da Graziano Fronzuto | 24 Giu, 2022 | Musica
ROMANTIC ORGAN
Saint-Saens – Berceuse – Franck
Hans Christoph Becker-Foss
Organo di Santo Stefano – Brema
CD Tring Symo96
Diciamo subito che questo CD è spartano come non mai. Il libretto è inesistente (consiste in una fotocomposizione sul fronte e nell’elenco dei pezzi nel retro) e non c’è la descrizione dell’organo (che ho scoperto essere uno strumento costruito da Rudolf von Beckerath nel 1965, con 41 registri distribuiti su tre tastiere e pedaliera) né il curriculum dell’organista. Quindi si deve ascoltare sulla fiducia.
Si tratta di una miscellanea di pezzi del periodo romantico e tardoromantico: César Franck, Corale n.1 in Mi maggiore; Robert Schumann, 6 canoni Op.56 (non troppo veloce, con intima espressione, andantino, intimo, non così veloce, adagio); Camille Saint-Saens, Berceuse Op.105 (trascrizione per organo di Alexandre Guilmant); Julius Reubke, Sonata in Do minore.
L’ascolto è piacevole anche se si sente che l’organo non è proprio dei più adatti al repertorio (è uno strumento proto-neobarocco), ma i pezzi scorrono con facilità all’ascolto segno che l’organista padroneggia bene lo strumento anche in un repertorio al limite dell’adattabile su quello strumento.
I pezzi scelti non potevano essere più diversi per stile e per approccio all’organo: dalle atmosfere sognanti sia pure ricche di cromatismi di César Franck alle aspre sonorità della Sonata in Do minore di Reubke (non è quella famosissima sul 94° Salmo ma un’altra opera, di raro ascolto su CD miscellanee). Dall’impeto romantico dei Canoni di Schumann alle dolci sonorità di Saint-Saens sapientemente trascritte per organo da un gigante quale fu Guilmant.
Naturalmente non si può trascurare l’apporto dato dall’organo, costruito da Rudolf von Beckerath, il nobile che volle fare l’organaro dopo aver ascoltato un concerto del grandissimo Gunther Ramin, che coi suoi timbri così personalizzati non fa rimpiangere l’uso di uno strumento del periodo romantico.
Le interpretazioni sono buone, ma non tutte dello stesso livello. I compositori Francesi avrebbero meritato un po’ più di libertà ritmica e un po’ più di pathos tardoromantico; i compositori Tedeschi riescono meglio ma un po’ di rubato quà e là non avrebbe guastato.
Consiglio questo CD a tutti gli appassionati d’organo poiché l’organo Rudolf von Beckerath è assolutamente degno di attenzione ed anche il repertorio è piuttosto raro all’ascolto (tranne il Primo Corale di Franck) che è difficile trovarlo in altre incisioni.
Giugno 2022
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 22 Giu, 2022 | Musica
Josef Rheinberger
Sonate n.9 in Si minore op 142, n.11 in Re minore op 148
Wolfgang Baumgratz
all’organo Sauer della Cattedrale di San Pietro di Brema
CD Motette n.12271
Per chi è Rheinbergeriano credente e praticante come me, ricevere in regalo questo CD da mia sorella (che aveva visitato Brema per motivi di lavoro) è stata una vera manna dal cielo, non solo per la rarità del CD (acquistato nella sacrestia del Duomo) ma anche per la qualità dell’incisione. L’interprete, Wolfgang Baumgratz, era all’epoca organista titolare del Duomo e Direttore dell’Accademia Musicale di Brema, ed era in possesso di doti interpretative notevoli.
Il CD si apre con la Sonata n.9 in Si minore op.142, articolata in Preludio, Romance, Fantasia, Fuga; prosegue con un Preludio e Fuga in do minore; un Preludio e Fuga in re minore; un Preludio e Fuga in mi minore; e si chiude con la stupenda Sonata n.11 in Re minore op.148, articolata in Agitato, Cantilène, Intermezzo e Fuga.
L’organo Sauer è tra i migliori da lui costruiti; si tratta di un organo gigante (riesenorgel) particolarmente adatto alle architetture sonore di Rheinberger, purché interpretate con il giusto pathos e il giusto afflato romantico. Baumgratz è in possesso di tutto ciò e lo dimostra in tutti i pezzi. Soprattutto la Sonata n.11 dimostra le sue capacità (anche se vorrei che un giudice imparziale comparasse la sua esecuzione con la mia in San Giovanni Bosco del CD di cui a quest’articolo QUI).
L’organo del Duomo di Brema fu costruito nel 1893 e più volte modificato e ampliato fino alla rimozione della cassa gotica avvenuta nel 1950 e alla sua ricollocazione negli anni ’80 del XX sec.; oggi è composto da 98 registri azionati da 4 manuali e pedaliera.
Le esecuzioni di Baumgratz sono raffinate, ricche di suggestioni romantiche, ineccepibili dal punto di vista tecnico un po’ meno da quello artistico: un po’ più di pathos e di rubato nelle sonate di apertura e chiusura non avrebbero certo guastato. Per contro nei tre preludi e fuga intermedi, Baumgratz dimostra una grande grazia e un profondo senso di equilibrio.
Il libretto, in Tedesco, Inglese e Francese, riporta la storia dell’organo e il curriculum di Baumgratz, ignorando totalmente i pezzi. C’è la disposizione fonica completa dell’organo e le foto della facciata della chiesa e della mostra dell’Organo, oltre a una foto dell’organista (in b/n).
Il CD, fra i più pregiati della mia collezione, è consigliabile a tutti gli amanti di Josef Gabriel von Rheinberger e a tutti gli appassionati degli organi Sauer, fra i migliori strumenti presenti in territorio tedesco.
Giugno 2022
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 20 Giu, 2022 | Musica, News
Sarebbe bello vivere a Gaeta negli anni ’50 del XX sec., quando ogni chiesa aveva il suo organo (spesso un positivo napoletano ottocentesco, ma c’era); purtroppo in pochi decenni è andato tutto perduto e la mentalità corrente è del tutto a-musa nei confronti della musica sacra.
Nella Cappella del Camposanto c’è un organo costruito da Luigi Pirollo nel 1958 con materiali preesistenti; non è più sulla cantoria ma posto a pavimento, faccia al muro, con i mantici e tutti gli accessori al loro posto. Era un organo perfettamente restaurato da Giuseppe Ponzani nel 2005 e ricollocato nella chiesa di San Nilo, dove i suoi suoni brillavano come non mai. Poi è stato fatto parroco Antonio Cairo, a-muso acclarato, che lo ha ridotto al silenzio e fatto portare di nuovo nella cappella del Camposanto nelle miserevoli condizioni in cui si trova ora. Mi sono offerto di farlo trasferire a mie spese nella chiesa di San Carlo, di proprietà comunale e con una vasta cantoria adatta a contenere l’organo, ma dal Comune mi hanno fatto sapere che hanno altri non meglio precisati progetti su quell’organo, che intanto continua a languire nello stato in cui si trova.
A San Paolo mi sono offerto di donare io un organo, di 16 piedi, quindi dal suono profondo e adatto alla chiesa, ma il Comitato Parrocchiale, pur di non rinunciare a tre file di posti, ha declinato l’offerta senza nemmeno chiedere scusa.
Alla SS.Addolorata c’era l’organo costruito nel 1907 da Giuseppe Rotelli da Cremona su progetto di Franco Michele Napolitano, costruito per volontà della Madre Fondatrice Maria Pia della Croce, perfettamente restaurato dal compianto Carlo Soracco nel 1996. Quando sono andate via le Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia era rimasto abbandonato; ho dovuto faticare le classiche sette camicie per convincere la Madre Superiora Generale di ricollocarlo in un altro loro istituto e finalmente nel 2018 è stato ricollocato nel convento di Capriglia (SA) da Gian Marco Vitagliano.
Nella Cattedrale c’era un organo Continiello del 1980, costruito con i fondi di risarcimento danni di guerra; non aveva mai funzionato bene ma almeno era composto da materiali di buona fattura (le canne per esempio erano del cannifonista Scotti); dopo i lavori di “restauro” della cattedrale è scomparso. Pare che sia stato ceduto all’organaro Girotto a parziale pagamento della cassa vuota simmetrica all’organo della SS.Annunziata, sta di fatto che ora sta nella chiesa di S.Francesco ad Ozieri, nel centro della Sardegna. Nel frattempo è stato portato in Cattedrale l’organo del Seminario Arcivescovile, costruito nel 1892 da Carlo Alboreto da Napoli e restaurato nel 1994 dal compianto Carlo Soracco. E’ stato collocato su una pedana a ruote che ne consente un minimo di spostamento.
Nella SS.Annunziata c’è l’organo storico costruito nel 1685-89 da Giuseppe de Martino, organaro della Regia Cappella di Napoli, costruito secondo le direttive del Maestro della Regia Cappella Alessandro Scarlatti, che l’avrebbe suonato attorno al 1690 durante uno dei suoi viaggi tra Napoli e Roma. Ma il restauro di Alessandro Girotto del 2009, sia pur riportando l’organo sopra la cantoria sinistra (da dove era stato rimosso nel 1927 per essere portato nel coretto delle orfanelle, chiuso dietro la grata di coronamento del polittico absidale e da dove era stato rimosso nel 1980 per essere collocato SOTTO la cantoria) non si è rivelato duraturo, dopo pochi anni le meccaniche della tastiera hanno in buona parte ceduto, incantando i tasti corrispondenti.
Nel frattempo è stata costruita, ad un prezzo esorbitante, la cassa simmetrica sulla cantoria destra, dove non c’era mai stato un organo (sembra che quello destinato alla cantoria destra sia stato acquistato dalla Cattedrale, che l’ha ceduto alla chiesa di S.Michele a Itri dove fu distrutto dopo la II Guerra Mondiale).
Per ripristinare l’organo storico è stato stilato un preventivo dall’organaro Puccini; mi sono offerto di pagarlo io, ma il rettore (che è anche parroco della cattedrale, don Antonio Centola) ha accampato scuse di vario genere (tra cui il rifacimento dell’impianto elettrico) e non me l’ha consentito, ovviamente senza scusarsi.
La cifra che avevo destinato agli organi di Gaeta me la sono tenuta io e ne ho fatto un investimento immobiliare, per cui non avrò la possibilità di fare nulla per gli organi di Gaeta. Non fa nulla, i gaetani non se lo meritano.
Resta funzionante l’organo di S.Giacomo, per quanto piccolo e composto da registri in derivazione o in prolungamento (suonano sempre le stesse canne di due o più registri), e per quanto le canne visibili non suonino (sono state pagate come canne vere ma non suonano) funziona nonostante l’incuria grazie alla buona costruzione Mascioni.
Giugno 2022
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 17 Giu, 2022 | Musica
From Stanley to Wesley Vol.2
Jennifer Bate
Vari organi inglesi
CD Unicorn Kanchana DkP 9099
Ancora una Antologia suonata magistralmente da Jennifer Bate: stavolta alle prese con un repertorio squisitamente Inglese.
St. Michael’s Mount (organo Avery, 1786), Maurice Greene Voluntary in C minor; The Dolmetsch Collection (organo Snetzler 1764), John Stanley Voluntary Op.6 n.7 in G major; Adlington Hall (organo Bernard “Father” Smith, 1693), John Stanley, Voluntary Op.7 n.2 in C Major, Voluntary Op.5 n.9 in G Major; Kenwood House (organo England, 1790), Georg Fridrich Handel, Fuga in La minore; The Dolmetsch Collection, Samuel Long, Voluntary in D minor; St. Michael’s Mount, William Walond, Voluntary in B minor; Kenwood House, James Nares, Introduction and Fugue in F Major; Everingham Chapel (organo Allen, 1839), William Russell, Voluntary in A minor; Killerton House (organo Gray, 1807), Samuel Wesley, Short Piece n.9 in F Major; Kenwood House, Voluntary Op.6 n,3 in C minor.
Come si vede, per ogni brano Jennifer Bate ha scelto l’organo più adatto. Si va da quello di Father Smith di Adlington Hall, costruito nel 1693, il più antico organo funzionante in Inghilterra (non dobbiamo dimenticare che durante il periodo Cromwelliano ci fu una vera e propria strage di organi cinque e seicenteschi, tanto che alcuni organari dovettero andare in esilio ed oggi i loro organi sono nella Francia settentrionale) all’organo Allen del 1839 della Everingham Chapel.
La carne al fuoco è tanta, per un CD di 58 minuti. Eppure i brevi brani incisi sono molto caratterizzati e ben scritti da non sfigurare con i brani più lunghi dello stesso periodo (si pensi alle Suites di Handel).
Sotto le mani (e i piedi) di Jennifer Bate questi organi relativamente piccoli (specie a confronto con i successivi organi vittoriani), composti da una sola tastiera (tranne qualche eccezione) e anche senza pedaliera, spiegano le loro ali e volano alti mostrando la loro tavolozza sonora più o meno ricca al meglio.
Ci si potrebbe chiedere come e quali siano i brani contenuti nel Vol.1 (nelle mie ricerche non l’ho mai trovato) ma penso che non siano qualitativamente né quantitativamente diversi da questi del Vol.2.
Il libretto, corposo ed integralmente in Inglese, descrive uno per uno gli organi utilizzati con tanto di collocazione geografica della Contea di appartenenza di ciascun sito; vi sono poi corpose note sui brani registrati e un accenno al curriculum di Jennifer Bate, che del resto non ha bisogno di presentazioni.
Qualche curiosità: St. Michael’s Mount è il dirimpettaio inglese di Mount-Saint-Michel in Francia. E’ anch’esso situato su uno scoglio collegato da una striscia di sabbia alla terraferma che si sommerge con l’alta marea. Qui c’è un organo storico; nel dirimpettaio francese c’è un organo degli anni ’60 del XX sec.
L’organo di Adlington Hall fu costruito per un matrimonio: sulla sua cimasa ci sono gli stemmi di entrambe le famiglie nobili dello sposo e della sposa; rimasto in sito per la passione musicale della famiglia proprietaria, è arrivato ai giorni nostri praticamente intatto. Anche il restauro è stato puramente conservativo limitato ad una pulizia delle parti e all’aggiunta di un elettroventilatore.
Il suono risultante è un po’ belante, ma bisogna tener conto che non esistono altri organi dell’epoca cui paragonarlo per poterne correggere l’intonazione, e si è preferito mantenerlo così com’era.
Insomma, il CD vale la pena di cercarlo ed acquistarlo poiché la grande arte di Jennifer Bate (1944-2020) risalta in pieno e il repertorio è fantastico.
Giugno 2022
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 15 Giu, 2022 | Musica
Two Centuries of British Organ Music
Jennifer Bate
Organo della chiesa di St. James a Muswell Hill, Londra
CD Hyperion CDA66180
Come fa presagire il titolo, il CD è una miscellanea di musica d’organo inglese dal XVIII al XX sec. scelta dalla esperta organista Jennifer Bate.
I brani incisi sono: Charles John Stanley, Voluntary in Fa; William Russell, Voluntary in La minore; Samuel Wesley, a scrap for organ; Samuel Sebastian Wesley, Holsworthy church bells e Introduzione e Fuga in Do diesis minore; Sir Hubert Parry, Fantasia e Fuga in Sol; Charles Wood, Prelude on “St Mary’s”; Sir Charles Villiers Stanford, Preludio su un tema di Orlando Gibbons op.105 n.2, Andante Tranquillo op.101 n.4, Allegro non troppo e pesante op.101 n.2.
Come si vede, si va dagli inizi del XVIII sec. agli inizi del XX in rigido ordine cronologico. L’organo, un Harrison & Harrison con tre manuali e pedaliera, regge bene l’ampiezza cronologica del repertorio grazie ai suoi timbri ben caratterizzati e ai suoi impasti sonori tutto sommato sorprendenti per un organo inglese del XX sec.
Sotto le mani (e i piedi) di Jennifer Bate l’organo mostra una tavolozza sonora inusitata; dal dolce al brillante, dal piano al forte, dal curioso all’inusuale, presentandoci i brani nella loro migliore luce. Anche i tempi sono sempre “giusti” anche se un po ’ di rubato in più soprattutto nei brani di Charles Villiers Stanford non avrebbe fatto male, anzi.
Jennifer Bate, all’epoca della registrazione (1985) dello LP (successivamente ristampato in CD) era già quarantenne e mostra una maturità ammirevole, forse perché il repertorio le è particolarmente congeniale. Va detto che l’organo utilizzato le era familiare sin da piccola poiché era l’organo progettato dal padre H.A.Bate e su cui egli fu organista per lunghi anni.
L’unico difetto che si può trovare nell’organo è l’assenza di un 32’ reale, anche tappato, mentre c’è una Gran Quinta 10’2/3’ per il 32’ acustico.
Jennifer Bate, nata nel 1944, è volata nelle Celesti Cantorie nel 2020 a 76 anni quindi questo disco ne commemora la figura come meglio non si poteva.
Il libretto -solo in Inglese- descrive i brani uno per uno (cosa assai rimarcabile), riporta la disposizione dei registri dell’organo e si conclude con una bella foto della organistA ed il suo curriculum.
In conclusione, un CD di raro pregio che merita spazio nelle collezioni di tutti gli appassionati di musica, soprattutto di quella inglese del periodo considerato.
Giugno 2022
Graziano Fronzuto