da Graziano Fronzuto | 4 Dic, 2012 | Musica
L’organo della SS. Annunziata di Airòla (BN)
Andrea Bassi da Ravenna (1679–85)
di Graziano Fronzuto
Registri:
(azionati da manette in ottone, poste in due file verticali a destra della Tastiera; nomi dei Registri scritti a penna su carta incollata)
– Principale 8’ [Mostra da Do 8’]
– Ottava – Principale II 8’
– XV – Flauto [in XII]
– XIX – Voce Umana
– XXII
– XXVI
– XXIX
– Tiratutto
[ – Contrabbassi 16’]
[ – Doppia Uccelliera]
Estensione
Tastiera di 48 tasti (Do – Do) cromatica con prima ottava “stesa” senza primo Do #; Pedaliera “a leggio” di 12 tasti (Do – Do) cromatica stesa senza primo Do #.
Collocazione
Sulla Cantoria monumentale sopra l’ingresso principale della chiesa.
Cassa e Mostra
Splendida Mostra composta da canne del Principale 8’, disposte a tre cuspidi [ 13 / 11 / 13 ] con canne centrali di ciascuna cuspide “a tortiglione”; il campo centrale è leggermente convesso; la Cassa è di splendida fattura, probabilmente disegnata da Dionisio Làzzari o da suoi allievi (Pietro Ghetti e Bartolomeo Ghetti hanno lavorato all’Altar Maggiore della Chiesa) con decorazioni dorate e con lo stemma cittadino sopra il campo centrale recante il motto “A.G.P.” (Ave Gratia Plena).
Note
L’Organo della SS.ma Annunziata di Airola, di immenso valore, è forse il massimo capolavoro superstite dell’organaro Andrea Bassi da Ravenna che lo realizzò nel 1679–80.
Vale la pena di sottolineare che vi sono notevoli analogie fra l’organo della SS. Annunziata di Airola e quello dell’omonima chiesa di Gaeta (costruito da Giuseppe De Martino nel 1685–89): i due strumenti hanno caratteristiche troppo simili fra loro e troppo rare per l’epoca in cui sono stati costruiti (a pochissimi anni di distanza) per poter parlare di mera coincidenza. Entrambi hanno tastiere di 4 ottave, di cui la prima ottava è –cosa rarissima per l’epoca– cromatica “stesa” priva di Do #. L’organo di Gaeta ha meno registri: non ha né flauti né Voce Umana né il Principale II, e ciò lo rende più schiettamente “Napoletano” per l’epoca in cui fu costruito (mentre lo strumento di Airola –che invece ha quei registri– è stato costruito da un organaro Ravennate trapiantato a Napoli: basti pensare che la Voce Umana divenne in effetti onnipresente negli Organi Napoletani dopo il 1700 circa).
Fra i carteggi del XIX sec. a proposito dell’organo conservati nell’Archivio Storico dell’Istituto della SS.ma Annunziata di Gaeta, si nota che alcuni organari del tempo (Sarracini, Colameo, Ruggieri ecc.), chiamati a studiare il restauro di quell’organo, avevano l’intenzione (poi attuata solo in parte) di aggiungervi: Contrabbassi, Flauto, Voce Umana e soprattutto il “Principale II 8’ ” (successivamente per• tali aggiunte si sono limitate ai pedali e ai relativi Contrabbassi 16’, elementi appunto risalenti a metà del XIX sec.: originariamente non c’erano). Mi sono chiesto più volte come mai volessero fare tali aggiunte e la risposta l’ho trovata solo ad Airola: tali organari conoscevano evidentemente l’organo di Airola e, aggiungendo all’organo di Gaeta tali registri, i due strumenti sarebbero stati (almeno dal punto di vista della disposizione fonica) pressocché uguali !
Vi sono poi elementi stilistici che fanno decisamente ritenere che la cassa d’organo e la cantoria di Airola siano stati disegnati dallo stesso grande architetto che ha disegnato quelli di Gaeta: Dionisio Làzzari. La cassa dorata dell’organo di Airola è dimensionalmente poco più grande di quella di Gaeta (difatti essa ospita una mostra di 8’, mentre a Gaeta è di 6’, ed è sistemata su una cantori d’ingresso alquanto più grande di quella di Gaeta, posta invece su una parete laterale del presbiterio), ma le lesene, le cornici, i capitelli e ogni minimo dettaglio decorativo delle cassa del primo e del secondo sono assolutamente identici (anche se poi la cassa di Gaeta è stata realizzata in maniera più raffinata e con maggior accuratezza d’intaglio). Inoltre, i due organari (Andrea Bassi ad Airola e Giuseppe De Martino a Gaeta) avranno certo avuto modo di scambiarsi opinioni e modalità costruttive, infatti in entrambi gli strumenti le canne di piombo sono lavorate da una lastra sottilissima ed in modo estremamente raffinato.
Tuttavia l’effetto scenografico dell’insieme organo/cantoria, accentuato sia dalla collocazione (sopra la porta d’ingresso, insolita all’epoca nella zona) sia dalle grandi proporzioni rispetto alle dimensioni della chiesa, ricorda in modo palese soluzioni adottate nel medesimo periodo in Roma (basti pensare alla sistemazione dell’Organo di Giuseppe Testa in San Giovanni dè Fiorentini, 1680), cosa che comunque non stupisce perché il Beneventano era all’epoca sotto il diretto dominio Papale e quindi manteneva un certo contatto culturale sia con l’intorno sia con lo stato d’appartenenza.
Nei secoli, l’organo si è mantenuto alquanto inalterato (ad eccezione di alcuni interventi di accordatura e di ripulitura nel corso del XVIII e XIX sec.), ed era tenuto in grande considerazione dagli Airolani. Solo a partire dagli anni ‘ 50 del XX sec. l’organo ha conosciuto un lento degrado, accentuato dai danni del terremoto del novembre 1980 (in tale stato, una fotografia dell’organo venne pubblicata, insieme a quella dell’Organo della Congrega del Purgatorio sempre in Airola, attribuibile allo stesso Andrea Bassi, nel secondo volume de “L’Arte Organaria a Napoli” di Stefano Romano, Arte Tipografica – Napoli, 1990).
Si giunse al restauro grazie all’impegno del Dott. Michele Del Viscovo, sindaco in quegli anni, che, conscio del valore dello strumento e conscio dei precisi doveri della Pubblica Amministrazione (che è proprietaria del complesso dell’Annunziata), riuscì ad ottenere il finanziamento necessario dalla Regione Campania e a salvare l’organo. Il restauro fu condotto con grande serietà dalla Famiglia Zanin di Codroipo, e seguito da Oscar Mischiati; l’organo fu inaugurato da Andrea Marcon nel 1992.
Nel frattempo lo stesso Dott. Del Viscovo effettuò ricerche presso l’Archivio di Stato in Benevento rintracciando il Contratto e stabilendo con assoluta certezza la paternità dello strumento e la sua integrità (tutti i registri sono originali). Poi, il Dott. Del Viscovo pubblicò le notizie raccolte, le sue considerazioni e quelle di Francesco Zanin nel libretto “Storia di un Organo Restaurato” fuori commercio, edito nel 1992. In effetti l’organo di Airola è forse l’unico strumento in territorio Napoletano di grandi dimensioni ad aver ottenuto il meritato serio restauro.
Al momento del mio sopralluogo (dicembre 1995), compiuto insieme ad Antonella su invito del Dott. Del Viscovo, purtroppo l’organo appariva danneggiato inopportunamente: vi erano stati lavori di restauro al soffitto (oggetto di lavori di restauro ordinati dalla Soprintendenza: anche le tele del Finoglia erano state temporaneamente rimosse e portate al laboratorio di restauro) e non erano state prese sufficienti precauzioni, e dunque l’organo risultava letteralmente invaso da polveri di cemento e minuti calcinacci. Oltretutto, un fulmine aveva bruciato gran parte dell’impianto elettrico che era stato sostituito da cablaggi di fortuna (in vista della mia visita, il Dott. Del Viscovo aveva fatto eseguire una riparazione di fortuna dell’impianto elettrico stesso), ma nessuno si era avveduto dell’insuonabilità dell’organo in quanto, dopo il concerto inaugurale e dopo una successiva visita di Francesco Zanin, nessuno pare fosse più salito in Cantoria.
Riportato nuovamente in condizioni adeguate nel 1997, è stato nuovamente riutilizzato.
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da Graziano Fronzuto | 12 Giu, 2012 | Musica
L’organo di San Francesco al Terminillo
Libero Rino Pinchi (op. 283 anno 1969)
di Graziano Fronzuto
Storia
Il monte Terminillo è divenuto località sciistica e vacanziera a partire dagli anni ’30 del XX sec., quando fu trasformato adeguatamente e significativamente come “montagna di Roma”. Risale a quell’epoca l’ampia strada di collegamento della valle di Rieti con la spianata naturale di Pian de’ Valli (1600 m s.l.m.) e la costruzione dei primi insediamenti turistici.
In quegli stessi anni, precisamente il 18 giugno 1939, Papa Pio XII proclamava Santa Caterina da Siena e San Francesco d’Assisi Patroni d’Italia. L’evento fece nascere l’idea nei PP Francescani Conventuali di dedicare un tempio a San Francesco proprio a Pian de’ Valli, ma la seconda guerra mondiale –scoppiata nel frattempo– la fece accantonare fino al 1948, anno in cui fu designato a tale scopo il giovanissimo Padre Riziero Lanfaloni.
Il religioso riuscì prodigiosamente a raccogliere le offerte in un tempo relativamente breve, tanto che in pochi mesi fu pronto il progetto dell’architetto Paolo Fidenzoni e il 18 settembre 1949 l’arcivescovo dell’Aquila (futuro cardinale) Carlo Confalonieri posava la prima pietra. La chiesa, di grandi dimensioni, a navata unica coperta da volta parabolica in cemento armato, vide la celebrazione delle prime messe già negli anni ’50. L’arcivescovo dell’Aquila Costantino Stella la consacrò il 22 agosto 1964 e lo stesso card. Confalonieri la inaugurò il successivo 13 settembre.
Negli anni successivi, sempre grazie all’infaticabile impegno di padre Lanfaloni, la chiesa veniva arricchita da numerose opere d’arte, tra cui spicca innanzitutto il grandioso presbiterio –sistemato su disegno di Pietro Vitali– con l’immenso mosaico absidale (1975) e le pregevoli decorazioni degli elementi liturgici, la via Crucis di Aldo Laurenzi, le vetrate ispirate al cantico delle creature, tutte opere realizzate tra il 1965 e il 1980.

L’esterno della chiesa –originariamente di forme assai semplici ‘a capanna’– è stato ulteriormente modificato tra il 1980 e il 1982, con una ulteriore copertura globale resasi necessaria per proteggere il tempio dai danni del ghiaccio durante i lunghi inverni.

Nel frattempo, padre Lanfaloni fu trasferito a Spoleto dove visse fino al ritorno al Padre (10 giugno 1995) e fu sostituito per alcuni anni da altri confratelli Francescani. Poco tempo dopo, la chiesa fu affidata al clero secolare della diocesi di Rieti fino al subentro della Fraternità Monastica della Trasfigurazione, famiglia dell’ordine Benedettino cui tuttora la chiesa è affidata.
Registri
I Manuale – Positivo Espressivo
|
III Manuale – Recitativo Espressivo
|
1 Principalino 8’ [ Reale ] 2 Bordone 8’ [ Reale ] 3 Viola Gamba 8’ [ Reale ]
4 Flauto 4’ [ P. dal N. 2]
5 Ottava 4’ [ Reale ]
6 Nazardo 2’2/3’ [ Reale ]
7 Flautino 2’ [ P. dal N. 4]
8 Decimino 1’3/5’ [ Reale ]
9 Piccolo 1’ [ P. dal N. 7]
10 Ripienino 3 file [ Reale ]
11 Cromorno 8’ [ Reale ]
12 Tremolo [ I e III Man.] |
44 Principale Dolce 8’ [ D. dal N. 1] 45 Corno di Notte 8’ [ D. dal N. 2] 46 Salicionale 8’ [ Reale ]
47 Flauto 4’ [ D. dal N. 4]
48 Ottava 4’ [ D. dal N. 5]
49 Flauto XII 2’2/3’ [ D. dal N. 6]
50 Flautino 2’ [ D. dal N. 7]
51 Decimino 1’3/5’ [ D. dal N. 8]
52 Ripienino 3 file [ D. dal N.10]
53 Oboe 8’ [ Reale ]
54 Tremolo [ I e III Man.] |
II Manuale – Grand’Organo
|
Pedale
|
13 Principale 16’ [ D.N.56 e 14] 14 Principale 8’ [ Reale ] 15 Flauto Traverso 8’ [ Reale ]
16 Dulciana 8’ [ D. dal N.46]
17 Viola 8’ [ D. dal N. 3]
18 Ottava 4’ [ Reale ]
19 XII 2’2/3’ [ Reale ]
20 XV 2’ [ Reale ]
21 Ripieno 6 file [ Reale ]
22 Tromba Orizz. 8’ [ Reale ] |
55 Contrabbasso 16’ [ Reale ] 56 Subbasso 16’ [ Reale ] 57 Basso 8’ [ P. dal N.55]
58 Bordone 8’ [ P. dal N.56]
59 Violoncello 8’ [ D. dal N. 3]
60 Dolce 8’ [ D. dal N.46]
61 Flauto 4’ [ P. dal N.58]
62 Fagotto 8’ [ D. dal N.53]
63 Corno 8’ [ D. dal N.11]
64 Tromba 8’ [ D. dal N.22]
65 Tromba 4’ [ D. dal N.22] |
Unioni e Accoppiamenti
|
Annulli
|
23 Unione I – Ped. 24 Unione II – Ped. 25 Unione III – Ped
26 Acuta I – Ped.
27 Acuta II – Ped.
28 Acuta III – Ped
29 Grave III – I
30 Unione III – I
31 Acuta III – I
32 Grave I
33 Acuta I
34 Grave I – II
35 Unione I – II
36 Acuta I – II
37 Grave II
38 Acuta II
39 Grave III – II
40 Unione III – II
41 Acuta III – II
42 Grave III
43 Acuta III |
A Ancia I A Ancia II A Ancia III
A Ancia Ped.
A 16’ Man.
A Gravi
A Acute |
Accessori
6 Combinazioni Fisse Generali a Pistoncino
4 Combinazioni Libere Generali a Pistoncino richiamabili con Pedaletti
4 Combinazioni Libere Particolari a Pistoncino per ogni Tastiera e Pedaliera
Pistoncini e Pedaletti di richiamo Unioni8’
Staffa Crescendo Generale
Staffa Espressione al I e III Manuale
Pedaletti Ripieno I, II, III; Ancia, Tutti
Estensione
Tastiere di 61 note (Do – Do); Pedaliera di 32 note (Do – Sol).
Collocazione
Corpo unico in nicchia alla sinistra dell’Altare Maggiore.
Cassa
Essendo sistemato integralmente nell’ultima cappella laterale sinistra, non ha una cassa vera e propria, ma delle cornici in legno entro cui sono disposte le canne di mostra.
Mostra
Mostra8’in 5 campate con disegno piuttosto mosso di cuspidi ed ali. Alla base della mostra vi sono le Trombe Orizzontali in rame disposte con disegno concavo-radiale di grande effetto scenografico.
Trasmissione
Elettrica Pinchi fine anni ‘60; Consolle Pinchi indipendente, mobile su basamento a ruote, in genere posta al di sotto del Corpo d’Organo (per alcuni anni attorno al 1999 venne resa fissa e posta lungo il fianco destro della navata prima del presbiterio).
Note
La costruzione dell’Organo risale al 1969, su progetto di Ottorino Baldassarri derivato da un’idea largamente diffusa (Somiere a doppio Scompartimento in Cassa Espressiva per il Positivo ed il Recitativo) praticata da lungo tempo (primi esempi di Pacifico Inzoli, poi Tamburini, Mascioni ecc.) in numerosissimi strumenti italiani.
Proprio il carattere maggiormente distintivo dell’Organo, e cioè la coincidenza dei Registri del I Manuale con quelli del III Manuale, ne costituisce il limite principale; a fronte degli indubbi vantaggi in termini economici e di spazio, ha gli svantaggi della limitazione della libertà d’uso dei registri sui manuali che lo controllano e della potenza sonora complessiva. Si tratta in pratica di un organo a due manuali, utilizzabile su tre entro i suddetti limiti. Si fa inoltre sentire l’assenza di almeno un’ancia reale di 16’ alla Pedaliera (specie ricordando che le prime 12 canne del Contrabbasso sono in comune con le prime 12 del Principale 16’ del II Manuale).
In conclusione, si tratta di un organo apprezzabile, tanto da essere spesso utilizzato per concerti tenuti nei periodi di maggior afflusso turistico.
In particolare, per me ha un grande valore affettivo dato che è stato il mio primo organo e dato che attorno alla sua consolle ho potuto conoscere tanti buoni amici della musica e miei.
Ringraziamenti
Ringrazio per le preziose notizie l’organaro Guido Pinchi, che ha curato l’intonazione e l’installazione dello strumento, l’organologo Sergio Colasanti, i maestri Roberto Russi, Ruggero Russi, Stefano Conti, Filippo Tigli e Luca Di Donato; esprimo infine particolare riconoscenza, a perpetua memoria, all’indimenticabile Padre Riziero Lanfaloni.
Links della Parrocchia di San Francesco al Terminillo
http://www.parrocchiaterminillo.org/FraternitaMonastica.html
http://www.parrocchiaterminillo.org/storiaearte.html
Biografia di Padre Lanfaloni
http://www.monteterminillo.net/index.php?option=com_content&view=article&id=282:padre-riziero-lanfaloni&catid=50:orizzonti-ieri-oggi-e-domani&Itemid=75
da Graziano Fronzuto | 12 Giu, 2012 | Musica
Organi della Cattedrale di Santa Maria a Rieti
Giuseppe Zanin (1975)
di Graziano Fronzuto
Storia
Storia del monumento
La presenza di un episcopato a Rieti è documentata in una lettera del 598 d.C. da parte del papa S. Gregorio Magno indirizzata a Crisante, vescovo di Spoleto. A quell’epoca risulterebbe esistente una chiesa dedicata a Maria, che forse occupava un’area parziale dell’attuale basilica. La Cattedrale attuale è stata edificata in epoca medievale e consacrata da papa Onorio III il 9 settembre1225. Aquest’epoca risale il portico, il bel campanile, e l’adiacente palazzo episcopale con un notevole portico con possenti volte gotiche. Nella cappella a sinistra dell’altare maggiore è custodita l’antica immagine della “Madonna del Popolo”, veneratissima, che i Reatini festeggiano il lunedì di Pasqua. Progressivamente ampliata con l’aggiunta di cappelle laterali arricchita da affreschi e opere d’arte (tra cui una notevole Madonna con Bambino di Antoniazzo Romano), la cattedrale è stata rimaneggiata in stile barocco a partire da metà del XVII sec. per ordine del cardinale Francesco da Bagno. Ulteriori lavori sono stati effettuati nell’ultimo quarto del XVIII sec., con la costruzione del pregevole baldacchino sull’altare maggiore, delle due cantorie sulle pareti fondali del transetto e degli organi su di esse e soprattutto dell’elegantissima Cappella di Santa Barbara. Un completo restauro è stato attuato negli anni ’30 del XX sec. e nel 1975.
Storia degli organi
Si rinvia agli articoli molto dettagliati di Vincenzo Di Flavio:
– Organo del lato sinistro del transetto: http://www.frontierarieti.com/wordpress/?p=10315
– Organo del lato destro del transetto: http://www.frontierarieti.com/wordpress/?p=10322
La presenza di organi nella cattedrale di Rieti è documentata sin dal Rinascimento. Gli strumenti attualmente visibili sono però relativamente più recenti. L’organo monumentale sulla cantoria del transetto destro è stato costruito da Raffaele Fedeli nel 1788; si tratta di un organo di12’, con un nutrito ripieno ed un altrettanto ricco concerto (pare che avesse anche alcune Trome Orizzontali). Quello simmetrico probabilmente avevava doppia mostra e doppia meccanica per poter essere utilizzato anche dalla retrostante Cappella del Coro (Sala Capitolare) dove tuttora esiste la piccola cantoria in corrispondenza del fondocassa dell’organo.
Nel1925, inoccasione dell’anno giubilare e del settimo centenario della consacrazione della Cattedrale, l’organo di sinistra è stato rimosso per essere rimpiazzato da un nuovo organo costruito dei Fratelli Aletti di Monza (discendenti e prosecutori dell’attività di Giuseppe Aletti) dotato di possente Ripieno con base16’ma di un Espressivo piuttosto esiguo; le canne in mostra erano disposte “a canneto” privo di cassa. Questo strumento è durato meno di 50 anni dato che è stato smontato già nel1970 invista di una completa ricostruzione, in realtà avvenuta solo nel 1975, con il sostanzioso finanziamento della Cassa di Risparmio di Rieti. Infatti nel 1975 è stato ricostruito l’organo di sinistra ad opera di Giuseppe Zanin e del figlio Franz, con il collegamento elettrico anche dell’organo di destra (pur restando possibile l’azionamento indipendente di esso). Nel frattempo l’organo Aletti è stato ceduto alla parrocchia di Santa Maria delle Grazie di Piani di Poggio Fidoni dov’è stato rimontato dall’ “Organaro della Bravetta” (1990) e successivamente restaurato da Giuseppe Ponzani (2006).
Registri
[azionati da placchette disposte in più file orizzontali ai lati dei Manuali, con nomi incisi]
I Manuale – Organo Raffaele Fedeli (1788)
Corpo I – lato destro del transetto.
«Ripieno»
1 Principale 8’ Mostra
2 Ottava 4’
3 XV 2’
4 XIX 1’1/3’
5 XXII 1’
6 XXVI 2/3’
7 XXIX 1/2’
8 Voce Umana 8’ Soprani |
«Concerto»
9 Flauto in VIII 4’
10 Flauto in XII 2’2/3’
11 Flauto in XVII 1’3/5’
12 Cornetto 3 File Soprani
13 Tromba 8’ Bassi
14 Violino 8’ Soprani
15 Clarino 8’ Soprani
16 Contrabbassi 16’ nei Pedali |
II Manuale – Grand’Organo
Corpo II – lato sinistro del transetto.
17 Bordone 16’
18 Principale 8’ Mostra
19 Ottava 4’
20 XV 2’
21 XIX . XXII 2 file (sic)
22 Ripieno 4 file
23 Flauto 8’
24 Sesquialtera 2 File
25 Tromba 8’ |
Unioni ed Accoppiamenti
26 Unione I8’ Ped
27 Unione II8’ Ped
28 Unione III8’ Ped
29 Unione III8’ I
30 Unione I8’ II
31 Unione III8’ II
|
32 Unione I4’ Ped
33 Unione II4’ Ped
34 Unione III4’ Ped
35 Unione I4’ I
36 Unione I4’ II
37 Unione I16’ II
38 Unione II4’ II
39 Unione III4’ II
40 Unione III16’ II
41 Unione III4’ III |
III Manuale – Espressivo
Corpo II – lato sinistro del transetto.
42 Bordone 8’
43 Principalino 4’
44 Cimbalo 3 File
45 Flauto 4’
46 Nazardo 2’2/3’ |
47 Silvestre 2’
48 Decimino 1’3/5’
49 Viola 8’
50 Voce Celeste 8’
51 Oboe 8’
52 Tremolo |
Pedale
Corpo II – lato sinistro del transetto.
53 Contrabbasso 16’
54 Ottava 8’
55 XV 4’
56 XXII 2’
|
57 Subbasso 16’
58 Bordone 8’
59 Flauto 4’
60 Fagotto 16’
61 Tromba 8’
62 Violone (sic) 4’ |
Annulli
63 A Ancia I
64 A Ancia II
65 A Ancia III
66 A Ancia Ped
67 A Ripieni |
68 A Mutazioni
69 A [Unioni] Man.[uali] – Ped.
70 A16’ Manuali
71 A Ottave Gravi [Unioni 16’]
72 A Ottave Acute [Unioni 4’] |
Accessori
6 Combinazioni Fisse Generali a Pistoncino
6 Combinazioni Libere Generali a Pistoncino richiamabili con Pedaletti
Pistoncini e Pedaletti di richiamo Unioni 8′
Staffa Crescendo Generale
Staffa Espressione al III Manuale
Pedaletti Ripieno I, II, III; Ancia, Tutti
Estensione
Manuali di 61 note (Do1–Do6); Pedaliera di 32 note (Do1–Sol3).
Trasmissioni
Trasmissioni integralmente elettriche ad eccezione di quelle interne del corpo destro (che è tuttora suonabile separatamente essendo state conservate le trasmissioni meccaniche). Consolle mobile indipendente in genere posta nel coro a destra dell’altare maggiore.
Collocazione
In due corpi collocati sulle cantorie delle pareti fondali del transetto. Il Corpo I è sistemato nel lato destro del transetto, il Corpo II in posizione simmetrica nel lato sinistro, contro la parete che divide il transetto con la Cappella del Coro dei Canonici (Sala Capitolare).
Cassa
Ciascun corpo ha cassa rettangolare, monumentale, inquadrata da lesene e sormontata da cornice orizzontale. La Cassa del Corpo I risale al XVIII sec. mentre quella del Corpo II ne imita in modo semplificato struttura e decorazioni ed è di imitazione (risale al 1975) ed è affiancata sul lato destro dalla Cassa Espressiva.
Mostra
Ciascun corpo ha mostra composta da Canne del Principale8’disposte in tre campi ciascuno con disegno a cuspide; nel corpo destro le canne di mostra hanno davanti ai piedi Trombe Basse e il Clarino Soprani.
Note
L’organo risente della fusione su un’unica consolle di due strumenti del tutto differenti. L’organo costruito da Raffaele Fedeli nel 1788 mantiene la sua notevole sonorità, nonostante le condizioni non proprio ottimali di conservazione, che non riesce ad essere “sottomessa” (né poteva esserlo) alla sonorità dell’organo Zanin. Quest’ultimo, nato per essere uno strumento indipendente (solo in corso d’opera unito all’altro) è pur un pregevole strumento (per le sue caratteristiche e per i suoi timbri anche se alcuni Registri sono in derivazione per risparmiare spazio e materiali) ma ben diverso dall’altro.
L’Organo del 1975, “Fedeli + Zanin”, è stato inaugurato da Fernando Germani nel 1976 ed ha conosciuto molte stagioni concertistiche fra il 1976 e il 1982, con esibizioni di Arturo Sacchetti, James Goettsche e Luigi Celeghin (quest’ultimo poi avrebbe inciso una musicassetta suonando il solo Organo Fedeli, con musiche del XVII e XVIII Sec., nel 1988).
Ringraziamenti
Ringrazio per le notizie fornite don Lino Marcelli, i maestri Roberto Russi, Ruggero Russi, Stefano Conti e gli organologi Sergio Colasanti e Franco Giuli.
da Graziano Fronzuto | 14 Mag, 2012 | Musica
Chiesa dei Francescani – Schwaz (Tirolo)
Josef Aigner, 1843
di Graziano
A metà strada tra Innsbruck e Kufstein, sorge la bella città storica di Schwaz. Un tempo crocevia dei traffici dell’argento e del sale, fu una delle più ricche città del Tirolo, con tanto di sede propria della banca dei Fugger. Tra i numerosi edifici monumentali che conserva, si deve citare la più grande chiesa gotica austriaca (la collegiata di Santa Maria Assunta), il palazzo Fugger e altre belle chiese di grande interesse storico ed artistico, tra cui la Chiesa dei PP. Francescani.
Cenni storici ed artistici
I. – L’epoca gotica
L’imperatore Massimiliano I d’Asburgo diede il consenso ai PP. Francescani di fondare un loro convento a Schwaz nel 1507. L’edificio religioso si sviluppò in forme grandiose attorno al vasto chiostro quadrato (con la cappella gentilizia dedicata a San Bonaventura) e all’ampia HallenKirche (cioè chiesa “a sala”, con le tre navate di uguale altezza) dedicata alla Santa Croce, su progetto di Christoph Reichartinger. Risalgono a quest’epoca il grande gruppo scultoreo della SS. Addolorata sull’altare laterale sinistro e il prezioso crocifisso della navata destra scolpito da Loy Hering nel 1520. All’epoca, le navate erano divise dal presbiterio da un’ardita iconostasi a ponte (detta “jubé” nel gergo dell’architettura tardogotica). L’austero stile originario venne più volte rinnovato nel corso di rifacimenti e restauri. Se ne fa un breve cenno per poter comprendere l’evoluzione del monumento, compresi gli organi che si sono succeduti nel tempo.
II. – il barocco
Una prima fase di decorazione barocca fu attuata in piena Controriforma a partire dal 1610 sotto la guida degli architetti Leibacher e Bruel, che costruirono un grande altare tardo rinascimentale (1621). A quest’epoca risale il magnifico coro realizzato nel 1618 dall’ebanista locale Michael Pirtaler e dal fabbro Johann Wolf da Augusta.
Nel 1613 fu anche realizzato un primo organo da Andreas Butz, che lo collocò sull’iconostasi.
Alla fine del secolo furono realizzati gli altari delle navate laterali, con complesse decorazioni scultoree e interessanti dipinti realizzati da artisti locali tra cui i frati francescani Felizian Griesauer (scultore) e Luca Plazer (pittore). Nel 1687, per ordine del priore Nicola Perckhofer, fu realizzato il nuovo pavimento con marmi della cava di Kleinsöll a Breitenbach. In questo stesso anno viene costruito da Martinus Köck un organo minore collocato sulla parete destra del presbiterio (chiamato EpistelOrgel).
Ma la vera “barocchizzazione” dell’interno avvenne a partire dal 1735 per volontà del priore Teofilo Perkhofer sotto la direzione dell’architetto Jakob Singer. Il fratello di quest’ultimo, Hans, realizzò gli stucchi delle volte e il bel pulpito tuttora esistente. L’iconostasi fu demolita e le sue componenti lignee e lapidee furono utilizzate per costruire la nuova cantoria sopra l’ingresso principale. Nel 1736 lo scultore Johann Michael Fischler realizzò la statua di San Giuseppe e ristrutturò l’altare del crocifisso, mentre il pittore Johann Georg Höttinger affrescò il chiostro e la Via Crucis. Purtroppo si decise di sostituire le vetrate policrome con vetri trasparenti, e le vetrate rinascimentali andarono perdute.
L’organo, smontato con la demolizione dell’iconostasi, fu ricostruito sulla nuova cantoria nel 1739 dall’organaro francescano Gaudenzio Köck (che stava contemporaneamente costruendo il grandioso organo della vicina chiesa collegiata di Santa Maria Assunta); anche il coro fu trasferito dal presbiterio alla cantoria, secondo un uso tipico di molte chiese francescane a partire dal XVIII sec. Nel 1753 il confratello Johann Silbernagel costruì il prezioso orologio. L’organo fu nuovamente riparato da Andreas Jaeger nel 1756.
III. – le ristrutturazioni del XIX sec.
A partire dal 1840 la chiesa fu interessata da vari lavori; vennero rimossi molti altari barocchi solo in parte sostituiti da nuovi, e molte opere d’arte furono alienate.
L’opera più importante fu senza dubbio il nuovo organo, collocato sulla cantoria sulla porta d’ingresso e terminato nel 1843 da Josef Aigner. In esso vennero conservate e riutilizzate molte canne degli strumenti precedenti, tra cui non poche risalenti al 1613. Un ampliamento venne effettuato dallo stesso organaro nel 1879 che portò l’organo alle dimensioni attuali.
I lavori si protrassero lentamente per alcuni decenni; varie statue ed alcuni dipinti d’epoca barocca furono sostituiti da altri in stile neogotico per una presunta maggior aderenza allo stile originario della chiesa. Tra gli artisti che lavorarono in questa fase merita cenno Johann Entfelder che nel 1844 dipinse la pala “Crocifissione” e ornò la facciata esterna della chiesa con un grande affresco raffigurante i santi Francesco, Giovanni, Giuseppe e Pacifico. Ma questo affresco esterno, deterioratosi in pochi anni, fu sostituito nel 1893 dal grande mosaico “Gloria di San Francesco” realizzato da Francis Albert Neuhauser, tuttora visibile. Nel 1885 una cappella esterna è stata trasformata in una “grotta dell’Immacolata” con una statuina mariana portata a Schwaz da una delegazione cittadina recatasi a Lourdes in pellegrinaggio.
IV. – ricostruzioni e restauri del XX sec.
Tra il 1936 e il 1939 vi furono lavori di restauro conservativo (salvo la sostituzione della pala d’altare, “Stimmate di San Francesco”, di Kaspar Jele con “San Michele” del francescano belga Andrew Bosteels). Nel 1965, il Capitolo Provinciale dei PP. Francescani decise di applicare radicalmente i princîpi del Concilio Vaticano II alle chiese sottoposte. Tra cui questa, che subì una serie di lavori assai incisivi a cominciare dalla demolizione dell’altare preconciliare (nonostante la decisa opposizione dei frati e della popolazione) fortemente voluta dal priore Bonifacio Madersbacher. Anche la rimozione di molte statue fu attuata senza tener conto dei pareri contrari di chi sosteneva che la loro presenza non poteva ostacolare in alcun modo la nuova liturgia. Fu invece apprezzata la realizzazione (protrattasi dal 1970 al 1990) di nuove vetrate policrome, raffiguranti santi francescani e l’intera famiglia francescana, su cartoni del pittore locale Alfred Hochschwarzer. Nel frattempo, padre Bonifazio fu trasferito in Bolivia come Provinciale e fu sostituito da p. Josef Steindl che diresse la complessa ristrutturazione del monastero, i cui lavori di restauro del chiostro e dei locali conventuali non ebbero nessuna critica, anche perché necessari.
L’ultima campagna di restauro a cui è stata sottoposta la chiesa è avvenuta tra il 1990 e il 1993. Il lavoro più importante è stato quello della sostituzione integrale del pavimento del 1687 –consunto dal tempo e dall’uso– con uno nuovo costituito dallo stesso materiale lapideo del preesistente. Un nuovo impianto di illuminazione è stato realizzato in modo da valorizzare le strutture architettoniche e le opere d’arte della chiesa e sono stati anche ricollocati tra le navate alcuni dei dipinti rimossi nel trentennio precedente. Anche l’organo è stato integralmente restaurato nel 1988 ad opera della ditta Reinisch-Pirchner di Steinach (località sul versante Austriaco del passo del Brennero).
L’organo
La disposizione fonica si segnala per la singolarità di avere un gran numero di registri collocati nel RückPositiv:
I Manuale – RückPositiv |
II Manuale HauptWerk |
Pedal |
Principal 8’ Mixtur 3fach 1’ Cornett 4fach 2’ Superoctav 2’ Quint 3’ Octav 4’
Flöte 4’ Copl 8’ Gamba 8’ Bordun 16’ 11 Harmonica 8’ |
Octav 4’
Mixtur 2fach 1’ Superoctav 2’ Flöte 4’ Salizional 8’ Principal 8’ Copl 8’ |
Posaune 8’ Octavbaß 8’
Subbaß gedeckt 16’
Subbaß offen 16’ Pombard 16’ Quintbaß 6’ |
Estensione
Tastiere di 54 note (Do1 – Fa5); Pedaliera di 19 note (Do1 – Sol2, le ultime 7 note replicano le prime).
Trasmissione
Trasmissione originale meccanica “a bilancieri”; consolle “a finestra” al di sotto della mostra dell’HauptWerk.
Collocazione
L’organo è collocato sulla vasta cantoria sopra l’ingresso della chiesa, ed è circondato dai seggi del coro dei PP. Francescani, in gran parte risalenti al 1618 (opera di Michael Pirtaler), integrati dopo lo spostamento del coro dal presbiterio alla cantoria nel XVIII sec.
Cassa
Cassa lignea di grande pregio, articolata in “HauptWerk” a cinque campi (di cui i dispari sormontati da arcate con croce) e in “RückPositiv” con quattro campi (di cui gli estremi sormontati da arcatelle). Le decorazioni lignee al di sopra delle canne raffigurano racemi intrecciati a strumenti musicali. Poiché l’organo non è addossato al muro, ma è circondato dal coro (dunque è percorribile tutto intorno), la cassa chiude i fianchi ed anche il retro dello strumento; la parte posteriore della cassa reca al centro il dipinto “Pietà” di P. Luca Plazer
Mostra
I campi estremi della mostra –e quello centrale dell’HauptWerk– hanno mostre a cuspide con boche allineate orizzontalmente; quelli intermedi hanno mostre ad ala digradante verso il centro, con bocche ad andamento contrario.
Cenni biografici sull’organaro
Josef Aigner nacque nel 1809 a Gasteig bei Sterzing (Casateia di Vipiteno) e morì a Marling (Marlengo, nei pressi di Merano) nel 1887. Trasferitosi ad Alpbach, costruì il suo primo organo nel 1837 per Seefeld; dopodiché visse a lungo a Schwaz dove costruì organi insieme al suo socio Thomas Kirchmair. L’organo della FranziskanerKirche è uno dei suoi strumenti più grandi, insieme a quello della Basilica di Absam (1841) e dell’Abbazia di Fiecht (1871), anche se il più grande fu senz’altro quello dell’Abbazia di Marienberg (Monte Maria, Val Venosta, 1866). Oltre che nella fusione delle canne, fu molto apprezzato nella costruzione di casse, in cui applicò lo stile neoclassico, poi quello neogotico ed infine quello eclettico tipico della fine del XIX sec. in Tirolo. La cassa dell’organo di Schwaz è comunque una delle più grandi ed impegnative che egli ha realizzato dopo quella di Marienberg (ad Absam e a Fiecht trovò casse preesistenti).
Conclusioni
Visitare il Tirolo significa immergersi in un’atmosfera ricca di abbaglianti ricchezze naturali, paesaggistiche, storiche ed artistiche perfettamente tenute e conservate. In quest’ottica, una visita a Schwaz è necessaria: fa comprendere de visu come potrebbero (o meglio dovrebbero) essere le nostre città se fossero realmente valorizzate e custodite per quelle che sono: gioielli.