Il CD di oggi ci permette di ascoltare non uno ma due organi, molto diversi l’uno dall’altro, conservati nella chiesa di San Tomaso a Lipsia dove fu Kantor (Maestro di Cappella) il sommo Johann Sebastian Bach, e in tempi più recenti, il grande Gὒnther Ramin. Gli organi sono: uno Schuke del 1966 (successivamente rimpiazzato da un altro organo costruito da Whoel negli anni ’90 del XX sec.) collocato sul matroneo destro della chiesa e un organo gigante (riesenOrgel) del 1902, barocchizzato negli anni ’50 del XX sec. ma poi riportato alla sua originaria disposizione fonica collocato sulla cantoria sopra l’ingresso principale.
Sull’organo Schuke sono registrati: Andreas Dὒben, Preludio; Elias Nikolaus Ammerbach, 7 brani da Orgel oder Instrument Tabulaturen; Johann Kuhnau, Sonata Prima “il Combattimento tra Davide e Golia” articolata in 8 pezzi.
Sull’organo Sauer sono registrati: Gὒnther Ramin, Fantasia in mi minore op.4; Wilhelm Rust, Fantasia op.40/3; Karl Piutti, Sonata in Sol minore op.22.
Questa miscellanea comprende pezzi di organisti della chiesa di San Tomaso a Lipsia; manca Bach forse perché era Kantor e non Organist (ma anche Ramin era Kantor) e che forse avrebbe comportato dubbi sulla scelta di quale dei due strumenti utilizzare.
Ulrich Bὃhme se la cava abbastanza bene sull’organo Schuke, un po’ meno sul Sauer. Il suo approccio rigidamente metronomico può forse essere tollerato sui brani antichi, un po’ meno su quelli romantici e tardoromantici. L’organo Schuke così come quello che lo ha sostituito è stato costruito per eseguire la musica di Bach e dei contemporanei, almeno nelle intenzioni, perché di fatto sono strumenti moderni con disposizione fonica vagamente neobarocca. Diverso il discorso per l’organo Sauer, veramente monumentale, e particolarmente adatto al repertorio su di esso eseguito. La cassa neogotica fu costruita con l’organo in corrispondenza ai lavori che alla fine del XIX sec. riportarono la chiesa al suo presunto aspetto gotico originale, a discapito delle aggiunte barocche e neoclassiche che vi erano state collocate.
In conclusione, il repertorio è senza dubbio raro, e questo costituisce il pregio maggiore del CD, soprattutto il Combattimento tra Davide e Golia di Kuhnau e la Fantasia di Ramin, ma anche gli altri pezzi sono praticamente fuori repertorio ed è un vero peccato per la loro alta qualità.
L’organista sceglie piuttosto bene i registri in entrambi gli organi, e ciò è una freccia al suo arco non indifferente poiché la ricchezza dei registri degli strumenti (soprattutto del Sauer) pone l’obbligo di un’assoluta padronanza della tavolozza sonora di ciascun organo.
Il libretto, in Tedesco e in Inglese, è corposo e contiene note critiche sui brani, la descrizione fonica dei due organi e la foto del Sauer, nonché un curriculum dell’organista, all’epoca titolare dei due organi.
Infine un piccolo aneddoto: in TV ho visto un concerto di Ulrich Bὃhme sull’organo pseudo-neobarocco Whoel che ha sostituito lo Schuke, con programma tutto dedicato a Bach. Nell’inquadrare il pubblico, si sono visti non pochi visi dormienti, segno che le interpretazioni di Bach -qui mancanti- non sono propriamente nelle corde dell’organista.
Il CD vale la pena innanzitutto per il repertorio, poi perché si ascolta uno strumento non più esistente (lo Schuke) e un riesenOrgel quale il Sauer per il quale bisogna fare tanto di cappello.
San Benedetto fondò la “Badia Montis Casini” (Abbazia del Monte di Cassino) nel 529, dove scrisse la “Regula” per i monaci, che è tuttora osservata in tutti i monasteri cristiani del mondo. Fu seppellito nella chiesa abbaziale, ma la sua tomba fu talmente occultata che nel medioevo fiorì una leggenda secondo la quale il corpo era stato trasferito nella “Badia Florensis” (Abbazia di Fleury, nota anche come S. Benôit-sur-Loire).
Il monastero fu costruito su una posizione inaccessibile, che domina la Valle del fiume Liri e la Via Casilina (strada costruita dai Romani nel 350 a.C. e che fu sempre una delle strade più importanti tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli), perciò fu al centro di aspre battaglie per il controllo della regione e dei traffici commerciali, così i monaci furono costretti a costruire attorno all’abbazia mura e torri di difesa.
Nel 577 i Longobardi distrussero l’abbazia; ma i monaci ne ricostruirono una più grande (589) cje divenne sempre più ricca grazie alle donazioni ricevute da pellegrini ma anche papi, imperatori, re e nobili. La “Terra Sancti Benedicti” (il patrimonio di San Benedetto) consisteva in un gran numero di campagne, fattorie, vigne, chiese e palazzi in tutte le città della zona: Frosinone, S. Germano (attuale Cassino), Gaeta, Capua ed anche le isole di Ponza e S. Stefano! Montecassino divenne soprattutto un importantissimo polo artistico e culturale con una famosa biblioteca ed una vasta chiesa.
I Saraceni distrussero il monastero (883) che fu nuovamente ricostruito in stile Romanico; due terribili terremoti (1231 e 1349) lo danneggiarono così fu ancora ricostruito in stile Gotico. Pochi anni dopo, l’abate fu anche insignito del titolo di Vescovo di Cassino (da allora in poi tutti gli abati di Montecassino sono stati anche i Vescovi di Cassino): da quel momento la chiesa abbaziale fu elevata al rango di Cattedrale di Cassino.
Il Rinascimento fu un periodo di pace e prosperità; i monaci vollero ampliare l’abbazia e ne affidarono il progetto a Donato Bramante e ad Antonio da Sangallo; successivamente (1625) incaricarono il famoso architetto Cosimo Fanzago di ristrutturare l’antica chiesa gotica con marmi, affreschi e decorazioni barocche.
* [Foto 1: veduta dell’Abbazia di Montecassino in epoca barocca, riproduzione di antica incisione, coll. priv., Napoli] *
Tutti gli artisti più celebri del regno di Napoli furono chiamati a Montecassino: Nicola Malinconico, Francesco Solimena, Giovanni Lanfranco (dipinti sugli altari laterali), Luca Giordano (affreschi sulle volte e sulla cupola, 1675–80; dipinto sull’ingresso “S. Benedetto fonda l’abbazia”, 1701), ancora Cosimo Fanzago (sculture e l’Altare Maggiore, in collaborazione con Jacopo Làzzari e suo figlio Dionisio Làzzari, 1645).
Il magnifico coro ligneo intagliato fu realizzato nel 1635 e, subito dietro l’altare maggiore come tradizione, vi fu collocato un organo positivo (1656) costruito dall’organaro napoletano Giuseppe de Biase sul quale è attestato un intervento successivo di Giovanni Schibone [originario di Pàstena, paese nella Ciociaria noto per le grotte calcaree]. Alla fine del XVII sec. l’architetto Lorenzo Vaccaro disegnò la splendida cantoria fondale e la cassa monumentale del sovrastante organo, che fu costruito dall’organaro Cesare Catarinozzi da Subiaco (1696) e che fu ampliato in vari interventi successivi.
Alla fine del XIX sec., fu ritrovato il corpo di San Benedetto sotto la cripta rinascimentale, che fu così decorata con mosaici realizzati dai monaci tedeschi della “Badia Burana” (abbazia di Beuron, quella dove furono conservati i famosi “Carmina Burana”).
Nota: l’antica Abbazia di Montecassino appare in molte fotografie storiche in bianco e nero; i suoi magnifici colori sono visibili in almeno due dipinti:
* [Foto 2: “Organo Monumentale di Montecassino”, fotografia del 1930 circa, per gentile concessione della coll. priv. della Fam. Caruso, Gaeta – Napoli] *
“La processione del Corpus Domini nell’Abbazia di Montecassino” (1858), dipinto dal pittore Pasquale Mattei (Gaeta [o Mola di Gaeta, attuale Formia], 1813-Napoli, 1879), conservato nel Palazzo Reale di Napoli, XXV Sala.
“Coro e Organo di Montecassino” (1910 ca.), di Domenico Battaglia, noto pittore della “Scuola di Posillipo”, appartenente ad una collezione conservata a Napoli.
* [Foto 3: “Coro e Organo di Montecassino” dipinto da Domenico Battaglia, foto del dipinto, coll. priv., Napoli] *
L’ultima distruzione e la ricostruzione
Quanti furono i monumenti religiosi in Europa che furono distrutti durante la prima e la seconda guerra mondiale? Probabilmente non lo sapremo mai con esattezza.
Con l’armistizio (8 settembre 1943), l’esercito tedesco fermò gli alleati sulla “Linea Gustav” che includeva la collina di Montecassino. La furiosa battaglia di Cassino proseguì per molti mesi finché i bombardieri americani distrussero praticamente tutti i paesi della zona e, il 15 febbraio 1944, anche questo splendido e inimitabile monumento barocco, uno dei più importanti simboli del mondo cristiano.
Forse il comando tedesco conosceva in anticipo le intenzioni degli Americani così ordinò all’abate S.E. Ildefonso Rea e ai monaci di lasciare l’abbazia. In quell’occasione fu girato un documentario di propaganda bellica dai soldati tedeschi (essi volevano mostrare “la barbarie dell’esercito alleato”): fu registrato anche il suono dell’organo, che suonò per l’ultima volta (dall’organista Padre Luigi De Sario, segretario dell’abate). L’abate ordinò di conservare i dipinti, le statue amovibili, gli ornamenti degli altari nelle caverne sotto l’abbazia, poi –come il capitano di una nave che affonda– volle coraggiosamente restare nell’abbazia con pochi monaci fedeli e pochi altri uomini cui ormai la guerra aveva levato ogni cosa e per i quali l’abbazia rappresentava l’unica speranza di vita.
* [Foto 4: Montecassino nel 1945 a Guerra finita] *
Nota: il documentario di propaganda bellica girato dai soldati Tedeschi nel 1944 è stato utilizzato nel film “Montecassino nel cerchio di fuoco”, diretto da Arturo Gemmiti (1946, edito nuovamente nel 1961), con Zora Piazza, Ubaldo Lay, Fosca Freda [musica dai vari autori e del Rev. Luigi De Sario, suonata dallo stesso De Sario sull’antico organo Catarinozzi, prima che fosse distrutto dalle bombe americane).
Dopo il bombardamento, l’abate e i pochi altri sopravvissuti miracolosamente lasciarono i rifugi sotto la cripta e si ripromisero di impiegare “gli anni di vita che il Signore ancora concedeva” per ricostruire l’abbazia “com’era e dov’era”.
Così Montecassino non fu edificata in stile moderno (come per esempio la Cattedrale di Coventry, la chiesa imperiale di Berlino ecc.) ma fu meticolosamente ricostruita restaurando tutti i capolavori che erano stati conservati e ricomponendo i frammenti e le rovine delle decorazioni barocche. Purtroppo le volte e la cupola di Cosimo Fanzago, i favolosi affreschi di Luca Giordano, il magnifico organo di Cesare Catarinozzi erano perduti per sempre.
Il Governo Italiano finanziò la ricostruzione, che fu compiuta quanto prima possibile: convento (1948), chiesa (1950) ed il nuovo organo (costruito da Vincenzo Mascioni nel 1953). Le volte e la cupola rimasero senza decorazioni; solo nel 1977 il noto artista Pietro Annigoni (autore anche dei ritratti ufficiali della regina Elisabetta II d’Inghilterra) dipinse nuovi affreschi nella cupola.
Un altro organo fu costruito nel 1957 nella Sala detta “Coro interno del Monastero”. Nel 1977 le Suore Benedettine del Monastero di Teano donarono all’abbazia di Montecassino uno splendido positivo napoletano costruito da Giuseppe de Martino (1710), che fu restaurato da Mascioni e conservato nella stessa Sala.
Oggi Montecassino è un monumento barocco perfettamente restaurato, e merita una visita di tutti gli Europei. La chiesa, la cripta, la presenza del protettore d’Europa S. Benedetto e di sua sorella S. Scolastica, le innumerevoli tombe di tutti quei soldati che morirono qui nel 1944 sono elementi inseparabili dell’abbazia, scrigno delle sofferenze e delle speranze dell’Umanità.
Se siete persone troppo sensibili, non venite in questa chiesa e soprattutto non ascoltate il suono dell’organo: non potreste riuscire a trattenere le lacrime.
GLI ORGANI
Ringrazio sinceramente il rev. Padre Luigi De Sario (organista onorario dell’Abbazia, egli fu l’ultimo a suonare l’organo Catarinozzi ed il primo a suonare l’organo Mascioni; ma fu anche assistente particolare di S.E. Ildefonso Rea, abate di Montecassino e Vescovo di Cassino, che sopravvisse alla guerra e fu l’animatore della ricostruzione) per le notizie che mi ha fornito sull’organo storico monumentale e sugli organi attuali, con inimitabile cortesia.
Ringrazio anche l’arch. Furio Luccichenti che, con particolare gentilezza, mi ha fornito sue indicazioni sulla famiglia Catarinozzi (cfr. anche: Furio Luccichenti «I Catarinozzi, famiglia di organari» estratto da RECERCARE rivista per lo studio e la pratica della musica antica IX 1997)
ORGANI STORICI
I – Organo Monumentale del XVII sec.
Cantoria e cassa monumentale, in legno intagliato e dorato (“meccato”), realizzate su disegno di Lorenzo Vaccaro (allievo di Cosimo Fanzago e padre del famoso artista Domenico Antonio Vaccaro);
Organo costruito da Cesare Catarinozzi da Subiaco (1696, il suo strumento consisteva nei registri di “Ripieno” della tastiera principale), ampliato da Quirico Gennari da Ancona (1830; aggiunta dei registri da “concerto”), Pietro di Benedetto Saracini da Alvito (1880, che aggiunse il manuale inferiore); modificato e riformato da Pacifico Inzoli da Crema (1913; egli rimosse alcuni registri ottocenteschi e aggiunse le Viole) – distrutto il 15 febbraio 1944.
registri (al momento della distruzione):
II – Grand’Organo
“Ripieno” – Principale 16’ bassi – Principale Soprano 16’ soprani – Principale 8’ – Ottava 4’ – XV 2’ – XIX – XXII – XXII – XXVI – XXIX – XXXIII – XXXVI
“Concerto” – Unda Maris 8’ soprani – Flauto Traverso 8’ – Flauto in Ottava 4’ bassi – Flauto in Ottava 4’ soprani – Flauto in XII 2’2/3’ – Viola 8’ bassi – Viola 8’ soprani – Cornetta II file bassi – Cornetta III file soprani – Tromba 8’ – Flauto 8’ soprani
I – Espressivo
“Ripieno” – Principale 8’ bassi – Principale 8’ soprani – Ottava 4’ – XV 2’ – XIX – XXII – XXII – XXVI – XXIX
“Concerto” – Traverso 8’ – Flauto in ottava 4’ bassi – Flauto in ottava 4’ soprani – Cornetta III file soprani – Viola 4’ bassi – Viola 4’ soprani
Pedale
– Contrabbasso 16’ – Basso 8’ – Violoncello 8’
II / P – I / II
Estensione: tastiere 56 note; pedaliera 27 note
II – Organo Positivo del XVII sec.
Costruito da Giuseppe de Biase da Napoli (1656), con interventi successivi di Giovanni Schibone da Pàstena (ante 1696) e, probabilmente, degli altri organari che hanno lavorato sull’organo monumentale – distrutto il 15 febbraio 1944.
N.B. probabilmente nei secoli scorsi vi furono altri strumenti (piccoli positivi) utilizzati all’interno del monastero, ma non vi sono dati certi per poterne identificare la storia.
ORGANI ATTUALI
Attualmente l’abbazia conserva tre organi di indubbio interesse: l’organo maggiore rimpiazza degnamente l’antico organo monumentale, del quale occupa la collocazione, nonché l’antico positivo, il cui posto è occupato dalla consolle attuale.
1 – Organo maggiore
Cassa monumentale, in legno intagliato e dorato (“meccato”), priva di cantoria, realizzata su disegno dell’ing. Ignazio Breccia–Fratadocchi e del rev. Padre Francesco Vignanelli (apprezzato pittore e scultore, fratello del famoso organista Ferruccio Vignanelli); il disegno complessivo è una reinterpretazione libera della cassa antica, anche se la Mostra è stata articolata su 5 campi invece che 3 (cosa alquanto “fuori stile” poiché tutti gli organi monumentali napoletani del periodo barocco napoletano aveva le mostre articolate in 3 campi).
Organo costruito da Vincenzo Mascioni da Cuvio (1953) su progetto fonico dello stesso Vincenzo Mascioni, del prof. Ferruccio Vignanelli e del rev. Padre Luigi De Sario.
* [Foto 5: “Organo Maggiore di Montecassino”, fotografia dell’autore, 1994] *
Registri [rilevati in sito allo stato attuale, seguendo la numerazione delle placchette]
Sezione Corale: I Manuale 43 Principale 8’ 44 Corno di Camoscio 8’ 45 Ottava 4’ 46 Unda Maris 8’Sezione Corale: Pedaliera 47 Bordone 16’
48 Unione I 8’ Ped 49 Unione II 8’ Ped 50 Unione III 8’ Ped 51 Unione III 8’ I 52 Unione I 8’ II 53 Unione III 8’ II 54 Unione I 4’ Ped 55 Unione II 4’ Ped 56 Unione III 4’ Ped 57 Unione I 4’ I 58 Unione III 4’ I 59 Unione II 4’ II 60 Unione I 16’ II 61 Unione I 4’ II 62 Unione III 16’ II 63 Unione III 4’ II 64 Unione III 4’ III 65 Piano Automatico Pedale
Annulli
A Ancia I Man. A Ancia II Man. A Ancia III Man. A Ancia Ped. A Generale Ancie A Fondi 16’ I e III Man. A Ripieni A Mutazioni A Accoppiamenti [Unioni 16’ e 4’] A Unioni Tastiere A Unioni Tastiere al Pedale A Organo Corale
II Manuale – Grand’Organo
Pedaliera
66 Principale 16’ 67 Principale I 8’ 68 Principale II 8’ 69 Flauto Traverso 8’ 70 Corno Dolce 8’ 71 Dulciana 8’ 72 Ottava I 4’ 73 Ottava II 4’ 74 Flauto Dolce 4’ 75 Duodecima 2’2/3’ 76 Decimaquinta 2’ 77 Ripieno Grave 3 file 78 Ripieno Acuto 4 file 79 Tromba 16’ 80 Tromba 8’ 81 Voce Umana 8’
6 Combinazioni Libere Generali a Pistoncino richiamabili con Pedaletti
6 Combinazioni Libere Particolari per ogni tastiera e per la pedaliera
Pistoncini e Pedaletti di richiamo Unioni 8’
Staffa Crescendo Generale
Staffa Espressione al I Manuale
Staffa Espressione al III Manuale
Pedaletti Ripieno I, II [e Ped], III; Ancia, Tutti
Estensione
Tastiere di 61 note (Do – Do); Pedaliera di 32 note (Do – Sol).
2 – Organo della Sala detta del “Coro interno del Monastero”
Organo costruito da Vincenzo Mascioni da Cuvio (1957), successivamente modificato, su progetto fonico dello stesso Vincenzo Mascioni e del rev. Padre Luigi De Sario.
* [Foto 6: organo del “Coro interno del Monastero”, fotografia dell’autore, 1994] *
Registri [rilevati in sito allo stato attuale, seguendo la numerazione delle placchette]
I – Grand’Organo
1 Principale 16’ 2 Principale 8’ 3 Flauto 8’ 4 Dulciana 8’ 5 Ottava 4’ 6 Sesquialtera II file
7 XV 2’ 8 XIX 1’1/3’ 9 XXII 1’ 10 Ripieno Acuto 2 file 11 Tiratutto Ripieno IV rgs. 12 Voce Umana 8’
Unioni
Pedale
13 Unione I 8’ Ped 14 Unione II 8’ Ped 15 Unione II 8’ I
6 Combinazioni Libere Generali a Pistoncino richiamabili con Pedaletti
Pistoncini e Pedaletti di richiamo Unioni 8′
Staffa Crescendo Generale
Staffa Espressione al II Manuale
Pedaletti Ripieno, Tutti
Estensione
Tastiere di 58 note (Do – La); Pedaliera di 30 note (Do – Fa).
2 – Organo Positivo barocco nella Sala detta del “Coro interno del Monastero”
Organo costruito da Giuseppe de Martino da Napoli, organaro della Regia Cappella (1710), per il Monastero delle Monache Benedettine di Teano; cassa finemente intagliata e dorata, con ante dipinte da pittori allievi della scuola di Luca Giordano; restaurato da Mascioni (1977, quando l’organo fu donato all’Abbazia di Montecassino).
Registri, azionati da tiranti a pomello, senza nomi, posti in fila verticale a destra della tastiera
[ Principale 8′ ]
[ Ottava ]
[ XV ]
[ XIX ]
[ XXII ]
[ XXVI ]
[ XXIX ]
[ Tiratutto ]
[ Zampogna doppia: Do – Fa]
Estensione: 45 note con prima ottava “corta” senza pedaliera.
Note: Giuseppe de Martino da Napoli, organaro della Regia Cappella e del Tesoro di San Gennaro, è l’organaro che costruì (tra il 1685 e il 89) l’ “organo di Alessandro Scarlatti” nella SS. Annunziata di Gaeta, la cui cassa fu disegnata da Dionisio Làzzari.
La collana “Great European Organs” è un’iniziativa della casa inglese Priory per far conoscere gli organi più grandi e importanti d’Europa. Per arrivare all’Italia si è dovuto aspettare il 38° disco inciso a Milano (e ancora molti se ne dovranno aspettare per Roma, organo del Sacro Cuore di Gesù alla Stazione Termini).
Il CD inizia con i Sei Versetti per il Gloria per organo solo di Vincenzo Petrali, la cui edizione moderna è stata curata dallo stesso Benedetti per i tipi della Carrara, prosegue con Stunde der Wehie Op 132 n.4 e Stunde der Freunde Op 132 n.5 di Marco Enrico Bossi; Venerdì Santo dal Trittico di Arnaldo Galliera; Toccata Fantasia di Bruno Bettinelli e la Messa per Organo (Ingresso, offertorio, Comunione, finale) di Alearco Ambrosi.
Qui si deve fare un appunto all’organista che ha inserito i brani di Petrali, pur sapendo che non erano adatti all’organo, per la ragione che lui stesso li aveva revisionati e ripubblicati (li aveva incisi anche nel CD Bongiovanni inciso nella Cattedrale di Verona) e in una musicassetta Carrara insieme a brani di Filippo Capocci anch’essi revisionati e ripubblicati da lui. Insomma prezzemolo per ogni minestra servita da Benedetti, anche quando è preferibile non metterlo.
Tornando al CD, l’edizione è secondo gli elevati standard di Priory. Il libretto, in solo Inglese, è costituito da un unico foglio ripiegato su se stesso. Vi sono stringatissime informazioni sui brani, la disposizione fonica gigantesca dell’organo (che viene definito Tamburini dimenticando il notevole apporto di Mascioni) vi sono alcune indicazioni storiche sull’organo e il curriculum dell’organista con una sua foto a colori sulla consolle.
Nonostante la perizia dei tecnici Priory, si avverte la poderosa risonanza delle cinque navate del Duomo, ma ciò tutto sommato non è male. Sicuramente i due brani di Bossi sono quelli più adatti all’organo e fanno sentire le nouances del suo suono e la enorme tavolozza sonora di cui è dotato. Anche gli altri brani finali sono adatti all’organo più di quelli di Petrali e ci si stupisce dell’ostinazione di Benedetti di inserirli, essendo lui stesso il primo a sostenere che i brani di Petrali sono adatti agli organi serassiani.
Fatta la tara di Petrali, il suono dell’organo brilla sotto le note di Bossi, Galliera, Bettinelli e Ambrosi e fa capire le grandi capacità esecutive di Benedetti, a lungo organista titolare, sull’organo a lui congeniale.
L’organo si presentava al momento dell’incisione nella strutturazione datagli nel 1988 da Tamburini: staccate le casse espressive dalle pareti di transetto e deambulatorio, le canne e le casse espressive sono state collocate in casse moderne che rievocano quelle antiche (Grand’Organo SUD e Grand’Organo NORD) rispettivamente di San Carlo Borromeo (sinistra) e di Federigo Borromeo (destra) che ne furono i committenti, collocate nel sottarco successivo a quello degli organi antichi.
In conclusione, vale la pena di avere questo CD nella propria collezione per i suoi pregi fonici e i suoi meriti che superano largamente i difetti e le lacune.
CD opera prima Liber Exit della collana ContraDanza
Joseph Gabriel [Ritter von] RHEINBERGER Sonata n. 12 in Re b Maggiore – Sonata n. 11 in Re Minore Graziano Fronzuto all’organo Tamburini (1958) della Basilica di San Giovanni Bosco in Roma
Presentazionedi Federico Borsari “La musica organistica ha nel suo svolgersi diversi punti fermi. Frescobaldi, Bach, Reger e Franck, insieme a molti altri, ne hanno per così dire segnato il cammino durante i secoli; in quest’ambito, però, Rheinberger rappresenta un punto di riferimento di tutto rispetto per via della caratteristica di concentrare nella sua opera una specie di “summa” dell’organo ottocentesco nella sua forma più spiccatamente “romantica”:la Sonata. Le sue venti Sonate rappresentano una specie di sintesi dell’evoluzione di questo genere musicale per tutta la seconda metà dell’Ottocento fino agli albori del Novecento; in questo excursus musicale, che si snoda all’incirca per mezzo secolo, si possono vedere, ascoltare ed approfondire tutte le caratteristiche e particolarità dell’evoluzione della musica organistica mitteleuropea, seguendone, per così dire, passo dopo passo la crescita stilistica e formale, che da un linguaggio quasi “classico” che si rileva nelle prime opere, si evolve ed arricchisce via via fino al linguaggio assai complesso, orchestrale ed elaborato delle ultime, che sembrano quasi “aprirsi” verso quelle che saranno le grandi e rivoluzionarie novità del Novecento.
Dedicare un disco a Rheinberger è un “atto di fede” tributato alla musica organistica “in divenire”, in uno dei suoi periodi più fecondi e di maggiore rinnovamento; è anche un omaggio appassionato a questo compositore importantissimo nella storia dell’organo europeo moderno, rendendocene partecipi e, per alcuni versi, coprotagonisti. L’undicesima ela dodicesima Sonatarappresentano il periodo migliore dell’ispirazione e dell’evoluzione stilistica dell’Autore e ci vengono proposte in una lettura attenta, accuratissima, che ne scandaglia in profondità le pieghe anche più riservate, sottolineando con assoluta padronanza della partitura e dello strumento la musicalità solida e la personalità forte di un musicista che troppo poco si ascolta in concerto.
Alla consolle del maestoso organo della Basilica di San Giovanni Bosco di Roma, Graziano Fronzuto libera tutte le potenzialità stilistico-formali ed emozionali di queste Sonate in un turbinìo di sensazioni musicali che solo un organista appassionato, competente e di grande esperienza riesce a fare, coadiuvato egregiamente da uno strumento che pare fatto apposta per rendere nel migliore dei modi questa musica, con le sue sonorità al tempo stesso affettuosamente romantiche, solidamente classiche e grandiosamente solenni.
La figura di Rheinberger e la sua musica ne escono qui davvero valorizzate in ogni loro aspetto e caratteristica Questo, nelle intenzioni dell’organista, dovrebbe essere un disco “particolare”, dedicato a pochi, veri ed autentici amici. Noi siamo particolarmente onorati di essere annoverati tra questi e con grande piacere e soddisfazione abbiamo scritto queste poche righe di presentazione. Ma la qualità della musica, l’accuratezza e la bontà della realizzazione discografica e la grande passione che traspare da ogni battuta della sua interpretazione ci fanno confidare in un futuro in cui si renderà giustizia all’autore, all’organo e all’organista ma anche rammaricare che al momento presente queste incisioni debbano rimanere patrimonio di pochi.”
I Concerti di Autori Veneziani trascritti da J.S.Bach
Edoardo Bellotti
Organi vari della Nuova Olanda
CD Foné SPE 010
Questo CD consente di ascoltare un repertorio molto bello ma di rara incisione, utilizzando vari organi a seconda del brano e delle sue caratteristiche intrinseche. Si tratta dei Concerti che J.S.Bach ha trascritto per tastiera (clavier, che non indica espressamente il clavicembalo) da originali per orchestra di autori Veneziani.
La Nuova Olanda è un’area fra la provincia di Venezia e la provincia di Treviso forse chiamata così per la ricchezza di acqua e di canali più o meno navigabili.
Il repertorio è il seguente: Concerto in Re maggiore BWV 972 (Villalta, organo Callido) da Antonio Vivaldi op.3 n.9; Concerto in Sol minore BWV 975 (Fagagna, organo Comelli) da A.Vivaldi Op.4 n.6; Concerto in Sol maggiore BWV 973 (Villalta, organo Callido) da A.Vivaldi Op.7 n.2; Concerto in Do minore BWV 981 (Madrisio, organo Nacchini) da Benedetto Marcello Op.1 n.2; Concerto in Fa maggiore BWV 978 (Villalta, organo Callido) da A.Vivaldi Op.3 n.3; Concerto in Re minore BWV 974 (Ciconicco, organo Zanin) da Alessandro Marcello; Concerto in Do maggiore BWV 976 (Villalta, organo Callido) da A.Vivaldi Op.3 n.12.
Su questi strumenti, le trascrizioni di Bach brillano di luce propria e sembrano essere concepiti proprio per essi; le interpretazioni inappuntabili di Bellotti rendono giustizia a questo repertorio affascinante eppure così poco eseguito e così poco inciso rispetto ad altre opere di Bach. Spicca tra tutti l’organo Callido di Villalta, sia perché è il più utilizzato sia perché la sua tavolozza sonora consente maggiore libertà all’interprete, che ovviamente ne fa buon uso. Ma anche gli altri organi, il Comelli di Fagagna, il Nacchini di Madrisio, lo Zanin di Ciconicco, riservano non poche sorprese all’ascoltatore con i loro principali parlanti, i loro ripieni cristallini i loro flauti fortemente caratterizzati ecc.
Insomma in un unico CD si ascoltano 8 concerti di altissimo spessore artistico in trascrizioni pregevolissime, non a caso di J.S.Bach che aveva una assoluta predilezione per i concerti veneziani. Edoardo Bellotti si tuffa “anima e corpo” nell’esecuzione tanto da non potergli muovere nessuna critica nemmeno delle più blande ma solo un “tanto di cappello” per il suo lavoro.
Per il resto, il CD è deludente. Il libretto è limitato al solo elenco dei brani e degli organi su cui sono eseguiti nei ringraziamenti si cita Gustavo Zanin che avrebbe redatto le schede tecniche degli organi, ma nel libretto non ci sono (né c’è lo spazio per metterle visto che il libretto si compone di copertina con la foto di un organo, probabilmente il Callido di Villalta, in seconda di copertina l’elenco dei brani, in terza di copertina i dettagli tecnici della registrazione e i ringraziamenti e in quarta di copertina l’elenco di alcuni altri CD per organo del catalogo Foné).
Fatta la tara del deludente libretto, il CD è fra i più pregiati della mia collezione, è consigliabile a tutti gli amanti del connubio Venezia/J.S.Bach.