti nel tempo.
II. – il barocco
Una prima fase di decorazione barocca fu attuata in piena Controriforma a partire dal 1610 sotto la guida degli architetti Leibacher e Bruel, che costruirono un grande altare tardo rinascimentale (1621). A quest’epoca risale il magnifico coro realizzato nel 1618 dall’ebanista locale Michael Pirtaler e dal fabbro Johann Wolf da Augusta.
Nel 1613 fu anche realizzato un primo organo da Andreas Butz, che lo collocò sull’iconostasi.
Alla fine del secolo furono realizzati gli altari delle navate laterali, con complesse decorazioni scultoree e interessanti dipinti realizzati da artisti locali tra cui i frati francescani Felizian Griesauer (scultore) e Luca Plazer (pittore). Nel 1687, per ordine del priore Nicola Perckhofer, fu realizzato il nuovo pavimento con marmi della cava di Kleinsöll a Breitenbach. In questo stesso anno viene costruito da Martinus Köck un organo minore collocato sulla parete destra del presbiterio (chiamato EpistelOrgel).
Ma la vera “barocchizzazione” dell’interno avvenne a partire dal 1735 per volontà del priore Teofilo Perkhofer sotto la direzione dell’architetto Jakob Singer. Il fratello di quest’ultimo, Hans, realizzò gli stucchi delle volte e il bel pulpito tuttora esistente. L’iconostasi fu demolita e le sue componenti lignee e lapidee furono utilizzate per costruire la nuova cantoria sopra l’ingresso principale. Nel 1736 lo scultore Johann Michael Fischler realizzò la statua di San Giuseppe e ristrutturò l’altare del crocifisso, mentre il pittore Johann Georg Höttinger affrescò il chiostro e la Via Crucis. Purtroppo si decise di sostituire le vetrate policrome con vetri trasparenti, e le vetrate rinascimentali andarono perdute.
L’organo, smontato con la demolizione dell’iconostasi, fu ricostruito sulla nuova cantoria nel 1739 dall’organaro francescano Gaudenzio Köck (che stava contemporaneamente costruendo il grandioso organo della vicina chiesa collegiata di Santa Maria Assunta); anche il coro fu trasferito dal presbiterio alla cantoria, secondo un uso tipico di molte chiese francescane a partire dal XVIII sec. Nel 1753 il confratello Johann Silbernagel costruì il prezioso orologio. L’organo fu nuovamente riparato da Andreas Jaeger nel 1756.
III. – le ristrutturazioni del XIX sec.
A partire dal 1840 la chiesa fu interessata da vari lavori; vennero rimossi molti altari barocchi solo in parte sostituiti da nuovi, e molte opere d’arte furono alienate.
L’opera più importante fu senza dubbio il nuovo organo, collocato sulla cantoria sulla porta d’ingresso e terminato nel 1843 da Josef Aigner. In esso vennero conservate e riutilizzate molte canne degli strumenti precedenti, tra cui non poche risalenti al 1613. Un ampliamento venne effettuato dallo stesso organaro nel 1879 che portò l’organo alle dimensioni attuali.
I lavori si protrassero lentamente per alcuni decenni; varie statue ed alcuni dipinti d’epoca barocca furono sostituiti da altri in stile neogotico per una presunta maggior aderenza allo stile originario della chiesa. Tra gli artisti che lavorarono in questa fase merita cenno Johann Entfelder che nel 1844 dipinse la pala “Crocifissione” e ornò la facciata esterna della chiesa con un grande affresco raffigurante i santi Francesco, Giovanni, Giuseppe e Pacifico. Ma questo affresco esterno, deterioratosi in pochi anni, fu sostituito nel 1893 dal grande mosaico “Gloria di San Francesco” realizzato da Francis Albert Neuhauser, tuttora visibile. Nel 1885 una cappella esterna è stata trasformata in una “grotta dell’Immacolata” con una statuina mariana portata a Schwaz da una delegazione cittadina recatasi a Lourdes in pellegrinaggio.
IV. – ricostruzioni e restauri del XX sec.
Tra il 1936 e il 1939 vi furono lavori di restauro conservativo (salvo la sostituzione della pala d’altare, “Stimmate di San Francesco”, di Kaspar Jele con “San Michele” del francescano belga Andrew Bosteels). Nel 1965, il Capitolo Provinciale dei PP. Francescani decise di applicare radicalmente i princîpi del Concilio Vaticano II alle chiese sottoposte. Tra cui questa, che subì una serie di lavori assai incisivi a cominciare dalla demolizione dell’altare preconciliare (nonostante la decisa opposizione dei frati e della popolazione) fortemente voluta dal priore Bonifacio Madersbacher. Anche la rimozione di molte statue fu attuata senza tener conto dei pareri contrari di chi sosteneva che la loro presenza non poteva ostacolare in alcun modo la nuova liturgia. Fu invece apprezzata la realizzazione (protrattasi dal 1970 al 1990) di nuove vetrate policrome, raffiguranti santi francescani e l’intera famiglia francescana, su cartoni del pittore locale Alfred Hochschwarzer. Nel frattempo, padre Bonifazio fu trasferito in Bolivia come Provinciale e fu sostituito da p. Josef Steindl che diresse la complessa ristrutturazione del monastero, i cui lavori di restauro del chiostro e dei locali conventuali non ebbero nessuna critica, anche perché necessari.
L’ultima campagna di restauro a cui è stata sottoposta la chiesa è avvenuta tra il 1990 e il 1993. Il lavoro più importante è stato quello della sostituzione integrale del pavimento del 1687 –consunto dal tempo e dall’uso– con uno nuovo costituito dallo stesso materiale lapideo del preesistente. Un nuovo impianto di illuminazione è stato realizzato in modo da valorizzare le strutture architettoniche e le opere d’arte della chiesa e sono stati anche ricollocati tra le navate alcuni dei dipinti rimossi nel trentennio precedente. Anche l’organo è stato integralmente restaurato nel 1988 ad opera della ditta Reinisch-Pirchner di Steinach (località sul versante Austriaco del passo del Brennero).
L’organo
La disposizione fonica si segnala per la singolarità di avere un gran numero di registri collocati nel RückPositiv:
I Manuale – RückPositiv | II Manuale HauptWerk | Pedal |
Principal 8’ Mixtur 3fach 1’ Cornett 4fach 2’ Superoctav 2’ Quint 3’ Octav 4’ Flöte 4’ Copl 8’ Gamba 8’ Bordun 16’ 11 Harmonica 8’ |
Octav 4’ Mixtur 2fach 1’ Superoctav 2’ Flöte 4’ Salizional 8’ Principal 8’ Copl 8’ |
Posaune 8’ Octavbaß 8’ Subbaß gedeckt 16’ Subbaß offen 16’ Pombard 16’ Quintbaß 6’ |
Estensione
Tastiere di 54 note (Do1 – Fa5); Pedaliera di 19 note (Do1 – Sol2, le ultime 7 note replicano le prime).
Trasmissione
Trasmissione originale meccanica “a bilancieri”; consolle “a finestra” al di sotto della mostra dell’HauptWerk.
Collocazione
L’organo è collocato sulla vasta cantoria sopra l’ingresso della chiesa, ed è circondato dai seggi del coro dei PP. Francescani, in gran parte risalenti al 1618 (opera di Michael Pirtaler), integrati dopo lo spostamento del coro dal presbiterio alla cantoria nel XVIII sec.
Cassa
Cassa lignea di grande pregio, articolata in “HauptWerk” a cinque campi (di cui i dispari sormontati da arcate con croce) e in “RückPositiv” con quattro campi (di cui gli estremi sormontati da arcatelle). Le decorazioni lignee al di sopra delle canne raffigurano racemi intrecciati a strumenti musicali. Poiché l’organo non è addossato al muro, ma è circondato dal coro (dunque è percorribile tutto intorno), la cassa chiude i fianchi ed anche il retro dello strumento; la parte posteriore della cassa reca al centro il dipinto “Pietà” di P. Luca Plazer
Mostra
I campi estremi della mostra –e quello centrale dell’HauptWerk– hanno mostre a cuspide con boche allineate orizzontalmente; quelli intermedi hanno mostre ad ala digradante verso il centro, con bocche ad andamento contrario.
Cenni biografici sull’organaro
Josef Aigner nacque nel 1809 a Gasteig bei Sterzing (Casateia di Vipiteno) e morì a Marling (Marlengo, nei pressi di Merano) nel 1887. Trasferitosi ad Alpbach, costruì il suo primo organo nel 1837 per Seefeld; dopodiché visse a lungo a Schwaz dove costruì organi insieme al suo socio Thomas Kirchmair. L’organo della FranziskanerKirche è uno dei suoi strumenti più grandi, insieme a quello della Basilica di Absam (1841) e dell’Abbazia di Fiecht (1871), anche se il più grande fu senz’altro quello dell’Abbazia di Marienberg (Monte Maria, Val Venosta, 1866). Oltre che nella fusione delle canne, fu molto apprezzato nella costruzione di casse, in cui applicò lo stile neoclassico, poi quello neogotico ed infine quello eclettico tipico della fine del XIX sec. in Tirolo. La cassa dell’organo di Schwaz è comunque una delle più grandi ed impegnative che egli ha realizzato dopo quella di Marienberg (ad Absam e a Fiecht trovò casse preesistenti).
Conclusioni
Visitare il Tirolo significa immergersi in un’atmosfera ricca di abbaglianti ricchezze naturali, paesaggistiche, storiche ed artistiche perfettamente tenute e conservate. In quest’ottica, una visita a Schwaz è necessaria: fa comprendere de visu come potrebbero (o meglio dovrebbero) essere le nostre città se fossero realmente valorizzate e custodite per quelle che sono: gioielli.