Seleziona una pagina

Musica Barocca per Organo della Germania del Sud

Stefan Johannes Bleicher

Organo Joseph Gabler (1732) dell’Abbazia di Ochsenhausen

CD Arte Nova classics 74321 76811 2

Nella Germania del Sud vi sono numerose abbazie che fiorirono in periodo barocco e oltre ad una decorazione a stucchi e marmi si dotarono di organi barocchi di indubbia bellezza costruiti da autentici maestri dell’Arte Organaria. E’ il caso di Ochsenhausen, dove troviamo un grande organo costruito da Joseph Gabler adatto alla musica barocca, soprattutto della Germania del Sud.

Il CD si apre con un brano di anonimo tratto dall’Ochsenhausen OrgelBuch, Suite in Sol; prosegue con Johann Pachelbel, Aria Quarta in sol minore, Ciaccona in Re minore; Johann Speth, “La Spagnoletta”; Johann Caspar Ferdinand Fischer, Euterpe; Franz Xaver Murshhauser, Variazioni sulla cantilena Lasst uns das Kindelein wiegen (qui si può fare un paragone con l’interpretazione di Hedwig Bilgram https://liberexitcultura.it/landsberg-organo-storico-nella-chiesa-di-santa-croce/), Variazioni sulla Cantilena “Gegruest seyest du o Jesulein”; Georg Muffat, Passacaglia.

Si tratta di una miscellanea di autori della Germania del Sud che dimostrano di non avere nulla da invidiare ai colleghi del Centro e del Nord della Germania stessa, purché li si suonino sull’organo adatto.

Qui il Gabler di Ochsenhausen è il cacio sui maccheroni, coi suoi timbri bellissimi e ben caratterizzati; dalla dolcezza dei Flauti alla grandiosità delle Misture, dalla forza dei Principali alla potenza delle Ance. I pezzi incisi scorrono bene l’uno dietro l’altro, segno della maestria con cui sono stati scelti, e l’interpretazione di Bleicher non fa altro che esaltare gli spartiti con i giusti registri, i giusti ritmi, i giusti accelerati/rallentati, i giusti piccoli rubati che ne valorizzano il carattere.

Insomma sembra proprio che organo/organista/repertorio si siano scelti opportunamente per dare vita ad un risultato piacevolissimo all’ascolto.

Peraltro molti brani sono composti da variazioni su tema (anche la Ciaccona e la Passacaglia lo sono) e ciò consente a Bleicher di far ascoltare tutta la ricca tavolozza sonora dell’organo Gabler, con risultati a dir poco sorprendenti sia per timbrica sia per ritmica. Prendiamo per esempio la famosa Ciaccona in Re minore di Pachelbel, impostata su un basso ostinato Re – Mi – Fa – Sol – La che impiega la sola prima ottava della pedaliera: le variazioni si susseguono con naturalezza passando da una combinazione di registri all’altra a seconda del carattere ritmico delle stesse e ciò ne fa un vero e proprio raggiungimento da parte di Bleicher che sceglie con giudizio i registri da una variazione all’altra, tenendo conto anche del cambio dei manuali e delle nouances sonore.

Il libretto, in Tedesco e in Inglese, dà una succinta descrizione dei pezzi, la disposizione fonica dell’organo (con 50 registri distribuiti su 4 manuali e pedaliera), la storia dell’organo e il curriculum dell’organista. In copertina c’è la foto dell’organo, veramente monumentale, e in quarta di copertina una veduta aerea dell’abbazia dove si evince chiaramente che la chiesa era gotica e che è stata integralmente decorata in epoca barocca.

In conclusione, si tratta di un CD di indubbio interesse non solo per gli appassionati di musica tedesca del Sud della Germania ma anche come esempio di organo di organo tedesco di grandi dimensioni costruito da un grande organaro e perfettamente equilibrato nei suoi timbri e nelle sue capacità sonore.

Luglio 2022

Graziano Fronzuto

Landsberg – organo storico nella chiesa di Santa Croce

Landsberg – organo storico nella chiesa di Santa Croce

Hedwig Bilgram

Organo Simnacher (1731)

CD Denon 38C37 – 7200

I piccoli centri tedeschi conservano spesso intatti organi storici del XVII e XVIII sec.: è il caso di Landsberg nella cui chiesa di Santa Croce (Heilig Kreuz) si trova un organo barocco di perfette proporzioni, adatto ad un immenso repertorio coevo.

Il programma inciso è il seguente: Johann Ernst Eberlin, Toccata Prima; Johann Speth, Partite diverse sopra l’aria detta la Pasquina, Toccata Quarta; Eberlin, Toccata Tertia; Carlmann Kolb, Praeludium Primum; Franz Xaver Murschhauser, Variationes super Cantilenam “Last Unss dass Kindelein wiegen (qui si può fare un paragone con l’interpretazione di Stefen Johannes Bleicher https://liberexitcultura.it/musica-barocca-per-organo-della-germania-del-sud/), Intonatio Octavi Toni, Preambulum Octavi Toni, Fuga prima Octavi Toni, Fuga seconda Octavi Toni, Arpeggiata Octavi Toni; Kolb, Praeludium Tertium.

Come si vede, si tratta di una miscellanea di autori poco noti che pure hanno prodotto brani di indubbio fascino e di inappuntabile tecnica.

Hedwig Bilgram, allieva del sommo Karl Richter, si destreggia assai bene con tutti i brani in programma dando il giusto ritmo e il giusto pathos a ciascuno di essi. L’alta scuola di Richter si vede soprattutto nei brani di Murschhauser, eseguiti inappuntabilmente con i giusti registri, i giusti ritmi, i giusti rallentando/accelerando, i giusti contrappunti e quant’altro. Non vi sono mai cadute di gusto né esecuzioni inferiori ad altre, tutto è eseguito nella maniera migliore.

Il libretto è in Giapponese (!sic!) Inglese e Tedesco ed è sufficientemente corredato di note sui pezzi, sull’organo e sull’organistA. Peccato per la copertina in cui prevalgono toni scuri e lo stesso organo è ritratto controluce in modo da non distinguere le sue canne. Anche la foto della Bilgram alla consolle è presa di lato e i capelli coprono il viso.

Fatta la tara del libretto, il CD è piacevolissimo, i brani scorrono facilmente e felicemente all’ascolto tanto da far esclamare che meglio non si poteva proprio fare.

In conclusione, si tratta di un CD di indubbio interesse non solo per gli appassionati di musica tedesca degli autori minori del XVIII sec. ma anche come esempio di organo di organo tedesco di medio/piccole dimensioni perfettamente equilibrato nei suoi timbri e nelle sue capacità sonore.

Luglio 2022

Graziano Fronzuto

Gli organi di San Tomaso a Lipsia

Organisti di San Tomaso a Lipsia in 5 secoli

Ulrich Bὃhme

Organi della chiesa di San Tomaso a Lipsia

CD Motette CD11681

Il CD di oggi ci permette di ascoltare non uno ma due organi, molto diversi l’uno dall’altro, conservati nella chiesa di San Tomaso a Lipsia dove fu Kantor (Maestro di Cappella) il sommo Johann Sebastian Bach, e in tempi più recenti, il grande Gὒnther Ramin. Gli organi sono: uno Schuke del 1966 (successivamente rimpiazzato da un altro organo costruito da Whoel negli anni ’90 del XX sec.) collocato sul matroneo destro della chiesa e un organo gigante (riesenOrgel) del 1902, barocchizzato negli anni ’50 del XX sec. ma poi riportato alla sua originaria disposizione fonica collocato sulla cantoria sopra l’ingresso principale.

Sull’organo Schuke sono registrati: Andreas Dὒben, Preludio; Elias Nikolaus Ammerbach, 7 brani da Orgel oder Instrument Tabulaturen; Johann Kuhnau, Sonata Prima “il Combattimento tra Davide e Golia” articolata in 8 pezzi.

Sull’organo Sauer sono registrati: Gὒnther Ramin, Fantasia in mi minore op.4; Wilhelm Rust, Fantasia op.40/3; Karl Piutti, Sonata in Sol minore op.22.

Questa miscellanea comprende pezzi di organisti della chiesa di San Tomaso a Lipsia; manca Bach forse perché era Kantor e non Organist (ma anche Ramin era Kantor) e che forse avrebbe comportato dubbi sulla scelta di quale dei due strumenti utilizzare.

Ulrich Bὃhme se la cava abbastanza bene sull’organo Schuke, un po’ meno sul Sauer. Il suo approccio rigidamente metronomico può forse essere tollerato sui brani antichi, un po’ meno su quelli romantici e tardoromantici. L’organo Schuke così come quello che lo ha sostituito è stato costruito per eseguire la musica di Bach e dei contemporanei, almeno nelle intenzioni, perché di fatto sono strumenti moderni con disposizione fonica vagamente neobarocca. Diverso il discorso per l’organo Sauer, veramente monumentale, e particolarmente adatto al repertorio su di esso eseguito. La cassa neogotica fu costruita con l’organo in corrispondenza ai lavori che alla fine del XIX sec. riportarono la chiesa al suo presunto aspetto gotico originale, a discapito delle aggiunte barocche e neoclassiche che vi erano state collocate.

In conclusione, il repertorio è senza dubbio raro, e questo costituisce il pregio maggiore del CD, soprattutto il Combattimento tra Davide e Golia di Kuhnau e la Fantasia di Ramin, ma anche gli altri pezzi sono praticamente fuori repertorio ed è un vero peccato per la loro alta qualità.

L’organista sceglie piuttosto bene i registri in entrambi gli organi, e ciò è una freccia al suo arco non indifferente poiché la ricchezza dei registri degli strumenti (soprattutto del Sauer) pone l’obbligo di un’assoluta padronanza della tavolozza sonora di ciascun organo.

Il libretto, in Tedesco e in Inglese, è corposo e contiene note critiche sui brani, la descrizione fonica dei due organi e la foto del Sauer, nonché un curriculum dell’organista, all’epoca titolare dei due organi.

Infine un piccolo aneddoto: in TV ho visto un concerto di Ulrich Bὃhme sull’organo pseudo-neobarocco Whoel che ha sostituito lo Schuke, con programma tutto dedicato a Bach. Nell’inquadrare il pubblico, si sono visti non pochi visi dormienti, segno che le interpretazioni di Bach -qui mancanti- non sono propriamente nelle corde dell’organista.

Il CD vale la pena innanzitutto per il repertorio, poi perché si ascolta uno strumento non più esistente (lo Schuke) e un riesenOrgel quale il Sauer per il quale bisogna fare tanto di cappello.

Giugno 2022

Graziano Fronzuto

Gli organi dell’abbazia di Montecassino

Gli organi dell’abbazia di Montecassino

GLI ORGANI NELL’ABBAZIA DI MONTECASSINO

di Graziano Fronzuto

Note Storiche

San Benedetto fondò la “Badia Montis Casini” (Abbazia del Monte di Cassino) nel 529, dove scrisse la “Regula” per i monaci, che è tuttora osservata in tutti i monasteri cristiani del mondo. Fu seppellito nella chiesa abbaziale, ma la sua tomba fu talmente occultata che nel medioevo fiorì una leggenda secondo la quale il corpo era stato trasferito nella “Badia Florensis” (Abbazia di Fleury, nota anche come S. Benôit-sur-Loire).

Il monastero fu costruito su una posizione inaccessibile, che domina la Valle del fiume Liri e la Via Casilina (strada costruita dai Romani nel 350 a.C. e che fu sempre una delle strade più importanti tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli), perciò fu al centro di aspre battaglie per il controllo della regione e dei traffici commerciali, così i monaci furono costretti a costruire attorno all’abbazia mura e torri di difesa.

Nel 577 i Longobardi distrussero l’abbazia; ma i monaci ne ricostruirono una più grande (589) cje divenne sempre più ricca grazie alle donazioni ricevute da pellegrini ma anche papi, imperatori, re e nobili. La “Terra Sancti Benedicti” (il patrimonio di San Benedetto) consisteva in un gran numero di campagne, fattorie, vigne, chiese e palazzi in tutte le città della zona: Frosinone, S. Germano (attuale Cassino), Gaeta, Capua ed anche le isole di Ponza e S. Stefano! Montecassino divenne soprattutto un importantissimo polo artistico e culturale con una famosa biblioteca ed una vasta chiesa.

I Saraceni distrussero il monastero (883) che fu nuovamente ricostruito in stile Romanico; due terribili terremoti (1231 e 1349) lo danneggiarono così fu ancora ricostruito in stile Gotico. Pochi anni dopo, l’abate fu anche insignito del titolo di Vescovo di Cassino (da allora in poi tutti gli abati di Montecassino sono stati anche i Vescovi di Cassino): da quel momento la chiesa abbaziale fu elevata al rango di Cattedrale di Cassino.

Il Rinascimento fu un periodo di pace e prosperità; i monaci vollero ampliare l’abbazia e ne affidarono il progetto a Donato Bramante e ad Antonio da Sangallo; successivamente (1625) incaricarono il famoso architetto Cosimo Fanzago di ristrutturare l’antica chiesa gotica con marmi, affreschi e decorazioni barocche.

* [Foto 1veduta dell’Abbazia di Montecassino in epoca barocca, riproduzione di antica incisione, coll. priv., Napoli*

Tutti gli artisti più celebri del regno di Napoli furono chiamati a Montecassino: Nicola Malinconico, Francesco Solimena, Giovanni Lanfranco (dipinti sugli altari laterali), Luca Giordano (affreschi sulle volte e sulla cupola, 1675–80; dipinto sull’ingresso “S. Benedetto fonda l’abbazia”, 1701), ancora Cosimo Fanzago (sculture e l’Altare Maggiore, in collaborazione con Jacopo Làzzari e suo figlio Dionisio Làzzari, 1645).

Il magnifico coro ligneo intagliato fu realizzato nel 1635 e, subito dietro l’altare maggiore come tradizione, vi fu collocato un organo positivo (1656) costruito dall’organaro napoletano Giuseppe de Biase sul quale è attestato un intervento successivo di Giovanni Schibone [originario di Pàstena, paese nella Ciociaria noto per le grotte calcaree]. Alla fine del XVII sec. l’architetto Lorenzo Vaccaro disegnò la splendida cantoria fondale e la cassa monumentale del sovrastante organo, che fu costruito dall’organaro Cesare Catarinozzi da Subiaco (1696) e che fu ampliato in vari interventi successivi.

Alla fine del XIX sec., fu ritrovato il corpo di San Benedetto sotto la cripta rinascimentale, che fu così decorata con mosaici realizzati dai monaci tedeschi della “Badia Burana” (abbazia di Beuron, quella dove furono conservati i famosi “Carmina Burana”).

Nota: l’antica Abbazia di Montecassino appare in molte fotografie storiche in bianco e nero; i suoi magnifici colori sono visibili in almeno due dipinti:

* [Foto 2: “Organo Monumentale di Montecassino”, fotografia del 1930 circa, per gentile concessione della coll. priv. della Fam. Caruso, Gaeta – Napoli*

La processione del Corpus Domini nell’Abbazia di Montecassino” (1858), dipinto dal pittore Pasquale Mattei (Gaeta [o Mola di Gaeta, attuale Formia], 1813-Napoli, 1879), conservato nel Palazzo Reale di Napoli, XXV Sala.

Coro e Organo di Montecassino” (1910 ca.), di Domenico Battaglia, noto pittore della “Scuola di Posillipo”, appartenente ad una collezione conservata a Napoli.

* [Foto 3: “Coro e Organo di Montecassino dipinto da Domenico Battaglia, foto del dipinto, coll. priv., Napoli*

L’ultima distruzione e la ricostruzione

Quanti furono i monumenti religiosi in Europa che furono distrutti durante la prima e la seconda guerra mondiale? Probabilmente non lo sapremo mai con esattezza.

Con l’armistizio (8 settembre 1943), l’esercito tedesco fermò gli alleati sulla “Linea Gustav” che includeva la collina di Montecassino. La furiosa battaglia di Cassino proseguì per molti mesi finché i bombardieri americani distrussero praticamente tutti i paesi della zona e, il 15 febbraio 1944, anche questo splendido e inimitabile monumento barocco, uno dei più importanti simboli del mondo cristiano.

Forse il comando tedesco conosceva in anticipo le intenzioni degli Americani così ordinò all’abate S.E. Ildefonso Rea e ai monaci di lasciare l’abbazia. In quell’occasione fu girato un documentario di propaganda bellica dai soldati tedeschi (essi volevano mostrare “la barbarie dell’esercito alleato”): fu registrato anche il suono dell’organo, che suonò per l’ultima volta (dall’organista Padre Luigi De Sario, segretario dell’abate). L’abate ordinò di conservare i dipinti, le statue amovibili, gli ornamenti degli altari nelle caverne sotto l’abbazia, poi –come il capitano di una nave che affonda– volle coraggiosamente restare nell’abbazia con pochi monaci fedeli e pochi altri uomini cui ormai la guerra aveva levato ogni cosa e per i quali l’abbazia rappresentava l’unica speranza di vita.

* [Foto 4: Montecassino nel 1945 a Guerra finita*

Nota: il documentario di propaganda bellica girato dai soldati Tedeschi nel 1944 è stato utilizzato nel film “Montecassino nel cerchio di fuoco”, diretto da Arturo Gemmiti (1946, edito nuovamente nel 1961), con Zora Piazza, Ubaldo Lay, Fosca Freda [musica dai vari autori e del Rev. Luigi De Sario, suonata dallo stesso De Sario sull’antico organo Catarinozzi, prima che fosse distrutto dalle bombe americane).

Dopo il bombardamento, l’abate e i pochi altri sopravvissuti miracolosamente lasciarono i rifugi sotto la cripta e si ripromisero di impiegare “gli anni di vita che il Signore ancora concedeva” per  ricostruire l’abbazia “com’era e dov’era”.

Così Montecassino non fu edificata in stile moderno (come per esempio la Cattedrale di Coventry, la chiesa imperiale di Berlino ecc.) ma fu meticolosamente ricostruita restaurando tutti i capolavori che erano stati conservati e ricomponendo i frammenti e le rovine delle decorazioni barocche. Purtroppo le volte e la cupola di Cosimo Fanzago, i favolosi affreschi di Luca Giordano, il magnifico organo di Cesare Catarinozzi erano perduti per sempre.

Il Governo Italiano finanziò la ricostruzione, che fu compiuta quanto prima possibile: convento (1948), chiesa (1950) ed il nuovo organo (costruito da Vincenzo Mascioni nel 1953). Le volte e la cupola rimasero senza decorazioni; solo nel 1977 il noto artista Pietro Annigoni (autore anche dei ritratti ufficiali della regina Elisabetta II d’Inghilterra) dipinse nuovi affreschi nella cupola.

Un altro organo fu costruito nel 1957 nella Sala detta “Coro interno del Monastero”. Nel 1977 le Suore Benedettine del Monastero di Teano donarono all’abbazia di Montecassino uno splendido positivo napoletano costruito da Giuseppe de Martino (1710), che fu restaurato da Mascioni e conservato nella stessa Sala.

Oggi Montecassino è un monumento barocco perfettamente restaurato, e merita una visita di tutti gli Europei. La chiesa, la cripta, la presenza del protettore d’Europa S. Benedetto e di sua sorella S. Scolastica, le innumerevoli tombe di tutti quei soldati che morirono qui nel 1944 sono elementi inseparabili dell’abbazia, scrigno delle sofferenze e delle speranze dell’Umanità.

Se siete persone troppo sensibili, non venite in questa chiesa e soprattutto non ascoltate il suono dell’organo: non potreste riuscire a trattenere le lacrime.

GLI ORGANI

Ringrazio sinceramente il rev. Padre Luigi De Sario (organista onorario dell’Abbazia, egli fu l’ultimo a suonare l’organo Catarinozzi ed il primo a suonare l’organo Mascioni; ma fu anche assistente particolare di S.E. Ildefonso Rea, abate di Montecassino e Vescovo di Cassino, che sopravvisse alla guerra e fu l’animatore della ricostruzione) per le notizie che mi ha fornito sull’organo storico monumentale e sugli organi attuali, con inimitabile cortesia.

Ringrazio anche l’arch. Furio Luccichenti che, con particolare gentilezza, mi ha fornito sue indicazioni sulla famiglia Catarinozzi (cfr. anche: Furio Luccichenti «I Catarinozzi, famiglia di organari» estratto da RECERCARE rivista per lo studio e la pratica della musica antica IX 1997)

ORGANI STORICI

I – Organo Monumentale del XVII sec.

Cantoria e cassa monumentale, in legno intagliato e dorato (“meccato”), realizzate su disegno di Lorenzo Vaccaro (allievo di Cosimo Fanzago e padre del famoso artista Domenico Antonio Vaccaro);

Organo costruito da Cesare Catarinozzi da Subiaco (1696, il suo strumento consisteva nei registri di “Ripieno” della tastiera principale), ampliato da Quirico Gennari da Ancona (1830; aggiunta dei registri da “concerto”), Pietro di Benedetto Saracini da Alvito (1880, che aggiunse il manuale inferiore); modificato e riformato da Pacifico Inzoli da Crema (1913; egli rimosse alcuni registri ottocenteschi e aggiunse le Viole) – distrutto il 15 febbraio 1944.

registri (al momento della distruzione):

II – Grand’Organo 
“Ripieno”    –      Principale                         16’      bassi    –      Principale Soprano         16’      soprani    –      Principale                           8’    –      Ottava                                4’    –      XV                                      2’    –      XIX    –      XXII    –      XXII    –      XXVI    –      XXIX    –      XXXIII    –      XXXVI“Concerto”    –      Unda Maris                       8’      soprani    –      Flauto Traverso                8’    –      Flauto in Ottava               4’      bassi    –      Flauto in Ottava               4’      soprani    –      Flauto in XII               2’2/3’    –      Viola                                   8’      bassi    –      Viola                                   8’      soprani    –      Cornetta                       II file      bassi    –      Cornetta                      III file      soprani    –      Tromba                              8’    –      Flauto                                 8’      soprani
I – Espressivo 
“Ripieno”    –      Principale                           8’      bassi    –      Principale                           8’      soprani    –      Ottava                                4’    –      XV                                      2’    –      XIX    –      XXII    –      XXII    –      XXVI    –      XXIX“Concerto”    –      Traverso                            8’    –      Flauto in ottava                4’      bassi    –      Flauto in ottava                4’      soprani    –      Cornetta                      III file      soprani    –      Viola                                   4’      bassi    –      Viola                                   4’      soprani 
Pedale
    –      Contrabbasso                 16’    –      Basso                                 8’    –      Violoncello                        8’

II / P – I / II

Estensione: tastiere 56 note; pedaliera 27 note

II – Organo Positivo del XVII sec.

Costruito da Giuseppe de Biase da Napoli (1656), con interventi successivi di Giovanni Schibone da Pàstena (ante 1696) e, probabilmente, degli altri organari che hanno lavorato sull’organo monumentale – distrutto il 15 febbraio 1944.

N.B. probabilmente nei secoli scorsi vi furono altri strumenti (piccoli positivi) utilizzati all’interno del monastero, ma non vi sono dati certi per poterne identificare la storia.

ORGANI ATTUALI

Attualmente l’abbazia conserva tre organi di indubbio interesse: l’organo maggiore rimpiazza degnamente l’antico organo monumentale, del quale occupa la collocazione, nonché l’antico positivo, il cui posto è occupato dalla consolle attuale.

1 – Organo maggiore

Cassa monumentale, in legno intagliato e dorato (“meccato”), priva di cantoria, realizzata su disegno dell’ing. Ignazio Breccia–Fratadocchi e del rev. Padre Francesco Vignanelli (apprezzato pittore e scultore, fratello del famoso organista Ferruccio Vignanelli); il disegno complessivo è una reinterpretazione libera della cassa antica, anche se la Mostra è stata articolata su 5 campi invece che 3 (cosa alquanto “fuori stile” poiché tutti gli organi monumentali napoletani del periodo barocco napoletano aveva le mostre articolate in 3 campi).

Organo costruito da Vincenzo Mascioni da Cuvio (1953) su progetto fonico dello stesso Vincenzo Mascioni, del prof. Ferruccio Vignanelli e del rev. Padre Luigi De Sario.

* [Foto 5: “Organo Maggiore di Montecassino”, fotografia dell’autore, 1994*

Registri [rilevati in sito allo stato attuale, seguendo la numerazione delle placchette]

I Manuale – Positivo [Espressivo]III Manuale – Recitativo Espressivo
    1      Bordone                           16’    2      Principale                           8’    3      Flauto Aperto                   8’    4      Bordone                             8’    5      Viola                                   8’    6      Dolce                                  8’    7      Ottava                                4’    8      Flauto a Camino               4’    9      Nazardo                       2’2/3’  10      Flagioletto                         2’  11      Decimino                     1’3/5’  12      Decimaquinta                    2’  13      Ripieno 6 file  14      Fagotto                              8’  15      Clarinetto                           8’  16      Sesquialtera Combinata  17      Cornetto Combinato  18      Ripieno Combinato  19      Tremolo   20      Bordone                           16’  21      Principale Forte                8’  22      Principale                           8’  23      Flutta                                  8’  24      Bordone Dolce                 8’  25      Viola di Gamba                  8’  26      Salicionale                         8’  27      Ottava                                4’  28      Flauto in XII               2’2/3’  29      Silvestre                             2’  30      Flauto in XIX             1’1/3’  31      Cornetto 3 file  32      Decimaquinta                    2’  33      Ripieno 6 file  34      Fagotto                            16’  35      Tromba Armonica            8’  36      Oboe                                  8’  37      Cromorno                          8’  38      Chiarina                             4’  39      Celeste                               8’  40      Coro Viole                         8’  41      Voce Corale                       8’  42      Tremolo
Sezione Corale [aperta]Unioni e Accoppiamenti
Sezione Corale: I Manuale  43      Principale                           8’  44      Corno di Camoscio          8’  45      Ottava                                4’  46      Unda Maris                       8’Sezione Corale: Pedaliera  47      Bordone                           16’   48      Unione                     I 8’ Ped  49      Unione                    II 8’ Ped  50      Unione                  III 8’ Ped  51      Unione                        III 8’ I  52      Unione                         I 8’ II  53      Unione                      III 8’ II   54      Unione                     I 4’ Ped  55      Unione                    II 4’ Ped  56      Unione                  III 4’ Ped   57      Unione                          I 4’ I  58      Unione                        III 4’ I  59      Unione                        II 4’ II  60      Unione                       I 16’ II  61      Unione                         I 4’ II  62      Unione                    III 16’ II  63      Unione                      III 4’ II  64      Unione                     III 4’ III  65      Piano Automatico Pedale
Annulli
   A      Ancia I Man.   A      Ancia II Man.   A      Ancia III Man.   A      Ancia Ped.   A      Generale Ancie   A      Fondi 16’ I e III Man.   A      Ripieni   A      Mutazioni   A      Accoppiamenti [Unioni 16’ e 4’]   A      Unioni Tastiere   A      Unioni Tastiere al Pedale   A      Organo Corale 
II Manuale – Grand’OrganoPedaliera
  66      Principale                         16’  67      Principale I                        8’  68      Principale II                       8’  69      Flauto Traverso                8’  70      Corno Dolce                      8’  71      Dulciana                            8’  72      Ottava I                              4’  73      Ottava II                            4’  74      Flauto Dolce                     4’  75      Duodecima                 2’2/3’  76      Decimaquinta                    2’  77      Ripieno Grave 3 file  78      Ripieno Acuto 4 file  79      Tromba                            16’  80      Tromba                              8’  81      Voce Umana                      8’   82      Basso Acustico              32’  83      Contrabbasso                 16’  84      Principale Violone          16’  85      Subbasso                        16’  86      Bordone                           16’  87      Quinta                       10’2/3’  88      Basso                                 8’  89      Principale                           8’  90      Corno di Camoscio          8’  91      Bordone                             8’  92      Violoncello                        8’  93      Quinta                         5’1/3’  94      Ottava                                4’  95      Flauto                                 4’  96      Ottavino                            2’  97      Ripieno 6 file  98      Bombarda                        16’  99      Tromba                              8’100      Clarone                              4’

Accessori

6 Combinazioni Fisse Generali a Pistoncino

6 Combinazioni Libere Generali a Pistoncino richiamabili con Pedaletti

6 Combinazioni Libere Particolari per ogni tastiera e per la pedaliera

Pistoncini e Pedaletti di richiamo Unioni 8’

Staffa Crescendo Generale

Staffa Espressione al I Manuale

Staffa Espressione al III Manuale

Pedaletti Ripieno I, II [e Ped], III; Ancia, Tutti

 

Estensione

Tastiere di 61 note (Do – Do); Pedaliera di 32 note (Do – Sol).

2 – Organo della Sala detta del “Coro interno del Monastero”

Organo costruito da Vincenzo Mascioni da Cuvio (1957), successivamente modificato, su progetto fonico dello stesso Vincenzo Mascioni e del rev. Padre Luigi De Sario.

* [Foto 6organo del “Coro interno del Monastero”, fotografia dell’autore, 1994*

Registri [rilevati in sito allo stato attuale, seguendo la numerazione delle placchette]

I – Grand’Organo 
    1      Principale                         16’    2      Principale                           8’    3      Flauto                                 8’    4      Dulciana                            8’    5      Ottava                                4’    6      Sesquialtera                 II file    7      XV                                      2’    8      XIX                              1’1/3’    9      XXII                                   1’  10      Ripieno Acuto 2 file  11      Tiratutto Ripieno     IV rgs.  12      Voce Umana                      8’
UnioniPedale
  13      Unione                     I 8’ Ped  14      Unione                    II 8’ Ped  15      Unione                         II 8’ I   16      Subbasso                        16’  17      Basso                                 8’  18      Dulciano (sic)                   8’  19      Ottava                                4’
AccoppiamentiEspressivo
  20      I 4’ Ped  21      II 4’ Ped  22      I 4’ I  23      II 16’ I  24      II 4’ I  25      II 16’ II  26      II 4’ II  27      Principale                           8’  28      Bordone                             8’  29      Viola Gamba                      8’  30      Flauto                                 4’  31      Nazardo                       2’2/3’  32      Silvestre                             2’  33      Decimino                     1’3/5’  34      Voce Celeste                     8’  35      Tromba Armonica            8’  36      Tremolo

Accessori

6 Combinazioni Libere Generali a Pistoncino richiamabili con Pedaletti

Pistoncini e Pedaletti di richiamo Unioni 8′

Staffa Crescendo Generale

Staffa Espressione al II Manuale

Pedaletti Ripieno, Tutti

 

Estensione

Tastiere di 58 note (Do – La); Pedaliera di 30 note (Do – Fa).

2 – Organo Positivo barocco nella Sala detta del “Coro interno del Monastero”

Organo costruito da Giuseppe de Martino da Napoli, organaro della Regia Cappella (1710), per il Monastero delle Monache Benedettine di Teano; cassa finemente intagliata e dorata, con ante dipinte da pittori allievi della scuola di Luca Giordano; restaurato da Mascioni (1977, quando l’organo fu donato all’Abbazia di Montecassino).

* [Foto 7organo positivo del 1710, fotografia dell’autore, 1994*

Registri, azionati da tiranti a pomello, senza nomi, posti in fila verticale a destra della tastiera

[ Principale            8′ ]

 [ Ottava                                ]

 [ XV      ]

 [ XIX    ]

 [ XXII   ]

 [ XXVI                   ]

 [ XXIX                   ]

 [ Tiratutto                ]

 [ Zampogna doppia: Do – Fa]

Estensione: 45 note con prima ottava “corta” senza pedaliera.

Note: Giuseppe de Martino da Napoli, organaro della Regia Cappella e del Tesoro di San Gennaro, è l’organaro che costruì (tra il 1685 e il 89) l’ “organo di Alessandro Scarlatti” nella SS. Annunziata di Gaeta, la cui cassa fu disegnata da Dionisio Làzzari.

L’organo del Duomo di Milano

Organo del Duomo di Milano

Organista Luigi Benedetti

CD Priory “Great European Organs n.38”

La collana “Great European Organs” è un’iniziativa della casa inglese Priory per far conoscere gli organi più grandi e importanti d’Europa. Per arrivare all’Italia si è dovuto aspettare il 38° disco inciso a Milano (e ancora molti se ne dovranno aspettare per Roma, organo del Sacro Cuore di Gesù alla Stazione Termini).

Il CD inizia con i Sei Versetti per il Gloria per organo solo di Vincenzo Petrali, la cui edizione moderna è stata curata dallo stesso Benedetti per i tipi della Carrara, prosegue con Stunde der Wehie Op 132 n.4 e Stunde der Freunde Op 132 n.5 di Marco Enrico Bossi; Venerdì Santo dal Trittico di Arnaldo Galliera; Toccata Fantasia di Bruno Bettinelli e la Messa per Organo (Ingresso, offertorio, Comunione, finale) di Alearco Ambrosi.

Qui si deve fare un appunto all’organista che ha inserito i brani di Petrali, pur sapendo che non erano adatti all’organo, per la ragione che lui stesso li aveva revisionati e ripubblicati (li aveva incisi anche nel CD Bongiovanni inciso nella Cattedrale di Verona) e in una musicassetta Carrara insieme a brani di Filippo Capocci anch’essi revisionati e ripubblicati da lui. Insomma prezzemolo per ogni minestra servita da Benedetti, anche quando è preferibile non metterlo.

Tornando al CD, l’edizione è secondo gli elevati standard di Priory. Il libretto, in solo Inglese, è costituito da un unico foglio ripiegato su se stesso. Vi sono stringatissime informazioni sui brani, la disposizione fonica gigantesca dell’organo (che viene definito Tamburini dimenticando il notevole apporto di Mascioni) vi sono alcune indicazioni storiche sull’organo e il curriculum dell’organista con una sua foto a colori sulla consolle.

Nonostante  la perizia dei tecnici Priory, si avverte la poderosa risonanza delle cinque navate del Duomo, ma ciò tutto sommato non è male. Sicuramente i due brani di Bossi sono quelli più adatti all’organo e fanno sentire le nouances del suo suono e la enorme tavolozza sonora di cui è dotato. Anche gli altri brani finali sono adatti all’organo più di quelli di Petrali e ci si stupisce dell’ostinazione di Benedetti di inserirli, essendo lui stesso il primo a sostenere che i brani di Petrali sono adatti agli organi serassiani.

Fatta la tara di Petrali, il suono dell’organo brilla sotto le note di Bossi, Galliera, Bettinelli e Ambrosi e fa capire le grandi capacità esecutive di Benedetti, a lungo organista titolare, sull’organo a lui congeniale.

L’organo si presentava al momento dell’incisione nella strutturazione datagli nel 1988 da Tamburini: staccate le casse espressive dalle pareti di transetto e deambulatorio, le canne e le casse espressive sono state collocate in casse moderne che rievocano quelle antiche (Grand’Organo SUD e Grand’Organo NORD) rispettivamente di San Carlo Borromeo (sinistra) e di Federigo Borromeo (destra) che ne furono i committenti, collocate nel sottarco successivo a quello degli organi antichi.

In conclusione, vale la pena di avere questo CD nella propria collezione per i suoi pregi fonici e i suoi meriti che superano largamente i difetti e le lacune.

Giugno 2022

Graziano Fronzuto

Rheinberger secondo Graziano Fronzuto

CD CONTRADANZA N.1

CD opera prima Liber Exit della collana ContraDanza

Joseph Gabriel [Ritter von] RHEINBERGER
Sonata n. 12 in Re b Maggiore – Sonata n. 11 in Re Minore
Graziano Fronzuto all’organo Tamburini (1958) della Basilica di San Giovanni Bosco in Roma

Presentazione di Federico Borsari
“La musica organistica ha nel suo svolgersi diversi punti fermi. Frescobaldi, Bach, Reger e Franck, insieme a molti altri, ne hanno per così dire segnato il cammino durante i secoli; in quest’ambito, però, Rheinberger rappresenta un punto di riferimento di tutto rispetto per via della caratteristica di concentrare nella sua opera una specie di “summa” dell’organo ottocentesco nella sua forma più spiccatamente “romantica”:la Sonata. Le sue venti Sonate rappresentano una specie di sintesi dell’evoluzione di questo genere musicale per tutta la seconda metà dell’Ottocento fino agli albori del Novecento; in questo excursus musicale, che si snoda all’incirca per mezzo secolo, si possono vedere, ascoltare ed approfondire tutte le caratteristiche e particolarità dell’evoluzione della musica organistica mitteleuropea, seguendone, per così dire, passo dopo passo la crescita stilistica e formale, che da un linguaggio quasi “classico” che si rileva nelle prime opere, si evolve ed arricchisce via via fino al linguaggio assai complesso, orchestrale ed elaborato delle ultime, che sembrano quasi “aprirsi” verso quelle che saranno le grandi e rivoluzionarie novità del Novecento.

Dedicare un disco a Rheinberger è un “atto di fede” tributato alla musica organistica “in divenire”, in uno dei suoi periodi più fecondi e di maggiore rinnovamento; è anche un omaggio appassionato a questo compositore importantissimo nella storia dell’organo europeo moderno, rendendocene partecipi e, per alcuni versi, coprotagonisti. L’undicesima ela dodicesima Sonatarappresentano il periodo migliore dell’ispirazione e dell’evoluzione stilistica dell’Autore e ci vengono proposte in una lettura attenta, accuratissima, che ne scandaglia in profondità le pieghe anche più riservate, sottolineando con assoluta padronanza della partitura e dello strumento la musicalità solida e la personalità forte di un musicista che troppo poco si ascolta in concerto.

Alla consolle del maestoso organo della Basilica di San Giovanni Bosco di Roma, Graziano Fronzuto libera tutte le potenzialità stilistico-formali ed emozionali di queste Sonate in un turbinìo di sensazioni musicali che solo un organista appassionato, competente e di grande esperienza riesce a fare, coadiuvato egregiamente da uno strumento che pare fatto apposta per rendere nel migliore dei modi questa musica, con le sue sonorità al tempo stesso affettuosamente romantiche, solidamente classiche e grandiosamente solenni.

La figura di Rheinberger e la sua musica ne escono qui davvero valorizzate in ogni loro aspetto e caratteristica Questo, nelle intenzioni dell’organista, dovrebbe essere un disco “particolare”, dedicato a pochi, veri ed autentici amici. Noi siamo particolarmente onorati di essere annoverati tra questi e con grande piacere e soddisfazione abbiamo scritto queste poche righe di presentazione. Ma la qualità della musica, l’accuratezza e la bontà della realizzazione discografica e la grande passione che traspare da ogni battuta della sua interpretazione ci fanno confidare  in un futuro in cui si renderà giustizia all’autore, all’organo e all’organista ma anche rammaricare che al momento presente queste incisioni debbano rimanere patrimonio di pochi.”

Dicembre 2008

Federico Borsari