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MONACO DI BAVIERA – L’Organo maggiore della chiesa di San Michele

MONACO DI BAVIERA – L’Organo maggiore della chiesa di San Michele

Monaco di Baviera – l’organo maggiore della chiesa di San Michele
Peter Kofler all’organo maggiore della chiesa di San Michele (Rieger 2011)
CD GE VKJK1302

La chiesa di San Michele a Monaco di Baviera è una costruzione seicentesca che segue i dettami della controriforma con vaghi echi della chiesa del Gesù a Roma, pur essendo priva di transetto e di cupola. L’organo maggiore ha subito varie peripezie storiche sin dalla costruzione avvenuta nel 1590. Per noi la più importante è avvenuta nel 1896 quando fu ricostruito da Franz Borgias Maerz su disposizione fonica dettata da Josef Gabriel von Rheinberger e un cospicuo finanziamento lasciato per testamento dalla moglie Franziska von Kucknass, deceduta nel 1892, che permise anche un adattamento della cassa alle proporzioni del nuovo organo.
Il 22 novembre 1944 la chiesa fu colpita dalle bombe alleate e l’organo andò distrutto. La cantoria fu ricostruita nel 1953 con un piccolo positivo a due manuali e pedale; un primo organo monumentale fu ricostruito nel 1966 dall’organaro locale Schuster con tre manuali e pedale; nel 1983 fu ricostruito da Dillingen Organi compagnia di costruzioni di Hubert Sandtner. L’organo assunse la fisionomia attuale di RiesenOrgel 75/IV coi lavori eseguiti da Rieger e conclusi nel 2011 come si legge QUI. L’organo risulta collocato in una cassa assai simile all’organo di Rheinberger in più ha un corpo laterale nel nicchione guardando la cantoria a destra che contiene le canne del IV Manuale – SchwellWerk alla Tedesca. Nel frattempo, la chiesa si era dotata di un organo corale di ampie dimensioni 40/III sempre costruito da Rieger nel 2005 articolato in due corpi ai lati dell’altare maggiore.
Nel CD è inciso il suono del solo organo maggiore con brani di Reger e Rheinberger, un accostamento da “diavolo e acqua santa” scelto dall’interprete per far ascoltare la versatilità dello strumento. Vi sono incisi i 9 pezzi per organo Op. 129 di Max Reger alternati con la Sonata n.8 in mi minore Op.132 di Josef Gabriel von Rheinberger e la Sonata n.7 in Fa minore Op.127 sempre di Rheinberger.
I 9 brani di Reger non sono eseguiti tutti di seguito: I-Toccata II-Fuga aprono il CD, segue la Sonata n.8 di Rheinberger articolata in Preludio-Intermezzo-Scherzoso-Passacaglia, ritorna Reger con III-Canone IV-Melodia V-Capriccio VI-Basso ostinato VII-Intermezzo, segue la Sonata n.7 di Rheinberger articolata in Preludio-Andante-Finale (con Fuga), chiudono il CD i brani VIII-Preludio IX-Fuga di Reger.
I brani di Rheinberger vengono eseguiti col giusto tempo e la giusta verve, ma Kofler li massacra poiché non ci mette mai un afflato romantico, non si piglia nessuna libertà nemmeno quando i pezzi sembrano invocarla. La monumentale Passacaglia che chiude la Sonata n.8 viene suonata senza sentimento, viene per così dire dattilografata; Kofler non commette errori di lettura ma si trincera dietro un andamento ostinatamente metronomico che danneggia il pezzo. Lo stesso fa con la Sonata n.7 che viene anch’essa dattilografata senza nessuno sprazzo di libertà o di pathos romantico. Sì, i tempi del Finale [3/2 3/1 3/4] vengono rispettati, ma a prezzo di ridurre il brano ad un pagnottone di note senza infamia e senza lode.
I brani di Reger si caratterizzano per brevità e per un persistente PPP e PP che solo in pochi brani sfociano in crescendo fino al FF e al FFF. Con i PPP al limite dell’udibile non si riesce a comprendere se l’esecuzione è corretta o meno, ma tenendo presente come vengono eseguiti i brani di Rheinberger, si può ritenere che anche Reger venga dattilografato con la stessa protervia con cui viene dattilografato Rheinberger. Per di più avendo relegato i brani VIII e IX Preludio e Fuga alla conclusione del disco si nota che il Preludio è in PP con una sezione in FF al centro, la Fuga è tutta in PP e PPP e passa senza quasi udirla chiudendo il CD senza onore e senza gloria lasciando l’amaro in bocca a chi si aspettava un grandioso CD di brani di Reger e Rheinberger egregiamente eseguiti, il che non è.
Il libretto, in tedesco e in inglese, curato da Kilian Sprau, contiene note critiche sui pezzi eseguiti (spesso contraddicendo il modo in cui i pezzi vengono eseguiti) quasi che l’interprete abbia capito come eseguire i pezzi con il giusto pathos romantico ma poi non l’abbia messo in pratica (cosa peggiore del non aver capito come eseguire i pezzi); il curriculum dell’organista, la ricca disposizione fonica dell’organo e foto varie in b/n dell’interno della chiesa, dell’organista e della consolle dell’organo. In copertina c’è la panoramica a colori dello strumento, indubbiamente assai bello con le sue membrature bianche decorate da intagli floreali dorati.
Per finire, consiglio questo CD ai soli appassionati dei RiesenOrgeln tedeschi ed in particolare di Rieger, poiché il contenuto, spiace dirlo ma è così, non è interessante come i titoli del CD promettevano.
Ottobre 2024
Graziano Fronzuto

P.S. la fotografia di Walter Gluck è stata reperita in internet e non recava inibizioni allo scarico e all’uso

Berliner Dom Sauer Orgel

Berliner Dom Sauer Orgel

Michael Pohl

CD “Capriccio” 10571

Ascoltare sia pure in CD un organo di Wilhelm Sauer è sempre un piacere, specie quando si tratta del più grande strumento da lui costruito tuttora in condizioni originali: l’organo della Cattedrale Imperiale protestante di Berlino, con la sua ornatissima cassa monumentale.

A cimentarsi con questo gigante troviamo l’esperto Michael Pohl, che è stato a lungo titolare di questo strumento  Essendo nato nel 1940, ha compiuto i suoi studi durante la DDR e si è esibito nell’allora Unione Sovietica e in tutta la Repubblica Democratica Tedesca.

Dal libretto veniamo a sapere che la Cattedrale Imperiale di Berlino è stata costruita nella seconda metà del XIX sec. ed è dominata da una immensa cupola; l’organo fu installato alla fine dei lavori nel 1905. Dopo quarant’anni di onorato servizio, la cattedrale e l’organo furono vandalizzati durante i lunghi anni di abbandono durante la DDR; dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989 e con l’unificazione della Germania nel 1991, si è quasi subito iniziato il restauro della cattedrale e del suo organo che, dopo lunghe discussioni sulla sua modernizzazione, è stato riportato com’era e dov’era consentendo a tutti di riascoltare i suoni originali Sauer e un organo dalla trasmissione pneumatica tubolare di immense dimensioni.

Il repertorio del CD è assolutamente adatto all’organo e permette di ascoltare autori poco noti in Italia e pezzi assai rari, di difficile reperimento a causa della loro difficoltà e della difficoltà di trovare un organo adatto al pari di questo.

Si comincia con Johann Friedrich Ludwig Thiele, Fantasia e Fuga cromatiche in La Minore; segue Felix Mendelssohn di cui ascoltiamo l’Ostinato in Do Minore, il Preludio in Do Minore, la Fuga in Fa minore, il Trio in Fa Maggiore, l’Allegro in Si b Maggiore e il Corale con Variazioni “Herzlich tut mich verlangen”; segue Albert Becker con la Fantasia e Fuga in Sol Minore Op. 52 e si conclude con la monumentale Passacaglia in Si minore di Anton Wilhelm Leupold.

All’ascolto si ha subito l’impressione di avere a che fare con un organo eccezionale, dai timbri fortemente caratterizzati, dal singolo Flauto o dalla singola Ancia solista alle grandiosità dei FFF; si viene così a dare pienamente ragione a coloro che hanno promosso il restauro filologico dello strumento piuttosto che una sua ricostruzione moderna, sia pure con le magie delle trasmissioni elettroniche.

Fra tutti i brani, la Passacaglia di Leupold colpisce per la sua ieraticità monumentale, piena, carismatica, degna delle Passacaglie della tradizione tedesca da Bach a Haendel per passare a Rheinberger e Reger.

Tanto di cappello a Pohl per aver inciso brani di questo tipo padroneggiando da par suo l’organo Sauer utilizzandolo al meglio.

Il libretto -in Tedesco, Inglese e Francese- è esauriente nella descrizione dei brani e schematico nella descrizione del curriculum di Pohl; c’è anche la disposizione fonica dell’organo scritta però in caratteri piccolissimi per farla stare in un’unica pagina lasciando l’ultima pagina inspiegabilmente bianca.

Consiglio questo CD a tutti gli appassionati d’organo poiché l’organo della Cattedrale Imperiale di Berlino non può mancare in nessuna collezione. Ringrazio particolarmente l’amico prof. Roberto Russi per avermi procurato il CD acquistandolo nella sacrestia della cattedrale e facendomene dono.

Febbraio 2022

Graziano Fronzuto

TRONDHEIM – L’organo della Cattedrale di Nidaros

TRONDHEIM – L’organo della Cattedrale di Nidaros

NIELSEN LUDVIG (1906-2001)

Soprano: Mona JULSRUD

Biørn Kare MOE al grande organo Steinmeyer (1930, 1962) della cattedrale di Nidaros a Trondheim, Norvegia

L’imponente cattedrale di Nidaros a Trondheim è il più vasto edificio religioso della Norvegia; costruito in stile romanico-gotico per volontà del re Sant’Olaf nel XIII sec., ha passato travagliate vicende fino al restauro statico-conservativo della fine del XIX sec. e di quello per il 900° anniversario della morte del re Santo nel 1930.

Al suo interno, nel lato sinistro del transetto, si trova un organo costruito da Johann Joachim Wagner del 1740, ordinato appositamente a Berlino all’organaro regio della Prussia quale Wagner era; negli anni ’30 del XX sec. si costruì un organo gigante (riesenorgel) da parte di Steinmeyer (126/IV), che venne collocato nel lato destro del transetto e collegato all’organo antico. In sede di successivi restauri l’organo Steinmeyer venne separato dall’organo Wagner che tornò al suo antico splendore con un certosino lavoro di restauro di  Jürgen Ahrend del 1993-94, mentre l’organo Steinmeyer ebbe un decennio di declino fino al suo successivo restauro.

A quest’organo è legata la figura di Ludvig Nielsen (Født 3. febbraio 1906 – Borge i Østfold, 22. aprile 2001 Trondheim) che fu un compositore, direttore di coro nonché organista della cattedrale di Nidaros per 41 anni dal 1935 al 1976 e poi sporadicamente fino al suo ritiro nel 1991. Nella sua lunghissima vita scrisse una grande quantità di opere, molte delle quali dedicate all’organo e al corale Luterano, un’antologia delle quali è registrata su questo CD.

Il CD si apre con le campane della cattedrale di Nidaros che suonano a distesa.

Prosegue poi con le opere di Nielsen: innanzitutto la Fantasia sopra la GAMLE OLSOKMELODIER: SEKVENSEN “LJOSET YVER LANDET DAGNA” OG ANTIFONEN “DETTE ER DAGEN SOM HERREN HAR GJORT” per organo solo, Op.4 (1941) suddivisa in Toccata, Antifona, Corale. Si prosegue con tre Salmi per voce ed organo: lyr, krukka brast. Op. 50b (1980) su testo di Karl Gerok; Nathan SlJderblom. johannes Smemo Kun dagligdags er ali din dont. Op. 11 (1963) su testo di Henrik Wergeland; Herre. jorda er din klednad. Op, 33b (1973) su testo di Alfred Hauge.

Da 150 ENKLE OG LETTE ORGELKORALER TIL NORSK KORALBOK. Op. 67 (1988): ‘ychoi m Eg ser deg. Gud. i kvar den bio m som tirer, melodia di Trond Kvemo; Brid for verden lot du vokse, melodia di Anfinn 0ien (dal terzo libro).

Dai SALME per voce e organo: Du er Gud over ar og tider, Op, 40b NO.1 (1977) testo di Alfred Hauge; Guds kirke star sa Op, 36 NO.1 (1976) su testo di Christopher Knudsen.

Seguono Capriccio Corale su “H0YR, KRUKKA BRAST, OG OlJEN SER DU RENNE” per organo solo, Op. 50a (1980); dai Salmi per voce e organo “filpet er fullendt”, Op. 40b NO.2 (1977) su testo del vescovo Ame Fjelbu; dai salmi Op. 47a (1979) “Før dagsens siste ijos døyr ut” testo latino del VI sec., trascritto in norvegese da Arve Brunvoll.

Poi viene la monumentale fantasia su VENI REDEMPTOR GENTIUM ET DIES IRAE per organo solo Op. 52 (1981) articolata in Variazioni, Toccata, Intermezzo, Fuga con la melodia popolare “Vreidedagen verdi tyner”.

Si sentono quindi nuovamente  le campane della cattedrale di  Nidaros e le Variazioni sul canto popolare norvegese “NGEN VINNER FREM Tll DEN EVIGE RO” per organo Op.2 (1941)

Tutta questa musica fa ben comprendere lo stile e le preferenze di Nielsen: assolutamente tonale con qualche sprazzo di lieve cromatismo qua e là. Nonostante l’epoca di composizione (seconda metà del XX sec.) non si avverte nessuna innovazione novecentesca né l’influenza dei maggiori compositori per organo del periodo. Insomma lo stile di Nielsen è più vicino a Mendelssohn che non a Reger o a Hindemith e tutti i brani cantati non sono altro che dei lied per voce e organo assolutamente tonali con qualche modulazione anche complessa ma mai troppo. Per Nielsen il novecento non esiste: i suoi brani sembrano ottocenteschi e nemmeno  più arditi (come quelli di Rheinberger o Widor) ma tant’è. Evidentemente era ciò che il pubblico apprezzava di lui e che il pubblico si aspettava da lui.

L’organo sostiene vigorosamente il canto nei brani cantati e mostra tutta la sua potenza e la varietà della sua ricca tavolozza sonora nei brani solistici, cosa questa che dimostra che Nielsen, pur non componendo come altri suoi compositori coevi, era a suo modo un virtuoso dell’organo ed in particolare di questo organo che rende bene i suoi contrappunti e le sue melodie accompagnate dimostrando una sinergia organo/autore che ha pochi altri esempi così pregnanti.

Biørn Kare Moe interpreta con la giusta intensità i brani di Nielsen, lo fa con rigore e aderenza allo spartito molto corretti, anche se qualche rubato non avrebbe nuociuto all’ascolto, anzi lo avrebbe ravvivato. La presa del suono effettuata da Kristine Kaasa Moe (evidentemente sua moglie) è convincente e particolarmente adeguata alle difficoltà di registrazione di un RiesenOrgel suddiviso in più corpi in una chiesa grande e risonante. Mona Julsrud è il soprano che canta le numerose melodie accompagnate del disco e lo fa con grande trasporto emotivo e con la giusta intonazione. Rende bene anche le nouances piano e forte e i crescendi ed i diminuendi. Certo anche lei avrebbe fatto bene a inserire qualche rubato ma il CD si basa sul rigoroso attenersi alla partitura senza prendersi libertà interpretative che evidentemente sono sembrate agli interpreti fuori luogo.

Il libretto, integralmente in Inglese, riporta la storia della cattedrale e dell’organo, costruito in corrispondenza dei restauri del 1930 -900° anniversario della morte del re Sant’Olaf, patrono della Norvegia- nel transetto destro con 127 registri su 4 tastiere e pedaliera. Successivamente fu ridimensionato e collocato sulla porta d’ingresso, mentre i registri esclusi dalla ristrutturazione andarono a formare un organo corale nei pressi dell’altare maggiore. Nel 1993 Edgard Krapp, professore all’Accademia Musicale di Monaco di Baviera e Gotthard Arnér, organista della cattedrale di Stoccolma, espressero il parere di riportare l’organo alle originarie dimensioni, cosa che entusiasmò lo stesso Nielsen, e che venne attuata pochi anni dopo da Kuhn con l’apporto della ditta inglese di Henry Willis per le canne del Solo.

Il libretto prosegue con i curricula dei due artisti e con i testi dei brani cantati, in Norvegese con a fronte la traduzione in Inglese. In copertina c’è una foto dell’interno della cattedrale e in quarta di copertina la foto di Nielsen. Non c’è purtroppo la disposizione fonica dell’organo reperibile in internet e visibile QUI.

Consiglio il CD agli appassionati di musica tonale del XX sec. e agli appassionati di RiesenOrgeln, non rimarranno delusi e scopriranno un prolifico compositore Norvegese che li soddisferà.

Maggio 2024

Graziano Fronzuto

L’impegno saggistico e creativo del Maestro Graziano Fronzuto, Organista di Musica Sacra.

L’impegno saggistico e creativo del Maestro Graziano Fronzuto, Organista di Musica Sacra.

Recensione di Bianca Maria Simeoni

Mi sono avvicinata all’ultima opera del Maestro Graziano FronzutoRilievi d’Organo” con la curiosità delle cose nuove, ma anche con la certezza di non potermi appassionare ad un volume di musica sacra, non essendo un’intenditrice. Credevo di non riuscire ad addentrarmi in un testo così specifico. Credevo, in verità, che sarei rimasta in superficie senza avere il desiderio di scendere in profondità.

Con indescrivibile stupore, già ad una prima lettura, ho interiorizzato ogni descrizione sapientemente intonata alla realtà delle parole che mi hanno introdotto in un pianeta ignorato da sempre.

Il testo, opera basata sulla descrizione di 54 CD di musica d’organo presentati attraverso un’accurata recensione critica, è un continuo sperimentare, con grande abilità, le strade impervie dell’evoluzione dell’organo, non di facile accesso, che già in sé costituisce una sfida e che Wolfgang Amadeus Mozart definì “il re degli strumenti”.

“Rilievi d’Organo”, raccolta di studi e importante catalogo, offre un’affascinante panoramica della storia e delle capacità espressive di questo nobile strumento musicale. Le riflessioni dell’autore si annodano in un vissuto che lega ricordo e quotidiano attraverso un vagabondare nella memoria e un subitaneo ritorno nell’attualità.

Graziano sente addosso il compito e il mestiere dell’uomo nell’impressione forte che porta alla luce: la pause che si avvertono sono silenzi condensati, sottesi e indefiniti che arrivano fino alla perduta ricerca dell’io attraverso la musica tradotta e creata in un mondo orfano di quiete.

Il Maestro Fronzuto, guidandoci nelle diverse fasi evolutive dell’organo, racconta un percorso complesso, non solo con l’esperienza e la competenza che lo contraddistinguono, ma con la capacità di riprodurre e armonizzare la prospettiva storica con quella artistica e creativa. Ed è anche in questo particolare approccio che si coglie la bellezza che Graziano sa esprimere e trasmettere accendendo le sintonie e ricomponendo i tasselli in un unico vivo fotogramma.

Al di là della conoscenza tecnica, questa è una percezione che gli proviene dalla sapienza dell’anima.

Organista, concertista e compositore, Graziano, che ha al suo attivo diverse pubblicazioni sugli organi a canne ed è membro di importanti associazioni musicali internazionali, rappresenta un universo mai perduto. Le esposizioni e le annotazioni nutrono l’immaginazione trasportandola nella sinfonia delle note decise e consapevoli che, dall’antico strumento, si diffondono potenti e arrivano dritte alla vera essenza.

Ed ecco l’emozione che pervade la mente impressionando la memoria e ricongiungendo quella parte di noi che sentivamo mancante.

Questo libro è stato il mio battesimo e, in un certo qual modo, la mia definizione. L’ho letto superando la dimensione spazio-tempo, con un passo forse spezzato di chi si meraviglia dell’astratto ma anche del concreto. Tutta la raccolta è innervata da un senso del divenire che ingloba passato, presente e futuro in un intreccio di dimensioni che si celebrano l’una nell’altra. L’immagine del cammino si realizza in un’impalpabile ingegneria delle parole tradotte in musica.

Ciò che regala il Maestro Fronzuto non è emozione segregata nelle pagine stampate, ma l’orizzonte che traspare in filigrana attraverso i testi a suggerire un disegno unitario ma nello stesso tempo composito e variegato.

Sonntagberg – l’organo della Basilica

Sonntagberg – l’organo della Basilica

Sonntagberg – l’organo della Basilica

Kurt Neuhauser all’organo Franz Xaver Christoph (1776)

CD ORF 305

La Basilica di Sonntagberg è di antiche origini, ma fu radicalmente trasformata nel XVIII sec. adattandola al gusto barocco imperante. Nel corso dei lavori, Franz Xaver Christoph fu incaricato di costruire l’organo sulla cantoria sopra l’ingresso principale, dotato di 25 registri distribuiti su due manuali e pedale tutti con prima ottava ‘corta’; l’organo possiede tre registri ad ancia al pedale, ma nessuno ai manuali, i quali sono di 8, 5’1/3’, 4’ per ottenere l’effetto di ancia 16’.

Il CD contiene un repertorio particolarmente ricco: si comincia con Georg Muffat (1653-1705), Toccata decima; si prosegue con Johann Pachelbel, quattro versetti sul Magnificat; Johann Caspar Ferdinand Fischer, Ciaccoha in Sol maggiore; Franz Anton Maichelbek, Sonata Terza; P. Theodor Grûnberger, Rondo per l’Offertorio e Un pezzo in Eco con Trasformazione; Carl Philipp Emanuel Bach, Sonata in Fa maggiore in tre movimenti Wq 70/3; P. Gregor Schreyer, Pastorale; Leopold Mozart e Johann Ernst Eberlin, “La mattina e il crepuscolo”; Alessandro Scarlatti, Toccata XI in La maggiore.

Il brano “La mattina e il crepuscolo” si articola in 12 brevi versetti scritti dall’uno e dall’altro autore: Aria [E], Il Carnevale [M], Adagio-Cantabile-Grazioso [E], Minuetto [E], Minuetto Pastorello [M], Scherzo [M], Minuetto [M], Aria [E], La caccia [M], Minuetto [M], Minuetto [E], Ninnananna [E]; ciascun brano costituisce una traccia a sé stante.

All’ascolto, il CD risulta piacevole innanzitutto per la bellezza dei timbri dell’organo, che possiede fondi ben intonati e poderose Misture, sapientemente utilizzati da Neuhauser nel corso dei vari brani. Purtroppo però si attiene troppo al metronomo: ruba un pochetto qua e là ma per il resto non va mai al di là del ritmo metronomico. E ciò comporta una certa noia nei brani più lunghi (la Sonata di C.Ph.Em.Bach e le variazioni di cui è costituita la Sonata Terza di F.A.Maichelbek) che avrebbero meritato qualche frizzo in più.

I brani de “La mattina e il crepuscolo” vengono interpretati con il giusto pathos classico protoromantico, e la loro brevità li rende piacevoli perché si cambiano in continuazione tastiere e registri e in più ci sono accelerati e rallentati che anche se non costituiscono un vero e proprio rubato ci sono piuttosto vicini.

Discorso a parte merita la Toccata XI in La maggiore di Alessandro Scarlatti, vero “corpo estraneo” tra tanta teutonica ricchezza di brani. Neuhauser la affronta con i registri giusti per l’organo utilizzato, ma non si concede il lusso di rubare quel tanto che il pezzo consente (cfr. la mia interpretazione sull’organo Giuseppe de Martino della SS. Annunziata di Gaeta, detto non a caso “organo di Alessandro Scarlatti”); certo, aggiunge abbellimenti e passa da una tastiera all’altra con disinvoltura (Alessandro Scarlatti aveva a disposizione organi ad una sola tastiera, ma con un buon registrante poteva cambiare timbriche a volontà), ma nel complesso l’interpretazione non convince, come non convince la fuga finale dove il tema viene suonato tutto staccato e non staccato-legato-staccato come richiederebbe lo spartito. Inoltre non utilizza mai la Pedaliera, che invece sarebbe stato più opportuno usarla per sottolineare le cadenze del brano e soprattutto il finale di esso.

Il libretto, tutto in tedesco, ha in copertina un dettaglio della facciata dell’organo, l’elenco dei brani traccia per traccia (sono in tutto 26), cenni sui brani eseguiti, segue una foto dell’esterno della basilica e della facciata dell’organo entrambe in bianco e nero, la storia dell’organo e la disposizione fonica, il curriculum dell’organista e una sua foto alla consolle dell’organo, in bianco e nero, in quarta di copertina c’è la foto a colori della consolle da cui si evince la prima ottava ‘corta’ di manuali e pedali, l’amplissimo leggio e i registri a tirante a pomello ai lati dei manuali.

Mancano cenni sulla presa del suono, che risulta ottima, e che esalta i timbri dell’organo. Consiglio il CD agli amanti della musica barocca tedesca del XVIII sec. e -data la presenza di un brano di Alessandro Scarlatti- anche agli amanti della musica barocca italiana dello stesso periodo.

Febbraio 2024

Graziano Fronzuto

PROCIDA – gli organi a canne dell’Isola

PROCIDA – gli organi a canne dell’Isola

PROCIDA – Organi a canne dell’Isola

“Antichi gioielli sonori”

Gli organi a canne di Procida

Francesco Nocerino

Napoli, 2023

Questa volta invece che un CD ho per le mani un libro quanto mai interessante da recensire. Si tratta di un volumetto (circa 120 pagine) estremamente curato sia dal punto di vista grafico che soprattutto del contenuto che mi è stato donato, con squisita gentilezza, dall’Autore. Il titolo è tutto un programma “Antichi gioielli sonori – Gli organi a canne di Procida” e fa capire l’intento dell’autore: parlare degli organi a canne di Procida come autentici gioielli sonori, preziose testimonianze di tempi antichi quando tutte le chiese possedevano un organo a canne e non se ne sarebbe fatto mai a meno.

Il libro è impostato come la descrizione di una passeggiata nell’isola accompagnati da alcuni amici -che l’autore menziona nei primi capitoli- ferrati in storia e in storia dell’arte. I primi capitoli sono il sunto di questa passeggiata, con tanto di enumerazione delle chiese incontrate e visitate di volta in volta, palazzi storici e gentilizi, evidenze architettoniche (portali, balconate, finestre incorniciate, facciate decorate ecc.).

Non mancano indicazioni su architetti e artisti rinviando la descrizione degli organi ai capitoli successivi, dove sono descritti uno per capitolo per ogni chiesa. Già di per sé la passeggiata narrata nei primi capitoli fa sentire il “genius loci” dell’isola di Procida, così caratteristico con le facciate policrome delle case dei pescatori, le cupole delle chiese più importanti, le vie principali e gli stretti vicoli secondari.

L’intento dell’Autore è quello di accompagnare a sua volta amici di storia, di storia dell’arte, di storia dell’arte organaria a spasso per Procida, soffermandosi sui suoi monumenti e -una volta presa cognizione di essi- introdurli nel mondo degli “Antichi gioielli sonori”: gli organi delle chiese incontrate nella passeggiata.

Dopo i primi capitoli introduttivi -quelli della passeggiata nell’isola- si passa alla disamina degli organi conservati nelle chiese visitate, un capitolo per ogni organo e varie fotografie tutte a colori particolarmente nitide. Si viene così a scoprire che di organi ce ne sono ben dodici, sia pure non tutti in buone condizioni, e che altri tre erano presenti in chiese dove ora non resta che la  cantoria vuota da dove l’organo è stato rimosso in tempi non lontani e non si sa che fine abbia fatto.

Tuttavia i dodici organi superstiti sono tutti interessantissimi e tutti costruiti da illustri organari napoletani, tranne uno, il più recente costruito dal cremonese Giuseppe Rotelli. Tra gli illustri organari napoletani si incontrano Domenico Mancini, Fabrizio Cimino, Domenico Antonio Rossi, Luigi Galasso e si incontra una pletora di organari “minori” che sono intervenuti su strumenti preesistenti per interventi manutentivi o alterativi non tutti di grande qualità.

Ci sono poi organi di cui si ignora la paternità e l’anno di costruzione, tra cui due strumenti di sicuro costruiti nel XIX sec. ma non si sa da chi, tra cui spicca l’organo di San Leonardo dall’inusuale, sorprendente, incredibile estensione della tastiera di ben 62 note (Si0-Do1 – Do6), a fronte di una pedaliera estesa una sola ottava (Si0-Do1 – Do2): peccato che non sia funzionante.

L’Autore si sofferma su un organo di cui si conosce l’organaro, Giovanni Galasso, e l’anno di costruzione, 1823, non più esistente.

Degno di nota è il complesso monumentale dell’Abbazia di San Michele Arcangelo che conserva al suo interno ben quattro organi di cui un grandioso strumento di origine seicentesca, con facciata scompartita in sette campi con ben undici organetti morti che li sovrastano, più volte rimaneggiato e oggi non più funzionante. Gli altri tre sono organi settecenteschi, tra cui un grosso positivo restaurato nel 2018 dai fratelli Pinchi di Foligno e riportato all’antico splendore.

Completa la carrellata l’organo della chiesa della SS. Annunziata, costruito dal cremonese Giuseppe Rotelli e verosimilmente progettato dal professore d’organo al conservatorio di S. Pietro a Majella Franco Michele Napolitano (Gaeta, 1887 – Napoli, 1960) come molti altri organi Rotelli dell’area Napoletana. Si tratta di uno strumento costruito attorno agli anni ’20 del XX sec., con due manuali (caso unico nell’isola) di quasi cinque ottave (Do1 – La5) e pedaliera moderna di due ottave e mezzo (Do1 – Fa3) con una decina di registri in tutto e trasmissione pneumatico-tubolare (caso unico nell’isola, dove tutti gli altri strumenti sono a trasmissione meccanica sospesa tipica dell’organaria napoletana).

Conclude il libro una considerazione sulla costruzione degli organi: essi venivano commissionati e costruiti a Napoli e poi portati smontati in barca sull’isola dove apprendisti ed allievi dell’organaro provvedevano al rimontaggio e all’intonazione in sito (l’Autore cita anche un caso di una cospicua mancia pagata dai committenti ai montatori per il lavoro particolarmente accurato svolto). Il libro finisce con l’elenco degli organari attivi sull’isola, di cui si sono preservati gli organi o il ricordo, e vi sono anche gli organari “minori” che sono intervenuti sugli strumenti di cui l’Autore ha rintracciato l’opera.

Consiglio il libro a tutti gli appassionati d’arte organaria: è facilmente reperibile QUI e fa il paio con “Suoni da riscoprire. Antichi organi a canne di Ischia”, del 2018, dove lo stesso Autore descrive con pari accuratezza gli organi del Comune di Ischia sull’isola d’Ischia (perciò non vi si trovano gli organi degli altri comuni quali Lacco Ameno, Forìo d’Ischia, Casamicciola ecc.).

Gennaio 2024

Graziano Fronzuto