da Graziano Fronzuto | 7 Apr, 2023 | Musica
Come abbiamo già visto QUI, nelle immediate adiacenze della Victoria Station, a Londra, sorge l’imponente Cattedrale Cattolica di Westminster, costruita in stile neobizantino alla fine del XIX sec. (da non confondere con l’Abbazia di Westminster, anglicana, sorta nel periodo gotico su un edificio più antico). La Cattedrale di Westminster possiede due organi costruiti da Henry Willis III: il principale, posto sopra la porta d’ingresso in una grande cantoria dotato di 4 manuali e pedaliera, e il corale posto in abside dotato di due manuali e pedaliera e con un comando che consente di controllare l’organo principale in due combinazioni predefinite di registri.
Entrambi gli organi non hanno mostra propria, sono nascosti dalle strutture della cattedrale, tuttavia hanno un suono eccezionale, frutto della perizia del costruttore. Per l’inaugurazione dell’organo principale venne chiamato Louis Vierne che, al termine del concerto, improvvisò sul tema del carillon del Big Ben, l’orologio del palazzo di Westminster, improvvisazione alla base della nota fantasia “Carillon de Westminster” op.54 n.6, uno dei capolavori di Vierne che chiude il CD.
Il CD, in vendita nel bookshop della cattedrale, contiene un programma assai vario: si comincia con la Toccata e Fuga in Re minore BWV 565 di Johann Sebastian Bach; si prosegue con il Corale n.3 in La minore di César Franck; Marcia per l’incoronazione di Giacomo Meyerbeer; Marcia su “Alzate le vostre teste” di Alexandre Guilmant; Fantasia in Mi b maggiore di Camille Saint-Saens; corale Es ist ein’ Ros’ entsprungen di Johannes Brahms; Preludio e Fuga sul nome di BACH di Franz Liszt; si conclude con Carillon de Westminster di Louis Vierne.
David Hill li affronta con piglio deciso e virtuosistico. Già la Toccata e Fuga di Bach, il pezzo più lontano dalle caratteristiche tardoromantiche dell’organo, viene eseguita con i tempi giusti, i rubati giusti, i registri scelti in modo puntuale e particolarmente adatto. Il Corale n.3 di Franck viene eseguito da Hill molto correttamente con i tempi giusti e senza forzature della partitura che si sentono altrove; piega l’organo Willis fino a farlo sembrare un organo francese, con i Fondi 8’ e l’Oboe (“alla Franck”) e con la bellissima accoppiata Oboe/Tromba Armonica del cantabile. Non desta particolari sorprese la Marcia per l’Incoronazione di Meyerbeer anche se si distingue da altre interpretazioni per la scelta dei registri e l’uso della Tuba. Stesso discorso per la Marcia di Guilmant che parte da un P molto cantabile e cresce fino ai F e ai FF dell’organo. La Fantasia in Mi b maggiore di Saint-Saens viene eseguita con particolare leggerezza, in modo da lasciar cantare l’organo negli arpeggi e nelle scale che la costituiscono. Il Corale di Brahms viene eseguito in P e PP e fa sentire i Fondi 8’ dell’organo accompagnati da un registro dolce di 16’ e uno di 8’ al Pedale creando un’atmosfera molto suggestiva per una pagina solo apparentemente semplice come questa. Il Preludio e Fuga su BACH di Liszt è secondo me il pezzo forte di questo CD; il pezzo, carico di tensione e di pathos, viene eseguito con il giusto spirito così si distinguono i rubati, i contrasti PP/FF, i contrasti Lento/Veloce e quant’altro fino al FFF finale. Carillon de Westminster è eseguito sull’organo su cui fu concepito da Vierne come “bis” improvvisato alla fine del concerto di inaugurazione di quest’organo, quindi è il pezzo che meglio si adatta allo strumento, che sembra fatto apposta per questo pezzo. Hill naturalmente rispetta questo binomio organo/pezzo e lo rende magnetico, accattivante, per certi versi sorprendente. Non eccede con la velocità, come fanno taluni interpreti, ma si attiene al ritmo delle campane del Big Ben così come si ascolta ogni quarto d’ora e che funge da metronomo per tutto il pezzo.
Si nota che Hill ha scelto un programma Europeo, ma mancano la componente Inglese e quella Italiana il che, soprattutto per la componente Inglese, è alquanto grave. Forse ha inciso i brani che in quel momento (2001) teneva già pronti e se non aveva sottomano alcun brano Inglese pazienza.
Il libretto, consistente in un’unica pagina ripiegata in tre, è tutto in Inglese e contiene note critiche su tutti i pezzi incisi. Mancano la disposizione fonica dell’organo (IV/64) e il curriculum dell’organista e la copertina consiste in una foto della facciata della cattedrale con il suo altissimo campanile sul fianco sinistro.
In conclusione, il CD è molto godibile e offre un’ampia panoramica sulle capacità timbriche dell’organo che come gli altri organi di Henry Willis III non delude perché è un vero capolavoro di arte organaria, di tecnica e di intonazione.
Aprile 2023
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 3 Mar, 2023 | Musica
Charles Marie Widor
Sinfonia n.5 in Fa minore Op. 42 n.1
Mystique Op. 82 n.2
Marche Pontificale dalla Sinfonia n.1 Op.13 n.1
David Hill
All’organo Henry Willis III della Cattedrale Cattolica di Westminster – Londra
CD Hyperion CDA 66181
Nelle immediate adiacenze della Victoria Station, a Londra, sorge l’imponente Cattedrale Cattolica di Westminster, costruita in stile neobizantino alla fine del XIX sec. (da non confondere con l’Abbazia di Westminster, anglicana, sorta nel periodo gotico su un edificio più antico). La Cattedrale di Westminster possiede due organi costruiti da Henry Willis III: il principale, posto sopra la porta d’ingresso in una grande cantoria dotato di 4 manuali e pedaliera, e il corale posto in abside dotato di due manuali e pedaliera e con un comando che consente di controllare l’organo principale in due combinazioni predefinite di registri.
Entrambi gli organi non hanno mostra propria, sono nascosti dalle strutture della cattedrale, tuttavia hanno un suono eccezionale, frutto della perizia del costruttore. Per l’inaugurazione dell’organo principale venne chiamato Louis Vierne che, al termine del concerto, improvvisò sul tema del carillon del Big Ben, l’orologio del palazzo di Westminster, improvvisazione alla base della nota fantasia “Carillon de Westminster” op.54 n.6, uno dei capolavori di Vierne.
Il CD, in vendita nel bookshop della cattedrale, contiene l’intera Sinfonia n. 5 di Widor e altri due pezzi alquanto famosi dello stesso autore tra cui la trascinante e difficilissima Marche Pontificale. David Hill li affronta con piglio deciso e virtuosistico. Già dal primo movimento (Tema e Variazioni) della Sinfonia si odono i virtuosismi di Hill, i rubati, gli sprazzi estrosi, il giusto pathos romantico di Widor. Tutta la Sinfonia è eseguita così, tanto da poter dire che di più non si poteva fare. L’organo, pur essendo Inglese “doc” viene piegato da Hill al gusto Francese in una spirale sonora di grande suggestione.
La celeberrima Toccata finale della Sinfonia viene affrontata con un tempo “giusto” né troppo veloce né troppo lento, con qualche rubato che non guasta in questo pezzo; l’organo ha un FF e un FFF di tutto rispetto e brillano in questo brano come non mai. Altrettanto brillanti sono i timbri della Marche Pontificale dove gli accordi al limite dell’estensione delle mani e i doppi pedali mettono a dura prova l’organo, che se la cava egregiamente con la sua intonazione di tutto rispetto.
Il libretto, consistente in un’unica pagina ripiegata in tre, è tutto in Inglese e contiene una biografia di Widor e alcune note sui brani eseguiti, c’è poi la disposizione fonica dell’organo (IV/64) e una foto a tutta pagina di David Hill in primo piano. Non c’è il suo curriculum e la copertina consiste in una foto della navata centrale della Cattedrale vista dall’ingresso verso l’abside.
L’organista misura assai bene i registri per ogni pezzo, pur rispettando le puntuali prescrizioni di Widor, che aiutano fino a un certo punto (non dimentichiamoci che qui abbiamo un organo inglese a quattro manuali) ma sono indispensabili per suonare bene i suoi brani.
Così si odono i bellissimi Fondi 8’ dell’organo, le sue ance, le sue misture, i passaggi da PPP a FFF e viceversa.
In conclusione, il CD è veramente godibile e offre un’ampia panoramica sull’opera di Widor. Consigliato a chi ama Widor (e sono molti) e gli organi di Henry Willis III, veri capolavori di arte organaria, di tecnica e di intonazione.
Marzo 2023
Graziano Fronzuto
da Graziano Fronzuto | 24 Lug, 2022 | Musica
Louis Vierne – Pièces de Fantaisie
Winfried Bὃnig
All’organo Cavaillé-Coll di Santa Maria la Real, Azkoitia
CD Ambitus amb 97 997
Nel nord della Spagna c’è la cittadina di Azkoitia meta turistica assai pittoresca, nella parrocchiale è conservato uno degli ultimi strumenti costruiti da Aristide Cavaillé-Coll, precisamente nel 1898, inaugurato da Ferdinand de la Tombelle. La sua tavolozza di registri, distribuiti su tre manuali e pedaliera, è stata scelta da Bὃnig per incidere i “Pezzi di Fantasia” di Louis Vierne.
Il CD si apre con l’Inno al Sole op.53 n.3, prosegue con Naiadi op.55 n.4, Cattedrali op.55 n.3, Fuochi Fatui op.53 n.4, Preludio op.51 n.1, Le campane di Hinckley op.55 n.6, Gargolle e Chimere op.55 n.5, Siciliana op.53 n.2, Improvviso op.54 n.2, Fantasmi op.54 n.4, Andantino op.51 n.2, Toccata in si minore op.53 n.6, Intermezzo op.51 n.4, si conclude con la celeberrima Toccata Carillon di Westminster op. 54 n.6.
Come si vede si tratta di un’ampia antologia delle opere 51, 53, 54, 55. Sarebbe stato meglio suonare l’intera op.54 (quella di Carillon di Westminster) e l’intera op.55 (quella delle Campane di Hinckley e di Gargolle e Chimere), ma anche così si ha una ampia panoramica sull’opera “minore” (rispetto alle monumentali 6 Sinfonie) di Vierne. L’organo Cavaillé-Coll di Azkoitia risponde assai bene alle musiche di Vierne sapientemente suonate da Bὃnig che, nonostante parta da un’impostazione tedesca del suo modo di suonare, si immedesima abbastanza bene nello stile francese.
L’organista misura assai bene i registri per ogni pezzo, pur rispettando le puntuali prescrizioni di Vierne, che aiutano fino a un certo punto (non dimentichiamoci che Vierne aveva a disposizione l’organo Cavaillé-Coll di Nỗtre-Dame di Parigi con oltre 110 registri distribuiti su 5 manuali e pedaliera) ma sono indispensabili per suonare bene i suoi brani.
Così si odono i bellissimi Fondi 8’ dell’organo, le sue ance, le sue misture, i passaggi da PPP a FFF e viceversa che caratterizzano alcuni brani, si percepisce anche l’atmosfera idillica e sognante dei Pezzi di Fantasia come la voleva Vierne. Particolare menzione merita il “Carillon di Westminster”, il pezzo più famoso, che mostra i Fondi 8’ con l’Oboe 8’ (“alla Franck”) e un progressivo crescendo fino al FFF del finale.
Il libretto, in Tedesco, Inglese e Francese, descrive brevemente ciascuno dei brani, riporta la storia dell’organo (ma non la sua disposizione fonica visionabile QUI dove le altezze dei registri sono espressi in Palmi alla Spagnola anziché in PIedi come di norma, ma basta tener presente 26 palmi = 16 piedi, 13 palmi = 8 piedi ecc) e il curriculum dell’organista, titolare del riesenorgel (organo gigante) della cattedrale di Colonia. La copertina mostra i tre manuali dell’organo e la quarta di copertina una foto dell’organista. Non c’è la foto dell’organo, che pure nella sua monumentalità è stata trascurata.
In conclusione, il CD è veramente godibile e -anche se un po’ di “rubato” in più non avrebbe guastato- e offre un’ampia panoramica sul Vierne “minore” dei Pezzi di Fantasia. Consigliato a chi ama Vierne (e sono molti) e la musica francese a cavallo tra il XIX e il XX sec.
Luglio 2022
Graziano Fronzuto
da Rosanna Fronzuto | 8 Mar, 2014 | Litterae
“Zenit, donne in poesia” è una raccolta di versi inediti di Consuelo Casini, Roberta Petraglia e Simonetta Visconti. Si tratta del primo libro edito da Liber Exit ed ha l’onore di essere segnalato da L’Unità, Il Corriere della Sera e Il Manifesto nella data simbolica dell’8 marzo 2014.
La scelta editoriale di esordio è di Rosanna Fronzuto e Beatrice Casini che vedono nella poetica delle tre autrici un filo conduttore legato al femminile arrendersi all’inconoscibile della vita quale misterioso intreccio tra persone, situazioni, pensieri, eventi e sentimenti che sfuggono alla percezione completa. La consapevolezza di questa ‘verità mai possibile’ è vissuta in ogni contesto di definizione dell’io nel mondo: dalla scrivania dell’ufficio ai fornelli accesi, dal latte preso come figlie al latte per i figli, dall’ampiezza della prospettiva universale alla limitatezza quotidiana, la donna spazia e ritorna a sé guardando dritto e incessantemente verso l’insondabile interiore ed esteriore per motivarlo, accoglierlo, renderlo fecondo. Alcune donne avvertono questa spinta come pressione poetica che diventa ottica verticale esistenziale nell’identificazione del femminile con il trinomio poesia-amore-vita. Non a caso Zenit è l’unica posizione del sole che non fa ombre sulla terra. Ed è nello scorrere in versi sciolti di ogni forma d’amore per la vita e del tempo in cui accade, che il lettore subisce, ad opera ipnotica delle autrici di Zenit, una fascinazione: il ritrovarsi inconscio ad “oltrepassare le parole“, come suggerisce Lucrezia Palummo nel proemio.”
Consuelo Casini, intrisa d’urgenza lirica come dice a presentazione di sé: “parole e versi mi sopraggiungevano con una forza viscerale profonda, dando consistenza all’estro e diventando fonte di libertà anche dai legami della punteggiatura”, quasi a segnalare che soltanto la libertà creativa le concederà l’accesso alla conoscenza di tutte le cose con il lusso delle maiuscole: ‘Quanto stupore al visivo/ che a stento comprende il non vivo/ Ma è risultanza d’incontro e visione/ Parte da luce e si completa nel cuore.’ (cfr. Il gioco d’ombra – p. 29)
Roberta Petraglia, poetessa “della pietra” si sofferma a riflettere “come la mente riesca a riciclare pietre di crolli anteriori e parole sfuse è un processo quasi sconosciuto” rammaricandosi che “nell’abnorme sviluppo industriale scientifico-elettronico” sia stato “accantonato il senso dell’armonico e del necessario” fino ad ammettere, in ispirazione poetica, che ‘nessun passo spezza sigilli/sull’impiantito logoro./Invecchia pure il tempo/fermo a contar sassi/sotto l’intonaco che sbecca/coi suoi artigli vigliacchi.’ (cfr. Piaggine – p. 78)
Simonetta Visconti, scandita dal tempo, titola le sue poesie con date certe perché la realtà ha le sue precipitazioni, rapide, violente, e quello che non si compie per anni, avviene in un giorno e bisogna consacrarne il momento trascrivendolo: “negli anni ho compreso che quelle parole non erano mie, bensì dettate letteralmente sotto ispirazione da un piano superiore”. E il 25 aprile 2002 profetizza di sé ‘E’ inverno. C’è vento e arriva dal mare./Sono alla scrivania e sto scrivendo il mio libro./Sarà pubblicato./ Il mio sogno si avvera.’ (cfr. 25/4/2002 – pag. 91)
da Graziano Fronzuto | 11 Giu, 2012 | Catalogo, Musica
Opera prima di Liber Exit. Joseph Gabriel [Ritter von] RHEINBERGER, Sonata n.12 in Re b Maggiore – Sonata n. 11 in Re Minore. Graziano Fronzuto all’organo Tamburini (1958) della Basilica di San Giovanni Bosco in Roma. Presentazione di Federico Borsari. “La musica organistica ha nel suo svolgersi diversi punti fermi. Frescobaldi, Bach, Reger e Franck, insieme a molti altri, ne hanno per così dire segnato il cammino durante i secoli; in quest’ambito, però, Rheinberger rappresenta un punto di riferimento di tutto rispetto per via della caratteristica di concentrare nella sua opera una specie di “summa” dell’organo ottocentesco nella sua forma più spiccatamente “romantica”:la Sonata. Le sue venti Sonate rappresentano una specie di sintesi dell’evoluzione di questo genere musicale per tutta la seconda metà dell’Ottocento fino agli albori del Novecento; in questo excursus musicale, che si snoda all’incirca per mezzo secolo, si possono vedere, ascoltare ed approfondire tutte le caratteristiche e particolarità dell’evoluzione della musica organistica mitteleuropea, seguendone, per così dire, passo dopo passo la crescita stilistica e formale, che da un linguaggio quasi “classico” che si rileva nelle prime opere, si evolve ed arricchisce via via fino al linguaggio assai complesso, orchestrale ed elaborato delle ultime, che sembrano quasi “aprirsi” verso quelle che saranno le grandi e rivoluzionarie novità del Novecento.
Dedicare un disco a Rheinberger è un “atto di fede” tributato alla musica organistica “in divenire”, in uno dei suoi periodi più fecondi e di maggiore rinnovamento; è anche un omaggio appassionato a questo compositore importantissimo nella storia dell’organo europeo moderno, rendendocene partecipi e, per alcuni versi, coprotagonisti. L’undicesima ela dodicesima Sonatarappresentano il periodo migliore dell’ispirazione e dell’evoluzione stilistica dell’Autore e ci vengono proposte in una lettura attenta, accuratissima, che ne scandaglia in profondità le pieghe anche più riservate, sottolineando con assoluta padronanza della partitura e dello strumento la musicalità solida e la personalità forte di un musicista che troppo poco si ascolta in concerto.
Alla consolle del maestoso organo della Basilica di San Giovanni Bosco di Roma, Graziano Fronzuto libera tutte le potenzialità stilistico-formali ed emozionali di queste Sonate in un turbinìo di sensazioni musicali che solo un organista appassionato, competente e di grande esperienza riesce a fare, coadiuvato egregiamente da uno strumento che pare fatto apposta per rendere nel migliore dei modi questa musica, con le sue sonorità al tempo stesso affettuosamente romantiche, solidamente classiche e grandiosamente solenni.
La figura di Rheinberger e la sua musica ne escono qui davvero valorizzate in ogni loro aspetto e caratteristica Questo, nelle intenzioni dell’organista, dovrebbe essere un disco “particolare”, dedicato a pochi, veri ed autentici amici. Noi siamo particolarmente onorati di essere annoverati tra questi e con grande piacere e soddisfazione abbiamo scritto queste poche righe di presentazione. Ma la qualità della musica, l’accuratezza e la bontà della realizzazione discografica e la grande passione che traspare da ogni battuta della sua interpretazione ci fanno confidare in un futuro in cui si renderà giustizia all’autore, all’organo e all’organista ma anche rammaricare che al momento presente queste incisioni debbano rimanere patrimonio di pochi.” Federico Borsari