da Graziano Fronzuto | 9 Apr, 2022 | Litterae, Musica, News
A tutti gli organisti e a tutti gli appassionati d’organo. Se vi trovate a Roma, evitate come la peste la chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi, piccolissima chiesa alle spalle della grandiosa basilica di Sant’Agostino.
In questa chiesa -nonostante come abbiamo detto sia piccolissima- è stato installato un organo Mascioni a ben 5 manuali su progetto di Jean Guillou che, come è facile capire, è sopradimensionato ed ottunde gli ascoltatori con la sua mole e la sua ipertrofia di registri. Tutto per la megalomania del rettore.
Ma il motivo per cui bisogna evitare questa chiesa come la peste è appunto il suo rettore, don Borges, che è del tutto insensibile agli organisti e alle loro istanze e non esita a sfoggiare villania e maleducazione per allontanarli anche se stanno semplicemente guardando la consolle dell’organo che troneggia in bella mostra nella navata (è più grande dell’altare maggiore quindi è anche impossibile evitarla). Io stesso sono stato apostrofato con volgarità (mi è sembrato di udire distintamente “Hinho de puta”) per aver solo osato provare a copiare i registri per l’appendice al mio trattato “organi di Roma”. Ha letteralmente dato in escandescenze inveendo ed imprecando contro di me!
Non portategli in regalo vostri CD o vostri libri, io l’ho fatto e me li sono visti respingere con un secco “no me interessa” invece che far finta almeno di ringraziare come buona educazione vuole. Libro e CD sono stati poi da me regalati al Cardinale Vicario Angelo De Donatis, che ha ringraziato e benedetto.
Per non parlare del sacrista, la maleducazione fatta persona. Insomma, se siete a Roma e volete visitare questa chiesa, non lo fate per la vostra buona salute e per evitare di essere maltrattati, insultati e apostrofati oltre che per evitare dolorosi mal di fegati. Evitatela come la peste. Fino a che ovviamente ci sarà don Borges. Bisogna attendere il suo trasferimento (o il suo requiem) cosa che gli auguriamo di cuore che avvenga al più presto. Del resto l’età ce l’ha e ha occupato la rettoria fin da troppo tempo. Nell’attesa, speriamo non lunga, evitate la chiesa come la peste credetemi.
Aprile 2022
Graziano Fronzuto
da Rosanna Fronzuto | 31 Gen, 2017 | Musica, News
Ricevere musica non è soltanto un bel dono, è un onore; ancora di più se si tratta di una registrazione a sorpresa di un gruppo che non si era ancora incontrato.
I Little Peter & The Wolf si presentano così, ad anno 2016 appena concluso, con un CD dalla copertina ad effetto surreale per una grafica, tanto semplice quanto ben congeniata, sull’immagine di uomo a testa in giù, che in verità è a testa in su, insabbiato e sospeso tra cielo e mare di un mondo al rovescio.
“Per questo non voglio parole, ma solo una musica forte…” – la chitarra tira, la voce racconta, la batteria accompagna, tastiera e basso riempiono, testi e musiche si accordano ed è un sound che convince: viaggio schietto tra note, parole e sentimenti che sono sempre “Il primo treno” della vita.
I brani scorrono, quasi si vorrebbe che durassero più a lungo. Si vorrebbe trattenerli, ma in un soffio si è “Per strada“, brano e titolo simbolico della condizione esistenziale tra precarietà e libertà che fa tornare in mente la migliore tradizione tematica musicale italiana e inevitabilmente le parole di Giorgio Gaber, sia pure in altra sonorità, “c’è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l’unica salvezza“.
I Little Peter & The Wolf hanno il ritmo rock italiano che ci ha fatto crescere (da Ligabue ai 24 Grana) con le canzoni nel cuore sfilando pensieri, vibrazioni, nostalgie, senza cedere alla retorica o agli effetti speciali. Il risultato dell’ascolto di <2016> è pulito, godibile, fidelizza e… si rimane male che il CD, tornando al primo brano, finisca.
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Su YouTube e iTunes con i brani “Spazi Aperti” e “Indifferente“:
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Di loro stessi sulla pagina FB dicono:
Unici ed assoluti esponenti del genere “Rock stupendo”.
I Little Peter and The Wolf sono: Jos Sforza (chitarra e voce), Alberto Ratini (batteria), Luciano Straccini (basso), Fabrizio Maggiolini (tastiere) e Gabriele Bertozzi (chitarra). Nascono nel 1987 unendo esperienze musicali diverse con l’obiettivo di comporre musica in italiano su arrangiamenti di gusto internazionale. Per qualche anno seguono la trafila, che non prevedeva talent show e simili, ma concorsi in giro per l’Italia, provini e qualche apparizione, tra cui quella a Jeans 2 – il primo programma di Fabio Fazio – con il brano Attenti al Lupo omonimo di quello famoso di Dalla, ma scritto prima. Compaiono anche sul Monello nella pagina a fianco a quella di un altro giovanissimo esordiente, Jovanotti. Dopo qualche anno decidono che nella vita avrebbero fatto altro, ma non abbandonano la musica e continuano imperterriti a suonare in giro per locali con cover pop/rock di ogni tipo. Considerato il quarto di secolo di storia, con formazione sostanzialmente stabile e qualche ovvio cambiamento e relativo ritorno, decidono nel 2011 di riaffrontare la composizione di pezzi propri sulla scia di quelli di un tempo, ma cercando nuove sonorità. In questa direzione si muovono con il CD Grida ed i nuovi brani del 2013.
Email: littlepeterandthewolf@virgilio.it
da Rosanna Fronzuto | 23 Set, 2014 | Litterae, News
L’ars poetica è una predisposizione alla nascita, ma soltanto pochi sanno percorrerla, nella vita, in fusione con la vita stessa, per donarla ai lettori come invito all’incantamento verso l’io e l’altro, verso il mondo sotterraneo degli eventi e il palesarsi misterioso degli stessi, tra spinte contrapposte d’inquietudini e passioni.
Bianca Maria Simeoni è tra queste rare ‘luci liriche‘, nasce poeta e, fedele al mandato, ne incarna l’arte e la dona.
Meritatissimo è, dunque, il Premio conferito da una giuria di eccellenze come quella del Festival Art Letteratura di Spoleto 2014 nel riconoscere il rilievo del suo percorso di scrittrice e letterata contemporanea degna di nota. Complimenti vivissimi a Bianca Maria Simeoni!
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(a cura di Rosanna Fronzuto)
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