L’organo della cattedrale di Sorrento
Nicola Mancini (1770) – Pacifico Inzoli (1897) – Tamburini (1987)
di Graziano Fronzuto
STORIA
Storia del monumento
La cattedrale di Sorrento è dedicata ai Santi Filippo e Giacomo; le sue origini risalgono all’epoca medievale (1068, quando la diocesi di Sorrento, esistente sin da epoca paleocristiana, fu elevata a rango di arcidiocesi) ma lo stato attuale è frutto di numerose ristrutturazioni succedutesi a partire dall’epoca rinascimentale. Tuttavia mostra ancora bene la sua imponenza medievale il campanile, con notevole basamento con colonne di spoglio, il rivestimento seicentesco e bell’orologio in “riggiole” di fattura sorrentina. Va ricordato che varie opere d’arte risalenti al medioevo (plutei, amboni, bassorilievi) sono conservate al Museo Correale di Sorrento, al Museo Barracco di Roma e al Metropolitan Museum di New York.
La facciata principale era rimasta incompiuta e di semplici forme, fu danneggiata nella sua sommità da un fulmine del 1904 e venne restaurata negli anni successivi finché fu completata –come attualmente visibile– nel 1924. Sono notevoli i tre portali: quello centrale affiancato da due colonne romane di spoglio e sormontato da un affresco raffigurante la Madonna Assunta, quelli laterali sormontati dalle figure degli apostoli Filippo e Giacomo il minore cui la chiesa è dedicata.
Tuttora immutato il bel portale laterale del 1479, lungo la navata destra, sul cui architrave sono scolpiti gli stemmi della Casa d’Aragona, quello di papa Sisto IV e quello dell’arcivescovo Giacomo de Angelis.
L’interno della cattedrale –strutturato in tre navate in forme basilicali– ricalca la pianta originale, tuttora leggibile nonostante le stratificazioni storiche. La maggior parte dei lavori furono eseguiti durante i lunghissimi arcivescovadi di Ludovico Agnello Anastasio (dal 1724 al 1758) e di Silvestro Pepe (dal 1759 al 1803) con la breve parentesi di Giuseppe Sersale (dal 1758 al gennaio 1759).
Spiccano per bellezza i soffitti a cassettoni, ornati da pregevoli tele barocche. Numerose opere d’arte sono conservate nelle cappelle laterali, tra cui un dossale marmoreo col “SS. Redentore” (1522) inquadrato da “Santi” e da una “Annunciazione” del XV secolo nonché un “San Cristoforo”. Nella navata centrale sono conservate tele di Nicola Malinconico e suo fratello Oronzo, risalenti al 1685, quali “i martiri sorrentini Quinto, Marco, Quartilla e Quintilla”, “i quattro Vescovi Patroni”; vi sono inoltre, sul soffitto a cassettoni, le opere di Giacomo del Po “Assunzione di Maria” e “i santi Filippo e Giacomo”.
Il trono arcivescovile è fronteggiato dal pulpito marmoreo (che ha al di sotto la “Madonna col bambino con i SS Giovanni Battista ed Evangelista” di Silvestro Buono); entrambi risalgono al 1573, su commessa dell’arcivescovo Lelio Brancaccio e su donazione della nobile famiglia locale Ammone (il cui stemma è sul pulpito).
L’area presbiteriale è frutto delle campagne di restauro condotte nel 1936 durante l’arcivescovado di Paolo Jacuzio; l’altare maggiore barocco è stato rimosso dall’abside ricollocato nella crociera ed è stato realizzato il pregevole Coro intagliato in noce del Caucaso (le formelle raffigurano “gli Apostoli”, “i quattro Santi sorrentini”, “sant’Antonino”; successivamente sono state realizzate quelle della “Via Crucis” ad opera di Giovanni Paturzo). Sono stati poi realizzati il leggìo (da Giuseppe Centro e Mario d’Alesio) e sono stati rinnovati i tamburi delle porte d’entrata ad opera di Giuseppe Rocco su disegno del pittore contemporaneo locale Vincenzo Stinga.
Infine, dal presbiterio si accede alla sacrestia realizzata nel 1608 tramite un portale marmoreo sormontato da una “Madonna con Bambino” d’epoca rinascimentale; all’interno della sacrestia sono conservati i ritratti degli arcivescovi dal XVIII sec. ad oggi.
Storia degli organi
Data l’importanza della chiesa, primaziale di una plurisecolare Arcidiocesi, è certo che vi sia stato un organo sin dall’epoca rinascimentale, probabilmente collocato su una cantoria ad arco sull’ultimo intercolumnio destro della navata centrale (settima arcata destra). Lo strumento rinascimentale è stato però rimpiazzato dal 1770 da quello di Nicola Mancino tuttora esistente.
Organo Nicola Mancini (1770)
L’organo è stato costruito nel 1770 da Nicola Mancini durante l’arcivescovado di Silvestro Pepe; originariamente la cantoria era collocata con ogni probabilità nell’ultimo intercolumnio della navata centrale (sopra il pulpito, quindi sfiorava con la sua cimasa il soffitto) poi, alla fine del XIX sec., in concomitanza con la costruzione del nuovo organo, è stato spostato con tutta la cantoria nella corrispondente cappella retrostante (cioè la settima ed ultima cappella della navata destra) dove tuttora lo si ammira, con la cantoria originaria posta alla stessa altezza del pulpito antistante.
Organo Pacifico Inzoli (1897)
In vista dell’anno giubilare 1900, l’arcivescovo Giuseppe Giustiniani ha espressamente voluto realizzare una nuova ampia cantoria sopra la porta d’ingresso (che reca il suo stemma) e un nuovo organo monumentale con caratteristiche moderne. Lo strumento, con trasmissioni meccaniche e impeccabili caratteristiche costruttive, è stato realizzato dall’organaro cremasco Pacifico Inzoli che aveva da poco realizzato l’organo del Santuario di Pompei.
Organo Tamburini (1987)
L’attuale organo Tamburini consiste essenzialmente nel controllo elettrico dei due organi preesistenti tramite unica consolle elettrica indipendente, mobile, collocata a pavimento all’altezza del presbiterio (in genere nei pressi dell’organo Mancini). I lavori sono stati effettuati durante l’arcivescovado di Antonio Zama. Da notare che i registri originali di entrambi gli organi sono stati prolungati con canne nuove (peraltro suonabili solo dalla consolle Tamburini) fino a portarli all’estensione standard.
ORGANO ATTUALE – TAMBURINI (1987)
Registri
[come rilevati sulla consolle Tamburini dal Maestro Ugo Ercolano nel dicembre 2012 e da questi cortesemente segnalatimi]
[azionati da placchette poste in file orizzontali ai lati dei Manuali, con nomi incisi]
[placchette a sinistra dei Manuali]
Unioni ed Accoppiamenti
1 Unione I – Ped 2 Unione II – Ped3 Unione III – Ped | 4 Ottava Acuta I – II 5 Ottava Acuta III – II6 Ottava Acuta II7 Unione I – II
8 Unione III – II 9 Unione III – I |
II Manuale – Grand’Organo
[Corpo principale sopra la porta d’Ingresso: I Manuale – Grand’Organo dell’organo Inzoli del 1897]
10 Principale 8’ 11 Ottava 4’12 XV 2’13 Ripieno 5 file
14 Bordone 16’ 15 Dulciana 8’ |
16 Flauto a Camino 8’ 17 Cornetto 3 file 2’2/3’ 18 Tromba 8’ 19 Clarinetto 8’
20 Unda Maris 8’ |
I Manuale – Positivo [aperto]
[Corpo antico sulla cantoria nell’ultima cappella della navata destra – organo Nicola Mancini del 1770]
21 Principale 8’ 22 Ottava 4’ 23 XV 2’ 24 XIX [.XXII – 2 file] 1’1/3’
|
25 Flauto a Camino 8’ 26 Tromba 8’ 27 Flauto Traversiere 8’ 28 Flauto in Ottava 4’
29 Voce Umana 8’ |
[placchette a destra dei Manuali]
Annulli
A Ance II Manuale A Ance III ManualeA Ance PedaleA Ripieni
|
30 Tremolo III Manuale |
III Manuale – Espressivo
[Corpo principale sopra la porta d’Ingresso: II Manuale – Espressivo dell’organo Inzoli del 1897]
31 Principale 8’ 32 Bordone 8’33 Salicionale 8’34 Flauto 4’
35 Nazardo 2’2/3’ 36 XV 2’ |
37 Ripienino 3 file 38 Larigot 1’1/3’ 39 Viola da Concerto 8’ 40 Oboe 8’
41 Cornetto Combinato |
Pedale
[Corpo principale sopra la porta d’Ingresso: Pedale dell’organo Inzoli del 1897, ad eccezione del registro 43: Pedale dell’organo Mancini del 1770]
42 Contrabbasso 16’ corpo principale 43 Contrabbasso 16’ corpo destro44 Bordone 16’ | 45 Basso 8’ 46 Violone 8’ 47 Bombarda 16’ |
Accessori
8 Combinazioni Aggiustabili Generali e Particolari a pistoncino richiamabili con Pedaletti.
Pistoncini e Pedaletti di richiamo Unioni 8’.
Staffa Crescendo Generale.
Staffa Espressione III manuale.
Pedaletti Ripieno I, II, III; Tutti.
Estensione:
–sulla consolle Tamburini: 3 manuali di 61 note (Do1–Do6); pedaliera di 32 note (Do1–Sol3).
–sulla consolle Inzoli: 2 manuali di 58 note (Do1–La5); pedaliera di 27 note (Do1–Re3).
–sulla consolle Mancini: manuale unico di 48 notre (Do1–Do5 con prima ottava ‘cromatica stesa’ senza primo Do #); pedaliera di 12 note (Do1–Do2 prima ottava ‘cromatica stesa’ senza primo Do # costantemente unita al manuale).
Trasmissione:
dalla consolle Tamburini agli organi preesistenti: integralmente elettrica, con sistemi elettromagnetici di azionamento delle precedenti trasmissioni e delle canne aggiuntive (nonché della trasmissione dei due registri n. 25 e n. 26 dai corrispondenti n. 16 e n. 18).
all’interno degli organi preesistenti, la trasmissione è integralmente meccanica. Le consolles originali sono ‘a finestra’ e recano i tiranti dei registri, a pomello, ai lati dei manuali (entrambi i lati in doppia fila per l’organo Inzoli, solo lato destro in doppia fila per l’organo Mancini).
Collocazione:
–organo Inzoli: sulla cantoria sopra la porta d’ingresso principale della chiesa.
–organo Mancini: sulla cantoria all’interno della settima e ultima cappella della navata laterale destra.
Cassa:
–organo Inzoli: cassa ‘serliana’ [forse disegnata dall’architetto Giovanni Rispoli, progettista della cassa dell’organo Inzoli del Santuario di Pompei] intagliata e dorata e con (caso eccezionale) un grande ‘Angelo musicante’ a tutto tondo davanti al campo centrale.
–organo Mancini: cassa ‘serliana’ riccamente intagliata e dorata da rabeschi e racemi; campo centrale a profilo piatto, campi laterali leggermente convessi.
Mostra:
–organo Inzoli: 23 canne del Principale 8’ disposte in tre campi, ciascuno con disegno ‘a cuspide’ [ 7 / 9 / 7 ]; bocche ‘a mitria’ ad andamento contrario; canna centrale: Do 8’.
–organo Mancini: 25 canne del Principale 8’ disposte in tre campi, ciascuno con disegno ‘a cuspide’ [ 9 / 7 / 9 ]; bocche ‘a mitria’ allineate orizzontalmente; canna centrale: Sol 5’1/3’.
Note
L’organo attuale è costituito dall’unificazione di due strumenti antichi di notevole valore storico ed artistico. Sebbene essi fossero stati alterati nel tempo (o almeno lo era senz’altro il più antico, che era stato già modificato durante il XIX sec.), è lecito chiedersi se fossero realmente conciliabili o se invece fossero meritevoli di restauri separati mantenendone l’indipendenza. Si rimarca comunque il fatto che l’intervento, per quanto incisivo, sia in effetti reversibile: gli organi possono essere suonati dalle consolles originarie e –come estrema ratio– le trasmissioni elettriche possono essere facilmente rimosse.
L’organo risuona molto bene all’interno di questa chiesa che ha notevoli caratteristiche acustiche.
Ringraziamenti
Desidero ringraziare per le gentili informazioni fornitemi don Carmine Giudice, parroco del Duomo ed il Maestro Ugo Ercolano, organista e direttore del Coro Pueri et Juvenes Cantores “don Antonio Izzo” di Sorrento. Ringrazio inoltre il mio mentore Prof. Sac. Stefano Romano ed il Maestro Giorgio Muto per le informazioni sugli organi ante 1987. Ringrazio inoltre la Sig.ra Antonella Pirozzi-Fronzuto per il sopralluogo compiuto in loco.
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